Sapori di una volta A cura del Dott. Erminio D’Addesa - www.Vallata.org

Sapori di una volta
a cura del Dott. Erminio D’Addesa

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     Andare nei supermarket a fare la spesa ti aiuta a capire, oltre che a molti non è ancora chiaro qual è il livello di crisi che stiamo vivendo e che sta sconvolgendo tutta la società italiana e non solo, il disordine alimentare che regna ormai sovrano sul desco di tantissime famiglie.
     Basta guardare i carrelli della spesa e ti accorgi delle cose inutili e dannose che la gente compra, tanti prodotti del peggior e falso consumismo ma che danno il senso del benessere economico, di un appagante “status symbol” e “dell’essere arrivati” ed i consumatori meno attenti dal punto di vista della qualità appartengono quasi sempre ai ceti sociali meno abbienti e sicuramente a quelli meno culturalizzati. Riempire i carrelli di lattine di bibite con coloranti, di bottiglie di acqua con le bollicine, di merendine piene di conservanti e comunque di tutti quei cibi–spazzatura che, oltre a svuotare il portafogli, fanno soprattutto male alla salute e specialmente a quella dei bambini ormai abituati a mangiare in maniera veloce e non genuina alla stregua dei messaggi pubblicitari che la televisione fornisce.
     Tutto è diventato veloce e precario e quindi anche il mangiare perché lo impone la società moderna con i suoi tempi ed invece è necessario andare a ritrovare ed a vivere il proprio tempo, il proprio spazio temporale per una normale vita e quando vai a ripensare ai tempi passati ti accorgi delle grandi differenze tra un periodo e l’ altro. Un tempo tutto era molto ma molto più genuino; una volta il pane si faceva in casa e si portava a cuocere al forno quasi sempre alimentato a paglia; pane che restava fragrante e genuino per tanto tempo avvolgendolo in un panno. I forni a paglia erano una caratteristica dei nostri paesi; erano gestiti a livello famigliare ed erano alimentati con la paglia (oggi qualcuno direbbe “biomasse”) che i fornai si procuravano dopo la trebbiatura e che ammassavano in grossi covoni, le cosiddette “mete di paglia”. Personalmente ho memoria delle mete di paglia sulla collina dove sorge la Chiesa di San Vito prima che la stessa collina venisse sciaguratamente sventrata per costruirci il campo sportivo; certo costruire un campo sportivo su uno dei luoghi più panoramici ma sicuramente tra i più alti e freddi del paese fu, all’epoca, una pensata da buontemponi. La costruzione del campo sportivo comportò lo snaturamento della collina di San Vito, la perdita delle sue caratteristiche naturali e nella mente riaffiorano i ricordi delle corse nei sacchi che ivi si svolgevano durante le celebrazioni della Festa di San Vito e della Fiera boaria; luogo dove le mamme portavano i bambini gracili e di poco appetito a respirare l’ aria fresca e pura nelle mattine d’ estate ed appunto le mete di paglia che i bambini, ed i ragazzini utilizzavano per i giochi. Le mete di paglia erano grandi come una casa e venivano allocate nell’area di San Vito in quanto già aia per la trebbiatura del grano dopo che la mietitura era avvenuta manualmente con la falce. I forni servivano non solo per cuocere il pane che molte volte i fornai stessi portavano a casa con le “spole” (lunghe assi di legno) ma servivano in occasione delle festività, specialmente quelle pasquali, alla preparazione dei biscotti e dei dolci mentre, tra l’altro, nel periodo autunnale si arrostivano le castagne che le donne di casa avevano provveduto ad infilare ed intrecciare con lo spago. Certo la bontà dei biscotti cotti nel forno a paglia era tutta altra cosa e per una zuppa con il latte erano qualcosa di eccezionale; gli stessi biscotti specialmente quelli glassati con zucchero e bianco dell’uovo, a completamento del pranzo o della cena, erano ottimi inzuppati nel vino (ora si usano i cantuccini con i vini liquorosi).
     I pasticcieri della famiglia Pantaleone nei locali dei forni montavano il bianco dell’uovo lavorando di braccia per preparare il pan di spagna per i dolci in occasione di feste o di matrimoni , sapori eccezionali ed irripetibili; sapori e gusti di altri tempi. I forni servivano anche per cucinare pietanze elaborate in quanto quasi nessuna famiglia aveva una cucina con il forno…. i tempi erano economicamente “tristi” e non c’era il benessere o se vogliamo “il falso benessere” di adesso però i sapori ed i gusti erano sani e genuini.
     Nel tempo si è sacrificato tutto sull’altare del consumismo a danno della qualità della vita stessa.


    Vallata, lì 11 Maggio 2012

Dott. Erminio D’Addesa

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