- - A cura del Prof Severino Ragazzo

-Alcune date significative di Vallata-

A cura del Prof Severino Ragazzo.
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1086 - Pergamena dell’archivio dell’abazia di Cava dei Tirreni che cita il nome di Vallata. -
-Salerno 10/10/1086: pergamena n° 7,Arca C-archivio della abazia di Cava dei Tirreni-
Una data che per Vallata potrebbe rappresentare la sua prima comparsa nella storia scritta.
Il regesto inizia con: “Al tempo del duca Ruggero Borsa…Rainolfo Brittone…
Il passaggio che ci interessa è il seguente: “et descendit per viam que venit de Vallata….” (e discende per la via che viene da Vallata…), mentre l’estensore descrive tutto il territorio che va dalla Baronia di Vico fino ad Ariano.
Nello stesso documento sono citati Trevico con le sue strade e confini, Anzano, La Guardiola nell’attuale Scampitella, Migliano nell’attuale Vallata ecc…
Tra i firmatari ci sono anche un certo Riccardo e un certo Gualterio.
Questo documento è ritenuto da alcuni storici sospetto, perché suppongono che sia stato scritto successivamente per interessi da parte dell’ Abbazia di Cava nell’accampare benefici pregressi.
Altri storici invece lo utilizzano a piene mani come fonte nella datazione di alcuni fatti.
Se fosse vera questa seconda ipotesi anticipiamo di 36 anni il testo riferito ad un certo “D. Pandulfo de Vallata
Allora c’è da fare una domanda: perché la ricerca non si è orientata su Hidrisi lo storico arabo alla corte dei Normanni, sull’archivio dell’abazia di Cava dei Tirreni, sull'archivio di Montecassino?


1641 - Donativo da parte dell’allora feudatario Francesco Del Tufo a favore dell’Università di Vallata. -
Il comune di Vallata, per far fronte alle tasse imposte dal viceré di Napoli fu costretto a ricorrere a un prestito di settecento ducati da un privato napoletano un certo Orazio Crisconio, ma gli eredi di costui pretesero la restituzione mandando continui sequestri da parte degli ufficiali giudiziari.
Allora il comune si fa dare un donativo da parte del suo feudatario per onorare le scadenze col regio fisco.
L’atto notarile è del 20 agosto del 1641 ed è stipulato innanzi al notaio Francesco Confalone di Minervino Murge e il notaio Orazio Cancer di Trevico pubblico ufficiale del regno.
In rappresentanza del comune di Vallata sono: il sindaco Salvino Zamarra, gli eletti: Antonio Saudonio, Pietro Antonio Dattilo e Giovanni Battista Zamarra più i dieci cittadini più possidenti: notaio Giovan Battista D’Ippolito, Nicola Antonio Ambito, Nicola Antonio Santoro, Coluccia Matano, Giovanni Bagnolese, Orazio di Coluccia, Giovanni La Bruto, Antonio D’Errico, Salvatore Di Gregorio e Camillo Pavese.
In rappresentanza del clero locale come testimoni sono presenti: don Bartolomeo Patetta, don Giovanni De Silvestro, don Pietro Antonio Gazzella, don Andrea Matera e don Donato De Donato.
Il debito doveva estinguersi in tre anni a partire dalla data dell’atto con l’interesse sopra del 7%.


1647 - Redazione degli statuti o capitoli tra l’Università di Vallata e l’allora feudataria Fulvia Del Tufo, figlia del fu Francesco. (Trattazione a parte)

1647 - Elenco dei testimoni Vallatesi alla stipola degli statuti di cui sopra. (Trattazione a parte)

1710 - Le Cappellanie a Vallata sono così nominate:
Santa Maria Delle Grazie o Santa Maria la nova, S. Antonio, S. Francesco, S. Isidoro, S. Anna, S. Carlo Borromeo, S. Martino, L’Annunziata, S. Giuseppe, S. Domenico, S. Michele, S. Biagio, l’Incoronata, S. Caterina, S.S. Salvatore, Gesù e Maria, Madonne delle grazie, S. Vito, Del Purgatorio,  Del Carmine.


1726 - Innalzamento della ‘Croce’ a Vallata, quel bellissimo manufatto in pietra che oggi è collocato prospiciente la Piazza Fontana e all’inizio dei gradini della scalinata di via Rivellino.
Eretta in pubblico aere A.D.(Anno del Signore) 1726 presenta come stemma il simbolo del municipio di Vallata: due frecce sormontate da due spighe ancora più su da tre rose.
Nella parte alta e terminale del monumento sono scolpiti il crocifisso e la divina madre dolente.
Nel regno di Napoli specie durante il periodo della dominazione spagnola le Croci venivano erette per invocare e scongiurare calamità naturali ricorrenti quali terremoti, pestilenze, carestie, siccità ecc…
Anche le croci degli altri paesi presentano i simboli comunali perché il tutto era a spese delle Università.
La croce più antica di questo tipo di manufatto in Irpinia è quella di Lioni del 1538.


1753 - Catasto onciario del comune di Vallata  (trattazione a parte).

