Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Lu squatreun’ (lo squadrone)

Lu squatreun’
(lo squadrone)
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        Venerdì santo a Vallata: festa religiosa imperniata sulla Passione e morte di Gesù, una tradizione che si tramanda da tempo immemorabile, unica nella Baronia e provincia.
        La gente accorre da ogni parte, assiepata lungo tutto il percorso attraversato dal grande corteo in cui vengono portati i misteri della Passione: questi sono messi a gara d'asta per il privilegio e la devozione di chi li porta. L'aquila romana che precede lo squadrone è la più ambita.
        Il maestro di cerimonia mette ordine al corteo che si apre con la partecipazione dei bambini della prima comunione e i più piccini con le alucce a simboleggiare gli angeli.
        Seguono i sacri misteri: stendardi con pannelli e scritte evangeliche, significativi quello di Pilato, di Caifa, la tunica rossa giocata ai dadi, la colonna con le funi per la flagellazione, la corona di spine, il gallo dell'episodio del rinnegamento di Pietro. Segue il Calvario con la scritta I.N.R.I. e contenente in miniatura gli attrezzi della tortura.
        Tamburo e tromba scandiscono alternativamente il ritmo del passo di un primo plotone di soldati romani in costume d'epoca.
        Le pie donne, in abito e velo nero, precedono la statua dell'Addolorata portata in predella da giovinette. Appariscente è anche il secondo manipolo di soldati che marciano a leggero contatto di spalla al ritmo dei tamburi, ondeggiando nel passo marziale romano.
        Una fanfara intona marce funebri dietro la grande bara del Cristo morto, visibile attraverso ampi pannelli di cristallo. Ai lati la rappresentanza delle forze dell'ordine in alta uniforme e le autorità comunali col sindaco con la fascia tricolore. Segue infine la "turba", gente comune che con devozione chiude il corteo. Una caratteristica singolare è rappresentata dai gruppetti di cantori dei Misteri, fra i quali spicca la voce bianca finale di un bambino.
        Al Piano della Fontana, anni addietro, il corteo faceva cerchio intorno al pulpito da cui un sacerdote intesseva un'omelia, seguita con una certa difficoltà sia per il clamore della gente assiepata, sia per le lontane grida imbonitrici di venditori di finocchi a mazzi e di lupini santanicolesi.
        Attualmente il corteo non fa alcuna sosta e continua fino alla chiesa dalla parte occidentale del paese, sempre con l'ordine perentorio del maestro di cerimonia che tiene sgombra la strada intimando in gergo paesano:
        "Lit' ra nanz', ca passa lu Squatreun' !"
        (Toglietevi davanti, perché passa lo Squadrone)


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