Vallata - brevi cenni storici -
      Seconda Ipotesi

      I primi colonizzatori avrebbero occupato la parte bassa della collina, naturalmente difesa alle spalle dalla collina stessa, davanti, dal profondo burrone del Bruciolillo, e lateralmente dal costone di Serra Longa col Vallone dell'Acqua del Medico, e dai costoni di Stradella e Montalbi.



      La collina, a sua volta, era naturalmente difesa, ad occidente, dal profondo vallone che ha inizio dalle Festole e da Via Gallicchio rendendone quasi impossibile l'accesso, e ad oriente, da un costone roccioso e ripido, attraversato da sentieri alpestri, percorribili solo da gente esperta: i primi abitanti della zona potevano quindi, attraverso questi sentieri, raggiungere la sommità del colle, che costituiva certamente un invidiabile punto di avvistamento. Il costone di Serra Longa, snodantesi dolcemente, attraverso la contrada "Pizzillo ", fino alla zona di Padula, era certamente occupato da fitte boscaglie e da anfratti tortuosi ed intricati, il cui ricordo è conservato da un'espressione dialettale, molto significativa, che quasi incute un senso di paura solo a pronunziarla: "ri coupe ri Santu Paulou".

      Ai primi Irpini giunti nella zona, non sarà certamente sfuggita la posizione strategica del posto, così ben difeso dalla natura stessa, per cui alcuni gruppi vi si cominciarono a stabilire definitivamente, anche perché il suolo poteva offrire loro quanto era necessario per la vita.

      La storia di queste prime colonie irpine, stabilitesi nelle nostre zone, è avvolta in un profondo silenzio, che potrà essere infranto soltanto da coraggiose e pazienti ricerche archeologiche e storiche.

      Questa notte fonda per tanti secoli, comincerà a diradarsi soltanto con i tenui raggi di luce provenienti dalla diffusione del Cristianesimo, anche nelle nostre zone, ad opera dei primi martiri dell'Era Cristiana. In forza della loro predicazione, che s'ispirava soprattutto alla testimonianza data a Cristo dagli Apostoli, si diffuse ben presto una grande devozione agli Apostoli ed ai primi Martiri, che seppero suggellare col sangue la loro fede in Cristo. Ciò spiega come tante contrade e tantissimi paesi sono dedicati ad Apostoli ed a Martiri.

      I primi Vallatesi, in questa nostra seconda ipotesi, avrebbero scelto come loro Patrono S. Andrea Ap., dedicandogli una chiesa nel loro primo centro abitato, ampliato successivamente col Casale S. Giorgio e chiesa omonima; S. Giorgio, martirizzato sotto Diocleziano verso il 303, sarebbe stato scelto per la sua attività guerresca, secondo una leggenda molto fiorita e fantasiosa.

      A S. Pietro fu dedicata una strada di campagna: "Contrada S. Pietro"; a S. Paolo una strada importante di accesso al paese, a ricordo della sua conversione sulla strada di Damasco, "Cupe di S. Paolo".

      Con la successiva costruzione dell'oppidum, Vallata sceglierà come nuovo Patrono S. Bartolomeo Ap. che, secondo la tradizione, fu decorticato vivo, ed a cui dedicherà l'attuale chiesa madre, ampliata nel corso dei secoli, a seconda delle esigenze demografiche, ricostruita e riattata in seguito a vicende belliche o movimenti tellurici, come vedremo. Fino al terremoto del 1930 campeggiavano ai fianchi dell'altare maggiore due gigantesche statue dei SS. Pietro e Paolo, come gli anziani ancora ricordano.

      S. Stefano, detto il Protomartire (= primo martire), condannato alla lapidazione circa il 36 d. C., fu prediletto dai Vallatesi (sempre amanti del lancio di pietre!), che gli dedicarono una cappella sul monte omonimo. S. Sebastiano, ufficiale dell'esercito romano, subì il martirio sotto Diocleziano a Roma nel 304 circa, a colpi di frecce secondo la tradizione, per cui si spiega la preferenza concessagli dai Vallatesi, che gli dedicarono una cappella sulla collina di S. Maria, come vedremo.

