SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Appunti per la storia di Vallata.

Appunti per la storia di Vallata.

        La storia di Vallata è generalmente ben poco conosciuta anche dagli stessi suoi abitanti, in modo che, credo, riuscirà assai gradito il pubblicarne qualche cenno. Scarsissime sono le notizie più o meno remote ma io cercherò di compendiare quanto di pìù importar te mi è riuscito sapere al riguardo.
        Il suo nome è forse dovuto alla sua antica posizione topografica; ma adesso sembra poco appropriato a chi consideri che quasi tutte le case del villaggio sono situate a ridosso di una collina.
        Nulla di monumentale o di antico vi si trova ora, nè si hanno accenni degli storici in proposito. Siccome un istrumento del 1096 si trova sottoscritto da tal Pandolfo da Vallata, qualcuno, da questo nome di origine longobarda, ha voluto arguire che i Longobardi avessero fondato il nostro paese. Ma una tal supposizione va accettata con riserva; e si può ritenere antecedente la sua fondazione, considerandola quasi come coeva a quella della vicina , anzi contigua Trevico, la cui straordinaria antichità, più che dal diruto castello del quale resta ancora qualche parte, è meglio dimostrata dall'accenno che ne fa Orazio nelle sue Satire. Forse perchè Vallata era parte di Trevico, un nostro monastero di Benedettini fu, nel 1526, restaurato da certo Bernardino da Trevico. Al tempo dei Normanni (1016), Vallata fece parte della Baronia di Vico (il nome di Baronia comprende anch'oggi i nostri Comuni ; tres vici è poi, forse, l'origine del nome Trevico, perchè questo aveva tre villaggi dipendenti, od era composto di tre borghi); e nel Catalogo dei Baroni napoletani del tempo di Guglielmo il Buono (1189), la nostra contrada vi si nomina per tre uomini d'armi, dovuti per servizio militare da tal Riccardo figlio di Riccardo, nostro feudatario di quell'epoca. La sua storia è connessa con quella della Baronia. Ai tempi di Arrigo VI e di Federico 11, cioè dal 1160 al 1220 circa, essa soffrì molti danni perchè l'imperatrice Costanza, alla morte del consorte Arrigo VI, per odio contro i Tedeschi e più contro il loro crudele capitano Marcovaldo, bandì costoro dal suo regno. Marcovaldo cedette ma, morta l'imperatrice, cercò d' impadronirsi di quel regno, togliendolo al giovinetto Federico II tutelato da papa Innocenzo III. Questi scomunicò il tedesco invasore che, dopo aver arrecato altri mali, vedendosi in Puglia precluso l'adito per effettuare i suoi propositi, stabilì passare in Sicilia, ove giudicò più facile l'accesso. Ma prima assediò Avellino, la quale, difendendosi eroicamente, l' obbligò ad accontentarsi di molta moneta ed a togliere l'assedio. Poi prese a forza Vallata, facendola saccheggiare dai soldati. (Confrontisi Giannone, Storia civile del regno di Napoli, libro XV).
        Questa contrada doveva essere allora importante topograficamente, perchè messa sul transito che dalla Valle dell'Ufita, attraversandosi poi quella del Calaggio, mena alle Puglie. Non è noto chi altro la possedette allora e dopo; però nel 1343 fu compresa nella donazione fatta alla regina Sancia e nei feudi venduti a Raimondo del Balzo. Essa, come feudo di Pirro del Balzo e poi di Pietro Guevara marchese del Vasto, conte di Ariano e gran siniscalco del Regno, non sembra che abbia partecipato alla congiura di costoro contro Ferdinando 1° (congiura dei baroni, 1486); anche perchè questi donò all'università di Vallata la difesa di Mezzana (con diploma sottoscritto nel Castelnuovo di Napoli addì 23 agosto 1484, e confermato da un altro di Carlo V del 22 marzo 1530), Il attesi i grandi servigi a lui resi da quegli abitanti . Nella discesa di Carlo 8° per altro (dal 1483 in poi), i Vallatesi, dimentichi dei benefizi ricevuti dagli Aragonesi, parteciparono per la Francia, e male loro ne incolse. Gli Aragonesi, propostisi di imitar Fabio nel temporeggiare, cercarono di togliere l'una dopo l'altra ai nemici le terre con questi alleate.
