I manoscritti. Le mappe e le piante. Rocco De Paola

I manoscritti. Le mappe e le piante.

Vallata nell'archivio storico degli Orsini

A cura di Rocco De Paola

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        Le carte della famiglia Orsini, una delle più potenti casate dell’Italia del Medioevo e del Rinascimento, storica rivale dei Colonna, costituiscono una imponente fonte documentaria, sia in chiave storica che in chiave socio-antropologica.

        Sul piano storico rappresentano documenti preziosi per la ricostruzione non solo della storia di quella famiglia, ma anche dell’Italia e della stessa Europa.

        Basti, infatti,considerare che gli Orsini annoverano, nelle loro genealogia, ben tre pontefici (Celestino III, Niccolò III, Benedetto XIII), una trentina di cardinali,alcuni Grandi Elettori di Sassonia e Brandeburgo, taluni Gran Maestri dell’Ordine di Malta. Erano, inoltre, imparentati con le maggiori famiglie italiane, come i Medici, i Gonzaga, gli Este i Della Rovere, gli Sforza, e con le grandi dinastie di Francia, Spagna, Inghilterra(1).

        Sul piano socio-antropologico tali documenti interessano per la comprensione dei rapporti di sudditanza tra gli Orsini e le popolazioni ad essi asservite.

        Le carte comprendono un arco temporale molto ampio, dal Basso Medioevo all’Età Moderna ed oltre. I primi documenti risalgono, infatti, all’ XI secolo, mentre i più recenti datano agli anni Cinquanta del secolo scorso(2).

        L’archivio ha subito travagliate vicende nel corso dei secoli.

        Un decreto di Clemente XI, in data 01.09.1708, ordina all’arcivescovo di Salerno ed ai vescovi di Gravina e di Muro di “pubblicare la scomunica contro i detentori dei beni, dei crediti e delle scritture spettanti a d. Filippo Bernualdo Orsini, duca di Gravina” (3). Qualche anno più tardi, con chirografo di Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, del ramo di Gravina, n.d.r.), in data 05.09.1729, si ordina di trasferire tutte le carte relative alla casa Orsini presso il duca di Gravina Filippo Bernualdo Orsini, concedendo, tuttavia, la facoltà al duca Lante, e ad altri creditori, di poterle esaminare(4), evidentemente a sostegno delle loro spettanze. E’ l’inizio di una serie interminabile di liti che avrà termine nel pieno del secolo XX, con la vendita di beni e lo smembramento e la vendita dello stesso Archivio di famiglia.

        Una parte di esso, la più cospicua, fu alienata all’Archivio Storico capitolino di Roma nel 1904. Consta di circa 4200 tra registri e faldoni e 2462 pergamene che fanno riferimento ai vari rami della famiglia, ma segnatamente a quelli di Bracciano e di Gravina.

        La restante parte,messa all’asta nel 1963, venne acquisita, nel 1964, dalla University of California di Los Angeles, Departement of Special Collection, Charles E. Young, Research Library.
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(1) – Archivio Storico Capitolino (ASC, d’ora in poi), Indice risorse digitali,Archivio Orsini. Introduzione pag. 1.
(2) – “ Orsini of family papers, University of California Lo Angeles, (UCLA d’ora in poi), Online Archive of California (OACd’ora in poi), Abstract, pag 1.
(3) – ASC, Segnatura II A 33.07, numero-catena 1310 – Regesto Pressutti.
(4) – ASC, Segnatura II A 33,020,numero-catena 1319 – Regesto Pressutti.

 



        Dal 2004, l’ASC e l’UCLA hanno dato inizio, in collaborazione, alla informatizzazione di alcune parti dell’archivio cartaceo e alla digitalizzazione di mappe, piante e vedute,per cui oggi è possibile consultare online, sui rispettivi siti, le carte pubblicate(5).

