PRIME LIRICHE 1901-1903 - EPOPEA GARIBALDINA - Caprera - Tommaso Mario Pavese.

IX.
Caprera.

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Di puro granito, come Naiade forte da 'l mare
        sorgendo, ch' or la bacia e la culla di dolce carezza;
        e, come in un immenso peplo azzurro, molle l’avvolge;
        or furioso, quasi d' amore avido, su lei si avventa;
        s' aderge Caprera da l'onde, bella, vasto cielo.
        Scendon limpide l'acque, giù per le sue rocce franate,
        e il loro murmure lene con quello de 'l mare si accorda;
        soffiando, salùbri i venti rubano a l’erbe l'aroma
        fragrante, che soave erra ne l' aria, e i sensi accarezza:
        saltano mute le capre, vaganti per i dirupi,
        a l' infinito cielo azzurro volgendo gli occhi fissi,
        e trepide, le orecchie porgendo a 'l fragorìo de l' onde.
        Quivi l' Eroe, negletti gli strumenti atroci di Marte,
        novel Cincinnato, a l' isola dissodava le zolle.
        Sotto il suo piede, il suolo fioriva di pallidi olivi,
        di aranci dorati e di mèssi curve a l’ sole di giugno:
        verdeggiavano li alberi, e i fiori mandavano olezzi.
        La zappa poggiata su l' omero, come un dì la spada,
        ritornava a casa, lieto de 'l compiuto lavoro,
        — irraggiavagli il biondo capo, il lume de 'l roseo tramonto. —
        E, ne le serene notti miti e tranquille di maggio,
        reggendo la testa languida su la levata mano,
        l’ Eroe mirava gli astri, ridenti ne 'l ciel scintillare;
        gli spruzzi de 'l mar salsi, a baciarli venivan il volto,
        mentre su loro specchiavansi le virginee stelle.
        I ricordi de le veglie lunghe, passate ne l' armi,
        de le cruente pugne su campi e su ‘l mar combattute,
        de le marce affrettate da la speme de la vittoria
        o da disperanza e da morte rese squallide e tarde
        o da l' ultimo dolce bacio de la morente Annita,
        come le pecchie a l' arnia, s' affollavano a la sua mente.
        Intanto, strane larve passavano sotto le acacie,
        lampi e baglior passavan di metalliche aste lucenti:
        le deserte scogliere ripetevano il memore inno,
        e gli echi de le canzon di marcia vagavan per l’aria:
        passavan pur le facce abbronzate de' veterani,
        e a 'l Generai facean cenni, ancor chiamandolo a la guerra.
        Passavan tutti, ne l' alta calma de la notte mite,
        e un' onda di alma poesia parca su Caprera aleggiasse.

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