SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Il Venerdì Santo nella Baronia.

Il Venerdì Santo nella Baronia.1

        Altra volta parlai della processione del venerdì santo : ora non voglio ripetermi, ma dire solo di alcune impressioni riportate l’altro ieri in simile circostanza.
        E simboli ancora : il gallo, che ricorda l' aneddoto di S. Pietro, i cilizi, la corona di spine, il tronco della Croce ; e chiodi e martelli, e aceto e fiele, e lance e camicia inzuppata di sangue ! Ed ancora quadri, statue e simboli vivi : mesti e garruli (strana contraddizione, che pur risponde a verità !) bambini recanti rami d' olivo, o vestiti da angeli ; i giudei, Pilato, la Veronica, Cesare Augusto, la Morte, Gesù, Maria dolente ! E tamburi, e trombe, e musica sia pur mesta ! Ma è, dunque, proprio non altro che una vera, mimica rappresentazione muta, che, a data stabilita, si ripete ogni anno qui, in un formalismo vano ? E tutto questo popolo ne è il continuo vivente attore ? No. Qui vi è per l' aria e nel cuore degli uomini qualche cosa di diverso. Questo nostro popolo, accresciuto anche da una fiumana di gente venuta dai dintorni, non rappresenta, ma rivive il gran dramma Cristiano. E, così, anche una mesta, dolce melodia di spiriti a me sembra che oggi intercorra fra la terra e il cielo, e penetri e si diffonda nei cuori. — Perchè mai ? — Perchè la voce del dolore, affatto smorta attraverso una lunga vicenda e forza di secoli, è quella che più si addentra e più si ripercuote nell' animo umano : in cui Gesù-Dio vivacemente penetra, in virtù degli enormi martirii per noi sofferti, e perchè, nelle umane sventure, Egli è, col Suo esempio, il consolatore e l' aiuto. E' perciò che, sia pure attraverso il ricordo di questa — per dir così — muta, rappresentazione, Egli vive sempre in noi, e continua ad essere il prepotente de' cuori.
        Prepotente de' cuori, perchè chi sente davvero Gesù, si ritrova come invaso ed agitato da una sin troppo viva e ardente fiamma per Lui: ond' è che l' amore verso Lui è dolce, ma è pur forte, e scuote e squassa, giacchè, oltre ad avere origine dal dolore, nel quale l' umanità più a Lui si affratella, ha origine pure dalla Sua dottrina, dal Suo apostolato, eterna sorgente di virtù e di , bene. — Quindi, il popolo, in cui solo forse è vera poesia, rivivendo il dolore dei Cristo, rivive — non mimicamente rappresenta ! — il proprio dolore. E non per una inutile, superflua compagnia, ma perchè indissolubilmente legati nelle sventure, nella memoria e nel cuore, esso, a fianco a Gesù, chiama l' Altra, che ha quasi altrettanto cara, Maria.
        Non soltanto rappresentazione muta, dunque, ma vita, descritta e riverdentesi in una fioritura perenne. E così il popolo, ogni anno, mimicamente rivive il proprio quotidiano morale o materiale martirio. E fin l' occhiata, ieri lasciva, è oggi più contenuta e più casta : perchè i fanciulli ed i ragazzi ingenui, cui è affidatala buona e santa progenitura del domani, mormorano dolcemente, soavemente, con le labbra coralline, in un profumo d' anima, tra frulli d' ali : Pater noster ! Ave, Maria !

_____________________
1 Dal settimanale Corriere dell' Irpinia, Avellino, 23 aprile 1927.

        Teatro scolastico. — Bella e ben riuscita la rappresentazione educativa che gli alunni delle classi elementari, specialmente superiori, guidati con cura da alcuni insegnanti, han data a loro profitto morale e d intellettuale, e per la costituzione di piccoli fondi da impiegarsi nell' acquisto di arredi scolastici. Francamente, noi non credevamo che essi avrebbero fatto così bene, tanto da meritare folti e frequenti applausi da una numerosa schiera del forte e del gentil sesso. Ad una certa naturalezza e semplicità nell' esprimersi, gl' ingenui ragazzi e le belle bambine univano una grazia suggestiva particolare, tutta propria della loro età ; e la dolce italica favella, attraverso il pensiero delle piccole menti serene, emanava armoniosa, nel tempo stesso, da limpidi occhi vivaci e da labbra colorite come petali di rosa.

_____________________
Dal Corriere d' Italia, Roma, 17 Marzo 1928-VI, e dal Corriere dell' Irpinia, Avellino, stessa data.

        Conferenze agrarie. — Per disposizione della Cattedra ambulante di Agricoltura di Avellino, si sta svolgendo in questo Comune una serie di varie conferenze, nell' intento di istruire specialmente i giovarti contadini sulle norme più fondamentali e pratiche riguardatiti l’agricoltura. Da vari anni il Governo ha lodevolmente ordinato che, anche nei piccoli paesi, si tengano questi corsi di coltura, più che utili, necessari in queste contrade dove I' agricoltura è ancora un po' primitiva. Tali proficue lezioni si può dire che stiano già orientando verso nuove direttive le cognizioni e la vita de' campi. E sebbene queste conferenze non' abbiano quell'affollamento che il numero de' nostri abitanti potrebbe dare, specialmente perchè, quando la stagione è buona, i contadini, attendendo ai loro lavori, rimangono anche di notte in campagna, tuttavia il metodo piano e pratico dello svolgimento delle lezioni e l'interesse che destano è tale, che anche molti adulti e varie persone colte hanno avuto premura di andare ad ascoltare queste conferenze, miranti al progresso della Patria attraverso un aumento ed un miglioramento nella produzione di quelli che formano i beni primi per l' esistenza de' suoi cittadini.

_____________________
Dal quotidiano Il Popolo di Roma, Roma, 15 Maggio 1928-VI

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home