L'Italia spezzata in due. a cura del Dott. Erminio D’Addesa - www.Vallata.org

L'Italia spezzata in due.
a cura del Dott. Erminio D’Addesa

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    Il diritto alla mobilità dal livello territoriale a quello nazionale è all’ordine del giorno dell’informazione e della politica come in Irpinia dove Pietro Mitrione e gli amici indignati della linea ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio-Avellino si battono per la riapertura di quella storica tratta ferroviaria; dove i politici e la popolazione di Ariano Irpino chiedono la riattivazione dello scalo ferroviario della cittadina del Tricolle; a finire al livello nazionale dove Trenitalia , qualche giorno fa, ha soppresso i treni notturni che consentivano i collegamenti dal Meridione al Settentrione d’Italia.
    Praticamente in Italia si sta portando avanti una politica di smantellamento dei trasporti pubblici ferroviari e “non solo” con un grave ridimensionamento del diritto alla mobilità dei cittadini ed in special modo di quelli meridionali che costituiscono la prima e vera utenza del trasporto su rotaie.
    Il Meridione, da sempre terra di migrazione interna, continua a fornire utenza alle ferrovie e comunque al sistema dei trasporti perchè tantissimi sono i lavoratori meridionali che si recano nelle città del nord per lavorare e che a fine settimana ritornano a casa per trascorrere il week end con le proprie famiglie e con le proprie cose.
    I treni notturni, ora soppressi dall’ad Moretti di Trenitalia -ex sindacalista CGIL (sic) ora supermanager e superpagato-, che la notte trasportavano gli impiegati, gli operai, gli insegnanti meridionali presso le sedi lavorative del nord erano indispensabili ed assolvevano ad una funzione sociale importantissima consentendo a quei lavoratori, pur viaggiando di notte e forse anche in vagoni pieni di sporcizia ed al freddo, di arrivare sul posto di lavoro il lunedì mattina e di far ritorno a casa il sabato mattina dopo una notte di viaggio e di sacrifici con attese dei treni, spesso in ritardo, in stazioni poco sicure e per niente riscaldate d’inverno.
    Il management di Trenitalia ha pensato bene di sopprimere i treni notturni e di puntare invece sull’Alta Velocità con orari esclusivamente diurni con i suoi alti costi e di cui si servono, professionisti , businessmen, politici e comunque i benestanti in genere e gettando, nel contempo, sul lastrico con il dramma dei licenziamenti un miglio di lavoratori.
    Forse neanche l’apartheid in USA od in SudAfrica ha fatto tanti danni,dal punto di vista dei trasporti, agli esseri umani; in quelle realtà odiosamente segregazioniste obbligavano i neri a sedere in posti a loro riservati ma forse consentivano loro di viaggiare; in Italia invece non consentono di viaggiare ai meno abbienti, in base alle loro necessità e possibilità, perché hanno creato treni “per i soli ricchi” come l’Alta Velocità e soppressi i treni a maggior utenza popolare come quelli notturni.
    La Casta politica italiana ed i boiardi che “dovrebbero” dirigere il sistema ferroviario ignorano che l’Italia è socialmente ed umanamente meridionalizzata nel senso che i cittadini del sud sono la struttura portante del Sistema Italia; oltre a quelli stabilitisi nelle città settentrionali, sono meridionali i cittadini che si spostano per motivi di lavoro, di studio, di salute da sud a nord; sono meridionali i cittadini che vanno a lavorare nelle fabbriche, nei cantieri, nella scuola, negli uffici del nord e non viceversa e quindi bisognava e bisogna rafforzare il sistema dei trasporti e quello ferroviario in particolare al fine di rendere meno disagevole questo status di pendolare. Bisogna prendere atto che dal sistema di potere politico centrale si sta portando avanti un disegno criminoso ai danni delle classi meno abbienti e di quelle meridionali in particolare alle quali si fa pagare maggiormente gli effetti della crisi economica ed il sostanziale azzeramento del diritto al trasporto, alla mobilità ne è un aspetto rilevante.
    Dalla Rocchetta Sant’Antonio-Avellino ai treni notturni che collegavano Lecce o Crotone o Taranto con Milano o Torino la battaglia deve essere unitaria perché ai cittadini italiani ed ai meridionali in primis resta solo l’impegno e la lotta per tutelare i propri diritti e la proprio dignità.

Vallata, lì 20 dicembre 2011

Dott. Erminio D’Addesa

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