SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Correzioni ed aggiunte.

Correzioni ed aggiunte.

        Noto alcuni degli errori e delle omissioni che mi è riuscito di vedere dopo la revisione delle bozze. Si legga, a pagina 7, in Macedonia; a pag. 9 mentem; a pag. 16 avere; 31, metà. A pagina 41, prima di “Recensioni, brevi„ aggiungere: Maya, “Volontà di donna„ , romanzo — L. Cappelli, editore — Bologna, 1928 — Il racconto è presto detto. Un ferito della gloriosa Brigata Sassari, Raoul Cubeddu; è assistito da una bella infermiera della Croce Rossa, Rita che, in tanto bell' ufficio, come molte altre, invece di elevarsi, cado de.... Da lei Raoul ebbe una bambina, la quale gli fu fatta creder morta, mentre fu ricoverata in un ospizio ; e Rita andò a marito. I contadini Rigo e Rosa hanno anch' essi una bella bambina che, mentre va a pascolare una capretta, precipita nel burrone e muore. Forse sono queste le più belle pagine del libro. Impazzita Rosa, desolato Rigo chiede, va a prendersi una bambina dall' ospizio. Sceglie Istar, la figliuola di Raoul e di Rita. Istar, a poco a poco, fa quasi guarire Rosa, riuscendo quasi a farle non più pensare all' amatissima piccola sua Lola morta; tanto più quando Rosa e Rigo hanno un altro frutto dei. loro amore, il bambino Lalli. Con gli aiuti di Rigo e di Rosa e con gli sforzi della sua eletta intelligenza, Rita si diploma, e diventa insegnante. Rigo muore, ed Istar rende a Rosa ed a Lalli, rimasti soli, quanto di bene aveva da essi ricevuto. Presso alla scuola di Istar alloggia un pittore solitario, Paolo Foscari, diviso dalla moglie infedele. Istar ne diventa amica; gli assiste il bambino infermo, Marco. Paolo ed Istar si amano di un amore ardente ; tuttavia Istar si sforza di far riappaciare Paolo con la moglie. A Paolo, intanto, era andato a far visita un altro artista, pittore come lui: è Raoul, il padre d' Istar. Questa e Raoul si riconoscono. Paolo va una volta a visitare anche Rita. Istar ha la gioia, tanto desiderata, di conoscere i suoi genitori. Ala da tutti si separa, e resta solo con Rosa e Lalli, amando Paolo di amore puro.

        Maya, forse, è veramente una donna, ben rara ne’ tempi attuali; di maschio animo. E l' anima ha pascoliana: temprata. a ciò che' è bello, buono, puro. Non leggemmo, infatti, di Rigo e di Rosa ne' “Poemetti „ del Pascoli ? Questi, di essi, tracciò l' alba del sogno d'amore; Maya, seguitando, ne narra il meriggio, fulgido di bontà e di affetto. Forti sentimenti patriottici, familiari, religiosi, animano le pagine di “Volontà di donna„ ; ed il profumo dell' anima e, talvolta, così alto e puro, che noti sembrano più narrazione, ma eloquenza e poesia. Talvolta, non sempre : perchè vi alita pure il nefasto fiore del male e del peccato, da cui è attanagliata persino l' anima di Raoul, lucida di Patria e d'arte; mentre tutta ne è conquisa Rita, la bella femmina procace. Non di rado queste pagine profondamente commuovono; sino al pianto : come la disgraziata morte di Lola e quella di Rigo. Ma, con le morti, si accenna nel libro anche a troppe malattie : quella di Istar, di Rigo, di Marco, oltre a quella di Rosa ; ed un po' ne perde la varietà del racconto. Al quale manca, specialmente nella prima parte, l'ordine e la continuità; in modo che la mente del lettore è sballottata di qua e di là da personaggi e da avvenimenti diversi, senza connessione tra loro. Sorprende infine, e non è logica, nè naturale, la ferma, volontaria risoluzione d' Istar, che sacrifica, senza un perchè, la sua bellezza e la sua giovinezza ad un platonico amore per Paolo ammogliato; mentre essa potrebbe assai più ragionevolmente diffondere la propria missione di virtù e di bene in una famiglia propria, avendone tutti i motivi e tutti i requisiti. Con tutta la stima, abbiamo osservato questo alla ben nota scrittrice; anche perchè la nostra critica abbia l' evidenza di essere sincera e serena. Ma il libro merita certo di essere letto e lodato, perchè dedicato a ciò che è ancora e sarà sempre santo nel mondo : la bellezza, la bontà soave, la virtù. Non mancano, come abbiamo accennato, le scorie dell' amore impuro ; ma, con non minore squisitezza d' arte, l' Autrice ha idealizzato l' onesto amore, in un romanzo che ci sembra possa educare anche con la cinematografia, come già con le sue pagine avvincenti. Da Il Pensiero, Bergamo, 15 Settembre 1928.

