- Le Lapidi di Palazzo Cataldo. - A cura di Angelo Silvestro

Le Lapidi di Palazzo Cataldo.

A cura di Angelo Silvestro.

Lungo la storica Via Chianchione di Vallata, a destra e a sinistra del portone di ingresso di casa Cataldo furono apposte, in date diverse, due lapidi commemorative di eventi diversi dei trascorsi storici di Vallata. Sul portale di detta casa, inoltre, si possono leggere le iniziali “D.Q.”, abbreviazioni di Donato Quaglia. Non vi è presenza di questo edificio nella Pianta del sito della terra di Vallata (anno 1723) della Orsini family Papers. Infatti i lavori di costruzione iniziarono un secolo dopo, come recita l’iscrizione apposta sull’architrave dell’abitazione del compianto Avv. Vittorio Novia: Vitus Isidorus QUAGLIA edificavithanc domus pro se suisque Anno Domini MDCCCVIII. Non si hanno notizie, ma probabilmente i lavori furono ultimati dal figlio dottor fisico Donato (di qui le dette iniziali DQ). Ricordo, in proposito, le parole della Sig. Rosaria Forgione (quasi centenaria vallatese) che aveva sentito dal suo papà Francesco Forgione che i materiali adoperati per la edificanda costruzione del palazzo occupavano tutta la Via Chianchione fino alla piazza di S. Rocco. La lapide più recente, quella esposta a lato Nord, venne collocata dall’Amministrazione comunale di Vallata per ricordare i 500 anni del sacrificio del popolo vallatese che con aspra battaglia difendevano l’indipendenza e la libertà del paese dalle truppe straniere. Dell’altra, collocata a lato Sud dell’edificio, ne è meno conosciuta la storia ed i motivi della sua posa. Essa così recita:

A Marianna Pignatelli della Leonessa dei principi di Monteroduni

                                Duchessa Caracciolo di San Vito Pia Virtuosa Caritatevole

                                Per cittadino affetto e Riconoscenza

                                                                                                             MCMVII

Donna Marianna Pignatelli nacque a Napoli il 21.11.1847 da Giovanni (IV principe di Monteroduni) e da Carolina Ruffo della Leonessa (principessa di Supino e di San Martino). Sposò Nicola Caracciolo (Na 18.3.1846 / Na 25.2.1924 ) duca di San Vito, il 9.1.1875 ed ebbe diversi figli; tra questi Emanuele ( Na 6.1.1876 / Na 28.11. 1938 ), futuro duca di San Vito, che aveva interessi e possedimenti terrieri in agro di Vallata, non avendo una sede stabile dove alloggiare in detto Comune, prese in affitto tutto il piano superiore di Palazzo Cataldo apportandovi le dovute ristrutturazioni degne di tanta nobiltà. La permanenza in Vallata si protrasse per una quindicina di anni (come da contratto stipulato dal nonno Nicola Cataldo, Segretario Comunale di Vallata, atto conservato tra le minute di famiglia). In seguito alla scomparsa di Donna Marianna, madre del Duca Emanuele, nonno Nicola volle renderle omaggio, in segno di affetto ed amicizia, apponendovi la citata lapide. Mi pregio ricordare che il futuro nipote di Donna Marianna, Roberto Caracciolo (Alessandria d’Egitto 23.5.1907 / Montreux 15.11.2002) Ambasciatore in Giappone, Cavaliere di Gran Croce, scrittore, nel suo libro di memorie ricorda di alcuni stralci di periodi felici di infanzia trascorsi a Vallata. Non si può non ricordare, anche per dovere di cronaca, la illustre famiglia e le puntuali villeggiature estive trascorse in casa Cataldo da Donna Anna Serra di Cassano (Na 16.9.1889 / Na 21.9.1982), figlia di Don Francesco (7° Duca di Cassano), che sposò in prime nozze il 19.7.1930 Don Sergianni Caracciolo (Massa di Somma 9.8.1889 / Maddaloni 12.11.1939), 7° principe del S.R.I., Marchese di Villanueve de lostorres, Grande di Spagna,14° Principe di Avellino, 14° Duca di Atripalda, 12° Conte di Serino, Colonnello di casa Caracciolo e Patrizio Napoletano, ed in seconde nozze il Colonnello dei Carabinieri Don Alessandro Cataldo già Comandante della Piazza di Napoli nell’ultimo conflitto mondiale. Il 3.9.1960 destò meraviglia il festoso ricevimento di teste coronate d’Europa invitate a Palazzo Serra di Cassano di Napoli, oggi anche Sede culturale di Alti studi filosofici. Tutta Napoli ed il bel mondo ne parlò.

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