Anno II - Vallata Settembre-Ottobre 1930 – VIII N. 5 – 6 - SANTA MARIA DI VALLATA

ABBONAMENTO ANNUO

Ordinario……………………………..  L.  5,00.
Benefattore.…………………………..  » 25,00.
Sostenitore.…………………………...  » 50,00.

Per l’estero : rispettivamente L.15 – 50 – 100

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Indirizzare ogni corrispondenza ed offerte esclusivamente al seguente indirizzo:

Comitato per l’erigendo Tempio di Santa Maria

(Avellino)                                                                                           VALLATA

 per telegramma: SANTAMARIA — VALLATA
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SOMMARIO

Santa Maria ed i Conventi Verginiani della Baronia . . . . . . . . . . pag.   1
Grazie ricevute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . .. . . . .   »      6
Benedizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  »      8
Offerte in danaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  »      9
Oggetti votivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  »    10
Azione Cattolica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .   »    12

 

Annuo II. Vallata   Settembre - Ottobre 1930 – VIII N. 5 – 6
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S. MARIA

NELLA STORIA E NEL SENTIMENTO POPOLARE

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Santa Maria

 ed i Conventi Verginiani della Baronia

             La collina su cui si erge il borgo Santa Maria domina all’intorno un’ampia valle, circondata in cerchio dall’ondulata catena degli Appennini. La tacita valle variopinta circostante, su sfondo verde, è intarsiata da vigneti, da folte quercie, da frequenti olivi, da imbriferi castagni e da altri alberi, nettamente distinti sui prati opini; da torrenti che sbucano di tratto in tratto fra le balze; mentre i casolari sparsi per le campagne svariano tra il verde, e le allodole, i cardellini, gli usignoli – musici che solo Dio ammaestra – solcano il cielo, carezzano l’udito. E il sole che spunta, tutto inonda d’oro: le cime e il ridosso de’ colli e de’ monti; i vasti burroni fenduti da insenature profonde; i lieti campi; le vie nazionali, provinciali, campestri, serpeggianti qua e là; le case di Guardia de’ Lombardi, Anzano, Sant’Agata, Bisaccia, Andretta, Rocchetta, Candela che, intorno intorno, si addossano per le colline digradanti, o si inerpicano sul culmine de’ monti. Lontano si scorge la Puglia con la linea argentata dell’Adriatico. Quasi tutta Vallata è sottoposta: si vedono le tettoie, le finestre, i balconi, le torri, le porte di case e di palazzi, dominanti dall’alto campanile della Chiesa Madre. A grandi linee, questo è il panorama ampio e magnifico che può osservarsi, nei giorni limpidi, da Santa Maria, anche se, a tratti a tratti, il sole si frange tra i velli delle nuvole bianche.
            Città del Piemonte, della Lombardia, delle Puglie, della Campania e della Sicilia si sono vivamente interessate della nostra Santa Maria; e persino la lontana America non è estranea al nostro entusiasmo, al quale si associa anche la stampa estera. Vengono continui pellegrinaggi alla sacra zolla. Canti e litanie si sus­seguono nell’aria, se il sole brilla, se nubi o piogge velano il cielo, se tacita la luna ride da’ colli al piano.

***

            Nell’anno settimo del papato di Leone X coll’as­senso dell’8 maggio 1519 all’unione col monastero di Montevergine, di Nicola Volpe di Napoli, vescovo di Bisaccia, Santa Maria, una delle più antiche chiese di Vallata, fu eretta da Nicola Federico di questo Comu­ne, sotto il titolo di Santa Maria di Montevergine, sita extra moenia dicta terrae Vallatae, iuxta capellam Sancti Sebatiani ab uno latere, iuxta viam publicam a duobus lateribus, ab alio vero latere iuxta demanium dictae terrae.Alla Chiesa era annesso un monastero di Benedettini Verginiani.
            Santa Maria si innalza ad 870 metri sul livello del mare, in terreno demaniale del Comune, da tempo quasi tutto usurpato.
            Debbo alla squisita cortesia di P. D. Ugo Inizan O. S. B. del Santuario di Montevergine quasi tutte le notizie che susseguono – e che io rielaboro – da lui trovate in quell’Archivio, ch’egli dirige.
            D. Francesco Del  Tufo, padrone di Vallata, ordinò la costruzione di un monastero di Montevergine e, oltre ducati 200 assegnati in Napoli, volle che per l’edificazione vi fosse spesa la metà delle rendite de’molini, e dopo 200 ducati l’anno. Un documento del 1519 mostra come il nominato vescovo di Bisaccia dava licenza all’abate di Montevergine di scegliere un priore e quanti monaci volesse per il servizio di detta chiesa. Il monastero, che aveva un priore, un chierico ed un fratello laico, si chiuse dopo il milleseicento, per una bolla di urbano VIII del 1628 che dichiarava soppressi i monasteri della Congregazione Verginiana dove c’erano meno di sei religiosi.
            Da quel tempo il monastero, pure di Montevergine, di Santa Maria della Neve di Trevico percepì le rendite de’ beni del monastero di Vallata.
            Secondo un inventano di questi beni del 1594, il monastero di M. V. di Vallata aveva, tra l’altro, cento e nove tomoli di territorio in diversi luoghi, un orticello presso il monastero e 14 pecore lasciate da varie persone alla chiesa per censi. In questa vi erano due icone su tela: una di Santa Maria di Montevergine e l’altra di Santa Maria di Montserrato.
            Il terribile terremoto dell’8 settembre 1694 fece rovinare il monastero di Trevico, e probabilmente an­che quello di Vallata, con la sua Chiesa di Santa Maria.
            Santa Maria si innalzava e torna ora ad innalzarsi a sud-ovest, in un sobborgo dove esiste tuttora un folto gruppo di case abitate. La collina ebbe tale nome, perché da tempo remoto vi stava costruita l’antica Chiesa sotto tal titolo, di cui si osservano tuttavia le vestigia nel 1796, dirimpetto alla cappella di San Vito.

