Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Prove d’amore

Prove d’amore
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        Caro marito ti scrivo....., così parafrasando, perché chi scriveva sotto dettatura era lu scrivan' (lo scrivano) del tempo di guerra (1940-45).
        Ero diplomato insegnante da pochi mesi quando, dal Provveditore agli studi di Avellino, ricevetti l'incarico di sostituire il valente collega Mimì Scarano, chiamato alle armi, nella scuola rurale di Coccaro di Trevico dal I marzo 1941, una delle tante istituite dal governo Mussolini per la lotta all'analfabetismo.
        Le scuole fruivano gratuitamente di libri, cancelleria e refezione scolastica per facilitare la frequenza almeno alle giovani leve ed avevano anche corsi serali per gli adulti.
        A questo non lieve compito – dovevo infatti insegnare nelle tre classi in due orari e in un corso serale – si aggiungeva quello straordinario (e gratuito) di scrivano di lettere, tradotte dal dialetto e indirizzate a mariti o figli sui fronti di guerra.
        La dettatura aveva delle pause specialmente da parte di giovani spose che avevano soggezione nel riferire il proprio pensiero e si rivolgevano allo scrivano perché formulasse qualche parola "aff'zziunata" (d'amore) nella maniera migliore.
        A rinverdirmi lontani ricordi, ho ascoltato di recente da una signora un episodio da lei vissuto come scrivana di guerra, sconcertante per una ragazzina di tredici anni, quale era all'epoca.
        Fu la volta in cui una sposina di guerra, Rusinella, affittuaria di un terreno dei genitori della signora, sito in Scampitella, si presentò con la solita preghiera di scrivere una lettera al marito alle armi e, alla fine della dettatura di notizie familiari, aggiunse in modo accorato:
        "Numm' r'cit' niend' parzunarella mia" (Non mi dite niente ...) e, porgendole ad occhi bassi, un fogliettino di carta, il cui contenuto aveva piegato con cura:
        "Avita scriv': Car' marit' t' mmann' rui pil' r' la cionna mia!"
        (Dovete scrivere: Caro marito ti mando dei peli della mia "cionna")
        Il tutto fu integralmente scritto, ma la missiva superò la severa censura di guerra?

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