        A pagina 106, svolte; 116, il pergamo — in piazza —; 121 , e del'Araldo; 126 , somme non superiori; 144, un inutile spreco; 149, regionale; 147, 156 e 160 , invece di 1483, leggi 1.494. A pag. 156, dopo Il potabile D'inverno la un freddo intenso:' alle volte, per vari giorni , si cammina sulla neve e su spesse lastre di gelo, quasi pattinando, col pericolo cadere, data la natura scoscesa di alcune vie e viottoli, attraversanti qua e là la collina. A causa della neve, talvolta si rimane bloccati nelle comunicazioni per sei o sette giorni consecutivi. A pag. 159, invece di 1384, 1481 ; 199, risparmiare; 203, un otre ; 213,: non bisogna; 215, prenda, sa; 220, -avvelenati , non li vedete ; 221, Quella. A pagina 226 , dopo “statue „ , aggiungere: La vigilia di Natale, all' avemaria, si nette il ceppo sul focolare, si sparano colpi di fucile e botte che esplodono lanciate sul muro. Per Natale e Capodanno si fa pure qualche presepe, il migliore all'Asilo infantile. Il Sabato Santo, quando ricominciano a suonare le campane per il giubilo della Risurrezione, si bussa alle porte per far rumore e per scacciare gli spiriti maligni, e si sparano colpi varii, come per il Natale. A pagina 233, VI.; 239, quelle attuali. A pag. 250, dopo”laborioso„ aggiungere : Nell'Italia meridionale, ove i Normanni avevano infeudato città e cartella, le terre comunali e le regalie tutte, il feudo si era ben acclimatato , secondo le norme franche, diverse da quelle vigenti in Lombardia, e con .altre di re Ruggero, che stabilirono le distinzioni de' feudi e le prestazioni relative. E, come i Franchi stessi, avevano -- come si è accennato — contribuito a farla istituire, così pure, d'altra parte, solo la dominazione francese, con leggi del 1799, 1806, 1809, abolì a Napoli il feudalismo, che però — qual mala pianta — continuò nei costumi e in diritti che sostituivano gli antichi oneri feudali. Sempre nell'Italia meridionale, si diceva che tutti i feudi erano soggetti a gli usi civici, che ove è feudo ivi sono gli usi civici “ubi feuda ibi demania„ .— I giuristi napoletani dichiararono gli usi civici essere iura civitatis, di diritto naturale, diritti soggettivi, inalienabili, imprescrittibili, -sacri, inviolabili, difendibili con la forza contro i baroni; ogni cittadino avere su essi la sua quota ideale. L' antico demanio popolare nell'Italia meridionale è stato però in gran parte rapinato e usurpato, oltre che dai baroni, dalla nuova famelica borghesia ; mentre gli usi civici vi ebbero grande importanza e diffusione. Fin dal tempo di Carlo d' Angiò , i baroni avevano cercato di chiudere le loro terre mediante chiuse, parchi o difese. Carlo II, 1285, ordinò che si aprissero. I re. furono generalmente inclini a difendere i diritti delle popolazioni contro i baroni. Se Alfonso I li contrariò, li appoggiò Ferdinando I (1483) che, con là prammatica de salario, soppresse le difese de' baroni, cioè i terreni che costoro volevano sottratti a gli usi civici, e ridusse le bandite per ciccia. Carlo V, con la prammatica de baronibus (1535)-, li dichiarò imprescrittibili. Queste prammatiche erano chiamate- " universitatum propugnacula ac aeneus murus adversus iniurias baronum„ ; e questi baroni erano, anche da scrittori, paragonati, a lupi. C'è chi narra che la proprietà di alcuni baroni fu costituita spogliando gli abitanti de' loro diritti. Con Carlo III si inizia una poli-, tira -favorevole ai rustici, e nel 1749 e 1750 si stabilisce che il prepotente non prescrive, e che il possesso de' baroni non giustificato dai titoli si presume acquistato con la vioIenza. Nel 1783 si ordinò che le terre delle università fossero censite, e coi censi i nullatenenti fossero sgravati dal pagamento delle imposte ; e si stabilì che i terreni lontani si censissero ai ricchi, i vicini ai poveri, e che una parte fosse data per pascolo ai cittadini non possidenti, col pagamento di una tenue fida. Ora che restano le briciole, si sente la necessità di risolvere l'importantissima vitale quistione, per salvare almeno ciò che resta in tutta la penisola di questo patrimonio de' poveri.