***

            Prima dell’attuale icone, cioè prima del 1310, c’era a Montevergine un’altra immagine venerata col nome di Madonna delle Grazie; come l’attuale, dipinta su legno e pure bizantina, chiamata anche Madon­na di  San Guglielmo. Forse perciò l’antica nostra chiesa di Santa Maria di Montevergine aveva pure nome di Madonna delle Grazie. Il quadro seicentesco rinvenuto è probabilmente di Santa Maria di Montsserato, come fa ritenere per la posizione seduta, pei ricchi indumenti e pel Bambino che ha sulle ginocchia.
            Il santuario di Montserrato nella Spagna — monte tagliato a forma di sega da diversi agenti geologici — e quello di Montevergine hanno relazione tra loro perché sono tenuti entrambi da Benedettini.
            Nel 1594 il nostro convento aveva un priore, un chierico ed un fratello laico. Dai centonove tomoli di territorio posseduti, il monastero percepì solo undici tomoli e mezzo di grano nel 1594 e dieci e mezzo nel 1595, perchè i terreni erano fittati o dati a censi (enfiteusi), e così se ne ricavava solo una rendita terratica scarsa, ad esempio una decima sui frutti o una parte sui dodici (dodici una).
            La denominazione delle contrade dove i territori erano posseduti, assai più che il nome dei proprietari confinanti, è vaga ed incerta, specialmente perché, da epoca immemorabile, è cambiata.
            La nostra chiesa di S. Maria possedeva, tra l’altro, i seguenti oggetti: una campana, un parato di tela pittato con fregi di vari colori, un parato d’oro, una tovaglia grande con la frangia di damasco turchino, un’altra simile, una sottile con frangia di seta nera ed un’altra con frangia di seta rossa, una pianeta di seta verde con stola e manipolo, un messale nuovo, un paio di corporali.
            Il monastero di Santa Maria della Neve di Trevico ha esistito dal 1469 fino al 1694; nel 1647 vi stavano quattro padri e un converso. A Carife, Montevergine possedeva la Chiesa dell’Assunta, fabbricata in virtù di un breve di Gregorio XI, dato a Gaeta il 10 giugno 1376, dopo che il casale di Acquara fu di­strutto dalle guerre. Il monastero di Carife era grangia di San Giovanni in Valle di Castelbaronia; nel 1696 vi era un solo Padre. In Castelbaronia, a San Giovanni dell’Acquara ha esistito un priorato di Montevergine dall’anno 1136. Dopo di essere stato distrutto da un terremoto, quel monastero fu riedificato nel 1698 dal Trifone De Ponte, duca di Flumeri; nel 1700 divenne badia, e durò sino a Napoleone. Già nel 1200, a Flumeri — per mezzo del priorato di San Giovanni dell’Acquara di Castelbaronia — Montevergine possedeva molti beni.

Tommaso Mario Pavese                   

 

 LE GRAZIE

 Grottaminarda = Prodigiosa guarigione.

             Mio fratello Antonio affetto da forte infezione intestinale, rapidamente guariva per la intercessione della Vergine. Offro L. 10.

Guarini Michele.                   

 

 Protesta

             Conformandoci ai decreti di Urbano VIII e della Sacra Congregazione dei Riti, dichiariamo solennemente che, salvo i dommi e tutto ciò che la S. Sede ha definito, a tutto quello che vien pubblicato nel presente bollettino, non va data altra fede che l’umana.

