Vallata - brevi cenni storici - Vallata e l'Irpinia tra passato e presente, lavoro svolto nel 1991 dalla classe Terza A della Scuola Media di Vallata e curato dal prof. Giuseppe Soldati

La società avellinese fra francesi e borboni (1806-1860)
(tratto da "Momenti di moda in Irpinia")

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        Questo testo è servito ad integrare le conoscenze acquisite sugli ordinamenti e le innovazioni francesi introdotte nel decennio 1806- 1815, documentate dalla legge 8-8-1806 e dai testi di Scandone e Baffi arricchendole degli aspetti economici relativi alla nostra provincia.
        Con l'elezione a capoluogo del Principato Ultra, nel 1806, Avellino si avviò à trasformarsi da centro commerciale e industriale in città di uffici, luogo di incontri e svaghi. Divenne sede del Regio Intendente, rappresentante de1 governo, con una Legge del 1807 erano stati istituiti i tribunali civili e criminali in luogo dell'antica Regia Udienza. Veniva introdotta così, come anche oggi, la divisione nei due rami fondamentali della giustizia. Altri uffici amministrativi erano stati aperti in città e nel 1819 si costruì il Real Collegio, scuola statale per l'educazione sei futuri dirigenti de1la società.(1)
        Il Corpo Reale di Ingegneri di Ponti e strade, istituito nel 1808 da Gioacchino Murat, mantenuto dopo la restaurazione, mise mano alla realizzazione di opere pubbliche importanti, tra cui íl già ricordato Real Collegio e il nuovo carcere (1821-24), e alla sistemazione dell'Orto botanico.
        Avvocati, notai, funzionari regi e ufficiali delle guarnigioni caratterizzavano la borghesia cittadina.
        Avellino era stato un centro di commerci fin dal Medio Evo; vi erano state industrie fiorenti, molini, filande e fabbriche tessili soprattutto per 1a lavorazione della lana. Nel sec. XVII i principi Caracciolo avevano potenziato ogni attività produttiva. I primi segnali di crisi arrivano a m. secolo XVIII: i1 rafforzamento del potere statale con Carlo di Borbone rende più pesante il prelievo fiscale, poi le leggi eversive della feudalità e lo smembramento dei beni ecclesiastici; 1e concorrenza delle più moderne e attrezzate industrie delle altre parti d'Europa che rendevano non competitive le lane avellinesi.
        Con decreto l6.2.1810 (vedi allegato) Gioacchino Murat stabiliva che si istituisse in ogni capoluogo di provincia una società d'agricoltura che fu poi denominata: "Società economica per l'agricoltura, la pastorizia, le arti, il commercio e le manifatture". Il suo compito era quello di riavvicinare il paese all'agricoltura e d'incentivare le industrie. Questa istituzione come altre, l'ordinamento amministrativo, il riassetto giudiziario, la scuola pubblica, rimase in vita anche con il ritorno dei Borboni. La modernizzazione dello Stato realizzata dai francesi proseguì nonostante la restaurazione politica.
        Purtroppo queste istituzioni non riuscirono a frenare i1 declino dell'economia irpina, le cui aziende continuavano ad essere sempre a conduzione familiare. Si allargava il divario con le aziende dei paesi industrializzati. Dal 1801 era stato inventato i1 telaio meccanico da Jacquard, un operaio francese, mentre nel1e locali filande artigianali ancora resisteva, a metà secolo, quello a mano. Nè bastò a stimolare 1o spirito d'emulazione la presenza in città di un ricco fabbricante di tessuti, Turner, che possedeva grossi e moderni macchinari. Non fu perciò possibile arrestare i1 declino dell'arte della lana che costituiva fin dal secolo XVI  una delle più fiorenti attività avellinesi. Il declino non si arrestò con l'Unità d'Italia investendo oltre alla produzione delle lane anche l'industria della seta di antichissima data. Furono presi vari provvedimenti per salvare quest'ultima, ma invano. L'industria serica che un tempo aveva costituito una delle attività più comuni e remunerative, si spense a causa di una epidemia che colpì le colture di gelsi, nonostante un estremo tentativo d'importare alcune varietà di bachi, direttamente dal Giappone. Una ricerca condotta nell'Archivio di Stato di Avellino e nell'Archivio di Montevergine ha dimostrato che l'Irpinia sin dall'Alto Medio Evo è stata terra di elezione per la produzione del baco da seta. Proprio qui è stato rinvenuto il più antico documento sull'allevamento dei bachi in Italia che risale al 1037.
        Non si hanno documenti per i secoli intermedi, ma nell'800 la coltivazione dei bachi da seta è largamente documentata negli atti della Reale Società Economica. In particolare un documento del 1855 testimonia dell'esistenza di due filande, una in provincia ora di BN, l'atra a Forino (Av) di proprietà del sig. Guarini che è lo stesso sig. Guarini che denuncia negli anni 60 la malattia che colpisce i bachi e che determinerà la fine di questa attività.
        Anche il lino f lavorato nella provincia da tempi remoti sin dal 1026.
        Ma l'attività tessile più diffusa in Irpinia fu quella della lana incrementata fine sec. XVI dal principe Caracciolo. Con l'introduzione delle leggi eversive della feudalità decadde questa attività perchè furono abolite le tasse che il principe riscuoteva per l'uso dei suoi edifici. Il principe rimase proprietario della maggior parte dei mezzi di produzione, ma privo di capitali e/o di interessi a favorire lo sviluppo di tali attività, queste decaddero.
        A quel tempo la produzione dei panni lana era circa 3000 pezze di panno annue. La qualità era piuttosto scadente e la produzione soddisfaceva il solo fabbisogno locale. In Avellino si producevano panni baldiglioni o bardiglione (era un panno blu) e per Vallata  è testimoniata, da un documento riguardante nel 1863 la cattura del brigante Rocco Bonavita, la diffusione di una giacca di tale tessuto, sequestrata al suddetto personaggio. In altri comuni si producevano panni di vari colori e consistenza. A Bonito, a Bisaccia, Montella, Nusco, Castelbaronia questi prodotti venivano venduti sui mercati irpini e costituivano la fonte della ricchezza Avellinese.
        Atripalda sopratutto nella s.m. dell'800 era il centro più attivo nella produzione di tessuti in lana e occupava centinaia di operai in questo settore.
        La produzione laniera ricevette particolare attenzione e incentivo da parte anche dei Borbone mediante l'organizzazione di esposizioni annuali, durante le quali venivano concessi premi a chi si fosse segnalato per particolari meriti. Ma lo scopo non era solo premiare bensì anche sensibilizzare gli organi competenti ad adottare le misure opportune per un rilancio generale del settore.

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(1) - L'istituzione scaturiva dalla legge 30.5.1807 secondo cui in ogni capoluogo di provincia si doveva creare un istituto di educazione della gioventù nelle scienze ed arti liberali. L'importanza di questa istituzione  è evidente se si pensa che in precedenza l'insegnamento veniva impartito solo privatamente e in qualche convento, mentre il Seminario Vescovile curava l'istruzione finalizzata al sacerdozio. Nella sala della stessa scuola venne inaugurata nel 1838 anche una scuola di diritto.

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