        La vecchia questione, risalendo alle origini della feudalità compendia gran parte della storia civile ed economica dell'Italia meridionale. Vari demani furono ceduti ai Comuni anche per effetto delle leggi del 1806 abolitive della feudalità, ispirate a fini altamente umanitarie sociali. Il demanio, ritenuto imprescrittibile, era la terra feudale (de' baroni) o universale (delle Università, cioè de' Comuni) di pubblica utilità, e quindi destinata all' uso pubblico. Le difese feudali, ossia baronali, erano però esenti da gli usi civici; perciò presero quel nome ; ed i baroni, per cinque secoli, da Carlo d'Angiò a Carlo di Borbone, con una lunga serie di usurpazioni, cercarono di mutare in difesa, il demanio feudale ed universale. Ci fu quindi una viva contesa fra Università e baroni. In generale, furono quotizzati beni demaniali, feudali od universali, non i terreni patrimoniali de' Comuni. Con l' accordo poi anche della borghesia, progredita e sottentrata ai feudatari nel governo della cosa pubblica, i titoli di possibili diritti furono messi a dormire il sonno de' giusti negli archivi comunali, o furono addirittura sottratti alla chetichella e trafugati dagli stessi amministratori, non curando i prefetti d' intentare di piena autorità l'azione pubblica, di cui sono eccezionalmente investiti. Di qui lo scandalo vivo e perenne di sindaci e di consiglieri usurpatori e di-usurpazioni e di abusi impuniti; o di giudizi minacciati o so- spesi a seconda delle occasioni, o sostenuti senza zelo alcuno e, perciò, magari perduti a torto da chi li aveva intentati di mala voglia, solo per tacitare il pubblico malumore. Si trattò, insomma, di dolosa azione diretta de' dirigenti o, almeno, di, connivenza, di negligenza, o di ignoranza. Le sole sedici province meridionali di terraferma italiane, oltre la Sicilia, hanno ancora trecentomila ettari di terreni comunali ; forse più di altrettanti se ne otterrebbero rivendicando i terreni usurpati. Se non con un decreto, — almeno — tutte le questioni demaniali dovrebbero essere in breve risolute, entro un termine stabilito per legge, affidandone la decisione in via sommaria a commissari ed a collegi speciali. — Secondo il diritto pubblico interno napoletano, il demanio comunale ha un' imprescrittibilità proclamata con le prammatiche 1a de salario e 2a de baronibus del 1443 e del 1536, e sanzionata con gli articoli 176 e 177 della legge 12 dicembre 1816. Un decreto del 3 dicembre 1808 di re Gioacchino vietava che le quote demaniali ripartite potessero vendersi o ipotecarsi nel termine di. dieci anni. Tale divieto fu mantenuto, specificato e rafforzato con la legge per l' amministrazione civile del Reame del 12 dicembre 1816, promulgata da Ferdinando I ; e la proibizione dell' alienazione, in qualunque forma, fu estesa ad un ventennio dall' assegnamento della quota, col real rescritto di Ferdinando II del 6 dicembre 1852. Le quote assegnate sono piccole, ed anche ammessa un' estensione maggiore,, manca al contadino il capitale necessario per consacrare alla terra cure assidue e per pagare i tributi. Allora è avvenuto che o la quota fu ripresa dal Comune per inadempito pagamento, o fu venduta per pochi soldi a un proprietario del luogo, o infine fu ceduta all' usuraio per debiti contratti ; senza parlare delle frodi verificatesi nelle divisioni a vantaggio de' più abbienti, nè delle usurpazioni de' proprietari limitrofi ai demani non quotizzati. La questione demaniale, fomite di liti e di sommosse popolari fra quei che un muro ed una fossa serra, è la vera questione sociale di quasi tutti i Comuni del Mezzogiorno. L' avvenire di alcune province è intimamente legato con la soluzione di quel problema, che è stato lungo tempo in mano di individui più dominanti che dirigenti, spesso corrotti ed immorali. Comuni di montagna, ancorchè poveri di entrate patrimoniali, sono bene amministrati e concordi, se liberi da contese ; mentre popolose e ricche città sono in preda a gravi turbamenti se coinvolte in liti demaniali. In nome dei diritti dell'uomo e del progresso agricolo, la Rivoluzione francese distrusse i demani comunali che erano stati il presidio dell'esistenza per i contadini attraverso tanti secoli, assegnando ai cittadini — in compenso dei loro demani collettivi ed usi civici — una quota di terreno col fine politico di formare numerose famiglie agrarie, amanti del lavoro e indipendenti. Un tal fine però non fu raggiunto. Nella confusione che accompagnò la ripartizione dei demani, la maggior parte dei veri coltivatori rimase senza terra perchè, nell'acquisto dei mezzi di lavoro, in breve sopraffatta dall'usura, dovette vendere; cosicchè le quote demaniali servirono sopratutto a formare la media proprietà, o furono riassorbite dalle grandi proprietà contigue. Le nuove piccole proprietà, poco difese dalle leggi, rose dall'usura, disgregate dalla trasmissione ereditaria, divennero ben presto preda di capitalisti invadenti, avidi di terre e di concentrazioni terriere. Così, gli effettivi lavoratori del terreno furono per la maggior parte proletarizzati, o sono sulla via di esserlo, pur lottando disperatamente per non sentirsi lacerare le ultime radici vive che li legano alla terra. Molto ridotti sono anche gli usi civici, benchè un aforismo legale affermasse a loro riguardo che neque per leges, neque per reges tolli possunt. Pertanto, della grande proprietà feudale rimane oggi in piedi quasi solo la grande proprietà aristocratica, commerciale o finanziaria. Ma, nell'ultima grande guerra, i nostri contadini corsero alle armi senza esitare e senza imboscarsi, combattendo da eroi nelle condizioni più aspre, e ci dettero — dopo vari secoli — nuovamente l'alta sensazione di essere un organismo vivo e vitale. Come Augusto ai suoi legionari — anche per far progredire l'agricoltura con la coltivazione diretta — sarebbe bene dare a questi contadini soldati d'Italia i due iugeri (mezzo ettaro di terreno) di Romolo; affinchè i nuovi lavoratori della terra , a. capo di bene ordinate famiglie, ritrovino i vivi germi di quelle virtù che i nostri antichi progenitori romani seppero affermare appunto col culto dell'agricoltura.