 Bisaccia Miracolosamente salvi dal disastro
del terremoto.

            Calandra Michele e famiglia, pressati dalla visione della Madonna di S. Maria, comparsa loro in sogno la notte del 23 Luglio, riescono ad uscire sulla strada giusto in tempo per vedere ruinare completamente la loro casa. In pellegrinaggio vengono a ringraziare la Madonna offrendo L. 25.

Rocca S. Felice Istantanea scomparsa
di atroci sofferenze.

             Filomena Secchiano di Rocca S. Felice, da molti mesi colpita da atroci dolori con convulsioni e perdita di coscienza, vien portata dai parenti al Sacello di S. Maria. L’inferma, al semplice contatto delle sue labbra all’immagine del Cristo, ritorna allo stato normale con la scomparsa di. tutte le sofferenze.
            Per ringraziamento il Fratello della miracolata offre al Cristo il suo orologio di argento.

BENEDIZIONI
che Dio promette agli Elemosinieri

Tobia 4: Salmo, 40. — Prov., 4. 28. 36 — Eccl., 19: 29. — Isaia, 38.— S. Marco, 9.— S. Luca, 11. — S. Giacomo, 2.
        1.   L’elemosiniere è sicuro di non impoverire.
        2.   Niuno della stirpe del lemosiniere andrà mendicando.
        3.   Le ricchezze del lemosiniere si moltiplicheranno.
        4.   L’elemosiniere vive felice, perchè nella sua casa viovono le benedizioni celesti.
        5.   Dio paga all’elemosiniere ogni minuzia che da al povero.
        6.   L’elemosina mantiene sano e prolunga la vita.
        7.   L’elemosiniere vien liberato da castighi e da ogni angustia.
        8.   L’elemosiniere è il più saggiò e fortunato mercante del mondo.
        9.   L’elemosiniere ottiene da Dio qualunque grazia
        10. L’elemosina monda e purga l’anima dalle colpe.
        11. L’elemosiniere è sicuro di morir bene.
        12. L’elemosiniere sarà giudicato con carità e misericordia.
        13. L’elemosiniere non si perderà.

Offerte in denaro
per grazie ricevute o da ricevere

Raccolte tra la maestranza dello Stabilimento Cirio — S. Giovanni a Teduccio- L. 64,05
Raccolte da Gallo Giuseppina — Napo1i                                                              52,60
Gallo Domenico — Napoli                                                                                  100,00
Raccolte dalla Sig.ra Crincoli — Napoli                                                                30,00
Guarini Michele — Grottaminarda                                                                         20,00
Travisano Rocco                                                                                                   25,00
Sciaraffa Michelangelo di Giovanni                                                                       100,00
Forgione Carmela                                                                                                  15,00
Gallicchio Rocco                                                                                                  100,00
Perlingieri Rocco                                                                                                    10,00
Bove Carmela                                                                                                      100,00
Gallo Maria Francesca di Francescomaria – America                                              50,00
Pavone Carmelina — Napoli                                                                                    5,00
Bove Elvira                                                                                                              5,00
Rossi Filomena — Bisaccia                                                                                      4,00
                                                                                                           Totale L.   680,65


OGGETTI VOTIVI
(4· elenco)

