Al mio paese il calzolaio ha chiuso bottega... a cura del Dott. Erminio D’Addesa - www.Vallata.org

Al mio paese il calzolaio ha chiuso bottega.......
a cura del Dott. Erminio D’Addesa

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    A Vallata, il mio paese, l’ultimo calzolaio ha chiuso la sua bottega ed è andato via.
    Questo artigiano in verità veniva da un paese limitrofo ed aveva pensato di aprire bottega a Vallata dopo aver imparato il mestiere di calzolaio durante un periodo di emigrazione all’ estero dove mi pare sia ora ritornato.
    Questo episodio dà il senso dei paesi che vanno scomparendo perché non sono solo le scuole, le poste, gli ospedali che chiudendo certificano il declino delle nostre comunità ma anche la fine dei mestieri in verità già iniziata da tempo.
    Dalle mie parti non ci sono più falegnami, calzolai, sarti, dei cardalana, degli stagnini, degli scalpellini non c’è più traccia da tempo, resiste qualche fabbro professionalmente riconvertito e qualche barbiere anzi qualche paese piuttosto grandicello ne è privo totalmente e sostituito da saloni unisex gestite da artigiane; i muratori e gli edili sono ormai stati rimpiazzati da artigiani dell’est europeo.
    Nei nostri paesi è comunque da tempo finito l’artigianato sia quello di produzione che di servizio e fortunatamente resiste nelle città forse grazie al numero degli abitanti ed è con amarezza che si fotografa questa situazione.
    Pensare che un tempo i nostri paesi, le nostre comunità si reggevano sull’artigianato, sull’agricoltura ed un po’ di commercio e rivolgendo lo sguardo al passato tutto è un quadro impolverato che fissa situazioni datate. Erano gli artigiani il fulcro della nostre società, facevano lezioni di vita oltre che formazione professionale ai figli del sottoproletariato che “andavano a bottega”, erano gli artigiani che si interessavo e facevano politica insieme a qualche sparuto signorotto del paese al quale quasi sempre si contrapponevano ed erano gli artigiani che costituivano la struttura delle bande musicali paesane perché quando mancava il lavoro od i clienti in bottega si cimentavano con gli strumenti musicali nella logica di non essere inoperosi; gli artigiani italiani hanno contribuito con la loro professionalità alla crescita di Paesi sudamericani dove molti di essi emigrarono nel dopoguerra.
    Erano gli artigiani ed i commercianti che insegnavano il rispetto per il lavoro e per il risparmio e che mandavano con grossi sacrifici i figli a studiare fuori per consentire il conseguimento di un titolo di studio. Gli artigiani ed i commercianti diedero vita alle casse mutue di assistenza di malattia finanziate con i propri contributi e gestite dagli stessi con propri rappresentanti nei consigli di amministrazione, Enti successivamente furono assorbiti nel SSN con la legge di riforma sanitaria n. 833/78.
    In provincia di Avellino furono anche e soprattutto gli artigiani ed i commercianti con le loro associazioni territoriali a contribuire alle fortune elettorali di politici poi assurti alla platea nazionale.
La modernizzazione selvaggia, il consumismo , il miraggio del facile benessere insieme alla mancata politica per l’apprendistato e l’assenza di misure incentivazioni e di defiscalizzazione hanno portato alla fine dell’artigianato; non c’è più un giovane che va a bottega persino i meccanici, il cui campo professionale (le auto) dovrebbe affascinare ed attirare, sono privi di apprendisti e quasi sempre questa attività si limita ai componenti della famiglia.
    I giovani, negativamente influenzati da questa società dei facili consumi, pensano al guadagno immediato, al reddito subito e preferiscono fare gli operai in fabbrica, quasi sempre in condizioni di precarietà, piuttosto che imparare un mestiere che consentirebbe di avere un futuro assicurato e comunque di campare.
    Governi nazionali e regionali disattenti sull’artigianato hanno prodotto l’attuale situazione e dobbiamo constatare che nei nostri paesi trovi con facilità un ingegnere, un avvocato o altro professionista piuttosto che un falegname, un elettricista o comunque un artigiano.
    Nelle nostre comunità tutto è socialmente sbilanciato con la fine dei mestieri e quindi dell’artigianato che rappresentava equilibrio e laboriosità e nel contempo assistiamo da tempo all’affermazione del rampantismo delle professioni e degli eccessivi egoismi.

Dott. Erminio D’Addesa

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