        A pagina 259 aggiungere: Fino a che al 'mondo sei, non sai che l’interviene. La polvere caccia la palla: i mezzi ottengono gli effetti. L' amicizia rinnovata è una minestra riscaldata : poco buona. La visita all' ammalato duri quanto volti un' insalata : per non dare impicci. Il posto più freddo è quello del focolare : scherzosamente, quando non vi è nulla da cucinare, o quando non vi è fuoco, ed anche perchè, dall' esterno, passano correnti d' aria attraverso il camino, e perchè — specialmente se il fuoco è scarso — da un lato si è riscaldati, e dall'altro più si sente il freddo. Mettere sopra un porco una persona : farle luride accuse. Quando vedo te, vedo un lago di sangue : si dice di persona assai malvista e che desta l'ira. L'amore è cieco : non bada a chi è diretto, nè a quello che fa. Chi dalla fatica non abenta (cessa) con la fame non apparenta. Se muoio adesso , mi affranco un' altra volta : suol dire chi disprezza la morte , anche in tono scherzoso. Ama chi ti ama e rispondi a chi ti chiama. Chi la dura la vince. Portare in canzone : rimandare di domani in domani , alle calende greche. Spezzare le catene : rompere le relazioni. La fatica è onore. Prezzemolo di ogni minestra : di chi sta in mezzo , o si vuole intromettere in tutti gli affari. Conti spesso ed amicizia a lungo. Scuse di cattivo pagatore. Maledetto chi se ne pente ! : quando una cosa è più utile per chi non la vuol fare. La lima e la raspa, santa loia (la disgrazia, la protettrice della morte) e la peste: di cattivi soggetti che si mettono in contrasto. Il diavolo non è così brutto come si dipinge altrettanto può dirsi de' fatti e delle persone. Levata dinanzi, lavata. dal cuore. Una mano lava l'altra, e tutt'e due lavano la faccia. Il ricco campa il povero (dandogli lavoro), ed il povero campa il ricco, (che vive di rendita per il lavoro di lui). Le cose a forza (ottenute con la violenza) non sono mai buone; quando dal cuore non ti viene, possa esser ucciso chi te lo fa fare. È il Re e nemmeno può pigliare la gente a forza. Mettiamo in terra ; a che giuoco giochiamo ? : dice chi vuol chiarire una vertenza con risentimento. Adagio ai inali passi : è un avvertimento per non far mettere in condizioni sbagliate, che possono portare cattive conseguenze. Tu te li abbatti e tu te li raduni : con riferimento ai frutti ; di chi fa tutto lui. Prezzemolo che non guasta minestra : di persona arrendevole, che si adatta a tutto. Liti e quistioni, Madonna mia : dicono gli avvocati , bramosi di aver cause. Chi va per mare questi pesci piglia : date certe circostanze, ne seguono le relative conseguenze. Alla fiera di Lioni, prima gli agnelli e poi i montoni : i piccoli muoiono prima e più facilmente degli adulti. Il gobbo vede la gobba degli altri , e non la propria: ognuno di noi - porta addosso una bisaccia ; nel lato dinanzi vede i difetti altrui, in quello di dietro non vede i propri. Pecora zoppa: difettoso, meretrice. Il sangue che esce dal naso è salute. Aprile fa il fiore e maggio ne ha l'onore (perché cominciano ad apparire i primi frutti): di chi si arroga i meriti altrui. Coscienza e danaro non si sa chi ne ha. Chi ha una fortuna e chi un'altra. Una ragazza disse ad un'altra : a te panni e dote ed a me fortuna. Chi è causa del suo mal pianga sè stesso. Chi per la dote la brutta si piglia , va per mietere grano e miete paglia. Abbi fortuna e dormi. Non è osso per i tuoi denti. Pertica caduta, che non c'è chi l'alza da terra : persona pezzente e non curata. Peccati e debiti povero chi ne ha. Sano, sano: senza malizia. Le persone moleste si vincono col non curarle. Mulo : chi fa cattive azioni, figlio di.... Conti vecchi, vascineddre (carrube) nuove : cose da non nominarsi più. Luna di gennaio e sole di maggio : dove spunta la luna a gennaio , lì nasce il sole a maggio. Prima al dente e poi al parente: prima a sè stesso, e poi agli altri. Santi vecchi non si curano più ironicamente , come le vecchie amicizie. Serpe nel manico: falso amico, chi svela i segreti. Fare come gli innamorati, che ora litigano, ora appaciano. A dispetto delle nubi il sol riluce. Dove sputa popolo fa fontana : a poco a poco, da numerosi piccoli, fatti , si possono ottenere grandi effetti “gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo„ . Le ore passano e ci son messe in conto: “horae pereunt et imputantur„ ; tic tac, passa l'ora, e la vita se ne va; il tempo fugge. Allora è mancanza vera, quando