PRIME LIRICHE 1901-1903 - EPOPEA GARIBALDINA - Roma. - Tommaso Mario Pavese.

III.
Roma.
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29 aprile 1849.

La sera mite d'april si stende solenne su Roma
        e, ne l' aria serena, rimbomba un tumulto assordante
        di scalpitanti cavalli e di popolo furioso.
        « Viva Garibaldi » è il grido che va su l' ala de 'l vento,
        ed Egli, per difender Roma, a San Pancrazio si accampa,
        con trecento pugnando come, a Ie Termopil, Leonida.
        I morti già cadono l' un sopra l' altro ammucchiati,
        inondati da 'l mesto lume de 'l pallido tramonto:
        cadon da eroi, pugnando, ne 'l fiore di gioventù,
        sorrisi da le speranze, lieti d' esser, morendo,
        sottratti a la morte. I loro terribili urli di guerra
        echeggian forti, come fremiti di belve in amore.
        Ne 'l tremulo baglior de 'l giorno, ratti fuggono i Franchi,
        e canti di vittoria percorron I! eterna città.

*
*  *

3 giugno 1849.

Posa I' eroe mitico, ne la notte calma e silente,
        ed, ecco, un rumore di passi s' ode vagar dappresso.
        Il cozzo de l' armi già rimbomba, tremendo, letale.
        « Avanti! Avanti, o compagni, salvate l'onore di Roma
        intrepidi pugnate, sfidando securi la morte:
        sia, come sempre, glorioso il santo nome di Roma:
        essa in voi fida, vi mostrino l'armi deni suoi figli. »
        Sotto le irrompenti legioni, cadon morti i nemici,
        come le spighe aduste cadon a 'l passar de la falce.
        E tu cadevi, o Mameli, come un vago fior reciso,
        mentre, ne l' anima eroica, sognavi ancor l' infinito,
        e ancora, da 'l roseo labbro, sgorgavano i rapidi inni.
        Il biondo capo chinavi che accolse la santa idea
        d' Italia libera e forte, una da l'Alpi a 'l Ionio mare;
        il cerulo tuo occhio, smorto filava il cielo sereno,
        e, ne la mente eccelsa, pulsavano liberi i carmi.
        Ma, l' alma Roma a te apriva, amorosa, in arco, le braccia,
        i romulei colli t' intonavano il carme funèbre,
        e l' occiduo sole t' inondava di luce e di gloria.
        Così passavi, o Mameli, come un vago fior reciso...

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