Angela Cataldo - Vito Antonio Nufrio - La festa-fiera di San Vito a Vallata - Organizzazione della festa
Angela Cataldo  

Vito Antonio Nufrio

CAPITOLO II
ORGANIZZAZIONE DELLA FESTA
E
PARTECIPAZIONE POPOLARE

Organizzazione della festa

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        La festa di San Vito a Vallata, come si verifica in tanti altri paesi per altrettante feste religiose e, insieme, civili, viene organizzata con un impegno esperito, anno dopo anno, in ritmo continuativo, date le varie iniziative da progettare sul posto e le relazioni da curare costantemente con i vallatesi residenti all'estero, da una apposita Commissione, denominata "Comitato Festa S. Antonio e S. Vito Martire. Vallata".
        Detto Comitato, in effetti, si interessa della organizzazione generale della festa di S. Antonio (13 giugno) e della festa di San Vito (14 e 15 giugno).
        Le due celebrazioni, simili sul piano strettamente religioso, in quanto, in tal senso, si risolvono in novene, messe con panegirici e processioni, si differenziano come manifestazioni di festa popolare, soprattutto perché la festa di San Vito ha tradizione più lontana legata. alla fiera e ai già ricordati "tre giri" intorno alla cappella dedicata al Santo, sui quali ci si soffermerà più avanti.
        La contiguità tra le due feste, almeno sul piano tra le due feste, almeno sul piano della religiosità, è anche testimoniata dalla ricordata presenza, in Chiesa Madre, di statue dei due Santi, collocate sull'altare maggiore, ai due lati della centrale statua di San Bartolomeo.
        Ed è proprio questa la "triade" protettrice dei vallatesi, che, a livello emotivo, tuttavia, mostrano una più profonda venerazione per San Vito Martire.
        Dai due menzionati manifesti del giugno 1926 e 1927 con relativi programmi delle manifestazioni religiose e civili 56, si evince che la cura dell'organizzazione era affidata e lo sarà ancora, con ogni probabilità, per qualche decennio, alla Federazione Cattolica locale.
        Nel manifesto del giugno 1927 si parla di "Federazione Uomini Cattolici", composta, quindi di soli uomini, con funzioni varie, da quelle di promozione sostegno delle iniziative culturali e religiose a quelle relative al volontariato e all'azione delle Congreghe, a quelle, infine, della organizzazione delle feste religiose tradizionali, osservando le indicazioni della Sacra Congregazione dei Riti, della Curia, e della Prefettura.
        All'interno di questa Federazione la voce più autorevole fu certamente quella di T.M. Pavese, scrittore, poeta, giornalista, che si distinse per zelo religioso e per notevole attenzione alla vita e ai problemi del paese.
        Nel 1926, mentre si interessa della festa di San Vito, scrive di Vallata: "L'illuminazione pubblica, con fanali a petrolio, è scorsa... Il cimitero è in condizione deplorevole... Non è mai esistito un mattatoio: i macellai macellano ciascuno nella propria casa... La fognatura è mal fatta ... Non vi sono i cessi pubblici: scarseggiano i privati, e difetta pure il servizio di spazzamento... Manca pure un edificio scolastico... Le vie abbondano di polvere e di fango... Tale è Vallata, ma potrebbe essere molto migliore ... Sorriso da natura, per quanto trascurato da tutti quelli che dovrebbero averne più a cuore le sorti, potrebbe diventare quasi una cittadina ed un luogo invidiabile di villeggiatura" 57.
        Sono osservazioni – queste del Pavese –
che dimostrano come lo spirito e l'azione della Federazione Cattolica non resti ancorata soltanto a interessi culturali e religiosi ma si proietti anche sui problemi più impellenti della Comunità sociale, non rinunciando alla denuncia aperta delle inadempienze della pubblica amministrazione.
        E tale denuncia, per il momento storico particolare, acquista un significativo valore politico-sociale e testimonia, comunque, un atteggiamento di seria e responsabile consapevolezza civica.
        E' un po' lo spirito delle Confraternite, la cui opera ebbe un particolare valore civico in quanto rappresentò, nell'età moderna, un argine alle miserie e alle difficoltà dei tempi, come ci ricorda Gabriele De Rosa:" ... dire Confraternita è dire della più grande manifestazione di socialità laicale e di aggregazione solidaristica dei secoli passati, la più diffusa tra i diversi strati sociali..." 58.
