Orazione. Prof. Rocco De Paola

Orazione approntata in occasione dell’apposizione di una lapide con versi commemorativi dell’eccidio di Chianchione dell’insigne poeta Lorenzo Rocco Di Meo nel dì IV di novembre A. D. 2009.

A cura del Prof. Rocco De Paola
__________________________________________

     Concittadini carissimi,
     questa mirabile assemblea di popolo, qui convenuta in una con elette autorità municipali e nella persona del suo massimo rappresentante, il sindaco Francescantonio Zamarra, rende, oggi, omaggio, in un luogo sacro alla memoria di ogni cittadino vallatese, agli eroici protagonisti di quella “asperissima bataglia” di Vallata, che si risolse in un terribile ed esecrando eccidio di centinaia di concittadini proprio in questa strada, che da allora in poi sarà denominata “Chianchione” e che, fin nel nome, serba traccia di quell’evento luttuoso.
     In effetti, di vera carneficina si trattò, allora, ad opera della belluina ferocia scatenata dal superbo Gonzaga. Così egli intese trarre vendetta e lavare l’onta, altrimenti intollerabile, del ferimento di alcuni suoi uomini d’arme e dello sfregio, con abile colpo di fionda, arrecato, da uno di quegli insolenti e sfrontati “terrazzani”, quasi novello Davide, ad uno dei suoi prediletti paggi, mediante una punizione esemplare che anche inducesse ad una resa codarda le contermini popolazioni della Baronia di Vico!
     Fu così che, sul far del crepuscolo di quel fatidico 6 maggio 1496, nonostante il temerario ardimento di quei villici, e pur tra innumeri, eroici episodi di individuale valore, sostenuti dall'intemerato e indomito coraggio persino di uomini di Chiesa, di cui è testimonio perenne l’esempio dell’arciprete don Angelo De Antonello De Meo, cui tributa un encomio indiretto, seppur con parole di dissimulato dispregio, il medesimo Gonzaga, quando, in una delle numerose e puntuali epistole alla consorte, ebbe a far menzione del “perfido nemico… che più non se ne potria dire”, Vallata cadde.
     Nonostante la strenua difesa, Vallata fu presa, tuttavia “magna vi atque ira militum”, e l’oppidum fu preda dello scempio alimentato dalla cieca furia della soldataglia, esasperata e, cionondimeno, resa ebra dalla inopinata, animosa resistenza degli audaci guerrieri vallatesi, e, tra gli altri, degli abilissimi arcieri, di cui è fama indelebile nei secoli.
     E fu strage.
     “ Suis dedit in direptionem”, chiosa il cronista.
     Non paghi del tributo di sangue versato dai difensori, nel corso della cruenta battaglia, e del sacrificio persino di cinque “femmine”, particolare pietoso ed esempio preclaro e memorando di fierezza mulìebre, l’ira degli sgherri si scatenò, generando l’orripilante ed esecranda ecatombe.
     Quasi tutti gli abitanti furono brutalmente trucidati, “essendovi”, fa fede un diretto testimone degli eventi, “tagliati a pezzi quasi tutti i terrazzani”!
     Parole crude ad esemplare uno spettacolo orrido e miserando!
     “E se non piangi, di che pianger suoli?”, dice il Divin Poeta.
     Di qui, da allora in poi, la genesi del toponimo “Chianchione”, come grande “chianca”, ovverossia macello, anziché “gran pianto” o, con termine meno consentaneo, “grande pietra” (chiancone).
     Lo scempio che si fece dei poveri corpi evoca, ancora, immagini funeste e truculente della catastrofe, di membra umane diffuse ovunque e di rivoli di sangue scorrenti lungo quello che, agli occhi del poeta, è, ora, solo un “dolce pendio”.
     E l’orribile eccidio seguitò senza meno, più e più giorni, nel luttuoso coro ululante delle prèfiche e nel gemito, senza veruna più lacrima, degli orfani infanti.
     Sola eco rimase nell’incessante sibilo dei crudi aquiloni invernali, che ancora seguitano a tener desta memoria della tragedia, negli anfratti delle vetuste ed austere mura di questo borgo, mute e vigili testimoni, pur nell’inesorabile e lento fluire del tempo.
     Poi, l’oblio intervenne a lenire la pena e, persino, ad offuscare il ricordo di quei lontani eventi. Ed i lavacri, di cui è generosa dispensiera la pietosa natura, aspergendo di acque lustrali i bàsoli di questa strada, recaron seco ogni menoma traccia dell’olocausto patito.
    
“Or dov’è il suono/
di quei popoli antichi?/
Or dov’è il grido dei nostri avi famosi?/
… e l’armi e il fragorìo/
che n’andò per la Terra e l’Oceàno?/
Tutto è pace e silenzio”,

come in alati versi Leopardi.

     Ma provvido intervenne il delirio poetico ad eternare quelle gesta eroiche!
     L’ispirato càlamo del nostro Vate, il concittadino Lorenzo Rocco Di Meo, benemerito poeta civile, evoca, a perenne memoria, quegli eventi luttuosi, e a beneficio delle future generazioni, cui idealmente porge l’ardente teda della virtù dispiegata allora dai nostri intrepidi antenati!
     In versi densi e commossi, il “Nostro” ci invita a rivivere quei fatti immemorabili, di cui è emblema questa strada “fiera di eventi, di stragi e passione”, nell’auspicio fervido che il Fato, una volta crudele, sia, ormai e sempre, più benevolo.
     Per concludere con il pittoresco bozzetto di cieli azzurri e verdi piazzali, quasi vaticinio di più sereno avvenire per la Comunità vallatese.
     Questi versi, forse, avrebbero più degna collocazione accanto alla suggestiva icona dell’insigne Maestro Alfonso Cipollini, in arte Irpino, che si conserva nel Palazzo di Città, e la cui forza evocativa e la potenza della sintesi riescono, mirabilmente, a dare un pregnante e compiuto ritratto della nostra storia, specie nel gesto temerario del villano, nell’atto furente di scagliare la pietra contro l’insolente Soardino.
     Profondamente presi dall’emozione del ricordo, e mossi nell’intimo da “pietas” filiale, Noi, oggi, consegniamo alla fredda lapide la memoria di quel fatto, perché essa risplenda vivida nelle menti e nel cuore di tutti i Vallatesi.
     L’onore del compianto accompagnerà quegli eroi per l’eterno,
“ove fia santo e lacrimato il sangue/
per la patria versato e finché il sole/
risplenderà su le sciagure umane”/

come canta il Poeta.
Data, ancorché non pronunciata, in Vallata, addì 04 novembre 2009.

Rocco De Paola

__________________________________________

Pagina Precedente Home