1789 - Contrasti tra la chiesa locale e la regia corte.
L’arciprete di Vallata, il padre spirituale della confraternita della buona morte don Felice Villani ed altri sacerdoti, unitamente ad alcuni rappresentanti dell’Università, a suono di campane e campanelle vanno questuando in paese in nome delle anime del Purgatorio (la cui chiesa sarebbe stata costruita a partire dall’anno 1665).
Il sacerdote don Cesare Zamarra e il fratello laico si oppongono insultando e minacciando di morte i questuandi.
L’Università di Vallata ricorre al vicerè perché disponga il castigo per i responsabili…Il vicerè da ragione a coloro che si sono opposti alla questua, organizzata nel periodo Pasquale, perché priva dell’esquatur (cioè della autorizzazione).


1791 - lotta al concubinaggio dei clericali.
Di una sediziosa unione di gente della terra di Vallata contro il governatore e gli armigeri baronali (il duca di Gravina è l’utile possessore) oltraggiati e minacciati di morte fanno parte i sacerdoti Giuseppe Pelosi, Pietro Netta, Pompilio Garruto tutti sacerdoti semplici e canonici, appartenenti a famiglie benestanti e sono accusati di essere “la pietra dello scandolo” del ceto laicale.
Disposta un’inchiesta e accertate le responsabilità, dovendosi procedere all’arresto, il vicerè dispone che ad occuparsi sia la Curia dell’Arcidiocesi di Benevento in luogo di quella di Bisaccia, accusata quest’ultima di faziosità perché complice dei rei, avendone addirittura promosso sacerdote il diacono Pelosi.


1799 - Prime occupazioni di terreni a Vallata e loro quotizzazioni in coincidenza del moto giacobino che si infiamma a Napoli e porta i suoi riflessi anche nel nostro paese.

1800 - Sempre a proposito del fenomeno del concubinaggio tra i clericali, la Curia di Bisaccia e di S. Angelo con nota del 28 ottobre così con il vescovo si esprime “A tale misura si è giunti perché non si è mancato per lo addietro fare loro delle ammonizioni pastorali e canoniche… La di loro sfrontatezza è arrivata a segno tale che attribuiscono a loro gloria l’aver provocati figli dalle concubine”

1806 - Nuove quotizzazioni di terreni a Vallata di ettari 150 in seguito alle disposizioni napoleoniche nel reame di Napoli.

1808 - Inizia il percorso per la compilazione del catasto provvisorio che sarà ulteriormente modificato nel 1816 e 1824. ( trattazione a parte).

1809 - Si ha notizia della presenza a Vallata della “ruota”, una struttura in cui veniva depositato provvisoriamente il neonato trovato senza genitori per poi essere registrato e adottato.

1810 - Ulteriore quotizzazione a Vallata per 275 tomoli di terreno già appartenente al clero locale.

1812 - Dal catasto del periodo napoleonico del comune di Trevico troviamo che creditori vallatesi nei confronti di cittadini trevicani erano due grossi facoltosi: Patetta Nantarella Francesco Antonio e Capuano Domenico il primo per ducati 22,5 e il secondo per ducati 130.
Sempre nello stesso catasto troviamo interessati per capitali in prestito il dott. fisico Domenico Capuano per ducati 2500, la venerabile cappella del S.S. Sacramento di Vallata per 5300 ducati, il magnifico Patetta per 450 ducati. Per quei tempi si trattava di somme considerevoli e che rappresentavano una forma di investimento vero e proprio.


1812 - Contenzioso tra i comuni di Vallata e Castel Baronia con il comune di Carife.
I carifani dopo i provvedimenti murattiani di messa a cultura delle quote dei demani, conseguente alle leggi della eversione dalla feudalità, disboscano anche i terreni confinanti alla strada che da Vallata, passando per Serralonga e le Bocche conduceva a Castello, provocando in alcuni punti frane, smottamenti del terreno tanto da rendere impraticabile il percorso.
Così scrive il 16/11/1812 il decurionato di Vallata all’intendente della provincia: “La coltura dei territori montuosi limitrofi di Carife e Trevico ha in vari punti prodotto degli slamamenti nella pubblica strada che da questo comune conduce in Castello la baronia e in tutta la sua estensione poi per causa delle alluvioni si è resa così angusta, che appena vi si può passare vedendosi in tutto il corso di quella precipitosi dirupi, che non si può trafficare senza un imminente pericolo….”.


1818 - Contratto matrimoniale fra la gentil donna Francesca Capozzi di Salza Irpino e don Nicola Lorenzo Di Netta di Vallata dinanzi al notaio Carlo Del Campo originario vallatese, due famiglie nobili alla prima della quale apparterrà il famoso parlamentare detto “re Michele” e la seconda tutta la progenie dei Netta e dei Di Netta.

1843 - Orazione funebre il 20/4, pubblicata in dodici facciate, recitata in Vallata nella chiesa madre da Michele Netta in memoria dell’amico Francesco Paolo Travisano.
Michela Netta sarà successivamente capitano della guardia nazionale di Vallata, sindaco nell’era novella, consigliere provinciale per il mandamento di Castel Baronia, insomma un personaggio anche discusso della vita del paese.


