Sulle tracce della storia. Nuovi affioramenti di reperti archeologici. Rocco De Paola

Sulle tracce della storia.

Nuovi affioramenti di reperti archeologici.

A cura del Prof. Rocco De Paola

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        Il nostro territorio, oltre quelli già noti, si arricchisce di altri potenziali siti archeologici, palesati da reperti venuti casualmente alla luce di recente in contrada Piano delle Rose edin località Pozzillo. Si tratta di embrici, di varia forma e di impasto argilloso diverso, che soventenell’antichità venivano utilizzati come copertura di tombe, cosiddette “alla cappuccina”, di cui si hanno numerosi esempi nelle necropoli di Carife e di Castelbaronia scoperte in anni trascorsi, spesso dotate di ricchi corredi funebri. Al Piano delle Rose, diversi mesi orsono, ho recuperato fortunosamente dei cocci di tegoloni e di grosse anfore abbandonati sul margine della strada tra le erbacce. Più recentemente, nella stessa località, in un campo arato da poco, ho notato degli embrici in pezzi e dei frammenti di ossa, frantumati, evidentemente, dall’aratro. Degli embrici presentano un impasto particolare,dicolore chiaro, altri sono in argilla rossa. Nella foto si nota anche un pezzo che ritengo sia di una mattonella con la superficie perfettamente levigata su una facciata. Ma potrebbe anche trattarsi di materiale di risulta sversato in loco.












         In località Pozzillo, ancora una volta in modo del tutto casuale, sono stati recuperati degli embrici in frammenti da parte del Sig. Gerardo Crincoli, più noto come Gerardo Tedesco, che, avendo notato che erano negletti in una siepe, provvedeva,avvedutamente,a raccoglierli e a portarli nel suo podere per poi metterli gentilmente a mia disposizione. Si tratta, a mio giudizio, di manufatti più grezzi di quelli descritti, ma certamente molto più antichi. L’impasto è in argilla rossa e nel reperto più grosso si nota ancora un filone di creta di colore naturale, evidentemente per un difetto di cottura o di essiccazione. La manifattura e la forma di questi ultimi reperti sono molto simili alle tipologie di quelli rinvenuti a Carife e a Castelbaronia,come è evidente nella foto. Si notano dei piccoli solchi tracciati con un dito, lungo i bordi in rilievo, evidentemente per consentire un più agevole deflusso delle acque piovane. Sul retro spicca una specie di incavo per far combaciare perfettamente tra di loro i tegoloni. I pezzi repertati possono sembrare poco significativi, se rapportati al numero davvero esiguo, tuttavia essi potrebbero essere i testimoni di più vasti giacimenti da indagare mediante sondaggi capillari.
         Sarebbe comunque interessante capire a cosa possano essere riferiti questi pochi residui, se siano elementi disepolture o ruderi di antichi agglomerati, come vici e pagi, oppure se abbiano fatto parte di una qualche residenza rustica.







         Nei tegoloni recuperati non si sono osservati bolli o diciture che indicassero la bottega artigianale ed il luogo di provenienza dei prodotti. Tuttavia i manufatti si devono attribuire quasi certamente ad artigiani locali, in quanto tutta la zona vanta una antica e consolidata tradizione nell’arte della lavorazione dell’argilla. Inoltre, la materia prima era facilmente reperibile in loco, dove ancora oggi vi sono cospicui strati di terreno argilloso. Se la località di Piano delle Rose, a valle del paese,era già nota da tempo per i rilevanti ritrovamenti di reperti(1), ora quel territorio si arricchisce di nuovi documenti materiali che ne fanno un sito estremamente interessante dal punto di vista archeologico. Difatti, dalla sommità del poggio fino alla parte pianeggiante a valle, vi sono numerose emersioni di materiali diversi, affioranti dal terreno, che comprovano la presenza di antichi insediamenti. Tutto questo sarebbe ulteriormente confermato dalla esistenza, nella stessa area,secondo quanto recentemente riferitomi da Raffaele La Vecchia, di un tratto di strada lastricata, forse ancora giacente in quel sito, occultata sotto uno spesso strato formato da terra e vegetazione di piante selvatiche ed erba. Del tutto nuovi ed inattesi, invece, i ritrovamenti in località Pozzillo, dove solo di recente sono venuti alla luce dei reperti. In relazione alla datazione del materiale rinvenuto non avanzo ipotesi, in quanto tale questione dovrebbe essere oggetto di studio da parte di esperti. Sarebbe auspicabile che i vari reperti vengano raccolti, mediante conferimento da parte dei privati che li detengono, catalogati e collocati in un “antiquarium”, innanzitutto per preservarli e poi perché possano testimoniare della vetustà della storia del nostro paese, a dispetto dello strano ostracismo che riguarda il territorio di Vallata, pur così ricco di testimonianze e di documenti.

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1) Don Arturo Saponara, nell’opuscolo “Vestigia di Roma in Vallata e nel suo territorio” (vedi www.vallata.org), parla di una piccola necropoli rinvenuta proprio in quella contrada.

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