        In effetti, le Confraternite promossero soccorsi economici e sanitari, furono elemento di crescita culturale delle proprie comunità, di cui arricchirono il patrimonio artistico attraverso la costruzione e la manutenzione di chiese ed oratori e la committenza di varie opere d'arte (dipinti, altari, statue, ecc.) spesso di grande valore.
        Nel 1927 anche la "Federazione Uomini Cattolici di Vallata", riducendo le spese per la festa di San Vito, provvedeva ai lavori di restauro della cappella dedicata al Santo, forte dei generosi contributi di tutti i cittadini. 59
        Nei due manifesti è pubblicizzata la solennità dell'antico Patrono San Vito senza alcun riferimento a S. Antonio, alla cui festa, certamente, si dedicava un apposito Comitato.
        Si tenga conto, inoltre, del fatto che per Santi e Madonne venerati sul posto agivano anche Congreghe e commissioni meno formali di puro e semplice volontariato.
        Dal secondo dopoguerra al 1988 hanno operato, per la festa in onore di S. Antonio e San Vito, vari Comitati costituiti da una decina di componenti di varia estrazione sociale, per lo più presieduti dagli Arcipreti che si sono avvicendati nella parrocchia.
        Al riguardo, però, non esiste una documentazione d'archivio ben custodita. Da un opuscolo, che riporta un antico canto popolare in onore di San Vito Martire, si può conoscere il Comitato dell'anno 1966, composto di nove membri di cui: due insegnanti delle scuole elementari, due impiegati, quattro operai, un professore, arciprete e Presidente del Comitato stesso 60.
        Sempre dai ricordati manifesti del 1926 e 1927 si apprende che il pubblico era allietato da Concerti musicali che si esibivano su palchi artisticamente illuminati con l'esecuzione di brani di musica lirica che a poco a poco divenivano patrimonio culturale anche delle persone più semplici e meno acculturate.
        Doveva essere questo il momento della festa in cui si registrava la più larga partecipazione di persone di ogni età, provenienti anche dai paesi viciniori di tutta la Baronia, non solo come spettatori ma talvolta anche come sostenitori pronti a dare un contributo in denaro per devozione al Santo e sostegno agli organizzatori.
        Dal 1988 ad oggi ha operato ininterrottamente, un Comitato caratterizzato dalla presenza di membri di età giovanile, che hanno sostituito, in blocco, gli operatori precedenti, generalmente più anziani e meno disponibili, quindi, ai cambiamenti intervenuti per venire incontro ai nuovi gusti dei partecipanti contribuenti e soprattutto dei giovani.
        Il comitato è sorto per libera iniziativa dei suoi componenti, quasi in forma di volontariato, sorretto soprattutto dal. consenso spontaneo dell'autorità religiosa, dell'amministrazione comunale, dei cittadini.
        In effetti è mancato un atto di fondazione compiutamente formalizzato, con la determinazione di ruoli e funzioni relativi a istituzioni e singoli membri coinvolti responsabilmente.
        Nel Comitato non c'è rappresentanza ufficiale del Comune, né rappresentanza dell'Azione Cattolica; non vi sono rappresentanze di istituzioni politiche, economiche, sociali o culturali; la chiesa locale è rappresentata dal parroco, la cui funzione si svolge soprattutto per quanto riguarda, ovviamente, gli aspetti religiosi della festa.
        I componenti maschi del Comitato provvedono a tener vive le relazioni con i rappresentanti di Enti, istituzioni e associazioni locali, con i concittadini residenti in altri Comuni o all'estero, con le varie categorie sociali e i cittadini tutti delle varie fasce d'età, per raccoglierne indicazioni utili alla efficace organizzazione della festa.
        Alle donne presenti nel Comitato è riservata l'attività, durante lo svolgimento della festa, di raccogliere i doni per il Santo (galli, formaggi, panelle, offerte varie) e di curare, insieme al parroco, ai rappresentanti dell'Amministrazione Comunale, all'Azione Cattolica, alla Pro-Loco, la tradizionale cerimonia, con corteo, delle "panelle", nella vigilia della festa di San Vito.