1865 - Relazione al prefetto di Michele Netta di Vallata, maggiore della guardia nazionale del mandamento di Castel Baronia, futuro sindaco del comune di Vallata nel 1867 e futuro consigliere provinciale rappresentante dello stesso mandamento dal 1867 al 1875.
Egli si fa paladino della candidatura al parlamento di Stanislao Mancini a nome dei ferventi liberali mentre biasima quella del candidato Giovanni Picoco, rappresentante a suo dire dei clericali-borbonici sostenitori del brigantaggio, della restaurazione e del lurido passato e fa anche i nomi delle famiglie di questi ultimi nel mandamento: “le famiglie dei Cataldo con le numerose relazioni di parentele, dei Montieri, dei Pelosi, degli Arminio e dei Petrilli; tutte queste del mandamento, si dichiararono apertamente contrarie a Mancini e votarono per Picoco il cui proclama sparso in questi luoghi suona perfetta reazione”.
E’ da notare quanto violento è il confronto tra contrari e favorevoli al brigantaggio e come poco idilliaco è il rapporto locale tra i Netta e i Pelosi.


1874 - Viene chiusa la loggia massonica “Bruno Primo” esistente a Vallata e gestita dall’allora gran maestro Giuseppe Mazzoni.
Si conoscono i nomi di soli cinque su sette degli affiliati: Giovanni Branca, Francesco Giardina, Semplicio Tanga, Porfirio Zamarra e Gerardo Salvatore.
Il Giardina fu indicato come candidato deputato al parlamento e fu maestro venerabile della loggia nel 1867.
Nel 1820 Gaetano Monaco aveva costituito una “Vendita locale” di tipo carbonaro e massonico.
Come si può capire Vallata ha avuto presenze di organizzazioni segrete in diversi periodi.


1879 - Voto del consiglio provinciale di Avellino per la strada della Baronia che poi diventerà la s.s. 91.
Presiede Pasquale Stanislao Mancini, consigliere del mandamento di Castel Baronia è il vallatese Vito Gallicchio.
Si fanno voti al governo del re perché siano ultimati i lavori di costruzione della strada della Baronia iniziati da lunghissimi anni addietro e interrotti in nome di errati principi di economia che potevano compromettere la stabilità e la durata.
Quanta ipocrisia nei programmi sbandierati dai fautori dell’unità d’Italia in termini di portare elementi di civiltà nei nostri paesi compreso anche il nostro De Santis, per non parlare dei fallimenti della annosa questione della ferrovia che avrebbe dovuto attraversare la Valle dell’Ufita.


1884 - Istituzione di un comitato intercomunale formato per favorire la ferrovia del tratto Avellino-Valle ufita-Ponte Santa Venere.
I comuni partecipanti aderenti sono: Frigento, Castel Baronia, S. Agata di Puglia, Carife, Mirabella Eclano, Melito, San Sossio, Bonito, Lacedonia, Fontanarosa, Trevico, Flumeri, Gesualdo, Grottaminarda, Sturno, Vallata.
E’ da spiegarsi l’assenza di Ariano.
Per Vallata la rappresentanza è data da Gaetano Pelosi e Stanco Pasquale allora sindaco e vice.
Come sappiamo la ferrovia si fece ma ebbe come percorso la scelta del tracciato alternativo dell’Ofanto e non più la Valle dell’Ufita.
Egemoni furono le pressioni politiche dell’Alta Irpinia sia al parlamento che alla provincia di Avellino.


1910 - Terremoto del 7/6 con epicentro la zona del Volture.
A Vallata, qualche giorno dopo, tutte le piazze erano state trasformate in campi di “attendamenti” e di baracche in cui la popolazione si era rifugiata per timori di crolli delle abitazioni.
Fu in visita per l’occasione anche il re d’Italia.
Non mancarono le polemiche. Si scrisse che si era volutamente esagerata l’entità dei danni per richiedere maggiori provvidenze governative.
Un puntuale resoconto sul terremoto, fatto da una penna brillante del giornalismo locale e testimone dell’evento è quello del giovane Tommaso Mario Pavese raccolto nel libro degli “scritti vari” e pubblicato recentemente dal sito
www.vallata.org

1922 - Ad Ariano Irpino operava la loggia massonica “nazionale n° 98” alla quale era affiliato anche il vallatese Andrea Pelosi (56014), veterinario, iniziato nel 1920.

1945/46 - Si viene a conoscenza di una singolare notizia: a Vallata, tanto era il fervore popolare per la Repubblica e che poi si tradurrà quasi in un plebiscito nell’urna al momento del referendum, alcuni cittadini vogliono addirittura fondare una “Repubblica locale” con una sua specifica identità.
Si deve ricordare a completamento della notizia che in Baronia solo Vallata, S.Sossio e Flumeri votarono in maggioranza per la Repubblica, gli altri paesi furono per la monarchia.

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