Angela Cataldo - Vito Antonio Nufrio - La festa-fiera di San Vito a Vallata - Cenni storici su Vallata

Cenni storici su Vallata
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        Vallata è un paese dell'Irpinia (provincia di Avellino), situato sulla fascia territoriale che conduce verso la Puglia (al confine con la Daunia), in un'area storico-geografica denominata Baronia l.

        Il paese sembra posto a guardia e difesa delle verdi vallate sottostanti dell'Ufita e del Calaggio (ormai poco più che torrenti), a m. 870 di altitudine. Sovrastata dal Massiccio della Baronia (Monte Santo Stefano, m. 1000, Monte di Trevico m. 1096), rispetto ad esso è, appunto, una "vallata". Si è pensato anche al termine latino "vallata" che significherebbe "fortificata". Pur essendo presenti tracce di insediamenti sannitici (irpini) e romani (nella vicina Carife sono stati portati alla luce molti ed interessanti reperti da tombe sannitiche) 2, la struttura complessiva originaria dell'attuale "centro storico" urbano si consolidò certamente, intorno all'anno Mille. Si trattò di un tipico fenomeno di "incastellamento" caratterizzato dalla concentrazione degli abitanti in un unico spazio dotato di castello e di mura (dell' uno e delle altre restano solo poche tracce, mentre gran parte del castello della contigua Trevico, benché non ristrutturato, è ancora riconoscibile). Già esistente come "Vicum" (villaggio) al tempo della Trevico di cui parla il poeta latino Orazio nella Satira V del I libro dei Sermones (descrizione del viaggio da Roma a Brindisi)" ... da quel punto, l'Apulia comincia a mostrarmi le montagne a me note, che lo scirocco brucia: mai ne saremmo venuti a capo, se non ci avesse dato ricovero una taverna vicina a Trevico, piena di fumo da farci lacrimare, giacché ardevano nel camino rami verdi con tutte le foglie". 3

        Vallata può corrispondere al luogo dal quale, si intende, nella parte più alta, su essa dominante, dal monte Santo Stefano, il poeta latino poté spingere lo sguardo, nella primavera del 37 a.C., versoi monti a lui "noti" dell'appennino lucano (Orazio era nativo di Venosa, a confine con la Puglia). Reperti archeologici — pochi ma indicativi — relativi ad eventuale insediamento, nella parte valliva del paese, in periodo post-sannitico e di espansione romana, sono raccolti e custoditi nella Chiesa Madre dedicata a San Bartolomeo.
        E' probabile che Vallata facesse parte, molto più tardi, del "limes" bizantino, eretto dopo il 1018, a difesa del tavoliere pugliese. Di questo "limes" fecero parte Bovino, Ascoli Satriano, Sant'Agata di Puglia e Panni. A presidiare il "limes" furono destinate popolazioni nuove, alcune di origine orientale e altre locali, e truppe che, in cambio del servizio militare, ricevettero terre da coltivare, nelle quali si istallarono con le famiglie, fungendo, allo stesso tempo, da soldati e da coloni. Fino al periodo normanno non esistono documenti che citino espressamente Vallata; dal periodo Normanno-Svevo al XVI secolo la storia di Vallata; dal periodo Normanno-Svevo al XVI secolo la storia di Vallata è in parte ricostruibile attraverso le vicende dei suoi feudatari. Molti documenti, comunque, sono andati perduti nell'incendio dal 1° marzo 1719 (archivio della Chiesa Madre) e del 23 agosto 1855 (archivio del notaio Novia). Si aggiunga il fatto che Vallata non è stata, nei secoli scorsi oggetto di ricerca storica rigorosa. Alcuni appunti sono negli scritti di Tommaso Mario Pavese, Don Arturo Saponara, Don Gerardo De Paola. Si devono a quest'ultimo gli elementi di ricerca più significativi sulla storia di Vallata 4.
