Festività a Vallata: cinque celebrazioni e sei processioni in un mese e mezzo. A cura del prof Severino Ragazzo - www.Vallata.org

Festività a Vallata:
cinque celebrazioni e sei processioni in un mese e mezzo.

(L'Incoronata l'ultimo sabato di aprile, la Mattinella l'ultimo sabato di maggio, il Corpus Domini, Sant'Antonio di Padova,vigilia di San Vito e San Vito il 10, il 13, il 14 e il 15 giugno).

a cura del Prof. Severino Ragazzo
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    Che Vallata abbia una tradizione di numerose feste, durante l'anno, è cosa storicamente risaputa: il 17 di gennaio “li faùni” di Sant'Antonio Abbate e inizio del carnevale; la domenica delle Palme con relativa processione; il giovedì e il venerdì Santo con le processioni della passione e morte di Gesù; il sabato Santo con “lu càccija òve”; l'ultimo sabato di aprile il festeggiamento della Madonna dell'Incoronata, l'ultimo sabato di maggio “la Mattinella” e poi a giugno “Il corpus Domini” quest'anno il 10, Sant'Antonio di Padova il 13, “la vigilia di San Vito con le panelle” il 14, San Vito il 15 ; il 16 luglio la Madonna del Carmine; ad agosto il 16 San Rocco ed il 24 la festa del santo Patrono Bartolomeo; il 12 settembre la ricorrenza di Santa Maria la cui festa si svolge presso la chiesa omonima; il 13 di dicembre Santa Lucia con relativa processione.
    Lo scrivente pensa che forse un po la chiesa locale legata al culto mariano, un po i feudatari della famiglia Orsini che annoverano come porporati anche papi e cardinali, un po l'influsso spagnolo abbiano favorito il proliferarsi di tutte queste feste prevalentemente religiose ma anche con elementi civili.

    La Madonna dell'Incoronata
    Si rinnova anche quest'anno la festa della Madonna dell'Incoronata a Vallata, con la chiesetta situata nella via omonima e che cade il 28 di aprile.
    Già in un precedente articolo lo scrivente ebbe modo di abbozzare una ipotesi storica.
    La data sul portale del 1726 resta la chiave di lettura.
    La conferma della costruzione del primo manufatto agli inizi del 1700 viene anche avvalorata dalla mappa del paese redatta nel 1723 dal tecnico Villani su commissione del feudatario di allora Bernardo Orsini ( mappa oggi disponibile sul sito “Orsini family papers”) per cui bisogna pensare che il portale in pietra con la data del 1726 sia posteriore all'esistenza della stessa chiesa per la quale in precedenza a chiudere l'ingresso doveva esserci evidentemente un semplice manufatto in legno.
    Che il culto alla Madonna nera sia dovuto e sia stato portato dalla Puglia dai vallatesi compresi i Pavese che già dal 1500 facevano affari con la regia dogana di Foggia ci viene anche dal libro scritto da Sergio Pelosi che a pagina 46 recita:”non v'è dubbio alcuno che la “Grancia dell'Incoronata”..., sia proprio da identificare con quella che poi diventerà la masseria dell'Incoronata dove da sempre e storicamente ci sono stati allevatori e fittavoli della terra di Vallata che tennero sempre vivo il culto per quella Madonna nera, di chiara origine bizantina e forse, anche in questo antico legame va trovato lo spunto per la tanta devozione della gente di Vallata...per questo santuario dell'Incoronata”.(1)
    Per quanto riguarda la notizia di don Gerardo de Paola della presenza di una statua di San Michele Arcangelo nella parete del presbiterio(2), la scoperta del 2009 fa rilevare invece una nicchia della Madonna con il bambino che dovrebbe essere, per la semplicità del materiale utilizzato, opera di uno scultore artigiano locale.
    Che il culto a Vallata dell'Incoronata sia importato quasi completamente da quello di Foggia lo si evince anche dal bel quadro che si trova nella chiesa raffigurante la Madonna seduta sulla chioma di un albero di quercia e a terra a venerarla il principe Soriano(?) o Guevara 1° conte di Ariano nel 1001 (?) e il contadino Strazzacappa con una pariglia di buoi.
    I canti sono gli stessi.
    Nella novena che si teneva nel passato(3), agli inizi del 1900 a Vallata si cantava:
    “nera sì ma bella assai
    sei eccelsa alma divina
    nella Puglia qual regina
    sei chiamata e salutata
    verginella Incoronata.”