        In realtà, il ruolo delle donne all'interno del Comitato è molto limitato, sul piano organizzativo, relazionale e decisionale, rispetto a quello degli uomini, che, durante l'intero anno, hanno maggiore disponibilità di tempo e facilità di relazioni all'interno della comunità locale e, quindi, maggiore capacità di progettazione e realizzazione della festa, sulla base dei suggerimenti raccolti attraverso colloqui casuali con persone di ogni strato sociale e di ogni età.
        Ha svolto la funzione di coordinatore del gruppo e mediatore tra gruppo stesso, arciprete e autorità comunale (Sindaco e Assessore per la cultura e i servizi sociali), il sig. Bruno Bove persona fortemente motivata e seriamente impegnata, di modesta estrazione sociale, con l'attività di conducente di linea, aperto e disponibile verso tutti, capace di dialogo costruttivo, interessato allo sport e alle iniziative culturali.
        In effetti, pur senza ricoprire, ufficialmente, la carica di presidente del Comitato, la persona di cui stiamo parlando, ha dimostrato ampiamente di essere "leader" del gruppo organizzatore della festa, avendone tutte le caratteristiche: capacità di iniziative, capacità di incontro con gli altri, forza di mediazione con le Autorità locali, capacità di relazione con concittadini residenti all'estero, capacità di contrattazione con rappresentanti del mondo dello spettacolo, capacità di far quadrare i conti (con una discreta considerazione del rapporto costi-benefici) relativi alle "entrate" ed alle "uscite" del bilancio annuale della festa.
        Insieme al coordinatore f. f. di presidente e all'arciprete, che cura soprattutto l'aspetto religioso della festività, fanno parte del Comitato altri cinque uomini di mezz'età e sei donne, mogli dei sei componenti maschi.
        E' un Comitato sui generis, che è risultato così composto per assorbimento progressivo di componenti femminili di "famiglia" mano a mano che qualche membro di precedenti comitati rinunciava al proprio coinvolgimento.
        Ad un tale risultato si è pervenuti, per quanto risulta da affermazioni dei vari componenti, per salvaguardare l'omogeneità di orientamento operativo del gruppo base, che si è consolidato e in senso orizzontale, dando vigore a ciascun membro maschile con la presenza della rispettiva consorte.
        I collaboratori del f.f. di presidente, sia maschi che femmine, sono persone appartenenti al ceto medio, con lavoro continuativo (conducente di autobus, operatore scolastico, sette operai, una casalinga, una parrucchiera, un insegnante di scuola materna) e reddito certamente non alto, che consente, tuttavia, a tutti, un soddisfacente tenore di vita a misura di piccolo paese di aree interne dal modesto sviluppo economico. Il Comitato non ha una sede vera e propria per le riunioni, la discussione sulle varie iniziative, gli incontri con le autorità, i rappresentanti di istituzioni locali, ecc.
        Per tutto il periodo di riferimento (dal 1988 al 2005), durante il quale ha operato un solo Comitato, sia pure con qualche sostituzione di componenti con l'ingresso di nuovi non è stata curata una regolare verbalizzazione dei vari adempimenti formali esperiti o nella cappella di San Vito o nei locali della Chiesa Madre o a casa del coordinatore 61. Questi, tuttavia, è stato in grado di fornire, su richiesta, fotocopia del bilancio consuntivo relativo alle festività di S. Antonio e San Vito 1991-2005.
