Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Pata’ ‘nfarnata

Pata’ ‘nfarnata
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        Ricordi di fanciullezza mi riportano a Patà 'nfarnata, al secolo Giuseppa, spazzina del paese, Trevico, qui capitata proveniente da Bisaccia.
        Era molto scura in viso, forse bruna di carnagione o per mancanza di pulizia giornaliera, labbra grosse e sporgenti, trasandata nel vestire, sempre con gonne lunghe pendenti da più parti sotto le quali, nel movimento del lavoro, uscivano scarpe consunte e inzaccherate. Aveva portato con sé un figlioletto, Angelo, poi soprannominato Pataniell'.
        A seguito del terremoto del 1930 in Irpinia, che causò distruzione e numerose vittime, giunsero soccorsi specialmente dopo la visita alle zone disastrate dell'allora re Vittorio Emanuele III.
        Ai ragazzini meno abbienti furono distribuite anche scarpette bianche da ginnastica e Pataniell' finalmente potè calzare un paio di scarpe che metteva in mostra, quasi come una passerella, camminando in equilibrio sul largo ponte dei Fossi.
        Anch'io ne fui ammirato al punto che gli proposi il cambio con le mie scarpe di cuoio e, per riuscire nel baratto, aggiunsi anche qualche moneta sottratta al mio salvadanaio. Ma le mie scarpe dovettero sembrargli troppo ingombranti o scomode, uso com'era a scorazzare per il paese a piedi nudi in qualunque stagione e forse per questa ragione non gliele vidi mai ai piedi.
        Col passare degli anni la famiglia di Patà 'nfarnata aumentò con la nascita di Rosina e poi di Modestino così nella grotta, ove avevano trovato precaria dimora, crebbe con il numero di persone anche la miseria.
        Patà 'nfarnata poteva contare esclusivamente su quell'unica, infima retribuzione che le veniva dal lavoro di spazzina comunale per cui poteva permettersi di cucinare solo della farina di granoturco stemperata nell'acqua in ebollizione nel caldaietto retto fra due pietre, con l'aggiunta di patate, forse sbucciate: da qui il soprannome di Patà 'nfarnata (patate con polenta).
        Pataniell', in età da lavoro, raggiunse a Secondigliano, vicino Napoli, la sorella Rosina che aveva trovato lavoro come persona di servizio presso una famiglia abbiente.
        Qui Pataniell' prese moglie ed ebbe numerosa prole (ben dodici figli) e, con tale titolo preferenziale, ebbe un impiego come spazzino comunale, quasi un'eredità materna.
        Mi pare di sentire ancora l'imitazione, quasi perfetta e che tanto lo divertiva, di un arrotino, a cui da bambino aveva prestato servizio di raccolta e consegna di materiale molato, col grido:
        "Ammolaforbiciiiiiiiiiiii....." con particolare sibilo di voce fra le labbra socchiuse.

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