CENNI STORICI - Conoscere l'Irpinia

ATRIPALDA

I

Siamo quasi giunti al termine di quest'anno scolastico, eppure non sembra così lontano il primo giorno di scuola: tutti noi sembravamo timidi, silenziosi e anche un po' diffidenti. Chi l'avrebbe mai detto che alla fine saremmo divenuti così uniti e affiatati, forse anche grazie alle numerose uscite che ci hanno permesso di trascorrere insieme interi pomeriggi.
Infatti fra le tante attività extracurricolari proposte dalla scuola, i professori hanno proposto il progetto "Conoscere l'Irpinia", che ci ha portati in giro per la nostra provincia. Per noi questa è stata proprio una scoperta: non avremmo mai immaginato che la nostra zona racchiudesse una così grande varietà di luoghi e di paesaggi a noi quasi del tutto sconosciuti.
L'uscita che ci è rimasta più impressa, è stata quella ad Atripalda. Era una bella giornata di sole: il cielo era di un azzurro terso e le nuvole stavano scomparendo dietro le montagne. I resti dell'antica Abellinum sorgevano su un piccolo promontorio verdeggiante; i fili d'erba bagnati, illuminati dal sole, sembravano fasci multicolori e in quel momento avremmo tutti tanto desiderato rotolarci sul prato.
A porre fine ai nostri sogni, arrivò la guida, con un simpatico gonnellino scozzese, che iniziò a raccontarci la storia di Abellinum. La città fu fondata dai Sanniti che si stabilirono nelle valli del Calore e del Sabato, ma divenne possedimento romano dopo il 235 a.C..
La guida ci mostrò allora quelle che un tempo dovevano essere le mura di difesa e le terme di cui purtroppo rimanevano solo poche pietre; si era però mantenuta in buone condizioni la domus romana dove si potevano distinguere i numerosi cubicula e un cortile interno adibito ad orto. Dopo aver riflettuto a lungo sull'origine del nome "Atripalda" il preside ci ha informati che esso deriva dal nome del vicino monte Tripaldo.
Atripalda è il comune situato più in basso fra tutti quelli che si affacciano sulla conca avellinese, posto nel fondo della valle del fiume Sabato, che taglia praticamente in due la città e riceve le acque del torrente Salzola. Oltre che con il capoluogo, da cui dista appena 4 km, confina con Aiello del Sabato, Cesinali, Manocalzati, San Potito Ultra e Santo Stefano del Sole. Sin dalla più remota antichità, la valle del Sabato ha costituito una via naturale di primo ordine tra l'Irpinia e il Sannio, oltre ad essere punto di transito obbligato per il passaggio dal Napoletano e dal Salernitano verso la Puglia e l'Alta Irpinia.
La natura ha efficacemente contribuito nel determinare alcuni tratti essenziali della storia di Atripalda e, ancora prima, di Abellinum.
Abellinum, con le sue lunghe mura poderose, i suoi templi ed i suoi ricchi edifici pubblici, è scomparsa del tutto e i suoi ruderi sono ricoperti e quasi soffocati da una fitta boscaglia. Un immenso e fittissimo bosco secolare, infatti, ricopre l'intera valle del Sabato, cancellando, in gran parte, l'opera della colonizzazione romana.
L'intera area dell'antica Abellinum, nel cui ambito è nata poi Atripalda, è quindi a tutti gli effetti una dipendenza diretta e completa della vicina Avellino, sede dei conti Longobardi.
Dopo il martirio di Sant'Ippolisto, avvenuto nel 303 d.C., il corpo del grande apostolo cristiano di Abellinum venne sepolto nella cantina di una villa patrizia, fuori dalle mura della città, al di là del Sabato. Ed è proprio su questa domus, che abbiamo accentrato la nostra attenzione. Doveva essere abbastanza grande, anche se in realtà di essa rimaneva ben poco. Non siamo entrati dall'ingresso principale ma dall'hortus o giardino, che era circondato da colonne (peristilio), ormai a metà. Di fronte c'erano l'atrio e il tablino, mentre più a sinistra c'era un'altra stanza, forse il triclinio. Questa domus era situata nella parte più alta rispetto alla strada ed era circondata da tantissimo verde. Mi ha colpito molto lo spazio che circondava la domus, infatti, in quel luogo è la natura a fare da padrona, dando un gran senso di pace e tranquillità.
La guida ci ha spiegato che il patrimonio storico-artistico di Atripalda era cospicuo sino al 23 novembre 1980, ma pesantissimo è stato il bilancio del sisma. Una completa e accurata documentazione dell'intero patrimonio artistico atripaldese era stata, tuttavia, fortunatamente, compiuta soltanto pochi mesi prima del terremoto. Recentemente la Sovrintendenza ha promosso degli scavi all'interno di un'area urbana, alle spalle del convento di San Pasquale.
Ciò che ci ha colpito di più in questa visita è stata soprattutto l'enorme differenza tra l'Atripalda storica o antica e quella moderna. Il progresso industriale ha favorito la costruzione di nuove strade, nuovi palazzi e quindi una vita completamente diversa rispetto al passato. E stata una visita utile perché ci ha fatto capire che posti, forse prima degradati, possono migliorare ed arrivare all'importanza che ha oggi Atripalda.
Lasciata Atripalda ci spostammo verso San Mango e sulle sponde del fiume Calore ci rifocillammo immersi nella natura irpina.
Il nostro itinerario proseguì affrontando una lunga salita per arrivare alla chiesetta di Sant'Anna. Il preside ci spiegò la storia di quell'edificio e la tradizionale festa che ogni anno a luglio si tiene a San Mango per ricordare l'episodio del cavaliere che, per mantenere fede al voto fatto a Sant'Anna, costruì sulla collinetta la chiesa a lei dedicata.
Dopo la serena giornata trascorsa insieme, era arrivato il momento di tornare a casa e, con un po' di malinconia, pensammo ai momenti più divertenti. Emozionante era stato ripercorrere quegli stessi luoghi che un tempo avevano accolto il glorioso Annibale e uno di noi, Aniello, aveva sfoggiato una nascosta predisposizione per le imitazioni mettendosi nei panni dell'antico Cartaginese. Ridendo ci ricordammo di quella salita che sembrava non finire mai e stanchi fummo poi ricompensati dalla vista dell'antica chiesa immersa nel verde.
Oltre ad aver scoperto la ricchezza artistica della nostra provincia, abbiamo anche scoperto quella culinaria, grazie alle soste alla pasticceria "Ciotola".
Quest'esperienza ci ha arricchiti e speriamo di poterla rivivere, così da rinnovare la gioia di conoscere che ci ha accompagnato quest'anno.

Antonio Capozzi
Aniello De Santo
Ilaria Iannaccone
Francesca Maglio
Sara Marini
Alessandra Meoli
Mariarosaria Musco

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