il sole cala e la luna leva. All'alba fa giorno; ogni cosa a suo tempo. Gatta ci cova : c'è sotto qualcosa di male, o di segreto. Calderaio vecchio, malandrino, capozziello, carnetto, maippo, marpione : uomo furbo, manesco, assassino, perverso. Essere carta (persona, in cattiva senso) conosciuta. I soli (i figli unici) sono tutti matti : scherzosamente. Fuoco di paglia poco dura : riferito anche ad amori passeggieri. l' inciarmo (ti fo stregoneria) e t' assicuro de' serpi morti non aver paura : -scherzosamente. Quando il diavolo ti accarezza, vuole l' anima. Gli uomini sono di stoppa (dicono le donne talvolta), allora- ti vogliono bene quando ti tengono... vicino. Tentare la mazza di San Giuseppe la pazienza altrui. Far vedere la luna nel pozzo : vantarsi, illudere. La coda è male (difficile) scorticare: si stenta a finire un lavoro. Appuntare (abbottonare) le scarpe a qualcuno : rispondergli a dovere. Il mese che non ti rende , maledetto quando ci entra. La fame caccia il lupo dal bosco: come le persone, per procurarsi gli alimenti. I soldi fanno ballare (godere) anche i ciechi. Al fusaio non mancano fusi e al bugiardo non mancano scuse. Piattole e morbillo, se non l'hai a questo mondo, l'hai a quillo, (a quell'altro mondo). Il maggior disprezzo è la noncuranza. Solo per la morte non c'è rimedio. Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali; è il sollievo de' mortali. Puttane e cannaruti (golosi) Dio lì aiuta. Voler mangiare senza incignare la schiacciata senza consumare, senza spendere. Farei i quarti come la luna: essere di umore o temperamento variabile, ma piuttosto irascibile. Metterla in bocca col cucchiaino dare ad intendere una cosa nei suoi più minuti particolari, come se fosse ad un bambino. Vecchio d' anni e giovane di cuore. Il cuore non invecchia. A tutti i Santi (1 novembre) la neve ad ogni canto. A San Martino (11 novembre) ogni mosto è vino. Il nascere (ricco o povero) è un caso. Meglio un'amicizia che cento ducati. Quando si singhiozza vuol dire che si è nominati da qualcuno. Tu in Catania vai ed io in Catania vengo: dice la morte, giacchè ad essa non si sfugge, ovunque si vada. Ti deve essere fuoco all'anima: di una cattiva azione che si vuole aspramente ricambiare. Quando il piccolo (il ragazzo) favella, il grande (l'adulto della sua famiglia, ammaestrandolo) ha sfavellato. I matti aggiustano il capo ai buoni (a coloro che si credono savi senza esserlo). Se non ci vantano gli altri, vantiamoci noi., (ironicamente, a chi suole vantarsi). Fare il diavolo a quattro (impermalirsi). Vuoi conoscere un individuo, dàgli la carica. Fare la via battuta : andare continuamente ad una parte. Chi ringrazia esce da obbligo (di gratitudine) : dice chi non vuol essere ringraziato per aver offerto un regalo. La vita è un conto corrente, in cui le buone o le cattive azioni si ricevono e si restituiscono. Hai sbagliato in genere, numero e caso: totalmente. Non ne vale la pena. Tutto è finito: accenna a rottura di relazioni. Ad albero caduto, accetta accetta; i cani mordono gli stracciati: tutti inveiscono contro chi è nella sventura. Alto alto ; nè in cielo, nè in terra : mediocremente. Fare come il coccodrillo, che prima si mangia le persone e poi piange ; prima uccide, e poi corre con la stoppata (specie di unguento). Quello che si fa a capodanno si fa per tutto l'anno. Chi di speranza vive disperato muore. Allunga la via e vattene a casa : alle volte è preferibile la via più lunga alla più breve. Perdere carne e cuoio: tutto. Dare il corpo (o la polpa) al diavolo, e l'anima (o l'osso) a Dio: di chi non dà secondo i meriti, o tardi si ravvede. Mercanti e porci, pesali quando son morti : per vedere quanto valgono, altrimenti all'apparenza ingannano. Non poter vedere o non poter sentire una persona: odiarla. Avere la faccia della gallina o del passero: dura, giacchè, scacciati, ritornano. Hai perduto i tomi, i sensi; il giudizio. Zingara: bugiarda, chi fa false moine per ottenere qualcosa. Stare col fiele a lu pìzzolo ; al becco; pronto all'ira. Tanti cani attorno ad un osso. Dare l'osso in bocca al cane: qualcosa a qualcuno, per non farlo parlare. Ungere la ruota: dare per ottener servizi o favori. Levare l'osso da bocca al cane: qualcosa a qualcuno che se ne è già avidamente appropriato. Fare a mostro, fare a mappina (cencio), a marrocchino: ricoprire di contumelie o di legnate. Chi nasce tondo non può morir quadro. Dagli e dagli porta all'ablativo: