CENNI STORICI - Conoscere l'Irpinia

PRELUDIO.

    Forse vi è già capitato di passare per qualche paesino pudicamente nascosto tra le Dolomiti o pigramente adagiato nella pianura Padana; parlo dì Pieve di Cadore, Tai, Agordo, San Candido, Montebe1luna. Osservando anche distrattamente i luoghi, nasce un sentimento dentro che si definisce e chiarisce man mano che ci si addentra nei paesi, passando per stradine e piazzette. Ci si sente immersi in un rapporto di amore profondo e totale tra gli abitanti del luogo e il luogo stesso. Non può che essere segno dì amore grande la cura anche dei più piccoli particolari. Ogni pietra è scelta, levigata, abbellita prima di essere posata là dove serve. Tutti i colori delle case sono sempre vivi e compatti.
     Se vi è capitato li passare dì là in settembre, avrete potuto notare lo spettacolo dei fiori; ogni paese è una coreografia. La popolazione schiva e brusca nei modi, amante dell'anonimato e del silenzio, serenamente operosa è sempre in attività perché tutto sia in ordine e belo intorno a sé, anche nella più disarmante semplicità. Ci si accorge solo dopo qualche tempo dì essere in una regione prospera dove la disoccupazione è sconosciuta.
    Il primo sillogismo che ci viene in mente è che dove c'è benessere c'è anche bellezza, pulizia, cura, quindi amore per la propria terra. Ma a chi si ferma un po' più di tempo in uno di quei piccoli borghi appare chiaro l'esatto contrario: dove c'è amore per la propria terra c'è anche bellezza, pulizia, cura, quindi prosperità. Un luogo, per essere valorizzato, va amato e solo da questo perfetto rapporto può nascere il benessere. Forse il mio è sentimentalismo, ma troppo spesso vedo quanto poco amore c'è in noi, gente del sud verso la nostra terra, che pure è il giardino più bello d'Italia. Quando non si ama un luogo lo si trascura, ci si allontana, si emigra per sempre. Ma per amare bisogna conoscere ed è importante far conoscere la nostra terra ai nostri giovani perché imparino ad amarla e a farla prosperare.
    Così è nato un progetto: metterci in viaggio per conoscere la nostra provincia.
    Neppure per un istante ho temuto che la cosa non funzionasse perché ero certa che l'Irpinia non ci avrebbe trascurati e come un 'esperta sirena avrebbe cantato tutto il suo canto per ammaliarci, né mi era sconosciuta la bellezza e il fascino di ciò che avrei presentato ai miei ragazzi: il verde dei colli, il profumo dell'aria, la magia di un paese nascosto, la poesia di una piccola chiesa di campagna, un fiume fresco dalla spuma bianca, una sponda accogliente su cui far merenda, l'allegria di una sagra, un sapore speciale, un oggetto curioso che ci ricorda il nonno e, dovunque, vestigia della storia passata consapevoli della loro bellezza, nobili, altere, caparbiamente sprezzanti del tempo e dei frequenti sconvolgimenti naturali che tante volte hanno indotto la nostra regione a cambiare le linee del suo volto.
    Quando, assicuratami la collaborazione dei colleghi Maria Nicastro, Maria Grazia Borrelli e Generoso Mazza, ho presentato l'idèa al preside della nostra scuola, ho capito subito di aver toccato una sua corda sensibile, infatti il prof Giuseppe Gesa non solo ha approvato la proposta ma si è unito a noi con entusiasmo contagioso, aiutandoci nell'organizzazione, proponendo qualche itinerario inconsueto, che poi si è rivelato una vera scoperta e che ci ha donato intense emozioni. La sua presenza, sempre garanzia di buon umore, è stata particolarmente feconda per l'aggiunta dì notizie, la valorizzazione di particolari, la riscoperta di leggende, la proposta di riflessioni utili a deduzioni storiche; il tutto offerto con quello stile, che noi irpini conosciamo bene, tipico del "contare un fatto".