        Il fondo diplomatico dell'archivio Orsini dell’ASC consta di 2462 documenti pubblici e privati,dall’ XI al XIX secolo, in gran parte su pergamena (6). Comprende bolle pontificie, brevi, diplomi e lettere regie, investiture feudali, sentenze,concordie, compravendite, inventari, catasti, capitoli matrimoniali, testamenti, statuti. Tali documenti riguardano soprattutto il principale ramo della famiglia, quello di Bracciano, ma numerosi documenti fanno riferimento rami di Tagliacozzo, Manoppello, Sangemini e Gravina. I rami“cadetti” della famiglia ci interessano in modo particolare, perché molti dei Signori che hanno avuto in possesso la “Terra” di Vallata appartengono agli Orsini di Gravina. Fin dal XIV secolo sono attestati discontinui vincoli di sudditanza con la potente famiglia (7), che già si era ramificata e consolidata in diversi territori della Campania e della Puglia. Dal XVII secolo tali vincoli si fanno più serrati e Vallata è sotto il dominio quasi ininterrotto dei duchi di Gravina, poi Principi di Vallata fin nel cuore del XIX secolo. Ancora oggi un discendente degli Orsini di Gravina, tra gli altri altisonanti e magniloquenti titoli, si fregia di quello meramente onorifico di “Principe di Vallata” (8), undicesimo della serie. Nell’Archivio Storico Capitolino poche delle carte pubblicate online fanno riferimento diretto od indiretto a Vallata. Tra i documenti del XVI secolo rinveniamo il testamento di Beatrice Ferrella ( Ferrilli o Ferrillo), vedova di Ferdinando duca di Gravina, redatto per mano del pubblico notaio Prosper Casus di Napoli il 22.09.11559. Con tale strumento viene riconosciuto erede universale, secondo la volontà dell’avo, il nipote Ferdinando del fu Antonio, loro primogenito,prematuramente scomparso, con vari legati ad altri figli del defunto. Ai due figli Flavio e Virginio si assegna quanto convenuto con il contestuale atto di concordia. Al quartogenito Ostilio viene concesso il feudo di Solofra con le sue terre. Ad Flaminio quintogenito, si concede il feudo di Vallata con i suoi beni(9). In precedenza, in concomitanza del testamento, come detto, era stato stipulato l’atto di concordia, per mano del medesimo notaio, con il quale tutti i contraenti accettano le ultime volontà del defunto Ferdinando, rese a Donato Bernalla di Capua e che non era stato possibile trascrivere (10).
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(5) – Per accedere ai siti: a) Internet Google: “Archivio Storico Capitolino, Risorse digitali, Archivio Orsini,Pergamene, Indice documenti”. Compare tutta la serie dei documenti digitalizzati. Cliccando sull’occhio a sinistra compare la scheda di descrizione archivistica con il sommario del contenuto. E’ possibile visualizzare l’intero documento in PDF; b) Internet Google: “Orsini Family Papers” oppure “Finding Aid For The Orsini Family Papers,ca. 1150-1950”.
(6) - ASC, Indice risorse digitali, Archivio Orsini. Introduzione pag. 1.
(7) – Gerardo De Paola, Vallata. Rassegna storica, civile, religiosa.
                Valsele tipografica,1983, pag. 153 eseguenti.
(8) – Internet Google: “Genealogia degli Orsini della dinastia di Gravina, dalle origini
                ad oggi” a cura di Davide Shamà.
(9) – ASC, Segnatura II A 25,018, numero-catena 2349, Regesto Pressutti.
(10) – ASC, Segnatura II A 25,012,numero-catena 2348, Regesto Pressutti.

 



        Ben più ponderosa è la dotazione documentale giacente presso l’Università di California di Los Angeles che riguarda Vallata (11). Tra le molte migliaia di manoscritti, alcune centinaia di essi si riferiscono al nostro paese. Un pezzo della nostra Storia sulle sponde dell’Oceano Pacifico!

        La maggior parte delle carte includono tre categorie di documenti: carte amministrative,materiale legale e corrispondenza(12). Vi sono, inoltre, carte contenenti piante, mappe ed altro materiale iconografico di estremo interesse, in quanto ci consentono di osservare, “de visu”, la Vallata del Settecento, taluni edifici appartenenti agli Orsini, tra cui l’imponente palazzo ducale, e mappe di varie contrade(13).

        Il materiale cartaceo, che abbraccia un periodo di vari secoli, specie dei secoli XVII e XVIII, quando il dominio degli Orsini si esercita su Vallata quasi ininterrottamente, interessa soprattutto per ricostruire i rapporti di quei Signori con la popolazione locale.

        Si tratta di svariate carte che riguardano contratti di fitto, lagnanze e querele, l’amministrazione dei beni, diritti baronali, cause legali tenute presso la corte di Vallata,strumenti di compravendita di terre, crediti e debiti, il compromesso per la compravendita di Vallata fra il duca Filippo (Bernualdo Orsini) ed il card. Orsini, permute, enfiteusi ecc.

        Di tutta questa congerie di materiali, di ben altro rilievo, anche sul piano emozionale, sono i documenti del 1723, segnati nel box 267, folder 1, (14). Si tratta del tomo VIII, che fa parte del registro di proprietà di Filippo Bernualdo Orsini , 14° duca di Gravina e 4° Principe di Vallata, “con descrizione della terra, di iussi e prerogative, beni feudali e burgensatici, difese, rendite, nuovi acquisti (15).