a dissidii, ad aspre liti o risse. Dare orzo al verro: ad un drudo, a chi non merita o a chi non ha bisogno. Con lo scherzo e la pazzia mi entrasti in core. Ti volevo, ora non ti voglio, Mi è passata la volontà; Ti volevo tre calli (mezzo soldo) di bene, Ora te ne voglio una pubblica (due soldi e mezzo; scherzosamente). Amico con tutti e fedele con nessuno. Far venire la rabbia dalle unghie dei piedi: l'ira dal profondo dell'animo. Il porco campa un anno: ma le persone debbono regolare le proprie azioni in modo che altri possano tenerle in considerazione e dar loro da vivere sempre. La promessa è debito. L'unione fa la forza. Dio ci liberi da bassa caduta. Il cattivo passo sta dove lo trovi: le disgrazie possono capitare dovunque. Mai può essere più oscuro della mezzanotte: mai può esser peggio di com'è ora. I morti sanno tutto: anche i fatti che avvengono al mondo. Chi muore si acquieta. I debiti sono belli a fare e brutti a pagare. Sona, mastro, che ti pago: si accenna così a chi dà delle busse. Vuoi farti nemica una persona, fagli credito. È meglio essere ricco di carne (di numerosa famiglia), che di robe (di avere). Il sangue non può diventare acqua; il sangue, se ti cuoce, non ti morsica: tra consanguinei, ancorchè si facciano liti, esiste sempre un certo affetto. Casa mia, casa mia, Per piccina che tu, sia, Tu mi sembri una badia. Per questa testa che tieni sempre secco ti mantieni: scherzosamente. Femmine matte e porte aperte. Cani, sacrestani e figli di … lasciano la porta aperta. Pigliarsi il mondo come viene, Essere come... l'escremento dell'asino, che nè puzza, nè odora: persona insignificante, nè buona, nè cattiva. Dare il calcio dell'asino. Non hai visto ancora il serpe e chiami San Paolo. Ad ogni uccello il suo nido è bello. Chi è freddo è innamorato, chi è caldo è ammalato. Gli innamorati amano i fiori; amatores amant flores. Chi tiene la faccia tosta si marita, chi no resta zita (zittella, nubile). Frisicarulo: litighino. Cornuto volontario, cornuto a paletta: in contrapposizione a chi è tale malvolentieri, o per disgrazia. Mangia a gusto tuo e vesti a gusto degli altri. L'uomo propone e Iddio dispone. Va alla Chiesa Madre, che non ti perderai mai la messa: rivolgersi a chi può dare, per ottenere con sicurezza. Vorrei che mamma m'uccidesse, e non che il sole di marzo mi cuocesse: perchè questo fa venire vari malanni. Venduto, firnuto (finito): perchè il prezzo ricavato dalla vendita va facilmente via, mentre il, possesso delle cose rimane molto più a lungo. Ti debbo imparare (insegnare), e poi ti debbo perdere: dice chi inutilmente ammaestra. Morto il cane, morta la rabbia. E uscita la carne dalla pignatta: tra congiunti, è finita una parentela pia stretta. Solo le montagne non s'incontrano, ma le persone possono incontrarsi sempre: per ricambiare, così, le buone o le cattive azioni. Far la fica ad uno: contro il malocchio, rallegrarsi che sta bene. Star tristo, star cattivo: gravissimanente. Piscia chiaro e fa la fede del medico: fattene rilasciare l'attestato dal medico; noti far male chè non avrai nulla a temere. Ah! quant' è bella Questa Piccirella (ragazza), Prima passeggia, Poi ride e se ne va. Chi ala (sbadiglia) poco vale, vuole bere o vuol mangiare, o vuole un letto per riposare. Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus. Mal tempo, mal guadagno. Veder lucciola per lanterna; pigliar asso per figura: una cosa per un'altra. Non si vive di solo pane: non solo pane vivit homo. A chi risponde una cosa per un'altra: dove vai ? porto cipolle. Mettersi in tasca: burlare, sorpassare in malizia. Patisce il giusto per il peccatore. Vedrai se è orzo o avena; se è polvere o farina; si dice pure con rancore, accennandosi a qualche dissidio. Quando litigano le vaiasse (meretrici) , si scoprono le matasse : si appurano i fattacci. Chi è innanzi ti lascia, chi è indietro ti passa: si accenna così alle vicende della fortuna. Non credere a sogni. Se presso dei mattino il ver si sogna. Ne ha fatto cento e una: è un accenno a cattiva condotta. Chi vuole tenere i bovi grassi, il giorno piovesse e la notte scampasse (cessasse di piovere): perchè così i bovi s'ingrassano, non lavorando. Non fai cambio senza il rifuso: di chi è molto accorto negli affari. Meglio freddo di sera, che caldo di mattina (per la salute). Chi ha tempo non aspetti tempo. Vita breve, morte certa, Del morire l'ora è incerta. Se perdi il tempo che adesso hai, Alla