Vallata - brevi cenni storici - Lettere del Venerabile Servo di Dio P. Vito Michele Di Netta

9. All’Arciprete Don Giuseppe Antonio Potami1, San Costantino2.
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Dà istruzioni su come effettuare il rito di vestizione
delle “monache” di casa.

Tropea 8 novembre3 1820

Viva Gesù Maria Giuseppe, ed il Beato Alfonso

Mio carissimo Arciprete

Questo Padre Rettore4 mi ha comandato rispondervi da sua parte, e però vi dico che per mancanza di comodo non vi mandi le benedizioni già copiate dal ritorno da Mileto. Le Regola in appresso ve le rimetterò, non avendo ora tempo di compilarle.
La funzione potete farla nel giorno della Presentazione della Madonna5. Il Rettore vi dà la licenza di benedirle, nel mentre vi ossequia con distinzione unitamente con i Padri; e Fratello Filippo6 che è gravemente infermo dopo d’avervi abbracciato, vi prega a farci fare da coteste divote una novena al Beato7.

Il Rito è questo. Si avvisa il giorno, acciò si abbia il popolo, se possono, è buono lo sparo de mortaletti8. Nella Messa solenne si comunicano, alla fine Voi vestito con cappa, ed assistito dai Sacerdoti benedite la veste e nel benedirla bisogna che tenessero nelle braccia ciò che si benedice, e poi la appoggiarete sopra la Credendenza. Le benedizioni le farete in particolare, prima le cose dell’una e poi dell’altra.
Dopo questo intonerete il Veni Creator Spiritus9 , coll’orazione, e mentre si canta, le sorelle devono stare di faccia a terra. Farete quindi il sermone dimostrando il benefizio che fà loro il Signore d’averle chiamate ad una vita tutto consagrata al servizio di Dio, e l’obbligo che si assumono di divenire perfette spose di Gesù Cristo, e se non mancheranno ad esse le più poderose grazie del Signore dimostrerà il gran merito che riservasi nel Cielo, se in questa terra saranno fedele spose.
Finito il Sermone le spoglierete delle vesti del mondo, e gli taglierete i capelli, ritenendo però le sottovestimenta. E nel vestirle direte quello che ho notato dopo le benedizioni, in fine gli covrirete la testa. Si conchiude col Te Deum, e si fa dire dal popolo la Salve Regina per la perseveranza.

Si avverta alle Sorelle che il resto della giornata, lo debbano passare nella solitudine, ringraziando il SS. Redentore, ed il Beato Alfonso della grazia lor compartita.

I miei più distinti ossequi agli amici, e dopo d’avervi baciato la Santa Mano, mi dico

Vostro

P. S. Vi prego dire a Don Raffaele10, che se dal Seminario gli venissero certi libri con una balice11, al primo sicurissimo comodo me li mandasse.
Nel vestire le Sorelle fatelo fare da due Monache, o pure da due donne anziane alle quali consegnerete le cose. E se pare disdicevole lo stare di faccia a terra per mentre si canta il Veni Creator le fate stare profondamente inclinate. Addio.

(sul retro)
Il Cingolo dee essere una lenza di panno e non fascia di seta; nel benedire le corone si usa solamente il segno della mano. In appresso risponderò a Don Raffaele, a cui gli accluderò la regola12.

Umilissimo Servo ed Amico vero
Vito Michele Di Netta del SS. Redentore

Indirizzo:
All’Illustrissimo Signore Signor Padrone Colendissimo
Il Signor Don Giuseppe Antonio Arciprete Potami

In sua assenza a Don Raffaele De Luca
San Costantino

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    1 Non si sa nient’altro di lui. Lettera autografa che si conserva nell piccolo museo dei ricordi del P. Di Netta.
    2 Oggi San Costantino Calabro (VV). In questo paese si era tenuto la missione e ben 28 donzelle si decisero ad abbracciare vita casta e consacrata. I Missionari, per mantenere il fervore suscitato dalla missione, promuovevano diverse Pie Unioni di ragazze, giovanette, operai, donne (monache di casa) per perseverare e crescere nel bene intrapreso, fuggendo l'appiattimento spirituale. Il Venerabile Di Netta promosse assai questa iniziativa. Depone il testimone Ignazio Toraldo ai Processi Ordinari Tropeani (fol 125). “Inculcava la virtù della castità specialmente alle donne, desiderando che preferissero la verginità al matrimonio; all’uopo istituì le così dette monache di casa, e tra queste vi furono due mie sorelle”.
    3 Formato originale della data: 8 9bre 1820.
    4 Era il P. Michele Miele, detto il minore, perché aveva un cugino redentorista il P. Antonio Miele di Francesco. Figlio di Vincenzo nacque il 1 settembre 1778 a Roccarainola (Napoli), vestì l’abito redentorista il 19 maggio 1793 a Scifelli; quindi professò i voti il 18 maggio 1794 a Pagani. Morì il 27 novembre 1858 a Ciorani, per disturbi bronchiali e cardiaci.
    5 Il 21 novembre.
    6 Si deve trattare del fratello Tramontano Filippo, nato nel 1791 a Sant'Egidio Montalbino (Salerno), professo nel 1806. Nel 1827 essendo stato trasferito da Tropea a Deliceto uscì dall’Istituto. (cf. Minervino, Catalogo…)
    7 Beato Alfonso de Liguori. La beatificazione era avvenuta il 15 settembre 1816.
    8 Sic
    9 Inno latino allo Spirito Santo usato anche nelle varie celebrazioni di consacrazione sacerdotale o religiosa.
    10 Anche di questo sacerdote non si sa altro.
    11 Valigia.
    12 Per quante ricerche fatte non si è riuscite a trovare alcuna copia di questa regola. Essa, comunque, la si può ricostruire dalle testimonianze ai Processi.

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