Il Fiero Popolo di Vallata - Due storielle delle nostre contrade

Due Storielle
Delle Nostre Contrade

Non è vero che sono stato bambino e che la letizia mi ha posseduto!
Mi mancano i ricordi: devo cercare le mie fiabe!
Forse, solo allora, dirò che sono cresciuto!

I racconti della tradizione irpina non hanno il fasto delle Corti e delle Principesse, né la magia delle Fate gentili, ma recano il segno di una "miseria senza riscatto". Sono "narrazioni surreali" di intrattenitori occasionali, che si originano da credenze pagane, da antiche superstizioni, da un pessimismo tragico, che suscitano sconcerto, più che meraviglia. Per questo, l'epilogo risulta essere una "forma di risveglio amaro", che induce "ostinazione e lotta" contro la sorte avversa. Il contesto, ove le vicende si svolgono, e la campagna desolata e montana, tra le umili stamberghe e le insidie oscure dei boschi. Qui, la vita ha l'angosciosa connotazione della fatica, che non produce soddisfazione, ma sofferenza.


Prologo

"Nonna, mi racconti una storia?"
"Sì, quando piove senza nuvole
e l'acqua non ci bagna,
quando il mare va in montagna,
quando orina la gallina
e fa l’uovo la gattina,
quando cinque fanno un paio,
ed é il trentuno difebbraio"

In attesa...
cercando nella memoria...

"Steva ‘na vota nu vecchio e ‘na vecchia sott'a nu ponto, statte citt’ca mo t’lu conto..."

Ins. Rocco Salvatore

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