morte non l'avrai. Dio ti vede, Dio ti giudicherà, O paradiso o inferno ti toccherà. Finisce tutto, finisce presto, Ma l'eternità non finisce mai. Se a ciascun l' interno affanno Si leggesse in fronte scritto, Quanti ognor che invidia fanno Ci farebbero pietà Deum esse nemo negat. Cogitationis poena nemo patitur. Chiama a mio padre per testimonia: ironicamente, di attestazioni di persone che non meritano fiducia, perchè molto amiche. Ognuno può fare dalla sua pasta i gnocchi che vuole. Stare appeso per un piede: avere stretto bisogno. Trovar terra tosta: un osso duro. Fare una cosa a patto scoperto: pubblicamente. Scherza coi fanti a lascia stare i Santi. Quando si brucia un'immagine sacra, per non peccare, si dice: Santi (sono) in Cielo, e carta in terra. Vuoi dare a mangiare quando non si ha fame ed a bere quando non si ha sete : di cose intempestive od inopportune. Errando discitur: sbagliando, s'impara. Risus abundat in ore stultorum: il troppo ridere è degli sciocchi. Nihil sub sole novi: non c'è niente di nuovo sotto il sole. Non si può cavar sangue dalla rapa ; chi nasce tondo non può morir quadro; naturam expell is furca, tamen usque recurret! Carrozzella di ritorno: si dice a chi risponde con le stesse parole che gli sono state dirette. Campagna rasa: nuda, senz'alberi. Dove levi e non metti si pare il tetto: quando si spende senza guadagnare, si scorge il disagio. Leggi torte: ingiuste, illogiche. I paragoni sono odiosi. Chi s' è visto s' è visto; chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori: riferito a persona di cui si può fare a meno. Come se fosse stata acqua menata al fuoco: rimedio di pronta efficacia. A vedere non si paga: è bene vedere le cose, per poi contrattarle, se è il caso. I morti coi morti ed i vivi coi vivi: stia ciascuno a suo posto. Il buon vino fa buon sangue. Bisogna mangiare per vivere, e non vivere per mangiare. Il paese è bosco quindi, un favore, se non l'hai da uno, puoi ottenerlo da un altro. Chi va piano va sano e va lontano. È passato il tempo che Berta filava. Passare da carceriere a carcerato: peggiorare la propria condizione, o essere posposto a chi è inferiore. Tre volte impazzisce l' uomo, in gioventù, ai mezzi tempi (età matura) e alla vecchiaia. Semel in anno licet insanire. Capitare come i pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Il gobbo porta fortuna.

        Non mangiarti quanto hai e non dire quanto sai. Per riuscire nello scopo : bocca chiusa , borsa aperta e buoni piedi. Rosso mal pelo : i biondi sono di cattiva indole. Se non ti piace la carne del vitello, ti mangi quella del bove che è più tosta : trattare di male in peggio. Tenere nascosto un nemico in casa, senza saperlo. Non hai a chi dare la diritta : di chi fidarti. Dare la mano del cuore : scherzosamente, la sinistra, congedandosi. Chiodo scaccia chiodo: come una passione un'altra. Un sole che spacca le pietre : cocentissimo ; e, perciò, ironicamente anche il contrario, quando il sole è annebbiato, o d' inverno. L'uomo sta sotto il cappello, e la donna sta sotto il fazzoletto (grande, col quale le contadine, da noi, si coprono la testa) : perciò si possono avere delle sorprese , non conoscendosene mai a fondo i sentimenti. Chi paga prima è mal servito. Piove , disse il rospo , e si buttò nell'acqua : scherzosamente, andare di male in peggio, Con due sacrestani la chiesa è aperta : trascuratezza grave. Il primo anno ammogliato , o malato o carcerato. Al cattivo amatore intoppa il pelo. Se pecora ti fai, il lupo ti mangia : non bisogna mostrarsi deboli. Chi male fa, male aspetta. Cosa desiderata mai viene. Chi affitta scorcia: il locatore è scorticato, danneggiato dal conduttore, assai più che dal mezzadro. A cavallo bestemmiato luccica il pelo : persona malvista spesso gode. Non e' è miseria senza colpa. La prudenza non è mai soverchia. Il troppo storpia. A San Biase (Biagio, 3 febbraio) merenna trase, (entra, comincia a farsi pure merenda, perchè le giornate allungano). I muli (come alcune persone) più sono lisciati, più tirano calci. Uomo pazzo dàgli moglie. Chi si scusa si accusa : un po' corrisponde all'excusatio non petita, accusatio manifesta de' latini. Quando non si vuol dire una cosa, si risponde: se lo dico a te, me ne scordo io. Cognata, schiuma di pignata (pignatta) , pezza ripezzata (rattoppata). A dividere ricchezze (tra congiunti), diventa povertà. L'anno di mo' (ora) e il mese di mai : mai. Lo sanno pure