        Si fa risalire al periodo longobardo l'origine del paese, con riferimento ad un atto del 1096 sottoscritto da un "Pandolfo Da Vallata". E lo Iannacchini sostiene che Pandolfo è nome longobardo 5. Essendo Pandolfo "umile" di Crescenzo Conte dei Marsi, si può affermare che Vallata, intorno al Mille, doveva essere alle dipendenze, sia civilmente che religiosamente, della Con tea dei Marsi 6. Giovanni Monelli, nel "Regesto delle pergamene" ricorda con la data 1167 un Ruggiero, notaio di Vallata, e poi al 1170 un Ruggiero, notaio di Vallata e un Guglielmo Lombardo, abitante nel castello di Vallata; con la data 1264 (13 gennaio) ricorda, per il territorio di Vallata, la chiesa di San Giorgio, con le case, redditi, possessi 7. Una nuova fondazione verginiana in Vallata risale al 1526 (Chiesa della Madonna di Montevergine). Fuori Vallata, è ricordata, al 1519 (8 maggio) la chiesa di S. Maria (oggi ancora esistente). Riccardo Filangieri in "I Registri della Cancelleria Angioina" con la data 1269-70, parla di Vallata e con la data 1257-77, segnala un elenco di baroni e feudatari tra i quali figura un Joannes De Vallata" e nessuno dei paesi viciniori. Si fa menzione anche di un Guglielmo da Vallata, signore del castello di Vallata (1289-99) 8. In verità il nome di Guglielmo da Vallata, dopo Riccardo figlio di Riccardo, signore di Vallata e di Flumeri (1143) e Roberto Lombardo (1167), dal 1170 al 1290 compare continuamente citato, come indicativo di quello del capostipite da cui si ereditava il casato. 9 Ai primi colonizzatori irpini si fanno risalire gli insediamenti in grotte in una zona collinosa, importante dal punto di vista difensivo ed anche fertile, soprattutto perché ricco di acque. Esistono ancora oggi case di piccole dimensioni che si prolungano in grotte, talvolta molto lunghe.
        L' oppidum con castello, evidentemente, fu costruito successivamente e, come abbiamo già rilevato, probabilmente in periodo di dominazione longobarda. Sono accertate, in Vallata, tre porte: Rivellino (rivellino=baluardo);Tiglio (per la presenza di un secolare albero di tiglio) e di Mezzo (ciò in mezzo alle altre due).
        Porta Rivellino era detta anche porta del Torello, perché i vallatesi vi si esercitavano a colpire, da abili arcieri quali erano, un bersaglio costituito da un piccolo toro (torello) in legno dolce.
        Nello stemma di Vallata compaiono, infatti, "due frecce", insieme a "tre ,fiori" simbolo della bellezza femminile e forse della gentilezza dei vallatesi verso i forestieri, e a "due spighe di frumento" simbolo della prevalente, un tempo, attività agricola del paese.

        Dopo la morte dell'imperatore Enrico VI (nel 1197) e di Costanza (nel 1199), successore Federico, sotto la tutela del pontefice Innocenzo III, il perfido Marcovaldo tentò di impadronirsi del Regno 10. Nel febbraio del 1199, Marcovaldo assediò Avellino, poi, dirigendosi verso la Puglia "Procedens inde Vallatam, quoddam casale Apuliae, vi cepit, et suis dedit direptionem et praedam" 11. Il fatto che Marcovaldo abbia usato la forza, dimostra la "fierezza ostinata" dei vallatesi, che non vollero scendere a patti come gli avellinesi e, nello stesso tempo, l'importanza del paese per la sua posizione strategica (vi erano, infatti, castello e mura) 12. Tale importanza non sfugge al terribile Marcovaldo, che decide di abbandonare Vallata "a sacco e fuoco" sia per compensare le sue soldatesche con il bottino, sia per non lasciare alle spalle una fortezza pronta a organizzare ostilità. Marcovaldo morirà, senza realizzare il proprio progetto, nel 1202.
        Vallata appartenne ai feudatari Del Balzo, Del Tufo, Poderico e Orsini. Paolo Giovio ci fornisce i particolari dell'eccidio di Vallata ordinato dal Marchese di Mantova, Francesco Gonzaga, per punire la fedeltà dei vallatesi ai francesi., del 6 maggio del 1496: "... et anco Vallata, castello posto sopra d'alto monte, fu presa con gran forza e collera dei soldati e saccheggiata, essendovi tagliati a pezzi quasi tutti i terrazzani".
