PRIME LIRICHE 1901-1903 - EPOPEA GARIBALDINA - I Mille. - Calatafimi - Tommaso Mario Pavese.

V.
I Mille.

2. Calatafimi
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Sta Garibaldi, glorioso, ne 'l cielo di maggio,
        su 'l suo caval torreggiando: l’ alito di primavera,
        recante il profumo de' fior soave, il pian circonfonde.
        Piove, da l’ aria tranquilla, una luce calma e benigna,
        vengon, da 'l monte a la valle, i Siculi, a torme infinite,
        dense: recantisi dietro i vecchi e i fanciulli piangenti,
        per la campagna aprica, d' alberi allietata e di mèssi.
        La bandiera di Valparàiso s' erge altera ne ‘l sole,
        fulgoreggian le parole aurate, sonanti la gloria;
        l’ Italia, l' inclita donna augusta, franta le catene,
        s' aderge altera, raggiante su di un trofeo maestoso.
        Squillare le trombe, intanto, gl' inni alati de la battaglia,
        luccicare l’armi, mandando ne l’aria vivi barbagli;
        quand' ecco il rumor de' fucili farsi continuo, tremendo,
        e il rombo de 'l cannon tonar cupo ne la valle fonda.
        Slanciansi i prodi, di corsa, furibondi, ne 'l piano,
        mentre l' Eroe, la spada di Roma alta bilanciando
        su l' omero, va dinanzi, lento, guardando la pugna,
        incurante di morte, sfidando, tranquillo, i perigli.
        Le verdi campagne, intorno, son seminate di morti,
        e 'l sole tramontante illumina l’ immensa rovina.
        Giacciono i morti: l’ ultimo baglior de 'l giorno l’inonda,
        e la molle aura vespertina, passando, li carezza.

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