             Capozza Concetta, ciondolo — Sollazzo Michelina, anello d’oro — Milano Teresa, nocca — Cicchetti Maria Libera, breloque — Di Cosimo Siena, Spilla e stella. — Elvira Del Sordi Cuoco, Cuore d’argento e breloque. — N. N., breloque. — Crincoli Filomena, breloque. — N. N., breloque. — Pavese Paola, breloque. — Lobrace Pasqualina, anello. — Del Sordi Filomena, anello. — Di Cosimo Cornacchia Rosa, anello. — Salvatore Teresa, anello. — Tanga Maria Pulcheria, anello. — Strazzella Maria Francesca, orecchini. — Chirichiello Gaetana, orecchini. — N. N., orecchini. — Cornacchia Rosaria, breloque. — N. N., anello. — Chirichiello Maria, anello. — Muscaritolo Chiarina, anello. — Mazzeo Vito Santo, orologio placcato con catena. — Colicchio Caterina, orologio placcato — Ragazzo Maria Libero, breloque. — Strazzella Michelina, breloque. — Di Stefano Maria. Arpino. Laccio cori medaglino e corno. — Strazzella Adelina, anello. — Pennella Brigida, fermaglio. — Crincoli Rosa, orecchini. — Solazza Carmela, anello. — N. N., orecchini. — Del Campo Maria, orologio d’oro da donna e spilla. — Colicchio Concetta, anello. — Lucadamo Antonio, anello. — Crincoli Carmela, anello. — N. N., anello. — Cornacchia Maria Francesca, anello. — N. N., cornetto. — Rosati Maria Domenica, orecchini. — N. N., medaglina. — Cicchetti Luigia, anello. — La Vecchia Maria Rosa, anello. — Colicchio Teresa. corniola. — Del Sordi Michelina. orecchini. — Salvatore Pasquale, orecchini ed anello. — N. N., anello. — N. N., cornetto d’oro. — N. N., 2 pezzi d’argento. — Pavese Giuseppina, laccio, ciondolo ed anello. — De Gennaro Giuseppina, fermaglio. — Furia Lucia, orecchini. — Staffieri Carolina, orecchini ed anello. — Forgione Antonietta, anello e ciondolo. — Chirichiello Giovannina, breloque. — N. N., fermaglio. — Del Sordi Carmela, laccio con ciondolo. — Di Carlo Pasquale, Orologio d’argento. — Chiavuzzo Michelino, gingillo argento. — Stridacchio Francesco Paolo, orecchini corallo. — Del Campo Nunziata, fer­maglio. — N. N., corniola. — Perrotta Maria Libera. orecchini — Del Sordi Orsola, fermaglio. — Gerundo Maria Domenica, anello. — Sauro Giuseppina, orecchini. — Gerundo Amalia, anello. — Bufalo Luisa, bracciale. — Garruto Luigina, orecchini ed anello. —Silla Vincenza, orecchini corallo. — Rosa Giuseppina, bracciale. — Di Fonzo Pasqualina, anello. — Palumbo Michelina, orecchini. — Cerullo Gaetana, anello. — Strazzella Michelina, anello. — Cantillo Maria Francesca, fermaglio. — Clemente Giovannina, orecchini corallo. — Mazza Colomba, fermaglio. — Ciani Libera, anello. — Atlante Maria, spilla e breloque.
                                                                                                                                                                                                                                                                            (Continua)

 

AZIONE CATTOLICA
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 L’Augusta parola del Papa agli assistenti
ecclesiastici dell’Azione Cattolica italiana