        Via Chianchione o Chiancone in Vallata, presso Porta del Tiglio, ricorda, appunto, la grande "chianca" (macello) dei fieri combattenti del paese.
        Nel 1996 è stato celebrato, con iniziative culturali (conferenze, sfilate storiche, gare con l'arco, mostre d'arte) il quinto centenario della battaglia di Chianchione, che costituisce, nella tradizione locale, un motivo di orgoglio identitario e di fierezza civica 13.
        Per l'occasione, il pittore Alfonso Cipollini detto "Irpino", (Vallata 1931 Roma 1995) illustrò, in un dipinto, che occupa una parete della sala consiliare del Comune di Vallata, la battaglia di Chianchione, evidenziando in esso: il lupo irpino; S.P.Q.R. (origine romana); battaglia; portale della Chiesa madre del 1568; volto del Beato Vito Michele Di Netta, vallatele apostolo della Calabria; stemma di Vallata; chiesa dei Morticelli con orologio, (ora abbattuta); monumento della vittoria (1918); panorama di Vallata. Vallata"feudale" 14 dal Mille circa fino alla fine dell'800, certamente soffre per le pressioni dei vari

        feudatari; pressioni che incidono sul libero sviluppo della vita dei cittadini e costituiscono, soprattutto, durante il periodo della dominazione spagnola, un vero e proprio salasso fiscale (imposte, gabelle, decime, ecc.) che spesso riduce alla totale miseria i già poveri lavoratori della terra. E tutto ciò, mentre nobiltà e clero sono esenti da imposte ordinarie, crea una barriera di odio e di incomprensione tra i diversi strati sociali. Spesso la popolazione, ridotta alla miseria, fu facile preda del "flagello della fame" oltre a tollerare le conseguenze di pestilenze e terremoti. Una pestilenza del 1656 causò la morte, in Vallata, di 1200 persone. 15

        Un altro flagello di peste colpì il paese nel 1764, provocando la morte di 560 persone 16; il terremoto del 1732 causò la morte di dieci persone, il terremoto del 1910 il crollo di molte case, un solo morto ed alcuni feriti 17 ; il terremoto del 1930 (23 luglio) causò il crollo della chiesa Madre e arrecò gravi danni a tutto il paese: vi furono solo cinque morti nelle campagne. Danni rilevanti nelle abitazioni furono provocati dal terremoto del 1962 e da quello del 23 novembre 1980. Questi due eventi sismici hanno determinato, con ristrutturazioni, restauri conservativi e ricostruzioni un nuovo assetto urbano ed anche nuovi modelli di vita familiare, facendo superare la ristrettezza delle strutture abitative tradizionali e consentendo, quindi, nuove comodità, con la maggiore funzionalità degli ambienti. In parte è stato tutelato l'antico centro storico, con interventi restaurativi, come testimonianza di caratteristiche strutture medioevali (strettoie, piazzette, porte e archi, piccole case con grotte) e moderne (cappelle, chiese, palazzi). Sono stati restaurati palazzi signorili del seicento, settecento e ottocento (dei Gallicchio, Tullio, Cataldo, Novia, Pelosi, Rosati, Rosa, Tanga, Monaco, ecc.), con i contributi statali della legge 219/81, erogati soprattutto dal 1981 al 1991 18.
        In questi ultimi mesi, grazie soprattutto ai contributi dei vallatesi, è stata restaurata la cappella di San Vito. Recentemente è stato realizzato il "largo" S. Rocco.
        Agli albori del Risorgimento nazionale, i vallatesi, Vito Pelosi e Gaetano Monaco, nel luglio del 1820, seguono Morelli e Silvati nella rivolta carbonara in Monteforte Irpino, nelle prossimità di Avellino. Della "vendita" carbonara di Vallata farà parte un terzo vallatele, Vincenzo Rosa, anch'egli smanioso di abbattere le barriere dell'oppressione, per guardare al futuro di una nazione libera, indipendente, unita 19: tra i cospiratori del 1847 si distinguerà un gruppo di undici vallatesi, nel quale figurano persone di elevato rango sociale 20.
