Mast’ppold, il Brigante buono - Italo

Vallata,
la tragica commovente fine di:

“Mast’ppold, il Brigante buono”

    La sua storia ebbe inizio fin dai tempi del brigantaggio; facendo scorribande nei vari contadi, razziando per ogni dove, ne faceva ostinata ragione. Voleva nel giusto la sua opera alleviando e proteggendo i meno abbienti.
Alla conclusione di una delle sue audaci azioni, in un’ennesima avventura, faceva ritorno al suo covo; nei pressi di Vallon-Castello, un contado di Vallata.
    Ove in un podere ben nascosto a ridosso della “Fiumara-Ufita”, esiste ancora oggi un vecchio rudere diroccato (casino di Gallicchio) che faceva da covo. Provvisto di evidenti fessure laterali, posizionava a difesa gli archibugi, braccato da tanti militi prezzolati- agli ordini del “Conte,, era sempre imprendibile. Gran parte delle sostanze trafugate nei vari contadi, le elargiva come “doni” alle famiglie più indigenti, e cosi facendo, con tali gesta, dette inizio a una commovente leggenda. Una notte di fresca primavera, floppanti passi di un giovane cavallo,attraversava un ruvido selciato, e al trotto deciso da mano sicura, si recava con il suo superbo destriero verso la decisa meta, portando pesanti preziosi, trafugati ai vicini manieri. L’ansia in cor si portava, e avvolto sotto l'antico manto, sfoggiava sulla testa un appuntito cappello dalle falde larghe. Gli occhi fulgidi e attenti sbirciavano da una stretta fessura. Scrutando, fugavano probabili timori nel buio di quella gelida notte.
    Gli squarci da paurosi e accecanti lampi illuminavano il suo cammino, che serpeggiando si spegnevano lungo l’orizzonte.
    Dai solidi tacchi, ad ogni stimolo, l’ordine al cavallo; che svelto e prudente, rispondeva con soffi dalle fumose nari in gocciolanti sospiri. E con alterni scatti repentini della testa e della coda, compiaciuto, si lasciava guidar sicuro sin la stessa meta.
    Il gelido e pungente vento, soffiava con mordenti spifferi sotto quell’unta e umida gualdrappa. La rigida schiena dai soffocati brividi cedeva agli stressanti colpi sulla dura sella, bagnandosi il fondoschiena di freddi sudori.
    Il Brigante, ormai stanco, era quasi prossimo al suo covo, e dalla riva di quel fiume, con tra le mani confortanti briglia , s’inerpicava prudente e maestoso in uno slancio per il segreto sentiero ben nascosto da una provvidenziale folta natura. Si spingeva sin verso il suo sicuro covo. Le colline circostanti, quasi ubbidendo a quel l’audace condottiero, ne garantivano il riparo.
    Ma quella notte... cosi non fu. Giunto nelle vicinanze, per una sorte di crudele fatalità, al richiamo di quel fischio convenuto, la sofferta compagna non poté risposta. Il vento complice soffocò le patetiche grida che confuse con un secco:
“chi va’ la’” urlato dai militi, non diede scampo in quel vile agguato, che al seguito di due colpi secchi e brutalmente precisi, segnò ignobilmente il suo destino...!!! Disarcionò in un sordo tonfo, su morbido cuscino voluto dallo stesso vento senza cedere ,ad alcun lamento.,Periva “”Mast’ppold,, il brigante buono. Portava solo doni di quel prezioso bottino. Dalla sua compagna, era in attesa con orgoglio un suo bambino... quale crudele fato..!!! Per incanto, cessò il vento. Quel rispettoso silenzio lasciava che gli isterici nitriti di un fedele cavallo,per tutta la notte si perdessero echeggiando lungo tutta la valle. Correndo all’impazzata, anch’egli ormai perduto non credeva a sorte migliore se non in un analogo destino.
    I freddi colpi di quei infernali archibugi, distrussero un commovente storia d’amore. E a dispetto di quell’infame “Conte,, copiose piogge come lacrime, benedicendo la sua anima aspersero sin verso gli estremi lembi di quel segnato cammino. La curiosa magia di quell’evento dette origine a una commovente leggenda, che, nel ripetersi in ogni primavera, vuole le rifiorsi rigogliose e maledettamente spinose le più belle rose, che tra il giallo e il rosso purpureo danno ragione a un detto recitato in quel silenzioso contado: “chi soffre per amore … non vive di speranza e nemmeno muore per dolore,ma si lascia guidare solo dal suo cuore”. Qui nel racconto e nella fantasia di giovani innamorati, non si può spegnere questa meravigliosa leggenda,che a testimonianza di un cosi commovente amore hanno voluto dedicare un nome a quel triste malaugurato sentiero.
    In un teatro di tante assurde prose... ecco nascere poeticamente,…
    “via pianto delle rose „

Vallata
Vallon-Castello, Primavera 1973

Storia attinta dalla preziose
testimonianze di Antonio Rinaldi
un signore… un amico
…grazie

Italo Antonio Di Donato

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home