Vallata - brevi cenni storici - Vallata e l'Irpinia tra passato e presente, lavoro svolto nel 1991 dalla classe Terza A della Scuola Media di Vallata e curato dal prof. Giuseppe Soldati

L'agricoltura in Vallata tra passato e presente
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        Per conoscere le condizioni economiche di Vallata disponiamo di documenti antichi: Quadro del riassunto del Catasto provvisorio in seguito al decreto del 12-8-1809... datato 1824; fa risposta a 32 quesiti proposti dall'istituto "Reale società economica" al circondario di Castel Baronia, di cui Vallata era i1 principale comune, datato 1832; un quadro riassuntivo sullo stato della seminagione dei cereali, civaie e patate del comune di Vallata, datato giugno 1860. il primo documento, come può vedersi dalla copia e dalla trascrizione, contiene l'indicazione della natura delle proprietà territoriali, l'estensione e la rendita; il numero delle abitazioni, molini, case di campagna, taverne, grotte, forni, farmaci, neviere, cantinati e loro rendita.
        Diverse considerazioni e interrogativi derivano dall'analisi del documento. La prima è stata quella di verificare se la natura o la destinazione del terreno sia cambiata da allora ad oggi. Per fare ciò abbiamo dovuto prima stabilire il rapporto della misura locale di allora: il moggio con quelle attuali. Il moggio o tomolo, come è detto adesso, equivale circa a 1/3 di ettaro. Lo si capisce e dal confronto della superficie totale 13717 moggia con 1'attuale di circa 4500 ettar1i e dall'indicazione contenuta nel catasto secondo cui il moggia è composto di 900 passi e ognuno dei passi di palpi quadrati 48400 e da quanto dice Cicchetti nel suo libro a pag.49 a proposito delle misure agrarie.
Bene, raggruppando le varie voci in 5 classi; abbiamo questi dati: Seminativi=10126 moggia=3375ha; pascoli e prati: 1816 moggia=287ha