        Avvertito, ancora oggi, da tutti i vallatesi come testimonianza della propria tradizionale, consueta cordialità, lealtà e generosità versoi forestieri, è il riconoscimento delle attenzioni ricevute, in Vallata, dal giovane luogotenente Gaetano Negri, inviato con una guarnigione a combattervi il brigantaggio riconoscimento espresso in lettere inviate a suo padre nei mesi di ottobre e novembre 1861. Il 23 ottobre 1869 il Negri scriveva: "Carissimo papà. E' questo un brutto paese di montagna, ma di cui non posso dir male, tanta è la cordialità degli abitanti e la gentilezza da cui siamo quasi perseguitati. Io ho una bella camera con un buon letto nella casa della più ricca famiglia vallatese e mi ci trovo benissimo 21.
        Nelle lettere successive parlerà delle continue nebbie, di aver arrestato momentaneamente) un prete "dall'aspetto brigantesco", delle donne "condannate a starsene in cucina", di mangiare con "appetito omerico" e dormire "come un tasso", di "briganti invisibili".
        I briganti c'erano, invece, e, catturati, saranno fucilati in numero di sette, il 17 novembre del 1861 22. La fucilazione alle spalle, dei sette briganti, ordinata dal Negri, fu eseguita dietro la Cappella di San Vito, dove, secondo la fantasia popolare "non sarebbe nata più erba" 23.
        Dall'Unità ad oggi, si può ben affermare che la "storia" politica, economico-sociale e culturale di Vallata non si sia differenziata da quella di numerosi piccoli centri delle aree interne del Mezzogiorno, avendo espresso progetti di sviluppo e relative conquiste, in attività, strutture e servizi, fondati e condizionati fortemente da un'economia dell' "osso" (per dirla con lo studioso e politico meridionalista M. Rossi Doria) che ha consentito sopravvivenza e soddisfacimento dei bisogni di vita essenziali ma non ha impedito forme di emarginazione, difficoltà e disagi di vario genere, emigrazione all'estero e in molti centri dell'Italia centrale e settentrionale.
        L'emigrazione, verso gli Stati Uniti d'America, dei vallatesi si fa risalire agli anni 1870-75.
        La prima società vallatele di mutuo soccorso in Newark veniva fondata 13 agosto 1902, "ricostituita" rispetto a quella già esistente in Vallata. 24
        Seguiranno flussi emigratori verso il Venezuela, l'Argentina, il Canada (inizi del novecento e dopo la seconda guerra mondiale), verso Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Inghilterra (negli anni 1950-1960) e poi, fino ad oggi, soprattutto verso Svizzera e Germania; in Italia, verso Roma, Torino, Milano, Napoli, Firenze, Bologna, per trovarvi migliori condizioni di vita (vecchia aristocrazia e ceto borghese) e maggiore opportunità di lavoro (ceto medio-basse, e semplici lavoratori).
        Il fenomeno interessa oggi soprattutto i più giovani che, spesso, sono anche diplomati e laureati: per questo motivo, la popolazione, attestatasi nell'immediato dopoguerra (anni 1945-50) sulle 6.000 unità circa, dal 1961 ad oggi (censimento 2001) è calata da 5.117 a 3.109 unità. 25 Si tratta di un calo determinato sia dall'aspirazione ad un più significativo, se pur più complesso, modello di vita, sia dalla ricerca di un lavoro più consono alle personali aspettative e competenze. Intanto, bisogna riconoscere che Vallata, dall'Unità ad oggi, anche per l'impegno costante della classe dirigente, alternatasi (con DC, PSI, PCI, compagini civiche) nel governo del paese, ha fatto registrare, in tutti i campi, notevole progresso.
        Attualmente, il paese, attraversato dalla S.S. 91, che conduce fino ad Eboli, è servita da casello autostradale, sul tratto Napoli-Canosa. Ciò ha contribuito, senz'altro, ad incentivare le attività commerciali.
