Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Voci

Voci
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        Sono quelle dei venditori ambulanti nei paesi della Baronia, del periodo fra le due guerre mondiali.
        Era puntuale periodicamente, lu piattar' (il piattaio) il venditore attrezzato con un carrettino con l'occorrente per il baratto degli stracci, ricercati quelli di lana, coni suoi piatti. La sua voce imbonitrice: "O piattar'!!!! Cagn' pezz' vecch'!!!! O piattar'!!!! (Cambio pezze vecchie coi piatti)
        Quando questi passaggi erano frequenti la "vox populi" (la voce del popolo) era che si appressava qualche guerra: questi stracci di lana erano ricercati dalle apposite fabbriche, per essere riciclati in indumenti grigio-verdi per i soldati.
        Altra voce frequente: "Fotografie! Fotografìììììììl!!!" Quella del fotografo di Castelbaronia che capitava in occasioni festive, col suo treppiedi che reggeva la pesante macchina fotografica e vari attrezzi di lavoro. A richiesta stendeva sul muro un panno nero per sfondo e metteva in posa il soggetto con raccomandazione di guardare l'obiettivo per pochi secondi senza battere ciglio. Così, dopo vari passaggi nelle cassettine contenenti liquidi reattivi, tirava fuori le foto e le metteva ad asciugare all'aria Altri passaggi con gli "ammolaforbici" con caratteristiche diverse di voci per attirare la clientela.
        Altra voce quella del venditore di oggetti religiosi: "Bell' sant', belle Maronn'.....e sottovoce..... Riav'l' famm'n' venn' un' ("Bei santi e belle Madonne, diavolo fammene vendere uno').
        Altre voci di venditori di aceto di vino:"Acit' fort'!!!! Acit' fòòòòò!! (aceto forte). Si dette il caso che dietro l'asino, con i barili di aceto sistemati ai lati del basto, seguiva un venditore di ombrelli che imboniva la sua merce col grido "Paracqua signori!!!!" (paracqua, letteralmente "ripara acqua" e, nell'altro significato "pare acqua").
        E avvenne che la cosa fini per infastidire il venditore dell'aceto forte e, fra accesi scambi verbali, fini a n'g'nat' (bastonate).
        Altra voce frequente nei paesi: quella del banditore con trombetta per attirare l'attenzione, seguita dalla voce: "Sintit' lu bann' (ascoltate il bando). La volta del bando (r' lu pannacciar') dei vestiti già confezionati, il banditore incorse in una banale omissione: "È arrivato mast' C'riach` cusut' e buon'!" (È arrivato mastro Ciriaco cucito e buono!).
        Uno scherzo di bando capitò proprio al cacciatore principiante zi Mimì. Insegnando a Brescia, comperò a Gardone Valtrompia (BS) un buon fucile da caccia a canne sovrapposte, proprio in fabbrica, collaudato per la precisione. Il fucile era valido, non altrettanto il neofita cacciatore il quale, in periodo di vacanza estiva a Trevico, si fece accompagnare nella battuta di caccia nei pressi di Scampitella da una persona esperta, ben remunerata. Zi Mimì sparò parecchi colpi quasi tutti a vuoto, ma l'altro cacciatore riuscì a riempire di calandroni e quaglie il carniere che portava a tracolla. Con questo bottino rientrava in paese con la sua giardinetta metallica quando s'imbattè in un gruppo di amici a passeggio.
        Con un'accelerata di motore, liberando la frizione e con una frenata rumorosa, il cacciatore attirò la loro attenzione nella pantomima poi di agitare il carniere col quale benedisse gli amici a mo' di incensiere.
        Lo scherzo, che sembrava finito lì, ebbe però un'appendice: Giovanni Cuoco assoldò lautamente il giovane banditore Generoso r' lu mang'n' il quale percorse varie volte il paese con squilli di trombetta seguiti dalla voce: "Chi vuless' starn' liebbr' e quagl' scess' a la casa r' Mimì Paglia!
        "(Chi vuole starne, lepri e quaglie, vada a casa di Mimì Paglia)


Trevico: ruderi del Castello normanno

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