        Boschi: 311 moggia = 103 ha; seminativi arborati: 515 moggia = 172 ha. Dall'analisi del questionario sulla agricoltura del 1982 abbiamo invece questi dati: seminativi: 2215 ha; pascoli e prati: 1173 ha; frutteti: 27 ha; boschi=667 ha; seminativi arborati: 389 ha.
        Premesso che i dati non vanno intesi in modo rigoroso, ma approssimativo, con oscillazioni di diversi ha sulla superficie totale e che le classi non sono del tutto uniformi, poiché col passare degli anni sono indicativi di tendenze piuttosto chiare. E' diminuita sensibilmente la superficie dei seminativi. Identica nel 1929 è, via via, andata riducendosi nel'70 e nell'82, certamente in seguito all'esodo dalle campagne verso le città nel secondo dopoguerra e quindi all'abbandono delle terre oppure ad una conversione in attività più remunerative come l'allevamento. La divisione nei seminativi dei cereali e ortive è per lo più rimasta immutata = nel 1824 su 3375 ha solo 25 erano orti; nel 1970 su 2814 ha solo 13 erano orti; nel 1970 su 2814 ha solo 13 erano destinati a culture ortive, cioè lo 0,7% nel 1824 e lo 0,4% nel 1970. Dallo "stato della seminagione" del 1860 vediamo quali erano i principali cereali coltivati: grano duro su 4000 moggi; grano tenero su 2640 moggi e granone su 2479 moggi; avena su 848; orzo 700.
        Dei legumi, di cui è detto che la loro seminazione suol farsi promiscuamente nelle terre messe a cereali, si produceva soprattutto: fave e favette; pochi ceci, lenticchie, fagioli e piselli. L'epoca della seminagione non è cambiata.
        Riducendosi le superfici dei seminativi è aumentata sensibilmente quella dei pascoli e dei boschi, anche in seguito ai rimboschimenti che riguardano alcune contrade. Si è passati infatti da 605 ha a 1173 ha di pascolo e da solo 103 ha di boschi (querceto 95 ha; pioppeto: 8 ha) a 667 ha (comprendenti colture arboree varie per 475 ha; 23 ha di querce, quindi un sensibile calo rispetto all'800; 49 ha di cedui). Un'ultima considerazione infine sulle colture legnose; ne1 1824 sono registrati ben 216 ha di vigneti contro 71 del 1970 e solo 4 del 1982! Non risultavano allora oliveti, mentre trenta ha si registrano nel 1970 e 22 nell'82. Quanto era stimato un moggio agrario? Dividendo i1 totale della superficie agraria: 13717 moggi per il totale della rendita agraria:28749, abbiamo che in media ogni moggio dava una rendita di 2,10 - 2,10 cosa? Pensiamo carlini che era la moneta adoperata allora. Sappiano infatti dalle risposte ai 32 quesiti del circondario, esattamente dalla 23, che la giornata di un bracciante era di un carlino. Possiamo formulare l'ipotesi che un moggio avesse circa la rendita di 2 giornate di paga di un bracciante. Ed è una ipotesi accettabile, poiché oggi la rendita di un tomolo di terreno agrario montano è inferiore, è di circa 20.000 lire, certo molto meno delle due giornate lavorative di prima. In fondo al quadro catastale sono riportati dati importanti: il numero delle abitazioni : 969 e la rendita complessiva di 5995; vi erano 9 molini, 4 taverne, 9 grotte, 7 forni, 3 neviere, 1 cantinato, 3 fornaci e solo 16 case di abitazione nelle campagne. questo dato, confermato dalla risposta al quesito "9" i terreni sono divisi in piccole porzioni e non vi corrispondono i fabbricati rustici, delinea la fisionomia di un paesaggio alquanto frequente nelle zone interne del mezzogiorno. La popolazione viveva raccolta nei paesi disposti nella classica forma dei presepi e si spostava a piedi o sugli animali da soma per raggiungere le terre da lavorare. Queste si presentavano come ampie distese, qua e là interrotte da poche "masserie", coltivate a grano con qualche alberello da frutta, più spesso dalle viti e porzioni di terreno destinati a pascolo. Diverso il paesaggio oggi, dove eleganti villette punteggiano la campagna che presenta un aspetto più vario l'introduzione di alcune colture industriali: tabacco e barbabietola. Un'ultima curiosità: mediamente le abitazioni davano una rendita di 6 carlini (.?.) annua.
        Il secondo documento, pur riguardando tutto il circondario di Castel Baronia e presentando difficoltà a volte insormontabili di lettura contiene informazioni importanti per ricostruire le condizioni dell' agricoltura e altri aspetti sociali e lavorativi. La risposta numero 7 elenca i principali prodotti: grani, biade, formentone (mais o granturco), vini (abbiamo già visto la notevole estensione dei vigneti rispetto ad oggi) e frutta di ogni specie. Ancora "il trasporto dei detti prodotti si esegue per mezzo degli animali a schiena e non da tiro, atteso la mancanza di strade rotabili". Mancavano quindi strade transitabili da carrozze, le poche esistenti dovevano essere mulattiere, sentieri ciottolosi e scoscesi. Per ulteriori notizie su ciò si può leggere quanto detto da Gaetano Negri nelle lettere al padre e dall'inchiesta Iaccini. Il quesito  numero 8 riguarda le forme di condizione delle aziende agricole. Non è precisata il quanto, ma si dice solo che "i fondi si coltivano parte a conto proprio, parte a colonia parziaria (mezzadria) e parte in affitto. Attualmente la forma di gran lunga dominante è quella a condizione diretta: 733 su 884 aziende in totale nel 1970; 15 sono a condizione con salariati e 136 altre forme di conduzioni. La Tendenza registrata è quella dell'allargamento della conduzione diretta: infatti nel 1961 erano 746 sul totale di 1003 e nel 70, come visto, 733 su 884. Il quesito numero 9 riguarda l'estensione dei terreni che è detto "sono divisi in piccoli porzioni". La situazione oggi non è molto diversa. All'82 si contano 764 aziende su una S.A.U. di 4033 ha 5,27. Valore leggermente più alto rispetto alla media provinciale che nell'82 è di 4,8 ha. I quesiti seguenti dal 10-12 indicano le modalità e l'entità del fitto. Il 16° indica la rotazione delle colture nei terreni di grande estensione ch'è biennale (1° anno maggese - 2° grano); triennale nei terreni di piccola estensione (1° anno: maggese con granone; 2° grano; 3° le biade).
        Il quesito 20 indica l'epoca delle seminagioni "la semina di grani si effettua in autunno, la semina del granone nella metà di primavera". La stessa cosa è detta nello "stato stato della seminagione" del 1860 dove è precisata anche l'epoca dei legumi: fave e favette a settembre, ceci ad aprile, lenticchie ad ottobre, fagioli ad aprile e maggio; piselli in aprile e patate in marzo. Il quesito 23 "un operaio lavora ordinariamente misure 2 di terreno al giorno e riceve un carlino, oltre le spese cibarie". Quesito 24 "le donne e i ragazzi non si adoperano nei lavori forti, ma nell'espurgamento dell'erbe nocive, nei semenzati e ricevono grana cinque al giorno". Da Cicchetti pag.50 sappiamo che il grana = 1/10 di carlino, quindi la paga era la metà di quella degli uomini.

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