Il Fiero Popolo di Vallata - La strutturazione delle classi sociali

La Strutturazione delle 
Classi Sociali
RACCONTO NARRATIVO

L’identità di ciascun abitante e di ciascuna famiglia, nei tempi passati, si ricavava e misurava dal ceto sociale di appartenenza, anche in termini di dignità e valore personali. L’impianto piramidale, nella vita dei Popoli, é di antica memoria storica, ed ha attraversato l’intera civiltà italica, fino al primo gennaio 1948, quando è entrata in vigore la Costituzione repubblicana. Nei lunghi secoli precedenti, Vallata, cosi come i paesi del Meridione, risultava caratterizzata da rigide fasce sociali, simili a "gironi infernali", sulle quali svettava il Valvassino, o Signorotto di turno, collerico e spietato, nel governo del Feudo. A seguire, dall’alto, una borghesia di Nobili possidenti, spesso decaduti, contornati da notabili del Clero e dell’Esercito, che godevano di svariati privilegi ed immunità (non pagavano tasse, non rispondevano alla Legge dei loro comportamenti arroganti e vessatori). Venivano, poi, i grandi Proprietari terrieri, che pagavano le imposte (al Signorotto, prima, al Comune, dopo) ma che, in cambio, avevano "mani libere", nel rivalersi verso i Fittavoli dei loro poderi, a cui imponevano condizioni capestro: oltre Ia metà del raccolto, pretendevano censi, regalie, forme di servitù, prestazioni lavorative, in determinate occasioni. Sul medesimo livello, si dispiegava il ceto dei Professionisti: Medici, Avvocati, Ingegneri, Farmacisti, Notai, anch'essi tenuti a pagare le tasse, ma titolari di sostanziali privilegi. Scendendo verso il basso, si dispiegavano i Mestieranti o Artigiani, i Commercianti ed i Contadini proprietari di modesti appezzamenti di terreno. Di questi, solo alcuni pagavano le tasse ed i "dazi", in proporzione al reddito, che era stimato a discrezione del Daziere, una figura temuta ed odiata, per il suo potere di dare esecuzione coatta alle decisioni impositive. In corrispondenza della linea di terra della piramide sociale, vi era la moltitudine dei Braccianti agricoli, degli Operai occasionali, ossia, della manovalanza generica, dei Servi a tempo breve e, infine, dei Poveri. Questi ultimi erano, spesso, dei menomati fisici: zoppi, storpi, ciechi, sordomuti, disabili mentali, che vivevano di carità, o elemosinando il tozzo di pane, davanti le porte delle case. Con la strutturazione dei Comuni, vennero creati, in ciascuno di essi "l’Elenco dei Poveri", una categoria sociale che, saltuariamente, veniva assistita da Enti e Congregazioni. A Vallata, operarono due Congregazioni di Carità, quella del Purgatorio e quella del Santo Sacramento. Ogni Congrega era rappresentata da un Presidente e da quattro membri, nominati dal Consiglio comunale. La loro funzione era di reperire le risorse, per dare assistenza ed aiuto ai bisognosi del Paese. Le entrate delle Congregazioni derivavano sia da offerte, da questue e da lasciti testamentari, sia da canoni e "censi", previsti in alcuni Contratti enfiteutici (di fitto, a lungo termine), tra il Comune ed i privati. 
Nell’Anagrafe dei Comuni erano registrati anche alcune persone, che risultavano annotati, sulla base di Atto Notorio, "a domanda", o anche a seguito di Censimenti. Queste persone, incluse negli Elenchi dei cittadini residenti, con il solo "cognome, nome, luogo e data di nascita", senza l’indicazione della "paternità e maternità", erano denominati "figli di N.N." (figli di nessuno). Erano censiti nell’Anagrafe, inoltre, pochi maschi e femmine", recanti la sola specificazione della maternità: si trattava di "figli illegittimi, di padri ignoti", per lo più, nati da rapporti occasionali, tra Padroni terrieri ammogliati e giovani donne povere, che lavoravano nei loro campi, ed erano costrette a subire anche il ricatto e Ia violenza di "relazioni intime".

Ins. Maria Rosaria Di Donato

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