Un vallatese nel 1° Corpo Militare nella guerra di Liberazione contro il nazifascismo.- A cura di Angelo Silvestro. - www.Vallata.org

Un vallatese nel 1° Corpo Militare
nella guerra di Liberazione contro il nazifascismo.

A cura di Angelo Silvestro.

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        Cento anni fa scoppiò la prima guerra mondiale. In ogni Comune d’Italia si commemorano e si ricordano i tanti episodi di eroismo e di sofferenze di quel nefasto conflitto. Circa vent’anni dopo, lo scoppio della seconda guerra mondiale. Un nostro cittadino vallatese partecipò ad entrambe le due guerre mondiali: era troppo giovane nella prima, già non più giovane nella seconda. Ne vogliamo sottolineare lo spirito, la forza d’animo e gli ideali con cui affrontò i tanti sacrifici di quegli anni.
        Vincenzo Cataldo nacque a Sturno (AV) il 2/ 10/ 1899 da Nicola, ex ufficiale di cavalleria del Regio Esercito Italiano e da Sofia De Juliis, gentildonna sturnese nipote del barone Francesco Saverio Grella. La novella famiglia presto fece ritorno al paese natio di Vallata dove papà Nicola esercitava le funzioni di segretario comunale del paese. Nacquero altri figli: Augusto(1901), Aida(1903), Pietro(1904), Antonio(1906), Aminta (1909)ed Elisabetta(1911).
        Il giovane Vincenzo frequentò le scuole elementari del paese e, come era costume nella nostra famiglia tradizionale, il primogenito fu mandato a studiare, con il fratello Augusto, presso il Liceo Convitto “Pietro Colletta” di Avellino ove conseguì la maturità ginnasiale. Non completò gli studi liceali in quanto la sua classe di Leva (1899) fu chiamata alle armi. Il diciottenne vallatese, così come tanti altri 265.000 giovanissimi italiani, dopo un breve addestramento militare, venne inviato al fronte. Per la loro giovane età i soldati di questa leva vennero chiamati in seguito” i ragazzi del 99”. Dopo la disfatta di Caporetto (27 Ottobre 1917) bisognava rinforzare i quadri ed il morale della truppa.
        I ragazzi del 99 furono i protagonisti del capovolgimento delle sorti del conflitto che, con l’ardore giovanile della propria età, seppero infondere, ai veterani stanchi da tanti anni di guerra, nuove energie. Vincenzo era un normale giovane di paese, con le sue aspirazioni e le sue paure.
        L’ultimo ragazzo del 99 scomparso all’età di 107 anni nel 2007 si chiamava Giovanni Antonio Conta, Caporal maggiore. Era l’unica testimonianza diretta degli avvenimenti e delle sensazioni che questi “fanciulli adulti” potessero tramandare a noi oggi figli, nipoti, perché ne custodissimo la Storia. Con il grado di tenente si distinse sui campi di combattimento meritando due onorificenze: la Croce al Merito della grande guerra ed il Diploma d’Onore per il coraggio mostrato in battaglia.
        Potremmo cogliere in questo giovanissimo ragazzo mandato al fronte, sottratto presto all’affetto familiare, l’antico spirito battagliero indomito, con i quali i vallatesi hanno sempre affrontato le avversità della vita con rispetto, lealtà ed onore.
        Al termine del conflitto, di stanza nella cittadina di Sondrio conobbe e sposò la giovane maestra Maria Vigoni, figlia di un professore di agraria, antifascista e mandato in confino a Girgenti (odierna Agrigento), ove nacque lì la primogenita futura moglie, Maria.
        Ben presto la novella coppia fu allietata dalla nascita dell’unigenito figlio Sergio, stimato avvocato del Foro milanese e la famiglia si trasferirà a Milano dove il capofamiglia Vincenzo, congedatosi dall’esercito, fu assunto in Banca Commerciale.
