Il Fiero Popolo di Vallata - Il paese ai tempi dell'unità d'italia

Il Paese ai Tempi
Dell'Unità d'Italia
Racconto Narrativo

La Monarchia sabauda, nella persona del re Vittorio Emanuele II, aveva sconfitto ed allontanato la dinastia dei Borboni, che regnava al sud della Penisola, La Spedizione dei Mille, vincendo a Calatafini e, poi, al Volturno, consegnava, di fatto, il Meridione nelle mani di un altro Sovrano che, di lì a poco, nel 1861, fù proclamato Re di un’Italia unificata. Ma le aspettative e le speranze del Sud rimasero e rimarranno disattese. La percezione, quasi immediata della mostra gente, fu quella della presenza di una nuova dominazione straniera, rapace, arrogante, militaresca. La miserabile economia cerealicola delle Province meridionali risultò, ulteriormente, penalizzata dall’aggravio di una nuova "tassa fondiaria". Le Rivolte dei Contadini, erano iniziate già nel 1806, per via della nuova Legge sul Demanio, che modificava "un impianto storico - convenzionale" degli assetti del Territorio. Prima di questa Legge, alcuni ampi terreni, immediatamente adiacenti l’abitato urbano dei Paesi (composti da boschi, pascoli, greti di fiumi, fontane, cave), erano pubblici, ossia, "a disposizione di tutti gli abitanti": in questi terreni, i Poveri raccoglievano legna, castagne, noci; alcuni altri pascolavano le poche pecore, la capra, la mucca: altri ancora si delimitavano un piccolo spazio, per piantare le patate o le carote. Con le mutate disposizioni della Legge demaniale, questi terreni ed anche quelli che, dopo I'unità d’Italia furono sottratti al Clero, divennero proprietà dell’Amministrazione Comunale, che fu obbligata a venderli ai Contadini, dopo averli divisi in piccole parti. Questa operazione fu chiamata "quotizzazione". I Comuni procedettero, dunque, alla ‘‘vendita all’asta", cioè ,al migliore offerente, con un sistema detto "a candela accesa". Si procedeva in questo modo: i compratori, che erano interessati all’acquisto di quello specifico pezzo di terra, venivano convocati in una sala del Comune, alla presenza dei Funzionari addetti all'asta. Uno di quest’ultimi chiariva, brevemente, quali fossero "l’oggetto della compravendita" ed il prezzo minimo di partenza delle offerte di acquisto, dopo di che accendeva una piccola candela. Da quel momento, e fino allo spegnimento della fiamma, per consunzione, si accettavano le offerte "al rialzo". Chi, alla fine, aveva offerto di più "si aggiudicava l’asta, ovvero, l’appezzamento di terreno. Il compratore doveva versare, immediatamente dopo, un decimo del prezzo stabilito e, alla stipula dell’Atto notarile, corrispondere la rimanente somma. Come è facile immaginare, soltanto i ricchi contadini ed i grandi proprietari furono nella condizione economica di comprare i terreni, mentre chi non aveva denaro restò escluso dal mercato. Molti braccianti rimasero delusi, soprattutto per l’assenza di "interventi di sostegno alle politiche sociali", da parte del nuovo Stato monarchico e non riuscirono a rassegnarsi alla povertà, ai soprusi dei padroni, alle imposizioni della Legge, cosicché si unirono a quei soldati borbonici, che non avevano accettato di arrendersi ai Savoia e che si erano rifugiati sulle alture. Presero, anch’essi, armati di fucili e coltelli, la "via dei boschi e dei monti", dando origine e complicità al noto fenomeno del "brigantaggio", ossia della ribellione e della guerriglia contro le ingiustizie e le discriminazioni, operate con la tacita indifferenza dal Potere centrale. Alcuni storici di parte, hanno parlato del brigantaggio, come di un semplice fenomeno delinquenziale, senza saper cogliere le motivazioni ideali, intessute di miseria, risentimento, delusione, disperazione, che sostenevano questa scelta ostinata di riscatto, da una condizione di perenne indigenza. E’ pur vero che una Ietteratura fabulatoria e popolana ha coniato diverse Ieggende sulle azione e sui comportamenti tenuti dai briganti, sicché, nell’immaginario collettivo, questi uomini sono stati associati a rapinatori e taglieggiatori. Numerose bande di briganti operavano nella Puglia garganica, nella Lucania e nella Calabria, ma anche a Vallata era presente qualche grintoso esponente, tra cui una donna. I nostri nonni ricordano, ancora, alcuni racconti di sequestri, scorrerie, furti e "pizzi", messi in atto dai briganti. Qualche decennio dopo, il brigantaggio fu estirpato con ferocia inaudita. L’esercito, le guardie, i poliziotti, come in uno ‘‘stato di guerra", invasero, massicciamente, gli aspri territori dei paesi. nei quali si riteneva avessero trovato rifugio le numerose Bande dei briganti. Nei loro confronti, si consumò la più atroce delle vendette di morte: tantissimi finirono fucilati, squartati vivi, mutilati e sotterrati. Altri deposero le armi e si arresero, senza condizioni. Nel saggio "Briganti furono loro", si può leggere: "... Occhi senza più lacrime, gole senza più bestemmie, vendettero l’onore delle mogli ai soldati e presero la via dell’esilio, emigrando nel nord dell'America, o in altri Paesi lontani..".

Ins. Maria Francesca Fredella

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