Il Fiero Popolo di Vallata - Lu furnaciar

"Lu Furnaciar"’

Sicuramente, quello del "terracottaio", o "vasaio" è tra i mestieri più antichi, se si considera che i primi manufatti degli uomini preistorici erano in "argilla", asciugata al sole. La creta o argilla è un tipo di "roccia clastica", composta da silicati idrati, in grado di assorbire acqua, dunque, di risultare malleabili. La Fornace era il laboratorio nel quale operava il terracottaio, comprendeva vari spazi attrezzati, tra cui il "pozzetto", il "tornio a spinta pedestre", il "forno". Tutte le Fornaci disponevano di un grande piazzale antistante (Piano), che veniva utilizzato per asciugare, all’aria, i manufatti ancora umidi. L’elaborazione ordinaria di queste vere e proprie "officine" riguardava la produzione "in serie" di mattoni, mattonelle, embrici e tegole, che venivano realizzati, ponendo l’argilla "compattata" in appositi stampi di ferro, o di legno, simili a "telaietti ", squadrati, all’interno, con forme geometriche di uguali dimensioni (rettangoli, quadrati, esagoni...). Gli stampi ripieni venivano, poi, svuotati sul Piano, lasciati asciugare per circa dieci giorni, quindi, cotti nel grande Forno, a "fuoco continuo", per quarantotto ore. Alcuni laboratori di "fornaciai" avevano raffinato anche l’arte della ceramica e, soprattutto, quella della ideazione/realizzazione di "contenitori" e "vasellame" ad uso specifico: pentole, tegami, ciotole, ampolle, orci, caraffe, lucerne, salvadanai, ninnoli.... A Carife, ad esempio, le celebri Fornaci della famiglia Clemente Giovanni e del figlio Angelo Raffaele erano specializzate in queste creazioni. Nel territorio di Vallata sono state operanti sette fornaci, che fabbricavano, per Io più, laterizi e "calce viva". Molto Conosciuta era la Fornace di "Lu Russ’ Scrivanidd' " (soprannome), che era situata alla c/da Iazzano, nei pressi della Masseria di Raffaele Cornacchia, il noto antagonista dei Briganti, ai quali rifilò 50 ducati d’oro, falsificati dall'ingegnoso armiere del luogo, Donato Stridacchio.

Gerardo De Salvatore


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