    Durante la processione, tra l'altro si canta:
    “evviva Maria,
    Maria sempre viva,
    viva l'Incoronata
    che a piano di Foggia stà”
.
    La processione di quest'anno è partita dal nuovo complesso parrocchiale intitolato alla Madonna Stella del Mattino e si è snodata per le vie principali del paese.
(foto 1)

    Strettamente collegata alla ricorrenza della Madonna dell'Incoronata a Vallata è:
    “la guarigione dell'ernia” (tra magia e sacralità).
    In uno dei racconti, precisamente nella parte prima con il titolo 'novellino vallatese', lo scrivente (4) presentava un evento che avviene il giorno della festa dell'Incoronata.
    Rocco Cirillo (e prima di lui gli antenati) compie l'operazione che sa di magico e sacrale, quella di far passare una persona attraverso l'apertura di una quercia giovane tagliata verticalmente per ottenere “la guarigione” o la cura dalla malattia dell'ernia.
(foto 2)
    Quando il curante ricompone l'albero per farlo continuare a vegetare affigge vicino la figurina della Madonna dell'Incoronata per far capire l'intercessione a cui è rivolta.
(foto 3)
    Se questa pratica si svolge da circa 150 anni, vuol dire che la devozione all'Incoronata a Vallata ha acquisito nel tempo anche aspetti che sanno quasi di 'miracoloso'.
    Una interpretazione laica di questa pratica fa pensare ad una specie di rigenerazione della persona, come se tornasse a rinascere e l'apertura arcuata della quercia come la vagina della donna partoriente.

 



    La Madonna della Mattinella
    La devozione è in comproprietà di due paesi: Vallata che la svolge l'ultimo sabato di Maggio che cade quest'anno il giorno 26 ed Andretta nella domenica 27.
    Il santuario si trova ad Andretta nella frazione della “Mattinella” e per raggiungerlo i devoti vallatesi, alla mattina presto, partono come pellegrini a piedi, percorrendo una distanza di circa 15 km e impiegando dalle quattro alle cinque ore, con la presenza variegata di persone di tutte le età con in testa solitamente il sindaco e l'arciprete.
    Giunti al santuario vengono scambiate per un giorno simbolicamente le fasce tra le rispettive istituzioni di Andretta e di Vallata.
    Per i vallatesi si può dire che l'andata ad Andretta è diventata una forma di giornata ecologica.
    Lì ad Andretta poi, la statua della Madonna, sistemata su un carro con tutti gli addobbi viene portata in processione trainata una volta da una pariglia di buoi oggi da un trattore.
(foto 4)
    Al ritorno nel tardo pomeriggio si svolge a Vallata la processione per le vie del paese portando in giro la Madonna con una statua gemella.
    Anni fa è stato realizzato un pellegrinaggio delle parrocchie di Vallata e Andretta e la statua della Madonna è stata portata anche in America accompagnata dalle istituzioni e da alcuni fedeli dei due rispettivi paesi.
    La comunità religiosa di Vallata ha dedicato il nome del nuovo complesso parrocchiale sorto in via Kennedy proprio alla Madonna della Mattinella; così una lapide recita:”...BEATAE DEIPARAE MARIAE VIRGINIS STELLAE MATUTINAE DICATUM...(Alla beata madre di Dio Maria Vergine Stella Mattutina dedicata).
    Una delle leggende a Vallata vuole che la statua della Mattinella si trovasse in un tempo lontano in questo paese e che fosse stata rubata da persone andrettesi.
    Ma la Madonna volle che il suo sguardo, là dove oggi sta, fosse rivolto verso Vallata come ad indicare la protezione che lei esercitava ed esercita su questo paese.
    A tal proposito qualche anziano del popolino vallatese canta ancora: “e rind'Andretta stànno gli assassini, chi s'à 'rrubbòt' a Maria re la Matìna” (e dentro Andretta stanno gli assassini,che hanno rubato a Maria della mattina).
    Dalla parte degli andrettesi la leggenda è un po diversa.
    Si ipotizza la presenza di una chiesetta sempre nella frazione della Mattinella ed il culto della Madonna viene fatto risalire agli albori del cristianesimo, con l'introduzione del culto mariano, fino ad ipotizzare l'insediamento della medesima su un santuario di una divinità pagana preesistente.
    I giri intorno al santuario, il portare i 'mezzetti' in testa pieni di grano prima e oggi di fiori e di candele fanno a qualcuno supporre che nella notte dei tempi là si svolgessero riti pagani propiziatori con doni di animali immolati e di cereali.

