PRIME LIRICHE 1901-1903 - EPOPEA GARIBALDINA - In memoriam - Tommaso Mario Pavese.

XII.
In memoriam.

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Quale sarà il mio canto, oggi, sopra la tomba di Chi io amo ?
Qual l’ inno plaudente a la nobil memoria de l’Eroe
                        che è trapassato?
Quali celesti effluvii effondero io su 'l genio indigete
che, da 'l mondo, si è dipartito ? O belle, sublimi Muse,
                        da' crin dorati,
splendenti di luce e di vita, o Clìo divina, l' alata
dàmmi strofe pindarica, per comporre l' epinicio
                        a l' Uom che adoro.
Dammi, o sonante mare, l' ineffabile, eterno ritmo
tuo divino; datemi, o zeffiri, il vostro almo susurro
                        tra' prati in fiore;
e tu, canoro usignuol, la flebile elegia ch'effondi ,
— vicino è la bella che t' ama —, a 'l plenilunio di maggio,
                        ne 'l ciel sereno:
perchè, con note scelte da 'l ritmo de 'l mare divino,
da 'l susurro almo de' zeffiri e da 'l canto di usignuolo
                        in notte mite.
io voglio comporre un' eterna melodia, che sparga
la speranza, la gioia, la pace, su 'l tumulo sacro
                        de l' Uomo che amo.
O mammolette tenere, o garofani accesi, rossi
come topazi saettati da 'l sole, o rose languide,
                        modesti e vaghi
fior de' prati, io strapperò a voi i soavi profumi,
per cospargere di essenze odorose la nobile salma
                        de l’ Uom che adoro.

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