             A degno coronamento della settimana di studio degli assistenti ecclesiastici diocesiani, tenuta nel mese di settenbre nell’aula magna del palazzo della Cancelleria Apostolica, Sua Santità ricevette il 19 settembre, alle ore 17,30 i cinquecentocinquanta sacerdoti che a tale settimana parteciparono.
            Gli assistenti ecclesiastici erano accompagnati dall’Em.mo signor Cardinale Serafini, Prefetto della Sacra Congregazione del Concilio, dall’Ill.mo e Rev.mo Monsignor Giuseppe Pizzardo, Arcivescovo tit. di Nicea, assistente ecclesiastico generale della Giunta Centrale dell’Azione Cattolica; da Mons. Rosa, Arcivescovo di Perugia; da Mons. Patanè, Arcivescovo di Catania; da Mons. Occhiuto, Vescovo di Cassano all’Jonio, nonché dal comm. Augusto Ciriaci, presidente generale dell’Azione Cattolica Italiana.
            Il collegio degli assistenti ecclesiastici generali era al completo.
            Il Santo Padre fu salutato al Suo apparire da una imponente dimostrazione, che continuò durante tutto il tempo della rapida rassegna passata dal Pontefice a tutti i convenuti, schierati nella sala del Concistoro e nelle aule adiacenti.
            Gli appalusi vivacissimi, nutriti di frequenti grida di « viva il Papa dell’Azione Cattolica », furono alternati dal canto delle acclamazioni.
            Terminato il baciamano, l’Augusto Pontefice si portò nella sala del Concistorio ove nel frattempo tutti i sacerdoti erano stati riuniti; indi, salito sul trono, rivolse ai conventi l’Augusta parola.
            Il Santo Padre iniziava il Suo discorso dicendo che Gli erano note la grande attenzione, la devozione costante e l’entusiasmo sempre prorompente coi quali quei diletti figli avevano seguito la loro settimana di studio e di preghiera.
            Gliene aveva riferito Mons. Pizzardo più volte, ogni giorno, anzi più d’una volta al giorno; poi Gliene aveva poco prima parlato anche il loro e Suo caro Cardinale Serafini, il quale — aggiungeva l’Augusto Pontefice — era, come dire — il loro protettore Cardinale.
            A questo punto le parole del Santo Padre suscitavano un’imponente ovazione all‘indirizzo dell’E.mo Porpora Io, cessata la quale, Sua Santità bonariamente diceva di non sapere che cosa volessero dire precisamente quegli applausi, giacchè — Egli testualmente soggiungeva — « se il Card. Serafini è, come abbiamo detto, il protettore Cardinale, il vero protettore dell’Azione Cattolica siamo Noi ».
            (L’ovazione degli Assistenti Ecclesiastici si rinnovava a questo puntò più vigorosa, prorompente ed entusiastica e durava qualche minuto, alternandosi col grido di « Viva il Papa dell’Azione Cattolica! »)
            Ristabilitosi il silenzio, Sua Santità riprendeva dicendo che, nell’allusione all’E.mo Serafini, Egli aveva inteso chiamarlo il Cardinale amico dell’Azione Cattolica e questa definizione i convenuti potevano ben sottolineare con tutti i loro applausi, giacchè il loro e Suo caro Cardinale aveva luminosamente dimostrato per l’Azione Cattolica un’amicizia di lunga data, la quale durante la recente settimana di studio degli Assistenti si era arricchita di nuove, affettuose dimostrazioni.
            Diceva, adunque, il Santo Padre che Mons. Pizzardo prima ed il Cardinale Serafini poi, Gli avevano tanto bene detto della settimana, di cui quei cari figli erano stati per così dire gli oggetti.
            Ora essi aggiungevano a quelle autorevoli e care testimonianze la personale loro dimostrazione mediante quell’accoglienza affettuosa, calda e cara, per la quale il Santo Padre voleva esprimere subito tutta la Sua paterna riconoscenza.
            Tale riconoscenza, aggiungeva il Sovrano Pontefice, non voleva, però, trarre il suo oggetto solo dalle care espressioni. di filiale e devoto affetto che avevano salutato l’apparire del Papa. Essa voleva altresì portarsi innanzi tutto all’oggetto stesso di cui quelle mànifestazioni erano la conseguenza, cioè alla affezione che quei cari figli portavano all’Azione Cattolica, in virtù della grande e nobile funzione che essi vi esercitavano: quella di Assistenti.
            La loro settimana, che il Santo Padre, pur rilevando l’espressione abusata della frase, chiamava di «assistenza assistenziale» aveva recato al Suo cuore una consolazione grande, straordinaria, e di ciò Egli, esprimeva ai cari sacerdoti convenuti, tutto il Suo Augusto ringraziamento.
            Il Santo Pare si diceva, poi, lieto di vedere vicino a Sè ed insieme a quei cari figli coloro che con tanta cura ed abnegazione lavorano al centro dell’Azione Cattolica: il Suo carissimo Mons. Pizzardo ed il caro Comm. Ciriaci.
            Essi erano presenti a quella gradita visita per condividere la gioia che inondava il Suo cuore paterno e per rallegrarsi, come faceva il Santo Padre, nel vedere quella magnifica dotazione dell’Azione Cattolica, rappresentata dall’insieme delle energie, delle volontà e dell’abnegazione che gli Assistenti devolvevano a beneficio dell’Azione stessa.
            Il Santo Padre, oltremodo lieto -di vedere quella nobile accolta nella Casa paterna, che particolarmente gioiva della loro presenza, ripeteva agli Assistenti l’a1ta parola della Sua riconoscenza, dicendo di volere estendere pel loro mezzo i Suoi Augusti ringraziamenti ai venerabili Vescovi diocesani, che avevano caldeggiato e favorito la partecipazione degli Assistenti alla settimana, esprimendo in tal modo tutta la loro operosa devozione all’Azione Cattolica.
            L’Augusto Pontefice proseguiva il suo discorso dicendo che Egli voleva anche ringraziare gli Assistenti, i loro venerabili Vescovi ed, innanzi tutti, la Divina Provvidenza anche per un’altra felice congiutura: quella cioè, .che aveva fatto coincidere la serena e lieta consolazione che proveniva al Suo cuore della visita degli Assistenti Ecclesiastici Diocesani, dell’Azione Cattolica, proprio con quella vigilia sempre dolorosa del 20 settembre, di quel 20 settembre, soggiungeva il Sommo Pontefice, che ancora una volta tornava, ma che tornava — Egli voleva ormai credere e non più sperare — per l’ultima volta.
            (Le parole del Santo Padre erano a queste punto nuovamente. coperte da un applauso vibrante e persistente di tutto l’uditorio, che acclamava al Papa con accenti di profonda commozione).
            Riprendendo la parola, Sua Santità soggiungeva di aver detto di credere, anzichè di sperare, che questa data ricorreva per l’ultima volta, e di averlo detto senza esitazione, perchè al Santo Padre ciò era stato assicurato e promesso da autorevole parola, alla quale Egli voleva credere.
            In tale congiuntura, perciò, la squisita consolazione che i convenuti recavano al Pontefice era più cara, poichè essa giungeva in una di quelle maniere che la Provvidenza sa bene scegliere per abbinare quelli che noi chiamiamo, poi, casi, ma che sono, invece; felici- combinazioni dovute ai disegni della Divina Onnipotenza.