        Mancano, quindi, i resoconti relativi agli anni 1988-1990. Dai bilanci relativi agli ultimi quattordici anni (1991-2005) emergono alcuni dati interessanti ai fini di una complessiva valutazione dell'organizzazione dal punto di vista della progettualità ed esecutività economica e del l'orientamento delle scelte in funzione dei momenti della festa. Per quanto concerne le "Entrate" dai dati si evince immediatamente che la cifra più considerevole riguarda i contributi da "sottoscrizione" (operata nel centro urbano e nelle contrade rurali, casa per casa, nei locali pubblici, nelle piazze, in Chiesa Madre e nella Cappella di San Vito) che, in media, tradotti nell'attuale moneta si aggirano sui diecimila euro. Per questa "voce" delle entrate un "picco" massimo è relativo all'anno 2003 (quattordicimila euro); costante la somma ricavata dalla vendita di formaggi e "galli" offerti dai contadini (in media, duemila euro); altrettanto costanti le offerte, complessive, di vallatesi residenti all'estero o in altri centri dell'Italia e di devoti, in cappella, per il rituale omaggio delle "panelle" benedette (in media diecimila); il ricavato netto del "palio" (lotteria) in media si aggira sui tremila euro. La "voce" contributi dall'estero (prevalentemente da USA) si attesta sui mille euro, ma fa registrare un calo dal 2002 al 2005 (da 650, a 520, a 380, a 250). E ciò, in ragione di contributi inviati a parte, per il restauro della Cappella di San Vito.
        Tra i vallatesi residenti in altri centri dell'Italia, si distinguono quelli che abitano a Mozzate (CO) che dal 1991 risulta abbiano inviato contributi da sottoscrizione (di una quarantina di famiglie) pari a trecento euro circa.
        In una nota di accompagnamento dell'elenco di detti contribuenti, l'incaricato della sottoscrizione per l'anno 1994 così esprime il gesto di solidarietà dei vallatesi residenti a Mozzate: "Carissimi organizzatori della festa di San Vito e S. Antonio, siano lieti anche quest'anno nel mandarvi le offerte da parte di tutti i vallatesi residenti in Mozzate che ricordano con tanto amore queste bellissime feste. Vi auguriamo di poter organizzare al meglio affinché tutto possa andare bene e sappiate che noi tutti anche se lontani siamo tutti molto presenti con il pensiero... " 62.
        L'essenza del messaggio è tutta in quell' "essere lontani" e per "essere vicini" con il pensiero..., in quella sorta di riconfermato legame affettivo con il luogo natio, con i compaesani, con gli usi, i costumi, le feste mai dimenticati, dopo averli appresi negli anni della fanciullezza e dell'adolescenza. Si noti il dimostrativo di "vicinanza" in "queste bellissime feste"!
        Un elenco di sessantanove contribuenti USA (residenti ad Elisabeth, N.J.), senza data di riferimento, ci attesta un'offerta media di dieci dollari esclusivamente per la festa di San Vito, certamente la più ricordata da tutti i vallatesi emigrati in USA.
        Il Comune, dal 1997 al 2005, risulta abbia contribuito alle spese per la festa di S. Antonio e San Vito nella misura media di duemila euro 63. Il tetto massimo delle entrate complessive è registrato all'anno 1995, per la somma di trentamila euro circa.
        Relativamente alle "Uscite" la voce più congrua è quella relativa ai "cantanti" che, in media, fa registrare la somma di otto-novemila euro con un tetto massimo di dodicimila euro circa per gli anni 2004-2005. Dal 1991 al 2005 notevole risulta la spesa per i fuochi si aggira sui cinquemila euro.
        Per tutto il periodo in esame, le spese per bande si attuano intorno ai millesettecento-milleottocento euro l'anno; le spese varie, invece, sui duemila euro.
        Il tetto massimo delle uscite è relativo all'anno 1995, per la somma di trentamila euro circa.
        I bilanci risultano sempre in attivo (in media tremila euro per gli anni 1991 — 1999), ben quindicimila euro per gli anni 2000-2001, millenovecento euro per gli anni 2002-2003) fino al 2003, ma fanno registrare un passivo di duemilaquattrocento euro circa sia per il 2004 sia per il 2005 64.
        Dalla documentazione esaminata le somme in attivo non risultano di volta in volta ricollocate tra le entrate.
        Evidentemente tali somme sono state utilizzate per il restauro della Cappella di San Vito, il cui costo, escluso il rifacimento del tetto che prevede una spesa di venticinquemila euro circa, è ammontata a settantamila euro circa come si rileva da una lettera inviata dal Comitato ai vallatesi residenti in USA, in cui il Comitato stesso rivela il proposito di dismettere il proprio impegno organizzativo solo a restauro ultimatoti 65.