      La devozione a S. Vito M. in tutto il meridione trova la sua spiegazione nel fatto che, sotto la persecuzione di Diocleziano, pare sia passato nelle nostre zone, mentre si dirigeva a Roma, suscitando ovunque entusiasmo e fervore religioso: perciò anche Vallata gli dedicò una cappella nell'omonimo casale, formato per lo più da grotte: "Grotte di S. Vito".

      Qualche anno addietro, nell'ufficio catastale di Ariano Irp., ho scoperto l'esistenza di una cappella campestre, dedicata pure ad un martire dei primi secoli dell'Era Cristiana: "S. Alvino", che ha dato il nome alla contrada in cui si trovava: "Macchia Alvino = Macchialvino", perché la cappellini si trovava in un bosco, in una "macchia". La casuale scoperta è stata interessante, perché nessuno era a conoscenza, né per tradizione né per notizie storiche, dell'esistenza della cappella.

      Solo col passare degli anni, mutando le condizioni storiche che esigevano difesa contro mezzi più pesanti, il paese si sarebbe sviluppato sempre più a monte, con la costruzione del castello, mura di cinta e porte, forse durante la dominazione longobarda, per una difesa più adeguata ai mezzi bellici pesanti. Allora sarebbe sorta nell'oppidum anche la chiesa, dedicata al nuovo Patrono: "S. Bartolomeo Ap. ".

      Con l'incremento della popolazione, data la nuova importanza strategica assunta dal paese, si sarebbero ricostruiti, fuori le mura, alcuni dei vecchi casali: "Nuovo Casale S. Giorgio", il rione "Incoronata", che sostituiva la contrada: "S. Angelo di Cava". Ed insieme a questi, sarebbero sorti nuovi rioni, tutti fuori le mura: V. Montevergine, Piazza fontana, Borgo S. Antonio (= Santantuono), V. XX Settembre sul Fossato Levante, con rispettivi vicoli, che univano all'oppidúm, V. Umberto I, sul Fossato Ponente con altri Vicoli, Piazza Tiglio, fuori la porta omonima, V. S. Maria, V. Chianchione, V. S. Rocco, V. S. Vito e V. Mastroprospero.

      Personalmente, io propenderei per questa seconda ipotesi, che mi sembra la più logica, per i seguenti motivi:

      a)      I primi colonizzatori irpini, montanari, avrebbero occupato la parte bassa della collina perché, come abbiamo accennato, naturalmente difesa da monti,. dall'impervio Bruciolillo, da burroni, valloni, selve, anfratti;

      b)      avrebbero avuto un facile approviggionamento di acqua, fatto importantissimo soprattutto in caso di assedio, essendo la zona bassa ricca di sorgenti;

      c)      avrebbero avuto la possibilità di dissodare e coltivare degli appezzamenti di terreno molto fertili, data l'abbondanza delle acque, in prossimità del centro abitato: anche questo, elemento importantissimo per la sopravvivenza;

      d)      dalla sommità della collina, da essi facilmente raggiungibile, perché pratici della zona, potevano controllare e dominare tutta la zona circostante;

      e)      infine il nome di "Vallata" dato al paese, troverebbe la spiegazione più logica e più convincente, in forza di questa eziologia geografica, per la zona originariamente occupata, corrispondente all'attuale contrada "S. Andrea" ed alle zone limitrofe (1).

      E' ovvio che le nostre due ipotesi, già basate su elementi storici più o meno validi, attendono conferma di elementi archeologici più sicuri, per passare dall'ipotesi alla certezza: di qui l'esigenza di una seria ricerca, che parta dall'iniziativa privata e pubblica.

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(1) Il termine latino, trovato in molti testi citati, "Ballata, Ballatati, Ballatam", italianizzato in "Ballata = Vallata", mi offre l'estro di tentare una eziologia etimologica, che mi sembra rispondente al carattere vallatese, come diremo: "Bállein" in greco significa: scagliare, colpire, ferire...
      Bállein athás = ball'àthas = Ballata = Vallata : abituato, esperto a scagliare... Bállein xeire amfì tini   gettare appassionatamente le braccia su qualcuno, abbracciare affettuosamente qualcuno... che spiegherebbe l'altra caratteristica fondamentale del popolo vallatese: la cordialità.

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