TRACCE DI ANTICO A VALLATA Prof. Rocco De Paola

TRACCE DI ANTICO A VALLATA.

A cura del Prof. Giuseppe Vito Palumbo
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         Quello che a prima vista colpisce lo studioso che si voglia accingere a studiare le testimonianze archeologiche del territorio di Vallata è la scarsezza della bibliografia disponibile, indizio di altrettanta scarsezza delle ricerche che vi si sono svolte. Ciò è più che sufficiente a giustificare il pessimismo iniziale e la prospettiva di un lavoro privo di interesse Le conclusioni che si potranno trarre, anche se provvisorie e frammentarie (tale è infatti il limite che le condizioni oggettive, in cui il lavoro si svolge, impongono) potranno pur sempre valere per ulteriori ricerche sull’argomento .Si tratta, comunque, di “leggere„ più attentamente le poche testimonianze rimaste intorno all’esistenza di Vallata anteriore a quella normanna storicamente accertata, e di aggiungere qualche riflessione in più dallo studio condotto.
         Uno dei problemi inderogabili dello studio relativo alle fasi più antiche del territorio vallatese è la mancanza di scavi sistematici effettuati nel territorio e la conseguente necessità di potersi appoggiare solo sul materiale reperito occasionalmente.
         Per la conoscenza archeologica del territorio, occorre riportarsi alle notizie che ci trasmette Don Arturo Saponara, con l’opuscolo “Vestige di Roma in Vallata e nel suo territorio “-edito da tipografia Pergola ,che ancora oggi può essere il punto di partenza e di ausilio per lo studio archeologico del territorio vallatese (si spera che il nipote faccia pubblicare il lavoro completo dello zio).
         Il Saponara contesta quanto affermato da Iannacchini, nel Capitolo su Vallata( Top. stor. dell'Irp. vol. III) « Niente di monumentale o di antico ho trovato segnato intorno a questa contrada » e dall‘ avvocato Tommaso Mario Pavese, letterato locale, che esprime il medesimo concetto: « Nulla di monumentale o di antico vi si trova ora, né si hanno accenni degli storici in proposito » (Scritti vari);Il Saponara afferma “Basti dire che, in poco più di vent'anni, da solo, son riuscito a scoprire non poco materiale archeologico. Ciò premesso, ammetto il silenzio degli storici — incolpevole, perché dovuto alla mancanza di informazioni da parte dei nostri Avi —, ma nego nel modo più assoluto la carenza di oggetti e monumenti antichi in Vallata e nel suo territorio “ L’opuscolo è stato utilizzato negli scritti di coloro che scrivono notizie su Vallata senza apportare nulla di nuovo.
         Ultimamente Il prof. Rocco De Paola con alcuni interventi sul sito www.Vallata.org ,oltre all’analisi dei testi epigrafici riportati dal Saponara, ha segnalato altri potenziali siti archeologici, palesati da reperti venuti casualmente alla luce di recente in contrada Piano delle Rose ed in località Pozzillo. Si tratta di embrici, di varia forma e di impasto argilloso diverso . Lo storico locale Michele de Luca nell’articolo” Testimonianze archeologiche di Vallata “(Pagus dicembre 2005 ) scrive :”le zone da me esplorate si riferiscono a Paduli , Piano calcato, Posta della Corte e Vallon castello vecchio; in particolare a Vallon Castello vecchio” sul terreno rimosso abbondavano resti di ceramica atorica: parti consistenti di dolii (bordi pezzi di pance ,fondi) di diverse forme e dimensioni ,alcuni dei quali avevano impresse ad andamento regolare greche e altri elementi geometrici ;fondi di coppe, anse ,orli ,pareti di skifoim a vernici nera ,alcuni contrappesi di telaio resti di tegoloni trapeziodali con bordi rialzati ed aggiunge “ precedentemente, nell'area di Vallon Castello Vecchio, i contadini avevano spesso rinvenuto oggetti di ceramica campana, assai fini per forme e fattura, ma erano stati sempre gelosi delle loro scoperte e restii anche soltanto a mostrarli….”
         Dopo le notizie relative a rinvenimenti già noti, ritengo opportuno riportare quanto si è potuto raccogliere nel corso di una indagine di superfice condotta personalmente ; si è avuta così l’occasione di raccogliere direttamente il materiale. Si riporterà pertanto solo il materiale documentabile L’importanza del sito è data dall’essere ubicato sulla cima di una serra che affaccia sul gomito ad angolo retto che fa il corso del fiume Ufita ai suoi piedi: tale posizione, consentendo il controllo visivo del passaggio tra la valle dell’Ufita e del Calaggio, rende l’area di Bosco Casale di notevole importanza strategica.