        E' questo un modo per significare la natura di una iniziativa rivolta non solo alla festa ma anche alla conservazione di un edificio di valore storico e di particolare importanza religiosa, per autogratificarsi, da parte del gruppo operativo, per tutto l'impegno profuso, per rivolgere, infine, un sincero ringraziamento a quanti, anche da lontano, hanno espresso una concreta solidarietà per la realizzazione del progetto di restauro della antica cappella.
        Sul buon cuore dei vallatesi residenti in USA hanno sempre confidato i vari Comitati di festa da sempre e soprattutto in questi ultimi decenni.
        Sull' "Italico", periodico per l'infrastoria delle comunità italiane del New Jersey, in occasione del centenario dei Vallatesi d'America (1875-1975), accanto alla citazione della festa-fiera di San Vito del 14-15 giugno appare un "acquerello" d'autunno, scritto da Tommaso Mario Pavese, in cui le cappelle di San Rocco e San Vito compaiono come elementi significativi del paesaggio di Vallata, rimasto nell'anima degli emigrati: "...Sul dorso della collina più sporgente tra tante alture ... le cappelle di San Rocco e di San Vito ne segnano il limite estremo. Sui declivi verdi e sulle rocce brulle, pascolano le greggi dei compaesani loquaci; le viti brevi riposano dal maturato vino... " 66.

        E' il segno, insomma, di una insopprimibile "nostalgia" del paese natio che gioca senz'altro a favore della costante richiesta di contributi, per la festa locale più sentita, da parte del Comitato. A questo Comitato, tuttavia, per il rispetto della trasparenza di gestione, si potrebbe richiedere di dotarsi di una sede adeguata, di curare la tenuta di un registro delle verbalizzazioni delle sedute e delle decisioni, di esibire al pubblico il bilancio annuale, di inserire nella commissione un rappresentante del Comune, un rappresentante della Pro-Loco, un rappresentante della parrocchia, di darsi un preciso programma annuale e di giustificare le scelte in ragione delle accertate preferenze dei cittadini contribuenti, di ridurre, eventualmente, le spese per "cantanti" e "fuochi d'artificio" per rivisitare il folclore locale, far rivivere l'antica fiera legata alla festa, dare spazio maggiore a manifestazioni di buon livello culturale, di tenere un occhio aperto alle possibili "ricadute" positive della festa stessa sullo sviluppo turistico della zona territoriale in cui è collocata. Vallata.
        Come è regola per ogni "agenzia" privata o per ogni struttura amministrativa pubblica, sarebbe, infine, opportuno sempre nel rispetto del criterio di trasparenza, dotarsi di un "revisore dei conti" professionalmente abilitato, ovviamente estraneo al Comitato e non "coinvolto" in esso per qualsivoglia interesse o per legami di parentela con uno o più membri responsabili della programmazione e della realizzazione della festa.
        Quanto ai "manifesti" che annunciano i festeggiamenti in onore di S. Antonio e San Vito Martire (13-14-15 giugno), il Comitato ne cura la stesura che strutturalmente conserva, negli anni, una certa uniformità-insieme all'Arciprete, cui è in un certo senso riservata la decisione sul programma religioso.
        Tra i molti manifesti conservati dal Comitato 67due si aprono con significativi messaggi religiosi. Il primo, del 2000, recita: "Signore Padre Santo... nella testimonianza di fede dei tuoi Santi, tu rendi sempre feconda la tua Chiesa con la forza creatrice del tuo spirito e doni a noi, tuoi figli, un segno sicuro del tuo amore ....".
        E', come si può intuire, un messaggio che sollecita alla fede in Dio, attraverso il culto dei Santi, testimoni di forza spirituale e di amore universale; è un invito alla festa sentita soprattutto come festa del cuore, del sentimento che affratella gli uomini, sollecitandoli alla concreta reciproca solidarietà.
        Il secondo del 2005, recita: "Papa Giovanni Paolo II alla fine del Grande Giubileo del Duemila affermava di voler mettere la santità come prospettiva di tutto il cammino pastorale, per cui incitava a riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria. E' però anche evidente che i percorsi della santità sono personali ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone (Nuovo Millennio..., 31).
        S. Antonio e San Vito sono due grandi Santi che ci possono aiutare in questo cammino".
        Come nel primo manifesto, anche in questo l'esemplarità della vita dei Santi è indicata ai fedeli cristiani come modello, per amare Dio, seguire Cristo, purificare il cuore per poterlo spingere alle sorgenti della "santità".