        Assuntisi un tale impegno il Marchese di Mantua e Francesco Orsini duca di Gravina, famosi capitani dell'esercito dell'aragonese Ferdinando 2°, essi tornarono all' obbedienza Monteverde , Bocchetta, Carbonara e Vallata. Quest'ultima dai soldati incolleriti fu saccheggiata, moltissimi cittadini vi furono tagliati a pezzi: una via del Comune si denomina in dialetto Chiancone o Chiagnone, assai probabilmente perchè ivi fu fatta una chianca=macello di persone, ovvero perchè vi si dovette chiagnere = piangere molto, oppure dal chiancone=grossa pietra,1 sasso lanciato a Soardino. Causa di un tale eccidio fu, infatti, l'avere i Vallatesi, tenaci fautori dei Francesi, subito appena giunto, ferito con frecce Alessio Beccaiuto e Luigi Alvaro, capitano di una compagnia di fanteria scelta ed il Grasso capitano di squadra, mandati per trattative, e l'aver con un colpo di sasso deturpato il viso a Soardino, nobile ed onorato paggio del marchese. Gli abitanti di Bisaccia, Carife, Guardia, S. Angelo dei Lombardi e Lacedonia, impauriti di quanto era accaduto ai Vallatesi, mandarono messaggi agli Aragonesi, per tornare in ubbidienza di costoro (Confr. Giovio P., Storia dei suoi tempi, lib. IV).
        Feudatari di questa terra furono, nel 1432, Gabriele Del Balzo Orsini, barone di Acerra, con Giovanna Caracciolo ; nel 1454 Maria Donata Del Balzo Orsini con Pirro Del Balzo, principe di Altamura; nel 1481 Isabella Del Balzo con Federico d'Aragona, re di Napoli, ed Isotta Del Balzo con Pietro de Guevara marchese del Vasto ; nel 1497 Giovanni Borgia d'Aragona, duca di Candia e di Sessa ; nel 1507 Consalvo Fernandez de Corduba, gran Capitano, duca di Sessa ; nel 1515 Elvira Fernandez de Corduba duchessa di Sessa, con Luigi Fernandez de Corduba, eredi del gran Capitano ; i quali, nel 1533, la vendettero, pel prezzo di ducati 28000, a Paolo Antonio Poderico che, a sua volta, nel 1544, la rivendette, per ducati 30000, a Beatrice Ferrillo duchessa di Gravina e contessa di Muro. Questa, nel 1572, cedette il feudo di Vallata, per ducati 25600, a Paolo Del Tufo , che lo trasmise nel 1575 a Cesare Del Tufo, nel 1587 a Francesco Del Tufo, nel 1644 a Fulvia Del Tufo duchessa di Grumo , dalla quale, ad istanza di suoi creditori, nel 1677 l'acquistò, per compravendita, al prezzo di ducati 33970, Giovanna Della Tolfa, maritata a Ferdinando Orsini, duca di Gravina ; ed agli eredi di costoro detto feudo si appartenne fino all'abolizione dei privilegi feudali. Infatti, nel 1700 passò a,Domenico Orsini duca di Gravina, che ebbe due mogli, Luigia Altieri, nipote di Clemente X, ed Ippolita Tocco dei principi di Montemiletto; nel 1705 a Filippo Bernaldo Orsini, che ebbe anche due mogli, Giovanna Caracciolo di Giuseppe, principe di Torella, e Giacinta Ruspoli del principe Francesco Maria; nel 1734 a Domenico Orsini, con Anna Paola Flaminia Erba Odescalchi di Baldassarre, duca di Bracciano; nel 1789 a Filippo` Orsini con Maria Teresa Caracciolo di Marino Francesco, principe di Avellino; poi a Domenico Orsini con Faustina Caracciolo di Giuseppe, principe di Torella; poi ad un altro Domenico Orsini postumo, principe di Solofra, duca di Gravina e conte di Muro con Luigia Torlonia; e poi a Filippo Orsini.

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* Dal giornale l'Araldo, Napoli, 16 ottobre 1913.
1 - Un nostro piccolo torrente, presso il quale si trova una cava di pietre, è denominato Chiancariello, e chiancarelle qui si chiamano le pietre rettangolari da costruzione.

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