        Il volume manoscritto, in pergamena, comprende 113 carte. La parte sicuramente più attraente del registro è quella relativa al materiale grafico. Esso contiene un frontespizio con lo stemma della Famiglia, una veduta della città di Vallata e48 piante e vedute delle proprietà degli Orsini in Vallata e nelle contrade, a inchiostro ed acquerello su carta, di 410 x 270 mm. E’ possibile ammirare una selezione di 10 mappe e piante, con veduta della Vallata del ‘700, sul sito indicato della UCLA.

        Lo stemma policromo degli Orsini riporta la scritta ammonitrice: “Ad posterum lumen ut quae diuturno congesta labore brevi ne dissipetur socordia”. Un invito ai posteri a non dissipare nella dissolutezza quanto è stato accumulato con diuturna fatica (16).
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(11) – University of California,Los Angeles, Library , Departement
                of Special Collection.
(12) – Internet Google: “Orsinifamily Papers”, Documenti in formato PDF
                Abstract, pag 6.
(13) - Si può visionare il materiale iconografico cliccando su “Ucla Digitallibrary” oppure suhttps://untproj.library.ucla/edu/orsini/ecc., in Abstract (Estratto, la parte introduttiva, n.d.r.) di “Orsini Family papers” o di “Finding Aid For The OrsiniFamily Papers, ca. 1150- 1950”
(14) – “Orsini family papers”,pag.545.
(15) – Idem, ibidem, pag 545.
(16) - Idem,ibidem, Città, Stati, Feudi e Castelli.

 

 


        La “pianta del sito di Vallata e sua abitazione” (17), è davvero suggestiva, per la grande forza evocativa di un’epoca segnata dal servaggio, anche perché vi è possibile rinvenire luoghi e scene un tempo consueti, ma ignoti alle generazioni recenti ed ormai irrimediabilmente consegnati alla memoria. Sono riportati la superficie ed il perimetro dell'abitato, pari a 598 passi. Nelle mura perimetrali sono ben visibili e chiaramente denominate le tre porte storiche: Porta Nova, a Mezzogiorno, Porta del Piano, a Levante, e Porta del Torello, a Tramontana. Dalla Porta del Torello si diparte una strada rettilinea, tuttavia erta, per l’intenzionale inclinazione data ad essa dal valente artista, attraversata da un cavaliere a cavallo, mentre una donnicciola reca sul capo un barile per attingere acqua alla Fontana non distante, perfettamente riprodotta con i suoi archi, le colonnine e l’abbeveratoio per gli animali. I ruderi della “fontana vecchia”, così detta per distinguerla dalla “pila”, erano ben visibili ancora ben oltre la metà del secolo scorso, per essere definitivamente cancellati quando si venne a costruire l’attuale Municipio. Da essa il nascente rione si sarebbe denominato “Fontana”. A sinistra della fontana vi è la Chiesa di Montevergine, a destra quella di Sant’Antonio Abate,in ordine invertito rispetto alla realtà. Tra di esse è ben visibile una croce,forse si tratta di quella in pietra edificata nel XVI secolo, “aere publico”(con denaro dei cittadini), e che ora si trova sulla scalinata che porta al Rivellino (lu ‘Urlj’n). Sul lato opposto, da Porta Nova un’altra strada,probabilmente via Chianchione, porta verso la Chiesa di san Rocco, piegando quasi ad angolo retto. Più discosta è la Chiesa di San Vito. Anche in questo luogo c’è una croce di fattura simile all’altra, purtroppo oggi non più esistente. Agli estremi del paese, poco fuori dalle mura, si notano due frondose e verdeggianti “teglie” (tigli).Da una delle piante, che si trovava nel posto dove ora si trova la statuina della Madonna, sarebbe derivata la denominazione della piazza “Tiglio”. Sul lato sinistro di Porta Nova, appena fuori dalle mura, vi è un nutrito gruppo di case, verosimilmente il quartiere di Santa Maria con la Chiesa omonima. I caseggiati del paese, all’interno delle mura, sono ben tratteggiati anche con particolari minuti e rilievi architettonici. Al centro dell’agglomerato urbano emerge la mole possente della Chiesa Madre, con l’imponente campanile, alla sinistra di essa anziché a destra, come l’attuale, con la sua svettante cuspide piramidale. Si distinguono diversi palazzi gentilizi, tra cui, forse, lo stesso palazzo ducale, e più umili dimore. Nei pressi di Porta del Torello vi è un grosso edificio sacro. E’ presumibile che si tratti della cappella di Santa Caterina o di quella di San Leonardo, ricordata da Pavese (18). Numerose altre chiese sono ben individuabili in diverse parti del paese. Presso Porta del Piano dovrebbe essere l’antica Chiesa della “Nunziata”, mentre, poco oltre,fuori le mura, si trova la Chiesa dell’Incoronata. Non manca sul lato nord una taberna, forse di proprietà degli stessi Orsini. Qua e là sono visibili dei ruderi, tra cui quelli dell’antico castello feudale. Nei pressi di Porta Nova, accanto ad un grosso edificio sormontato da due torri quadrangolari, sorge una curiosa torre rotonda con merlature. La base è a tronco di cono, mentre la parte sovrastante è cilindrica,con cornici circolari in pietra fra i due corpi della fabbrica e verso la sommità di essa. Non si possono che avanzare ipotesi sulla natura e sulla destinazione di questo edificio, forse un avamposto difensivo.
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(17), Idem, ibidem, cit.
(18), G. De Paola, op. cit., pag 57.