        Il programma religioso relativo alla festa in onore di San Vito prevede, generalmente: 6 giugno, ore 18 — 18:30, inizio novena che dura fino al 15 giugno; *14 giugno, ore 17:30 Processione delle "panelle"; ore 19:00 Santa. Messa alla Cappella di San Vito; *15 giugno, festa di San Vito Martire: ore 8:00 e ore 18:30 SS. Messa alla Cappella, ore 11:30 S. Messa alla Chiesa Madre, seguita da processione lungo le strade principali del paese.
        Generalmente, viene invitato un sacerdote redentorista per tutta la novena e, per il giorno 15, un predicatore cui viene affidato il panegirico del Santo.
        Le due serate di festa (14 e 15 giugno) generalmente sono allietate da orchestra, spettacolo di musica leggera, con immancabili cantanti di "grido", da gruppi folcloristici, da cabarettisti, e si concludono con l'estrazione dei biglietti del palio (lotteria), eventuali premiazioni per gare (calcio, corsa, tiro con l'arco) fuochi d'artificio.
        I manifesti dei festeggiamenti. vengono esposti sia nel centro urbano che nelle contrade rurali e sia pure in numero limitato, vengono affissi anche in tutti i Comuni della Baronia, direttamente coinvolti per antica consuetudine, così, come i vallatesi sono coinvolti nelle feste da detti Comuni organizzate.
        Questi "manifesti" pubblicitari della festa, rileva F. Marano, "ci restituiscono una mappa dei segmenti parziali che compongono il macrotesto della "Festa" costituendo così una utile fonte documentaria per cercare di comprendere che cos'è la festa nelle sua globalità ed eterogeneità ... nel suo programma religioso e nel programma delle manifestazioni spettacolari" 68.
        Essi sono firmati dal Comitato, che sottopone al parroco la lista dei festeggiamenti laici per ottenere l'approvazione e compilare il programma definitivo 69.
        E' questa una prassi secolare e molto diffusa.
        Insomma il Comitato, il parroco e la tradizione costituiscono i soggetti della organizzazione della festa.
        Luogo privilegiato dei "preliminari" della festa è senz'altro la piazza centrale del paese, sulla quale si affacciano il Palazzo Municipale, alcuni palazzi nobiliari risalenti al diciassettesimo-diciottesimo secolo, la piccola villa comunale, di recente realizzazione, e poi bar, pizzerie, negozi di vario genere: qui si discute, già un paio di mesi prima della festa, delle varie ipotesi di spettacoli da prescegliere; ed è questa, ad influenzare, in modo particolare, scelte del Comitato, già in parte orientate a soddisfare soprattutto, le preferenze dei più giovani. E' sempre compito del Comitato, coadiuvato dall'Amministrazione Comunale, ottimizzare la gestione dello spazio pubblico durante la festa, in "senso alternativo nei confronti del suo uso ordinario" 70
        A parte per la regolamentazione del traffico automobilistico e del parcheggio, che subisce variazioni rispetto ai giorni comuni, generalmente, su istanza del Comitato, con una apposita ordinanza del Sindaco, si vieta il traffico automobilistico in tutta l'area della Cappella di San Vito e si fa divieto assoluto di posizionare le baracche dei commercianti ambulanti 71 per i giorni 14 e 15 giugno nella stessa area impiegata per le varie manifestazioni religiose e civiche.
        Tale provvedimento si rende necessario ogni anno, in quanto la festa vera e propria, sia religiosa che civica, si svolge, dall'inizio alla fine, con eccezione della processione del giorno 15 giugno, che attraversa il perimetro urbano centrale, nello spazio che circonda la cappella antica e suggestiva del santo festeggiato.
        Sulle ragioni dell'uso, per la festa, di detto spazio e non di altri, sarà opportuno fare qualche significativa osservazione, nel capitolo dedicato alla interpretazione della festa nei suoi vari momenti ed aspetti.72
        Sin da questo momento, tuttavia, si può affermare che tutto lo spazio in cui è collocata la cappella di San Vito ha una particolare valenza religiosa e civica, affettiva ed emotiva ed ha rappresentato, per secoli, un "luogo simbolo" oltre che "un limite" delle passeggiate e degli incontri dei giovani appena fuori del centro abitato, per spingere lo sguardo sulle verdeggianti colline circostanti.