    Ciò che è stato progettato e realizzato in quest'anno scolastico va considerato solo come la prima parte dì un'attività da sviluppare negli anni successivi, visto che l'esplorazione e la conoscenza de11'Irpinia è stata molto parziale.
    Grazie alla collaborazione attiva del personale dì segreteria la parte organizzativa non ha incontrato ostacoli sia nell'allestimento dei mezzi dì trasporto sia nella strutturazione logistica delle visite guidate.
    Molto utile è risultata la presenza delle guide esperte, appartenenti alla cooperativa Artemisia, che hanno illustrato, di volta in volta, i siti visitati fornendo spiegazioni dì carattere sia storico che sociale ed estetico.
     L'aspetto più importante da prendere in considerazione, tuttavia, dì tale esperienza è senz'altro quello relativo alla ricaduta sugli alunni. I ragazzi, come poi hanno testimoniato nei loro scritti di commento, che costituiscono la parte più interessante del presente opuscolo, hanno aderito all'iniziativa incuriositi e affascinati da quanto man mano andavano scoprendo.
    In un'atmosfera distesa e gioiosa, grazie all'apparenza in parte evasiva della realizzazione del progetto, i ragazzi hanno potuto arricchire il loro bagaglio culturale entrando nella storia locale, vedendo, toccando ammirando le vestigia dì un passato che non vuole e che non può essere dimenticato, che sopravvive anche nelle condizioni più disperate e riaffiora a volte nel modo più impensato.
    L'obiettivo culturale, però, non è il solo che è stato conseguito. Infatti i nostri alunni viaggiando di castello in castello, da paese a paese, hanno potuto "vedere" la realtà attuale della nostra provincia individuarne le risorse, scorgerne le bellezze, scoprirne le piaghe.
     Essi hanno potuto prendere coscienza dell'entità del patrimonio archeologico e culturale di cui è ricca la nostra provincia ma che è ancora in gran parte da riportare alla luce, da valorizzare e collocare dignitosamente in idonee strutture. I nostri allievi hanno anche potuto rendersi conto che molto spesso è l'iniziativa dei singoli che salva, conserva, custodisce, non per lucro ma solo per amore della cultura e del proprio paese. Da questo scaturisce sicuramente una forte lezione di vita.
    Percorrendo le nostre strade i ragazzi hanno acquistato coscienza, inoltre, di cos'è l'isolamento di un paese montano e dello sviluppo della rete stradale irpina; hanno fatto esperienza dell'immobilismo economico in cui si trovano alcuni centri e moderato dinamismo di altri.
    Certo tutto ciò è stato recepito in forma embrionale, ma questa prima semina, che non poteva essere diversa data 1a giovane età dei destinatari del progetto, crescerà con loro, e, se coltivata, porterà idee nelle menti sveglie e attive dei nostri allievi.
    A questi obiettivi, per così dire verticali, se ne sono affiancati altri trasversali, ma certamente non secondari.
    I ragazzi infatti hanno trascorso insieme molto tempo, hanno condiviso un'esperienza impegnativa che li ha avvicinati e li ha portati (com'è evidente dal documento finale) a lavorare in team. Sicuramente la socializzazione delle classi interessate è notevolmente cresciuta e migliorata. Se si considera poi che nell'esperienza erano coinvolte due classi prime, si comprende quanto importante sia anche questo risultato, visto che una classe ben amalgamata, anche sul piano dell'amicizia, lavora con vero spirito di squadra. Il riscontro di quanto affermato si è avuto con gli ottimi risultati registrati, nelle classi interessate, alla fine dell'anno scolastico.
    Gli allievi hanno anche migliorato il loro metodo di studio imparando a distribuire le ore dedicate ai compiti, visto che la partecipazione al progetto non ha minimamente frenato l'attività didattica regolare.

Anna Andreotti

 


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