        Intanto i tempi erano maturi per il secondo devastante conflitto mondiale, sull’Europa soffiavano nuovi venti di guerra. Ancora una volta il nostro cittadino vallatese sentì il dovere di fare qualcosa per il suo Paese e così, sebbene non più giovane e con lo stesso entusiasmo e spirito giovanile dei giovani ragazzi del 99 si arruolò volontario presso il costituito 1° Raggruppamento Motorizzato incaricato di facilitare l’avanzata delle truppe anglo-americane per lo sfondamento delle linee tedesche nel settore di Cassino. Con il grado di Capitano fu alle dirette dipendenze dell’Ufficio di comando del Generale Vincenzo Dapino, sostituito poi il 24 gennaio 1944 dal Generale Umberto Utili. La truppa era per lo più costituita da volontari lombardi, veneti ed emiliani ed il nostro era uno dei pochi volontari meridionali, forse l’unico Irpino pronto a sacrificarsi per una nuova Italia libera. Il 14 Novembre 1943 il Raggruppamento si trasferisce da Brindisi ad Avellino dove fu messo a disposizione del Generale Keyes, comandante del 2° Corpo d’Armata statunitense.
        A tal proposito lo storico avellinese prof. Vincenzo Cannaviello nel suo libro “Avellino e l’Irpinia nella tragedia del 1943-44” ,2° edizione riveduta ed ampliata, Avellino tipografia Pergola-1954 nel Cap. XVII : Il primo nucleo del ricostituendo esercito liberatore e sua sosta in Avellino, a pagina 181,così scrive: Fra queste truppe rivedo con piacere nella divisa di capitano volontario un ex alunno del nostro Liceo Colletta ,Vincenzo Cataldo di Vallata , e sono ben lieto di dargli ospitalità per poche notti.
        Il 3 dicembre 1943 il Comando americano diramò l’ordine:” Attaccare e conquistare Monte Lungo, inizio dell’azione 8 dicembre ore 6,30”. Il raggruppamento, alle dirette dipendenze della 36^ Divisione americana, doveva conquistare la vetta del monte Morrone. A Monte Lungo si combatté una battaglia che fu un successo per il rinato esercito italiano. Dimostrammo a noi stessi di avere la forza e l’orgoglio di riscattare la dignità della Nazione e di poter assumere responsabilità in delicati settori del fronte.
        Il 20 dicembre il Raggruppamento Motorizzato fu mandato nelle retrovie, ritornando poi sulla linea del fronte ai primi di febbraio del 1944 con la 5^ Armata americana.
        Il Corpo, aumentato di consistenza con l’inquadramento di nuove unità, dal 22 marzo, assumeva il Nome di Corpo Italiano di Liberazione. Un Vallatese ne fece parte e, a fine guerra, fu congedato con Onore con il “Certificate of Commentation “a firma del Generale Keyes, comandante del 5^ Corpo D’Armata con mostrina di Appartenenza.
        Si distinse anche da civile, per il lavoro di un quarantennio in banca Commerciale di Milano, scalandone tutti i gradini della carriera fino alla nomina di direttore di Filiale e andò in pensione con medaglia d’oro e lettera di ringraziamento del Direttore Generale di Banca Commerciale per il lavoro svolto con passione, dedizione e onestà.
        Fu un appassionato cacciatore, non mancava quasi mai a Vallata all’apertura della caccia alla quaglia e alla beccaccia, a settembre, con gli amici cacciatori maestro Gerardo Scanniello ed il fratello Pietro. Conosceva ogni zona di caccia di Vallata e i contadini che frequentemente incontrava nelle battute di caccia.
        Fu anche un apprezzato cuoco ed in casa Tullio Cataldo si cimentò a preparare un lauto pranzo a base di cacciagione e di lepre in salmì. Negli anni tra il 1950-60 si adoperò per migliorare le condizioni di lavoro dei giovani vallatesi che, sovente, rivolgendosi a lui, cercavano fortuna nella città di Milano facendoli assumere nel settore dell’edilizia o nelle portinerie di condomini, grazie anche alla conoscenza diretta, ormai quasi milanese, delle offerte di lavoro. Appassionato fu anche un suo discorso di commemorazione celebrativo della Vittoria del 4 Novembre in piazza Fontana.
        Morì a Milano nel 1967 e nel suo testamento spirituale volle essere seppellito nella sua Vallata. La salma, trasferita da Milano a Vallata, per una giornata sostò prima nella sua casa palazzata di Chianchione: il giorno dopo ricevette i conforti religiosi nella piccola chiesa di S. Rocco, deposta sul nudo pavimento senza fiori o abbellimenti così come espressamente desiderato. Quindi venne accompagnata da una numerosa folla di compaesani all’ultima dimora dove riposa tuttora nella cappella di famiglia “ NICOLA CATALDO” nel cimitero di Vallata.

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