        Eppure in tale spazio spesso la festa è stata disturbata (e qualche volta persino interrotta) da intollerabili raffiche di vento, interpretate anche come segno d'ira o di avvertimento del Santo protettore.
        Dai devoti, lo spazio ove sorge la cappella è ritenuto ancora più sacro e quasi inviolabile da quando la credenza popolare attribuisce al Santo un particolare miracolo: l'inceppamento dei cannoni di soldati tedeschi, sul finire del secondo conflitto mondiale, appostati e pronti a bombardare, da una collina di fronte, del territorio di Guardia dei Lombardi, la collina di San Vito e la parte sud-occidentale del paese.
        Si tratta, ovviamente, di una credenza legata alla devozione per San Vito e alla particolare tensione prodotta in tutti i vallatesi in un momento particolarmente drammatico dello scontro tra Tedeschi ed Alleati nel Sud. dell'Italia.
        Al miracolo si grida sempre facilmente, quando una situazione difficile e disperata si risolve, senza procurare i danni temuti!
        In definitiva, il Comitato mette in campo la propria inventiva per offrire alla comunità una festa ricreativa sotto molteplici aspetti (religioso, civico, spettacolare), ma registra attentamente la domanda degli "utenti" soprattutto per arricchire la tradizione con nuove proposte, provenienti da cittadini singoli e da gruppi, associazioni, Pro-Loco, Comune, che mettono in campo i consumi, il turismo, il folclore, le mostre, le gare, le degustazioni enogastronomiche, ecc.73
        Ma la valutazione di questo aspetto troverà posto nei capitoli successivi.
        Va osservato, intanto, che una efficace organizzazione è fondamentale presupposto e garanzia di sicuro successo sul piano della partecipazione, che rappresenta il momento caldo, colorato, dinamico, popolare della festa, sia nei suoi lineamenti tradizionali, sia nelle sue espressioni innovative.

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56) T.M. PAVESE, op. cit, pagg. 140-143
57) T. M. PAVESE, op. cit., pagg. 137-140.
58) G. DE ROSA, Chiesa e religione popolare nel Mezzogiorno, Laterza, Bari, 1988.
59) T.M. PAVESE, op.cit., pag. 142.
60) Comitato di San Vito. Vallata (a cura di ). "Antica canzone popolare in onore di San Vito
61) Comitato Festa S. Antonio e San Vito Martire Vallata. Documenti custoditi nella cappella di San Vito. Vallata.
62) Comitato, cit. Documenti di bilancio.
63) Deliberazioni della Giunta Comunale (anni 1997-2005). Archivio del Comune di Vallata.
64) Comitato, cit. Documenti di bilancio 2004-2005.
65) Comitato, cit. Documenti. Lettera del 2001.
66) T.M.PAVESE, op. cit. , pag. 184-185.
       Cfr. "L'ITALICO". Infrastoria delle Comunità italiane del New Jersej. Centenario dei Vallatesi d'America, 1875-1975, vol II Sett. 1975, pag. 2.
67) Comitato, cit. Documenti.
68) F: MARANO "La Uglia. Riti di attraversamento del fuoco in Lucania". Cap. IV, "I partecipanti", ed. Ermes, Potenza 1997, pagg. 83-101
69) CFR. MARANO. di cit. pag..81.
70) R.M. FERRARI, "Strutture dei codici organizzativi della sfilata ", (a cura di) in C. BIANCO - M.NINNO, Festa. Antropologia e semiotica, Nuova Guaraldi, Firenze, 1981, pag. 100.
71) CFR. Ordinanza del Sindaco del 10-06-2002. Archivio del Comune di Vallata.
72) L.M.LOMBARDI SATRIANI, "Lo spazio della festa"pag. 90 e sgg. 184 e sgg. in A.FALASSI (a cura di), "La festa", Electa, Milano, 1988.
73) CFR. G.L. BRAVO, '"taliani. Racconto etnografico, Meltemi, Roma, 2001, pagg. 189-199.

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