Emilio Paglia - Trevico Cristiana - Introduzione

INTRODUZIONE.
__________________________________________

3 Gennaio 2009       

        Sono passati più di trent'anni dal mio primo Lampami, da allora, l'esigenza di scrivere è stata presenza fedele e costante delle mie giornate, accompagnandomi fino all'alba dei miei ottantasette anni, dei quali, in primo luogo, rendo grazie a Dio e, poi, ad un'educazione e stile di vita, che devo in gran parte alla mia terra, sobrio, austero e radicato sulla roccia di solidi insegnamenti. La terra, questa terra, uno se la porta nel cuore, sempre con sé, almeno per chi come me, nato in un'altra epoca, la terra, soprattutto se una montagna difficile da lasciare e da raggiungere, rappresentava la famiglia e la famiglia erano genitori, fratelli, zii, cugini, erano i nonni, era una storia, tutta una gente con cui ci si sentiva al sicuro e della quale ci si poteva fidare.
        Giorni, quelli della mia vita, felici e tristi, di lavoro e di incontri, giorni normali, ma mai un mio giorno senza che il ricordo di Trevico affiorasse o l'attesa di farvi ritorno: per rivedere la sua gente e sentire quelle voci e, poi, l'aria di Trevico, il sole di Trevico, gli odori di Trevico e il freddo, e l'inclemenza del tempo con cui bisogna sempre fare i conti, e il cimitero e, ancora, i ricordi di Trevico.
        Ecco, la mia passione per lo scrivere, presentatasi un giorno senza preavviso, senza che l'avessi mai prima d'allora coltivata, ha dato corpo ed espressione al mio amore per Trevico e si è fatta esigenza: scrivendo sono riaffiorati ricordi, nomi, episodi della mia infanzia o della mia giovinezza, ma soprattutto i ricordi di un paese e di un'epoca che porto nel cuore.
        Senza ambizioni letterarie – mai coltivate e lontane dalla mia indole, spiccia e insofferente, soprattutto, quando dopo la prima registrazione di un ricordo è necessario dare un certo ordine, un certo stile – come un maestro che fa l'appello ho registrato in questi anni, per chi voglia prenderne atto, nomi e fatti. Nomi e fatti a cui ho dato parte del mio tempo e dai quali in cambio ho ricevuto in abbondanza emozioni e giornate passate con serenità in famiglia, alla mia scrivania. Cos'altro può chiedere uno avanti con gli anni come me, che è stato visitato dalla scrittura negli anni della sua pensione se non chiedere al buon Dio che questa compagnia non l'abbandoni e ai suoi paesani, suoi naturali destinatari, d'avere pazienza ancora una volta per qualcosa di nuovo da leggere?
        Ho attinto in questi anni alla mia memoria o a quella di familiari amici informazioni amici e conoscenti, a cui ho chiesto informazioni o delucidazioni su questo o quel personaggio, su questo o quell'episodio o che, conoscendo questi miei interessi, mi hanno messo a parte spontaneamente di loro ricordi; mi sono deciso ora di interrogare anche la memoria scritta, non perché sia diventato storico, ma perché volendo parlare di un tema delicato come quello della religione e della devozione popolare ho pensato che, almeno per quanto concerne la parte istituzionale, fosse più corretto e più semplice consultare questa volta non tanto le persone quanto piuttosto i libri.
        Non sono uno storico e quindi è bene che dica subito che non ho fatto una ricerca d'archivio o cose simili. Del resto, data la mia età e la mia propensione per l'aria aperta, la ricerca d'archivio non mi è sembrata congeniale. Mi sono limitato, dunque, a spulciare quei libri che i miei stessi concittadini hanno dedicato alla storia trevicana, in particolare: Trevico nella storia e nella tradizione, di Carlo Petrilli.
        Mi è sembrato interessante dedicare un po' di tempo a queste ricerche ed anche, attingendo a ricordi personali, alla devozione e alla vita religiosa paesana, perché mi pare, che pur nella continuità di certe pratiche si siano perse o si stiano perdendo tanti tasselli del passato, di cui soprattutto i più giovani non sanno più nulla.
        Come per il resto d'Italia due fatti soprattutto hanno determinato una rottura con il passato, relativamente alla vita religiosa, uno interno alla Chiesa stessa, e cioè il Concilio Vaticano II e l'altra la secolarizzazione della società. Sta di fatto che a partire dagli anni Settanta la società italiana ha profondamente mutato il suo atteggiamento nei confronti della religione e della Chiesa. La fede, anche nei nostri paesi, viene vissuta ormai sempre più come un fatto personale, intimistico, senza manifestazioni di carattere popolare. Restano ancora le feste patronali, vissute spesso solo esteriormente. Questo cambiamento, come tanti altri succedutisi nell'arco della mia vita, richiede di guardare indietro non per voler tornare indietro, ma per non perdere la memoria di ciò che è stato, di ciò che ha caratterizzato il nostro modo di vivere.

Emilio Paglia        

__________________________________________

Indice Home Pagina Successiva