 

 Uno sguardo alla Settimana di studio

              Che cosa avrebbe dovuto, adunque, aggiungere il Santo Padre, a chiusura di quella santa settimana, nella quale i cari sacerdoti avevano udito tante belle, grandi, benefiche cose, sia nella parte didascalica, che espositiva e discussiva?
            Sua Santità aveva passato e ripassato con tanto piacere il programma di ciò che aveva formato gli oggetti di studio della settimana e ciò L’aveva persuaso che quei cari figli venivano ora a Lui con la pienezza vera dello spirito.
            Tutto — infatti — quello che si poteva dire di più interessante per l’organico intero, generale e speciale dell’Azione Cattolica era stato nella settimana detto.
            Qui Sua Santità riepilogava tutti i particolari temi, sottolineando la precipua loro importanza, specie di quelli riguardanti « l’Azione e la cultura religiosa », fondamento di ogni sapienza : « l’Azione Cattolica e la cultura liturgica » che definiva « una cultura speciale nella cultura religiosa »; « l’Azione Cattolica ed il problema studentesco », scherzosamente rilevando, a proposito di tale difinizione, che oggigiorno non vi sono più che «problemi »; ed infine «l’Azione Cattolica e l’azione missionaria » riassumente nel suo oggetto la parte essenziale e complementare dell’Azione Cattolica, che vuol dire apostolato.
            L’Augusto Pontefice continuava dicendo che di tutti questi studi, quei cari figli avevano fatto l’occupazione continua, assidua, della loro settimana, riempiendo quindi di gioia — non di sorpresa, perchè il Papa sapeva bene cosa potesse da essi attendersi — il cuore del Padre.
            Tale gioia era simile a quella provata dal Cardinale amio loro e Suo, il quale, sintetizzando nel suo modo di esprimersi così semplice e vero ciò che aveva provato, Gli aveva detto di aver riportato dalla settimana l’anima piena di edificazione, il cuore come immerso nel tuffo di una magnifica spiritualità, sensibile, vivida, palpitante intorno alle anime sacerdotali.
            Sua Santità non poteva, pertanto che ripetere l’ Augusta parola di congratulazione, la quale avrebbe potuto completare il suo dire, se una divina ispirazione non avesse avviato il pensiero del Santo Padre verso un’altra direzione e non Gli avesse suggerito una parola che Egli, pertanto, non voleva nascondere, cioè omettere di versare, in un’ occasione così solenne, nell’animo di tutti quei cari figli, che costituivano, quasi, una rappresentanza totalitaria di tutti gli Assistenti dell’Azione Cattolica d’Italia.
            Il Santo Padre voleva, pertanto, dire tale parola, certo che i convenuti l’avrebbero accolta non solo con devozione, ma anche con consolazione, giovandosene — per quanto essi non ne, avessero, bisogno — come di uno stimolo per sostenere la loro diuturna e spesso difficile fatica, rivolta a fare sempre di più e sempre  meglio.
            Era, questa, una parola che doveva bastare da sola dire in quale luce Sua Santità vedeva gli assistenti Ecclesiastici dell’Azione Cattolica Italiana, in quale altezza essi erano posti dal Sommo Pontefice e quale sicuro affidamento Egli facesse sull’opera loro.
            A questo punto il Santo Padre voleva rivolgere una domanda ai cari sacerdoti, chiedendo loro, specie a quelli – diceva Egli scherzosamente –  che avevano  più voce in capitolo se avessero mai pensato a proporsi un modello di Assistente. Indi soggiungeva che bene avevano fatto, essi, a non fare alcuna scelta, poiché  c’è qualcuno che ad ogni altro, sia pur alto modello, s’impone.
            Il Santo Padre vi aveva pensalo in uno dei momenti delle frequenti preghiere che Egli aveva innalzato nei  giorni scorsi per essi e, precisamente, al termine della santa Messa.