        Soddisfacenti i servizi: scuole (materne, elementari, media, Liceo Scientifico, Istituto tecnico per geometri, Ragioneria – questi ultimi ospitati in un unico "campus" donato dagli USA dopo il terremoto del 1980) presidio sanitario, laboratorio di analisi (privato), studi medici generici e specialistici, studi notarili, patronati sindacali (EPACA, Col diretti, CISL), biblioteca comunale, Pro-Loco, agenzia di assicurazione, bar, pizzerie, pub, qualche ristorante ma nessun albergo, servizi comunali (una cinquantina di addetti, tra dirigenti e impiegati); è in costruzione la "casa per gli anziani"; si va attuando il progetto di metanizzazione; con i fondi POR (europei e regionali) si vanno sistemando il centro storico e le strade interne e periferiche; il paese è servito dall'acquedotto pugliese e vede espandersi, ai suoi confini territoriali nella parte alta del Formicoso, verso Bisaccia, l'installazione delle pale di energia eolica ( cosa che ha dato, però, un duro colpo alla secolare attività venatoria); vi è un lago artificiale, di proprietà privata, (famiglia Tullio) che consente attività di pesca sportiva e irrigazione per l'agricoltura; e, di rilevante importanza commerciale, il mercato che vi si svolge ogni giovedì. Per l'attività economica, a parte il lavoro dipendente (un centinaio tra insegnanti ed operai) e di libera professione (avvocati, medici, commercialisti, ingegneri), si segnalano duecento aziende agricole circa, 90-100 tra piccole industrie e attività artigianali (fabbriche di pantaloni e biancheria intima che impiegano soprattutto personale femminile), fabbrica di infissi e scarpe, in area PIP, presso il casello autostradale, produzione di gelati, pane, latticini, 80 ditte di commercio al minuto, 5 di commercio ingrosso (materiale edile, mobili).
        Complessivamente il paese ha una propria autosufficienza, ma dovrebbero essere incentivate le attività agricola e zootecnica, che un tempo gli erano congeniali, si producevano, infatti, con buoni risultati grano e mais; ora, in minor quantità, si allevano bovini, suini, ovini e caprini; potenziando le proprie strutture ricettive (alberghi, ristoranti, aree verdi, parcheggi, piscine, ecc.) e sollecitando la realizzazione del "parco della Baronia" in un' area di lussureggiante vegetazione (costituita da pini, acacie, abeti, ontani,castagni e querce secolari) Vallata, potrebbe aspirare a divenire meta turistica, nei mesi estivi e autunnali, quando il clima temperato di collina alta e la salubrità dell'aria si rivelano particolarmente salutari, soprattutto per la fascia di soggetti in terza età.

        Lo sviluppo, in questa direzione, può essere favorito dal fatto che il paese è situato, all'uscita del casello autostradale sulla Napoli— Candela, in una zona intermedia tra la Regione Puglia e la Regione Campania, ambedue, d'estate, interessate da correnti turistiche; infine, anche l'attività industriale (di media e piccola entità), ora appena incipiente, potrebbe e dovrebbe rafforzarsi, per bloccare, soprattutto, l'esodo dei giovani e il progressivo impoverimento del paese. L'amministrazione comunale di Vallata, insieme ai Comuni di tutta la Baronia si avvia ad un processo di unificazione per semplificare i servizi e per richiedere contributi europei al fine di progettare e realizzare sul tutto il Massiccio della Baronia e sul Formicolo nuovi impianti produttivi.
        Soddisfacenti le strutture per l'attività sportiva: palestre, due campi di calcio, situati nelle vicinanze del colle di San Vito, campi da tennis, calcetto, pallavolo, pallacanestro.
        Le attività culturali e ricreative meno praticate, o praticate con discontinuità, quali mostre, convegni., dibattiti, manifestazioni folcloristiche, sagre enogastronomiche e così via, potrebbero essere incentivate dalla Pro-Loco che esiste dal 1973 26 e che ha bisogno, oggi, di ristrutturarsi.
        E' ovvio che lo sviluppo in direzione turistica (agrituristica), socio-culturale, ricreativa o persino terapeutica (per il clima favorevole ai soggetti di terza età) poggia anche su iniziative coraggiose di imprenditori privati e sul prospettato decollo di nuova imprenditoria industriale, artigianale, agricola e zootecnica.
        Si tratta, insomma, di attuare processi di sviluppo economico integrale, ove industria, commercio, agricoltura, turismo e servizi possano giocare ruoli di reciproca compenetrazione.