 



    Un aneddoto-racconto
    Verso la metà del 1900 l'intrattenimento dei vallatesi, ad Andretta, il giorno della festa della Madonna era del tutto diverso da quello di oggi.
    Tutti si portavano la “spesa 'ndò lu stiavùcch' o 'ndò la visazzòla” (il mangiare nel fazzoletto grande o nella bisaccia).
    Dopo la cerimonia religiosa, iniziava quella civile: nei terreni intorno alla chiesa ognuno si ritagliava uno spazio e li si mangiava, si beveva e poi si intrecciavano canti, suoni e balli.
    La rivalità tra vallatesi ed andrettesi era sempre latente non come oggi in cui si è raggiunta una piena collaborazione (meglio così!).
    Volle allora che in un ballo due uomini un vallatese e un andrettese per gelosia di una donna si misero a litigare fra loro.
    Ne venne poi una zuffa tra tutti i presenti appartenenti ai due paesi e non vi dico “re 'ncinàte”che volavano in quantità.
    Eugenio, il genitore dello scrivente, che suonava con l'organetto si vide volare e scomparire nella confusione pure quelle poche offerte che i presenti avevano dato per la sua prestazione artistica.
    A quel punto un vallatese, pare che fosse Valeriano Monaco, si mise sul suo cavallo e attraversando la folla “cu 'nu bastòne, rallènn' a destra e a manca” a chi gli capitava davanti riuscì a fermare la lite.
    Poi tornò la quiete ed ognuno si curava le ferite da una parte e dall'altra.
    Cercarono subito di conoscere l'autore del gesto ma l'interessato era già arrivato col cavallo a metà strada tra Andretta e Vallata da non poter essere più inseguito ed identificato e pare che avrebbe detto in cuor suo :” e che me fazz' sparà 'ncul' ra chiri quatte sciàrratàre ri vaddatàr' e andrettàre?”) ( e che mi faccio sparare nel sedere da quei quattro litiganti di vallatesi ed andrettesi?).
    Per la Mattinella ancora si canta:” fratelli e sorelle sciamminnìll' a la Matinella; sìmm' scijùti e sìmm' venuti, quònda gràzije c'avìmm' avùto”(fratelli e sorelle andiamo alla Mattinella; siamo andati e siamo tornati , quante grazie abbiamo avuto).
 


    Il Corpus Domini
    A Vallata è antica tradizione portare in processione il corpo del Signore; quest'anno la ricorrenza capita il giorno 10 del mese di giugno.
    L'arciprete, porta in mano l'ostensorio, coperto dal baldacchino portato da quattro persone; ragazzini e ragazzine vestiti di bianco disposti in doppia fila scorrono a destra e a sinistra della strada.
    In vari luoghi del paese vengono eretti altarini veri e propri dove fa sosta l'arciprete benedicendoli.
(foto 5)
    Ai balconi delle case vengono esposte lenzuola, coperte che danno tutta un'altra immagine del paese.
    Lungo la strada, sul pavimento, con i petali dei fiori del periodo in modo particolare di ginestre e di rose vengono disegnati cuori, croci ed altri simboli.