 

Il Divino Assistente

             Una ineffabile immagine Gli si era presentata fissa nella mente, con il ricordo delle parole di S. Paolo: Christus adsistens pontifex futurorum bonorum.
             «Nostro Signore –  soggiungeva il Santo Padre – si era fatto chiamare dal Suo grande Apostolo : «adsistens ».
              La parola, Egli continuava, è poco usata nella Sacra Scrittura, ma a bene intendere il suo significato giova un altro passo parallelo, ermeneutico contenuto nell’ultimo versetto dell’ultimo capitolo della Sapienza ove, lo Spirito Divino, divino autore del sacro testo, dopo avere riassunte tutte le opere di predilezione che formano il tessuto vivo e vissuto del popolo ebreo dice: Dominus adsistens populo suo.
             Rilevato l’alto significato di questo titolo di «assistente» che all’Onnipotenza divina è attribuito, nel Vecchio Testamento, come lo è a N. S. Gesù Cristo nel Nuovo, il Santo Padre diceva che in esso è contenuto abbastanza perchè i sacerdoti, che di tale titolo s’adornano, possano andare gloriosi e fieri.
             Ma per poco che vi si rifletta, da tale titolo non scaturiscono so1amente ragioni di gratitudine e di ringraziamento verso il Signore, ma altresì, considerazioni di bellezza e di utilità, che domandano l’imitazione in quanti si dedicano all’Azione Cattolica, sulle cui grandi linee tali considerazioni proiettano vasti indirizzi.
             Infatti, proseguiva il Santo Padre, non è solamente questione di nome.
             «Che cosa state a fare voi, cari Assistenti?» si domandava a questo punto il Sommo Pontefice.
             Tutte le direzioni, tutte le branche dell’Azione Cattolica portano l’impronta di ciò che l’Assistente sa fare e vuol fare.
            Sua Santità aveva già avido occasione di dire ad altri confratelli di quei cari figli presenti la frase che sintetizza l’importanza della loro missione: In manibus tuis sortes meae.
            Questa frase era per essi la norma piena di valore e di efficacia così come lo era stata per quel Cardinale che a Vienna se l’era posta come guida dei suoi santi negozi: Ricordati che oggi la Chiesa ti dice « nelle tue mani sono le mie sorti »
             Qual’era dunque, ripeteva il Santo Padre, la funzione dell’Assistente?
             Prescindendo dai dettagli impossibili ad essere così brevemente riassunti, lo scopo di nulla la multiforme opera dell’Assistente è la cooperazione con tutte le maniere, le industrie, l’abilità, la scienza sacra e profana, ma sopratutto con la santità e con l’esempio, a formare degli, aiuti dell’apostolato, cioè dei laici che possano venire in aiuto dell‘apostolato gerarchico.

 

Formare gli Apostoli

             In sostanza aggiungeva Sua Santità, gli Assistenti si propongo e debbono proporsi di formare degli apostoli.
            Ora – continuava il Santo Padre – che cosa è stata la grande missione di Gesù Cristo, se non quella di preparare degli apostoli?
            Tre anni Nostro Signore ha impiegato in questa preparazione mentre tutto il tempo precedente è stato, per così dire, di preparazione alla preparazione, - cioe alla formazione degli apostoli.
            Questa era anche opera degli Assistenti, sulla quale, pertanto, l’esempio del Redentore proiettava la luce più soave ed esaltante.
            Riguardando la vita di Nostro Signore sotto l’aspetto dell’Assistente, ogni pagina, ogni parola del Vangelo, pareva scritta per confortare ed esaltare la missione di quei cari figli che si gloriano dello stesso nome di Assistenti.
            Bastava uno sguardo riassuntivo, continuava il Santo Padre, per mostrare quali erano i tratti più salienti di quella vita di formazione apostolica che pure Gesù Cristo aveva esercitata con palese difficoltà, in elementi così meschini e così male preparati.
            Gesù stesso non aveva nascosto che nella sua opera aveva avuto bisogno di grande pazienza; e non solo: Sua Santità stava per dire, anche di tutta la sua Divina energia per riuscire: tanti miracoli nostro Signore aveva dovuto fare; tanta volontà aveva dovuto impiegare: tanta paterna e materna sollecitudine e benignità. Egli stesso, infine, aveva ricorso ad un altro assistente lo Spirito Santo ailus Paraclitus.
            Proseguendo il Suo dire il Santo Padre consi­gliava ai cari sacerdoti di meditare il Vangelo dal punto dì vista funzionale di Assistenti dell’Azione Cattolica. Essi vedranno allora quanta luce nuova si sprigionerà dalla sacre pagine, quante applicazioni nuove, qui ante considerazioni piene di in coraggiamento, di stimolo, di consolazione.
            Il Santo Padre, avviandosi al termine del Suo discorso, aggiungeva che GLI era parso non dovere nascondere quei pensieri e quelle meditazioni a quei prediletti figli che attendevano dal Padre loro una parola di incoraggiamento e di ricompensa.
            Nelle loro fatiche essi non avrebbero potuto desiderare migliore  compagnia di quella del Divino Redentore, modello sublime di Assistente. Indi, come prevedendo un pensiero da parte dell’uditorio, il Santo Padre soggiungeva che se era vero che il Divino Assistente aveva avuto a Sua disposizione mezzi del tutto speciali, dovuti alla Sua potestà, come i miracoli, a superno conforto nostro stanno le parole che contengono la divina infallibile promessa : «Voi farete miracoli ancora più grandi dei miei ».
            E quali erano dunque miracoli quelli che gli assistenti compivano richiamando dalla morte alla vita spirituale tante anime, avviandole od irrobustendole nella via della grazia?
            Non erano adunque miracoli di quelli che essi facevano in sè stessi moltiplicando le loro energie, il loro tempo, la loro attività, riuscendo  a profondere ovunque la loro opera, sopperendo a tutte le occupazioni derivanti dal loro ufficio di Assistenti, pur nulla trascurando della loro attività ministeriale?
            Anche questi erano miracoli, tanto vero che anche nell’uso comune si suol dire «fa miracoli» di un individuo che, acceso da un fervoroso spirito superiore, moltiplica la sua attività, riuscendo a fare cose alla normalità degli individui, sembrano impossibili.

