CENNI STORICI - Conoscere l'Irpinia

SESTA ESCURSIONE.


    L'ultima uscita ci ha portato ad Atripalda, San Mango e Prata P.U..
    Il primo luogo visitato è stato l'area archeologica della Civita, presso Atripalda, dove nell'alta valle attraversata dal fiume Sabato, sulla collina detta la Civita, fu dedotta in età graccana (o forse sillana) la colonia romana di Abellinum, rispetto alla quale l'attuale capoluogo dell'Irpinia, Avellino, si trova a circa due miglia ad ovest. In effetti l'area già in epoca precedente ospitava, come testimonia la presenza di una cinta muraria in opus quadratum di tufo, databile alla prima metà del III sec. a C., un oppidum abitato dagli Abellinates cognomine Protropi, termine etnico tramandatoci da Plinio (Naturalis Historia 111, 105) ed idéntificativo di uno dei gruppi in cui si suddivideva la tribù sannitica degli Hirpini.

    In effetti Abellinum era in posizione ideale per il controllo della valle del Sabato, transito obbligato fra il territorio beneventano e quello salernitano: questo spiega l'occupazione del luogo fin dall'età sannitica.
    In quest'epoca gli insediamenti della società Hirpina, così come quelli delle altre comunità sannitiche, sono caratterizzati da un'organizzazione paganico-vicana di tipo pre-urbano legata alle esigenze di un'economia agricolo-pastorale: i nuclei abitati (vici) sono disseminati nella campagna e uniti da vincoli religiosi ed amministrativi così da costituire dei pagi. In rapporto a tale sistema, il Sabato fungeva da polo di aggregazione e collegamento per le popolazioni che ne occupavano le due rive.
    La posizione centrale dell'area Atripalda-Abellinum rispetto ai centri limitrofi della valle del Sabato, ne determina, nel corso del III secolo, il notevole sviluppo attestato dall'abbondante ritrovamento di piatti, coppe, balsamari e dai resti della fortificazione in opera quadrata citati all'inizio.
    Non stupisce, dunque, la deduzione della colonia romana in età graccana o forse sìllana: allo stato attuale della documentazione sembra da preferirsi la prima ipotesi anche se non vi sono elementi decisivi e risolutivi in tal senso. Certamente, comunque, il territorio irpino fu interessato da un'intensa attività di riorganizzazione fondiaria determinata dalla legge agraria di Tiberio.
    Uno dei momenti più felici per la colonia fu quello tra la tarda età repubblicana e l'età giulio-claudia; in particolare è all'epoca augustea e protoimperiale che risale la maggior parte della documentazione monumentale ed epigrafica.
    Abellinum, iscritta alla tribù Galeria, fu assegnata, nella divisione regionale dell'Italia operata da Augusto, alla Regio I (Campania et Latium) mentre il resto della lrpinia venne inclusa nella Regio Il (Apulia et Calabria).
    Dal IV secolo d.C. in poi la città, sopravvissuta all'evento sismico del 346 d.C. e, successivamente, all'eruzione del Vesuvio databile tra la fine del V e l'inizio del VI secolo d.C. subisce un processo di recessione e decadimento come testimoniato dall'abbandono progressivo dei complessi monumentali e delle opere pubbliche e dall'assenza di epìgrafi pubbliche.

    

    Dopo aver concluso la visita alla Civita, favoriti dalla mitezza del clima e dalla giornata particolarmente limpida ci siamo diretti sulle rive del fiume Calore. Qui i ragazzi1 immersi nella bellezza della natura e nel silenzio, hanno potuto consumare la colazione a sacco e, intanto, ammirare uno scorcio del nostro territorio, particolarmente suggestivo per le bellezze ambientali.

    Da qui, a piedi, circondati daIl'amenità dei campi coltivati, siamo giunti alla chiesa di Sant'Anna alla periferia di San Mango, una piccola costruzione le cui origini si perdono nel tempo; essa era un antico tempietto pagano dove un tempo le fanciulle portavano offerte per scongiurare il pericolo del rapimento.
    Divenne chiesa cristiana nel 1600 per volontà di un cavaliere che volle esprimere alla Madonna la sua gratitudine per aver avuto un figlio. Ancora oggi la chiesa di Sant'Anna è il centro di una colorita manifestazione folcloristica, detta "la cavalcata", che ricorda la leggenda del cavaliere.

        Lungo il percorso di ritorno è stato possibile ammirare un ponte risalente ad epoca romana che fino al secolo scorso collegava le due sponde del fiume Calore.

    Completata questa seconda tappa dell'escursione ci siamo spostati a Prata P. U. per visitare la chiesa della Santissima Annunziata.
    A Prata sono stati individuati insediamenti e sepolture di età preromana risalenti al IV-III sec. a.C., legate alla presenza di gruppi stabili di Samnites-Hirpini. L'età romana è attestata da numerosi ritrovamenti archeologici di ville rustiche, edifici di culto, ruderi di  acquedotti, iscrizioni e vaste necropoli. La Basilica dell'Annunziata, con le vicine catacombe scavate nella roccia tufacea con tortuosi ambienti voltati del II-III sec. d.C., rappresenta un vivo esempio della continuazione di vita nella zona dalla tarda età imperiale all'epoca della dominazione longobarda del ducato beneventano.
    La chiesa, che è una delle più antiche testimonianze della penetrazione e dell'affermazione del Cristianesimo, fu costruita reimpiegando strutture precedenti ed è divisa internamente in due corpi, di cui quello in prossimità dell'entrata è chiaramente settecentesco, seguito da quella che doveva essere una basilica d'epoca longobarda. In fondo alla navata, in una nicchia semicircolare ricavata nel tufo, è l'affresco raffigurante la Vergine orante del XII secolo che si ispira all'iconografia bizantina e che ricorda l'immagine della Madonna di Montevergine. A qualche metro dalla basilica vi sono una serie di sepolture in sarcofago dentro una grotta naturale, una Catacomba, considerata dagli studiosi una tra le memorie più interessanti del cristianesimo primitivo in Irpinia.

 

 

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