 



    Sant'Antonio di Padova
    Il culto verso questo santo è molto antico a Vallata e si deve presumere che sia nato in contemporanea al diffondersi dello stesso in tutte le parti d'Italia.
(foto 6)
    Questo santo non ha posseduto una propria chiesa ma gli è stato intitolato una delle cappelle che furono costruite all'interno della chiesa Madre.
    Una chiesetta vera e propria si trovava nel 1700 nel borgo che ancora oggi è nominato S. Antonio, ma come lo scrivente ha riportato recentemente nell'articolo sui “faùni a Vallata” era dedicata a S. Antonio Abbate(5).
    Già nel 1400, 1500 troviamo diffuso a Vallata il nome Antonio e la sua popolarità non è mai venuta meno nel tempo e continua tutt'oggi.
    Fino al 1995 il comitato sia il vecchio che il nuovo svolgeva la festa quella civile su piazza Tiglio.
    Poi il nuovo comitato ha raggruppato l'organizzazione della festa di S. Antonio, la vigilia di San Vito con la processione delle panelle e San Vito, interessandosi per tre giorni consecutivi di realizzare gli eventi sia sacri che profani tutti intorno alla chiesa di San Vito.(Per inciso lo scrivente ricorda come nel 1986 su piazza Tiglio offrì gratuitamente uno spettacolo serale col suo gruppo folk vincitore finalista della rassegna scolastica nazionale di Barletta, per allietare la serata di Sant'Antonio; l'anno successivo il 1987 la sera della vigilia di San Vito altro spettacolo per venire incontro alle ristrettezze economiche degli allora “mast' re fèste Cisill' e Sabbijùcciu” poi il testimone fu passato al prof. G. Palumbo che con il suo gruppo si esibì sempre la sera della vigilia di San Vito del 1990 come evidenziato dal video-documentario curato dal medesimo articolista).
    Per S. Antonio si canta:
   “Sant'Antonio, giglio divino, facci grazia col Bambino; facci grazia in tanta gloria, facci grazia Sant'Antonio.
    Sant'Antonio, giglio giocondo, sei adorato in tutto il mondo; chi lo tiene per suo avvocato, da Sant'Antonio sarà aiutato”
.

 



