Vallata - brevi cenni storici - Lettere del Venerabile Servo di Dio P. Vito Michele Di Netta

8. Allo zio Don Felice Villani, Vallata1 – Brano di lettera.
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Sull’apostolato missionario e le condizioni religiose della Calabria.

Tropea2 settembre 1816

«… Nel Novembre usciremo alle Missioni3. In quest’anno si può di-re, che per sette mesi abbiamo faticato.
Le richieste sono innumerabili, non essendoci in queste Calabrie, che pochi operai nella vigna del Signore4; e quei quattro mesi che stiamo dentro, stiamo sempre applicati per panegirici, per discorsi e per novene5.
Da ciò vedete se ho tempo di scrivervi; la sola estrema necessità mi costringe qualche volta: Tutto ad majorem Dei gloriam6…».

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    1 Brano di lettera riportato in nelle “Posizioni e Articoli”, op. cit. n. 14 e ripreso anche nella Biografia del Di Coste.
    2 A Tropea era giunto nel dicembre 1811, proveniente da Catanzaro.
    3 Le missioni consistevano in corso di predicazione durava in genere 15-20 giorni (a quel tempo ancora di più, fino a un mese) e tendeva a raggiungere tutte le categorie della popolazione: bambini, mamme, giovanette, uomini, ammalati, autorità e anche il clero... Tutti venivano istruiti e invitati alla conversione. Il centro di tale predicazione era la cosiddetta predica di massima o predica grande, in cui il predicatore annunziava con severità le verità di fede e muoveva gli affetti dei cuori induriti. - La campagna missionaria, preparata con cura, iniziava ad ottobre e finiva a maggio.
    4 Sulla situazione religiosa della Calabria scrive il Di Coste nel Cap. VI della Biografia: “Non è possibile avere l’idea completa di quello che sono le Calabrie, rimirate dal punto di vista religioso; come a formarsela non basta percorrere di volo i litorali; e visitare qualche città capoluogo: occorre penetrare nell’interno di esse, abitarvi, viverci, ascendere le sue montagne, internarsi in certe sue gole selvagge… per osservarne l’abbandono e talora la desolazione e giudicare in conseguenza, delle difficoltà che s’incontrano nell’evangelizzarle. Nei borghi e nei villaggi suoi si incontra bensì una popolazione piena di fede, ma, per l’assenza talora assoluta di soccorsi religiosi, è altresì immersa nella più crassa ignoranza. Il Calabrese poi, pur avendo buon cuore, è insieme sottoposto a delle impressioni di una fantasia ardente e talvolta sfrenata; quindi le passioni che esorbitano, le collere gli odii implacabili, le inesorabili vendette con i delitti compiuti a sangue freddo e lo stesso brigantaggio, che ha dato già materia a tanti e svariati romanzieri”.
    5 Attività “estiva” limitata per il caldo a periodi brevi e, in genere, nei dintorni di Tropea.
    6 Motto di S. Ignazio che egli fa suo. Nelle sue Risoluzioni e Propositi, ripresi dalla Biografia del Di Coste e riscontrati nei Processi Ordinari e Apostolici, così recita il n. IV: “Quanto farai di bene dalla mattina alla sera, tutto devi offrirlo al tuo Dio in isconisconto dei tuoi peccati; e nel principio, metà e fine di ciascheduna opera dirai: Ad maiorem Dei g1oriam et Beatae Mariae Virginis honorem”.

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