         I reperti di Bosco Casale risultano particolarmente interessanti perché testimonianza probabilmente di un insediamento sannitico-romano -se non di un insediamento più antico-in una parte del territorio di Vallata che guarda il valico tra le due valli. La necropoli si estende soprattutto nella zona più alta, attestata da pietrame che testimonia la presenza di tombe, in quanto la configurazione del terreno è argilloso ed attualmente coltivato a cereali. La grande quantità di reperti sembrano confermare l’ipotesi che a Bosco Casale sorgesse un insiedamento facente capo al modello di insediamento sparso, vicatim. La certezza di questa affermazione deriva dal fatto che l’area è vicinissima alle aree menzionate dal De luca “Posta della Corte”, e Vallon Castello vecchio. Numerosi i reperti riscontrati: frammenti vari di vasi a vernice nera, assai fine, frammenti di ceramica di uso quotidiano, pezzi di olla, pesi da telaio, fondo di dolio, pezzi di terracotta, il tutto mescolato a i pezzi di tegole materiale, questo, sempre presente nei siti frequentati dai sanniti. Materiali non diversi da quelli propri di altri siti del comprensorio della valle Ufita e Calaggio, si può senz'altro affermare che la facies culturale è analoga a quella di Carife.

         Fig. 1 frammenti ceramici acromi in argilla d’impasto rossiccio, bruno e grigio, probabilmente appartenenti a vasi da fuoco-Fig 1.1 fondo di un vaso Si notano segni, incisi probabilmente con utensile

         Fig. 2. Pezzi di tegoloni ,peso da telaio manca la base, pietra lavica - Fig. 3 frammenti ceramici acromi in argilla, bruno e grigio; probabile ceramica da fuoco.

         Fig. 4. frammenti i a vernice nera in argilla grigia di cui due ceramica sigillata - Fig. 5 Frammento di ceramica sigillata.

         Fig 6 Anse a vernice nera in argilla grigia - Fig 7 Anse acrome in argilla color nocciola di cui una in argilla d’impasto bruno ha tracce di vernice rossa.



         Fig 8 e 9 Fondi di vasi a vernice nera di cui uno a colore rosso.


         Fig 11 frammento di coppa a vernice nera a fondo piano, parete obliqua, comprendente del labbro del fondo.

         La distribuzione topografica degli insediamenti conosciuti sembrerebbe configurarsi quale esito della stretta interazione tra esigenze di sicurezza, valutazione delle risorse naturali disponibili (soprattutto cave argillose e fonti idriche), controllo dei percorsi e dei traffici: non sorprende dunque che evidenti tracce di occupazione siano state individuate in corrispondenza dei pendii meno ripidi delle colline vallatesi, della fascia pedecollinare del corso dell’Ufita e Calaggio.
         Vero è che i ritrovamenti risultano sporadici, sia rispetto alle epoche testimoniate, sia rispetto alla loro distribuzione geografica; però è anche vero che nel territorio di Vallata non è mai stata condotta una organica indagine archeologica che solo potrebbe fornire valide testimonianze ed elementi utili ad una proficua ricerca.
         Al fine di approfondire le nostre conoscenze e per avere dunque un quadro più ampio e completo della situazione insediativa del territorio, sarebbe proficuo nel futuro continuare ad indagare il vasto territorio di Vallata ,in particolare sarebbe utile ampliare nei dintorni dell'area indagata in questa ricognizione.
         Si spera che quanto si va riscoprendo, con impegno e con contributi sinergici, possa servire a destare l’interesse e la passione nei giovani della storia pregressa del nostro paese.

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