    San Vito
    Lo scrivente non vuole ripetersi dopo il bel lavoro letterario pubblicato dal compianto prof. Nufrio Vito Antonio(6).
    Vuole soltanto aggiungere qualche novità.
    Come si sa la festa si articola in due giorni: la vigilia con la processione delle 'panelle' nel secondo pomeriggio e il giorno 15 dalla mattina alla sera con una serie di manifestazioni aventi al centro la processione del santo martire Vito per le vie del paese.
(foto 7)
    Il comitato feste, quest'anno ha provveduto a fare un ulteriore intervento, procedendo a isolare dall'esterno, con particolare materiale, il manufatto visto che comunque all'interno si formavano condense portando umidità alle pareti e a detta del maggior responsabile Bove Bruno chiamato anche “Carbonella” l'intervento avrebbe sortito i suoi effetti positivi.
    Tre affreschi hanno arricchito negli ultimi anni il patrimonio artistico della chiesa.
    -la rappresentazione del Gesù morto, opera personale della prof. Lucia Arminio, insegnante del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Vallata
(foto 8)
    -la rappresentazione della trasfigurazione di Gesù, della stessa professoressa in collaborazione con gli studenti della classe terminale
(foto 9)
    -la raffigurazione del martirio di San Vito così come è tramandato nella storia e nella tradizione di Vallata, della stessa professoressa sempre insieme ai suoi studenti dell'ultimo anno.
(foto 10)
    Un breve inciso va fatto sull'evoluzione architettonica del manufatto della chiesa.
    Già lo scrivente, descrivendo i portali di Vallata ebbe modo di dire che la datazione della fiera di San Vito del 1537 fa supporre che nel sito già da allora esistesse una cappelletta di dimensioni certo diverse dalle attuali intorno alla quale si organizzava il culto.
    Scritte significative sono invece quelle del:
    1) “A.D. 1777- sub Prioratu Paschalis De Errico” alla base dell'altare maggiore, altare che esiste tutt'oggi, molto bello e che qualcuno pensa sia stato prodotto dallo stesso artista che qualche anno dopo ha rifatto l'altare maggiore della chiesa Madre.
    2) “D. Michele De Netta Proc. A.D. 1793” sugli altari laterali dedicati a San Gaetano e Sant'Andrea che sono attualmente esistenti.
    3) Scritta sulla finestra laterale del lato est “A.D. 1816”, forse in occasione di un nuovo intervento di manutenzione della chiesa.
    Altro momento è dimostrato dalla delibera della giunta municipale del 29/6/1874 con cui si istituiva una commissione per interventi di restauro della chiesa di San Vito.
    Un nuovo intervento nel 1927 come riferito da T.M.Pavese per manutenzione del manufatto con rifacimento tettoia e muri esterni.
    In ultimo gli interventi dal 1990 in poi dell'attuale comitato, i più consistenti e che hanno riguardato il tutto (ripristino delle pietre murarie, risistemazione del campanile, rifacimento del portale di ingresso dove gli ornati che oggi lo sovrastano erano prima disposti nel triangolo superiore della facciata, rifacimento del tetto, l'abbellimento interno ed in ultimo l'isolamento esterno contro le eventuali infiltrazioni di umidità).
    Se oggi la chiesa di San Vito è così bella molto lo si deve all'operosità dell'attuale comitato con tutti i suoi pregi e difetti.
    Viene spontanea una domanda: l'attuale chiesa si è costruita nel tempo? E se si, quando c'è stato il maggiore ampliamento?
    Vari elementi inducono a pensare che nella seconda metà del 1700 si è prodotto il massimo sforzo, vedi le date dell'altare maggiore e degli altari laterali.
    D'altronde anche il compianto ingegnere Felice Moriello che ha curato gli interventi del 1990/91 nella intervista video offerta allo scrivente conferma che la maggior parte dei manufatti della chiesa di San Vito debbano farsi risalire al 1700.
    A conferma di questa tesi, sempre lo scrivente ha avuto modo di verificare attraverso una ricerca sui nomi che il nome Vito a Vallata si diffonde diffusamente a partire dalla seconda metà del 1700; il che può far pensare che in quel periodo il fervore verso il santo si traduceva sia in opere materiali (ampliamento della chiesa) che nell'attaccamento devozionale.
    Nulla toglie che l'analisi di chi scrive possa essere confermata o smentita da ulteriori ricerche che vengano fatte sul campo.
    Per San Vito si canta: “e per tutti i tuoi martiri, prega Dio per noi pietà”.
    Proverbi e detti:
    - “a Santu Vuìto ogne muglièra vàtt'a lu marìto, ma si è Santu Vuìto vèro, ogni marìto vàtt'a la muglièra (a San Vito ogni moglie percuote il marito, ma se è San Vito vero ogni marito percuote la moglie)
    - “tìni l'artètica, tìni lu ballu re Santu Vuìto ( tieni la rabbia, il ballo di san Vito)
    - “rìsse la vecchia ardita: tànn'è vìrne ra fòra quònn' è Santu Vuìto e rispunnìve la vecchia 'rraggiàta:tànn' è vìrne ra fòra quònne vàije cu' lu sòcco (disse la vecchia ardita: allora l'inverno è fuori quando è San Vito e rispose la vecchia arrabbiata:allora l'inverno è fuori quando vai con il sacco a spigolare)

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    (1) Sergio Pelosi in “comunità di Vallata tra chiesa madre cappellanie e regia dogana”
    (2) don Gerardo De Paola in “Vallata rassegna storica civile religiosa”
    (3) Tommaso Mario Pavese in “scritti Vari” pagina 219
    (4) in articoli del sito: www.vallata.org
    (5) in articoli del sito: www.vallata.org
    (6) Nufrio Vito Antonio e Angela Cataldo in “La festa-fiera di San Vito a Vallata”

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