  

La paterna benedizione

            Il Santo Padre se ne compiaceva perciò, coi cari Assistenti, alla cui imitazione ancora una volta additava il classico esempio del Divino Predecessore.
            Il Papa fidava in loro, nell’impegno di questa imitazione del Divino Esemplare, dalla quale avrebbero tratto la forza per tutte le possibilità. Omniapossum, nella grazia di Dio che conforta.
            Queste erano, adunque le parole che uscivano dal cuore sacerdotale e assistenziale dell’ Augusto Pontefice, guardando la bella settimana passata dagli Assistenti e guardando altresì il cammino che è loro dinnanzi.
            Su tutto il Santo Padre desiderava far giungere la Sua paterna, apostolica benedizione : sui sacerdoti presenti e su quelli che non erano potuti intervenire ; sugli assistenti tutti, sulla cara Azione. Cattolica, ed in particolar modo, sui venerabili Fratelli in Cristo che avevano onorato ed aiutato i convenuti a Roma con la loro paterna assistenza.
            Sua Santità desiderava, altresì, far giungere la propria benedizione a tutte le famiglie naturali dei sacerdoti e quelle spirituali presso cui applicano la loro attività; a tutte le parrocchie, ai parroci, ai Ven. Vescovi . in una sola parola a tutte, le cure persone e cose per le quali la benedizione del Padre era desiderata.
            Terminato il discorso, l’Augusto Pontefice impartiva l’ Apostolica benedizione sulla folla dei sacerdoti devotamente genuflessa, dopo di che, salutato l’Em.mo Cardinale Serafini, il Rev.mo Mons. Pizzardo e gli altri Vescovi presenti, si ritirava nei privati appartamenti, fatto segno ad una nuova vibrante manifestazione di devozione e di affetto.

 

SEGNALAZIONI

             Rendiamo noto alle nostre associazioni e a tutti i Parroci che per la lontananza dal Centro del nostro Presidente Cav. Gino Laurelli, e per rendere più facile l’organizzazione dell’Azione Cattolica, per ordine di Monsigor Arcivescovo la Giunta Diocesana sarà nel principio del mese di ottobre ricostruita a Vallata, dove fu costituita nel 1926. Così Vallata sarà il Centro di tutta l’Azione Cattolica Diocesana.
        Monsignore Arcivescovo D. Giulio Tommaso in data 25 settembre u.s. ha fatto premura all’Assistente della Giunta Diocesana di recarsi in ogni Parrocchia delle quattro Diocesi per la costituzione dei Consigli Parrocchiali e per le altre opere dell’Azione Cattolica. I Parroci possono chiamare detto Assistente, il quale fin da ora si mette a disposizione di tutti.

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Con permesso dell’Autorità Ecclesiastica
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Direttore Responsabile : Mons. GENEROSO NOVIA

 

PUBBLICAZIONI

RILEVAZIONI DI GIOVANNI ANTONIO CRINCOLI – In foglietto a stampa – 2. edizione – L. 1,00 la copia.

A S. MARIA – Poesia – Edizione comune L. 0,30 la copia – Edizione di Lusso L. 0,50 la copia.

INNO A S. MARIA – Poesia – Edizione di lusso L. 0,50 la copia.

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        Si trovano in vendita presso il COMITATO PER L’ERIGENDO TEMPIO DI SANTA MARIA, (Avellino) VALLATA.

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Tipografia Lorenzo Barca – Piazza Tribunali 46 – Napoli

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