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1) L'attuale "Baronia" è solo una zona geografica che comprende i comuni di Flumeri, San Sossio, San Nicola, Castel Baronia, Treviso, Carife, Vallesaccarda, Vallata e Scampitella. Nel 1142, Riccardo figlio di Riccardo, dopo aver giurato fedeltà a Ruggiero II nell'assemblea di Ariano, nella primavera del 1142, è nominato barone di Vico (Trevico), primo barone (comprendente Vico, Flumeri, Carife, Castello, San Sossio, ma non Vallata). Nasceva così la Baronia di Vico dominata dai Del Balzo dal 1343 al 1497, poi dai Loffredo fino agli inizi del XIX secolo.
Cfr. E. ALLORO, "Fico e le sue cinque terre", tipografia irpina, Lioni, 1990
M. DE LUCA, "Vicende storiche della Baronia", Menna, Avellino, 1978.
2) MICHELE DE LUCA, Carife, "Scavi Archeologici", Tipografia Irpina, Lioni, 1979.
3) Cfr. M. LABATE, trad. Satire di Q. Orazio Flacco, Fabbri ed., Bur., 1981. pag. 143.
4) TOMMASO MARIA PAVESE, "Scritti vari" Rondinella,Loffredo, Napoli, 1927 DON ARTURO SAPONARA, "L'asperissima battaglia di Chianchione", in "Economia irpina". Avellino 1963.
DON GERARDO DE PAOLA, "Vallata. Rassegna storico, civile, religiosa", Valsele tipografia Materdomini, (Av), 1982, terza edizione, 1996.
5) ANGELO MICHELE IANNACCHINI, "Topografia storica dell'Irpinia ", Napoli, 1889-1894 Cfr. G. De Paola, op.cit. pp. 40-52
6) P.A. CORSIGNANI, "De viris illustribus marsorum", Roma, 1712, pp. 100-101.
7) GIOVANNI MONGELLI, "Regesto Pergamene", Archivio storico dell'abbazia di Montevergine, inventario, Roma, 1956-79, p.80.
8) R. FILANGIERI, "I Registri della cancelleria angioina ", Napoli 1950, pp. 35-288.
9) DON GERARDO DE PAOLA, op. cit., p. 56.
10) P GIANNONE, "Dell'Istoria Civile del regno di Napoli", 1859-78 edizione 1866, tomo XIX. Pag. 331.
11) RICCARDO DA SAN GERMANO, "Chronicum rerum per orbem gestarum ", Napoli, 185978 edizione 1866, tomo XIX, pag. 331.
12) A. M. IANNACCHINI, op. cit. vol. III, p. 76
13) P. GIOVIO. "Historiarum sui temporis". Venezia, 1555-57, lib. I, pagg. 144-145.
14) DON GERARDO DE PAOLA, op.cit., pagg. 143-184
15) Archivio parrocchiale, "relativo ad limina ", 1660.
16) Archivio parrocchiale, R.D. V, 164 — R.D., XX, 3, f 43.
17) Archivio parrocchiale R.D., XX, 79.
18) Cfr. Vallata notizie n. 3, Tipografia Pannisco, Calitri, 1995, pagg. 41-54.
19) V CANNAVIELLO, "Gli Irpini nella rivoluzione del 1820 e nella reazione ", Tipografia Pergola, Avellino, 1941, p. 337.
20) Cfr. Nota dell'intendenza della provincia di Principato Ultra, Gab. N. 258, Avellino, 24-06- 1847.
21) Cfr. DON GERARDO DE PAOLA, op. cit., p. 124.
22) Archivio Parrocchiale "Registro dei defunti", anno Domini 1861, die XVII novembris, Vallatae.
23) L'Italico, vol II, n. 3 sett 1975 "Il centenario dei Vallatesi d'America" 18 75-19 75 pag. 1, pag. 3.
24) L'Italico, vol II, n. 3 sett 1975 "Il centenario dei Vallatesi d'America" 1875-1975 pag 1,pag 3.
25) Dati Istat censimenti 1961-2001. Cfr. anche " Vicum " anno XXI, n 3, f. XXXIX, sett – dic 2003, pag 219
26) Atto del notaio Sergio Napoletano, in Vallata, dell' 11-10-1973 reg. 29-10-1973, Reg. Ariano Irpino, con allegato Statuto di fondazione.

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