Reperti archeologici. Due bei vasetti di argilla rinvenuti a Mezzana Perazze. Si tratterebbe di balsamari od unguentari. Prof. Rocco De Paola

Reperti archeologici.
Due bei vasetti di argilla rinvenuti a Mezzana Perazze.
Si tratterebbe di balsamari od unguentari


A cura del Prof. Rocco De Paola
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         Diversi anni orsono, durante l’escavazione delle fondamenta di una pertinenza in contrada Mezzana Perazze, vennero ritrovati due vasetti di circa 25 centimetri di altezza, di evidente remota origine. Sono perfettamente conservati, anche se uno di essi è ridotto in pezzi, comunque componibili (vedi foto).

         Questo ritrovamento conferma l’eccezionale importanza archeologica di quella zona, dove sono affiorati negli anni numerosi reperti di notevole pregio. Purtroppo, questo non è servito a smuovere l’indifferenza e l’ignavia dei sedicenti intellettuali e degli amministratori, nonché degli Enti istituzionalmente preposti al recupero ed alla salvaguardia dei cosiddetti “giacimenti culturali”. Non è giusto e non è lecito etichettare quel vasto comprensorio come un luogo di scarso interesse archeologico, nonostante la documentata presenza di cospicui ritrovamenti. Sia sufficiente ricordare quanto scriveva don Arturo Saponara(1), oltre mezzo secolo fa, circa il rinvenimento di una serie di tombe con ricchi corredi funebri, andati, ahimè!, miseramente dispersi. Una importante testificazione è, inoltre, rappresentata dal coperchio di un sarcofago a baule, venuto alla luce in territorio di Vallata ed “usurpato” dal Comune di Bisaccia che lo fece collocare, diversi anni orsono, nel cortile del castello ducale, dove si trova tuttora (vedi foto).

         Di recente ho dato notizia della scoperta dei resti di una tomba in un sito disseminato di innumerevoli frammenti di anfore e di suppellettili (vedi foto).

         Come ognun vede, ce n’è abbastanza per considerare quella contrada un luogo di estremo interesse per l’archeologia. Almeno noialtri “terrazzani”, per amore della nostra terra e della sua storia pregressa, riteniamo che essa vada esplorata capillarmente per portare alla luce i reperti che ancora dovessero soggiacere nel sottosuolo.
        I due vasetti di cui stiamo discorrendo sono di elegante fattura, come si può osservare nella foto, privi di manico, con corpo fusiforme a profilo continuo,con un collo abbastanza lungo. Il piede troncoconico presenta una leggera svasatura ed un orlo obliquo. Tali caratteristiche fanno ritenere che possa trattarsi di unguentari o balsamari, che venivano utilizzati per contenere cosmetici o prodotti medicamentosi. Numerosi esemplari di tali unguentari sono stati rinvenuti in diverse tombe nella contigua Daunia e ad Ascoli Satriano nell’avello della cosiddetta principessa. I nostri vasetti non presentano tracce visibili di pigmenti. Un autorevole esperto, che ha avuto la possibilità di prenderne diretta visione, ha affermato che potrebbero essere di fabbricazione etrusca o, suppongo, di fattura ellenistica.
        L’uso degli unguentari era essenzialmente legato alle quotidiane pratiche muliebri della cosmesi per rendere l’aspetto più attraente e per apparire più belle e desiderabili. Non erano oggetti di uso comune, ma sono da considerarsi veri e propri oggetti di lusso di importazione. Quanto detto concorrerebbe a suffragare l’ipotesi di un intenso scambio commerciale tra le popolazioni autoctone e genti di remote contrade.
        Inoltre, risulterebbe confermata l’importanza delle valli dell’Ufita e del Calaggio come naturali vie di transito di uomini e merci tra il Tirreno e l’Adriatico fin dalla notte dei tempi. Un importante diverticolo delle antiche vie di comunicazione, se non addirittura un’arteria principale, doveva necessariamente interessare la contrada di Mezzana Perazze. Non sembra una supposizione priva di fondamento, se si considera che, attraverso la valle del Calaggio, la Puglia è davvero ad un tiro di schioppo.
        Ancora oggi si conserva memoria da parte di tanti anziani, che hanno frequentato quei luoghi,di una via di comunicazione “grande come un’autostrada” esistente fino a qualche decennio fa. Si tratta, con molta probabilità, dell’antico tratturo che andava a confluire in quello di Pescasseroli-Candela. La contrada poteva rappresentare un nodo strategico per raggiungere facilmente la piana di Candela e, quindi, Ascoli Satriano, o, volgendo a sud-est, attraverso la contrada di Oscata, tendere verso l’Ofanto in direzione della oraziana Venusia e della Lucania.
         Sono, naturalmente, congetture da acclarare con dati di fatto, ma le conferme date dagli sparsi segnacoli della cultura materiale sono indizi probanti. Urge, pertanto, una meticolosa ricognizione sul territorio alla ricerca di ulteriori tracce e testimonianze incontrovertibili ed irrefutabili che possano comprovare tutto quanto allo stato è pura supposizione, comunque non frutto di mera fantasticheria.

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1) A. Saponara, Vestigia di Roma in Vallata e nel suo territorio, “…e quella (necropoli n.d.r.) di Mezzana Perazze, ove Angelo Quaglia scoprì, in tombe accurate, scheletri in ottimo stato di conservazione, con accanto svariati utensili di terracotta, spilloni metallici – certamente ornamenti muliebri – ed altri oggetti…”. Citazione tratta dall’articolo della sezione cultura di www.vallata.org.

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