le pietre della via : tutti. Invitare a maccheroni : ad una cosa gradita. Portare sale a Salerno : un genere in un luogo dove si trova in abbondanza. Quando si fa silenzio in una conversazione, si dice : che zitto, ora nasce un frate ! Di chi è molto irrequieto : tiene l'artètica, la rabbia, ha il ballo di San Vito. Appena che trasi, pane e caso ; doppo trasuto, pane peruto : entri pane e cacio ; dopo entrato , pane ammuffito. Il gracidare tra i rospi : 'nzurà 'nzurà (ammogliare, ammogliare) ; io pure, io pure ; e danari e danari ; Dio provvede, Dio provvede. Quando piove col sole sposano le volpi. Figli miei, mangiate e bevete : la schiacciata intera non la toccate; di quella mezza non ne prendete; figli miei, mangiate e bevete. Dagli amici mi guardi Iddio, chè dai nemici mi guardo io. Mercati ricchi, perchè affollati di merci varie, chiamano, a Vallata, i mercati locali del mese di dicembre, precedenti Natale. Vorrei che piovessero maccheroni, la montagna di Somma cacio grattato e l'acqua del mare vino annevato. A nemico che fugge ponte d'oro. Povero chi cade e cerca aiuto : difficilmente se ne ottiene, nelle sventure. Come piace a te, ma col cacio: di chi pare che voglia adattarsi, e poi comanda ; ironicamente. Fare palla corta : non riuscire. Tratta con chi è migliore di te, e fagli le spese : ci guadagnerai sempre, nonostante, qualche cosa. Tastarsi il naso : regolarsi per le convenienze. Restare con un palmo di naso : deluso. Vorrei salire al cielo, se potessi, Con una scala di trecento passi, Arrivato alla metà, si rompesse, E in braccia a nennella mia (alla mia ragazza) mi trovassi. Uovo sciacquo (stantio, barlaccio): matto. Cosa cercata mezza pagata: meglio che il dono non non sia chiesto. Raccomandare le pecore al lupo: una cosa a chi per primo la manomette. Bisogna prendersi il mondo come viene ; un po’ di male e un po’ di bene. La lingua fa il gioco: fa le proposte, che poi si vede se sono accettabili. A chi si fa pregare, pur essendo da meno, tra il serio e il faceto, si dice: Tanto amare non puoi ricevere. Pigliarsi una moglie senza neppure la camicia : senza alcun appannaggio. Quando il povero dona al ricco, il diavolo se ne ride. Ad agosto si pagano i debiti. Niente per niente non si fa niente. Nelle risse: meglio veder morire, che morire. Quando piove pioviccica: quando càpita un fatto, capitano tanti altri fatterelli. Fare due parti in commedia ; dinanzi ti liscia e di dietro ti tradisce. Fare una cosa con la mente ; equivale a non farla ; per esempio, una mangiata di maccheroni con la mente. Cento di questi giorni : è un augurio che si dà nelle grandi feste, Natale, Capodanno, Pasqua; = per cento anni. Salute ! ad ogni passo una caduta : scherzosamente, quando si starnuta. È pagato il mastro: non m'interessa, la spesa é già fatta. Fare la passata della lana : non far bene una cosa, senza cura. Asino per bestemmiare, (perchè cammina lentamente), mulo per caricare (un grosso peso) e cavallo per camminare. Pasqua marzàtica (di marzo), o morire o famàtica (fame, carestia). Fare a branze (branche) all'erta : a mani alzate, litigare. Portare a redini : per le lunghe. Occhio di bove (grande); occhio di gatto; occhio di pecora morta ; occhio bianco ruba la carne alla chianca (macelleria), occhio cinerino (color cenere) ruba la carne alla gallina. Menare pel naso: gabbare. Signore, dammi pazienza, tornesi e Paradiso, (la provvista di) un porco ucciso, una botte di vino ed una moglie al mese. Quando suona (la campana del-) l'uffizio (alle nove antimeridiane), chi non ha fatto colezione perde 'il giudizio. Il tempo è galantuomo. Non ogni male viene per nuocere. L'amore rinnovato è come una minestra riscaldata. Ahimè i tre volte io dico : chi cade in povertà perde ogni amico. Nel bisogno si conosce l'amico. Non chiede pane quando dorme ; bel figliuolo di zucchero : ironicamente, cattivo. Stringersi la cinta : contenersi nel cibo. Chi di coltello ferisce di coltello perisce. Aiutati chè Dio ti aiuta.

        A pagina 283 leggasi:; tu pur così. A pag. 286, al discorso intitolato Dio si aggiunga la nota : Dal Corriere d'Italia, Roma, 19 Ottobre 1928 — VI e da L' Unità Cattolica, Firenze, 27 Ottobre 1928. A pag. 294, désti. A pag. 320, Salaria; 362 scoppiettante; 365 perchè suicidio; 370 — a Zanzur; 373 chiarore; 381 a lidi; 382 la proteggono; 383 storia,-, 385 dunque; 391, ancora,; 399 storiche.

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