 



        Tra le case del paese abbondano gli spazi verdi, orti e giardini, che con i loro vivi colori illeggiadriscono lo spazio urbano. Non mancano quadretti di genere e scene pittoresche. Fuori le mura, oltre Porta Nova, un uomo sembra voler offrire degli ortaggi ad un individuo che tende le braccia. Davvero gustosa la scenetta lungo la ripida salita che menava a Porta del Piano. Un individuo munito di una lunga pertica spinge davanti a sé un animale da soma sovraccarico e chiaramente sofferente per l’improba fatica. Si tratta di consuete scene della vita quotidiana della Vallata settecentesca che danno un tocco di vita all’insieme. In altra parte del tomo è riprodotto il maestoso “Palazzo dell’Ecc.mo Sig. Duca di Gravina posto nella sua Terra di Vallata” (19) . Si tratta di un grosso edificio, una sorta di fortilizio, con robuste grate a difesa delle finestre più basse e dall’ampio portale in pietra. La dimora principesca contava ben 25stanze superiori e 17 inferiori, come ci spiega la didascalia annessa (20). Vi è raffigurato anche il contiguo giardino che, come ci spiega l’anonimo artista,era posto dalla parte di Ponente e comprendeva diversi “arbori fruttiferi”(21). Dell’austero edificio non sopravvive nemmeno un rudere se non il nome del luogo, ancora chiamato “Largo del Palazzo”. Le immagini successive si riferiscono ad edifici di proprietà della Ecc.ma Casa. Un edificio è “per uso del forno pubblico”, un altro, in contrada Borgo, consiste in una stanza superiore, detta “la doganella”, ed una inferiore, “per uso delle carceri” detta “la marrana”, con “casaleno diruto dalla parte di Levante”(22). Particolarmente curata nei dettagli è la taverna che gli Orsini possedevano in Vallata, alla contrada Piano Pallone, con annesso recinto per il bestiame. Ancora nella contrada Borgo era un edificio “per i guadiani” (23), con due stanze superiori ed una inferiore usata come stalla. All’esterno c’è un’ampia scalinata, con la figura di un uomo che sale al piano superiore, schioppo in spalla. Ugualmente interessanti sono le tre mappe che riportano le terre possedute dalla famiglia Orsini(24). In una sono riprodotti due mulini adacqua, in contrada “La Rogna”, uno alimentato dall’acqua proveniente da una grossa vasca, che funzionava da collettore, l’altro alimentato direttamente da un corso d’acqua. Un uomo, accanto al mulino, sembra dirigersi verso di esso con un animale da soma carico di granaglie, possiamo supporre. La seconda mappa raffigura un terreno incolto di Serro Pignataro, probabilmente adibito a territorio di caccia, come testimonia la vivace scenetta venatoria, con un cacciatore che esplode un colpo dal suo schioppo. Si vede una grossa fiammata uscire dall’arma, mentre la vittima designata, una lepre, cerca di sottrarsi ed i cani sembrano in attesa del segnale per lanciarsi all’inseguimento. L’ultima mappa, più ampia delle altre, presenta i territori della “Mezzanella detta Difesa di Valle donne”(25). E’ molto più ricca di dettagli, con strade, masserie e pascoli, recinti per gli animali, corsi d’acqua e “pile” con abbeveratoi, forse ancora esistenti in quelle contrade.
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(19) UCLA, idem, ibidem.
(20) UCLA, idem, ibidem.
(21) UCLA, idem, ibidem.
(22) UCLA, idem, ibidem.
(23) UCLA, idem, ibidem.
(24) UCLA, idem, ibidem.
(25) UCLA, idem, ibidem.

 

 


        Non mancano serene scene bucoliche di mandrie sparse per il pianoro, con campanacci in evidenza al collo degli animali, e di greggi al pascolo,sotto lo sguardo vigile di mandriani e pastori.

        E’ auspicio dello scrivente che i Vallatesi, sia residenti che non residenti e sparsi per il mondo, possano andare a rivisitare questi luoghi della nostra memoria collettiva, allo scopo di rinsaldare i vincoli che derivano da una storia comune che è patrimonio di tutti noi.

Rocco De Paola

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