SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Il passato, il presente e l'avvenire dell'Irpinia.

Il passato, il presente e l'avvenire dell'Irpinia.

        Io non so per qual triste fatalità il popolo irpino sia stato quasi sempre nella storia uno dei più insigni rappresentanti dell' indolenza e del letargo. Irpino di nascita, non mi spinge a scrivere, come si vede, astio o spirito di prevalenza tra regione e regione; ma, al contrario, amore per la terra natia, desiderio vivo che essa rinasca ed inalberi anche la sua fiammante bandiera di risurrezione : sono insomma come il medico, che scopro il male, lo denunzio, e cerco di curarlo.
        Ed il male fu ed è che il popolo irpino , nella storia passata e nel presente, non ebbe mai un ideale.
        Idealisti e patrioti isolati nostri (pochissimi per verità) non mancarono, sopratutto all'epoca gloriosa dei risorgimento patrio: ma l'anima del popolo dove era allora, dove fu in precedenza ?
        Quando le aquile romane portavano la vittoria da nazione a nazione, ed in Italia dominavano su ogni provincia; ed anche quando romani e popoli circonvicini e più lontani contendevano per il loro, primato o' per la loro indipendenza, che facevano allora gl'Irpini ? Quando i Comuni del Medio Evo si scuotevano, bramando libertà; e, dopo, ogni regione (per non dire ogni provincia) d' Italia ebbe le sue eroiche giornate, da Genova, da Torino e Milano, a Venezia, a Brescia, a Napoli ed a Palermo, di grazia, che facevano allora gl'Irpini? Mai il grido forsennato di un popolo bollente e fremente s'udì echeggiare per le nostre contrade ; mai, dalla più antica epoca latina, nemici sconfitti furono inseguiti tra le forre dei nostri monti; mai, anche nei tempi delle più fosche tirannie, non esclusa quella del Borbone, il popolo d'Irpinia ebbe il coraggio, ebbe il fiato per gridare, torbido e forte: Vogliamo la libertà !
        Non così, dicevo, fu per le altre regioni d'Italia. Che ricca fioritura di anime gloriose, colà ! Pare che ivi i popoli avessero avuto fiamme nelle menti e nei cuori, se si eccettui qualche breve periodo in cui dormirono anch'essi. Del resto, chi nol sa, quandoque bonus dormitat Homerus.
        Da noi invece fu legge il sonno, nel passato e nel presente. Mentre ogni provincia d'Italia e del del mondo civile progredisce, o almeno cerca di progredire con le industrie, o educando le generazioni a miglior vita, ad aspirazioni più alte; gl'Irpini quasi tutti si contentano solo di pascolare le greggi o di coltivare le terre in modo adamitico.
        Ed anche le menti elette locali si adattano a tale andazzo, credendo che sia come il corso di un fiume che non si può deviare, nè mutare.
        Invano si desidera il fischio della vaporiera fra i nostri monti; invano si cerca il cupo e continuo rumore delle macchine e delle officine: qui. tutto è silenzio, qui regna lo sconforto. Non vi sono capitali ? È vero ; ma mancano pure le anime generose d' altri luoghi per impiegare qui utilmente i loro danari, che spesso inutilmente impiegano altrove. Così pure, mentre in altri luoghi i proletari hanno combattuto e vinto varie battaglie sotto la bandiera del socialismo, nelle elezioni recenti qui non abbiamo avuto neppure un candidato socialista; e, fatti bene i conti, la grande maggioranza degli elettori dei collegi d' Irpinia è risultata turpemente asservita o venduta. E mi si risparmino le smentite, per non farmi scendere a dolorose specificazioni. Questi i fatti, queste, a larghi e rapidi voli d'uccello, le constatazioni che possiamo ricavare dalla storia nostra passata e presente.
        Che sarà per l'avvenire ? Nessuno metterà in dubbio che l'avvenire sarà dei giovani, dei venturi, giacchè i vecchi ne sono già fuori. Ma chi vuol possedere l'avvenire deve formarselo. Per formarcelo, dov'è, o giovani, la nostra bandiera ? Lo so : ogni persona colta, fra voi, ha un ideale da raggiungere; spesso però questo é solo un ideale pratico : strappare una licenza, un diploma, una laurea per guadagnare da vivere, o per migliorare le proprie condizioni economiche. Ma non di solo pane vive l'uomo, è detto nelle Sacre Scritture, ed è così. I giovani hanno anche il dovere di migliorare la cultura e le tendenze degli animi delle popolazioni retrive ; e questo dovere lo hanno tanto più tra noi, in cui, il popolo è maggiormente rozzo ed ignorante. Il nostro popolo vive come in un passato : gli sono ignote le forze, le vittorie, le tendenze della presente civiltà. Se gli si parla di libertà, perfino delle libertà più essenziali che gli concedono le leggi e la morale, esso ne ha un concetto falso, o più spesso non ,ne ha alcun concetto; se gli parlate di ricchezze, esso le crede ancora donate, distribuite da Dio medesimo. Che via lunga ci sarebbe da percorrere, per educarlo! Magari si ricavassero dei buoni frutti: si riuscisse almeno a farlo vivere fuori del passato, neIla presente civiltà di quasi tutte le provincie d' Italia, e del mondo.
        Intanto, voi, o giovani, dite la grande parola miglioramento ; e questa parola, fra le masse, certo non divamperá come in un ghiacciaio.

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Dal settimanale l'Araldo, Napoli, 20 Dicembre 1913. 11 lettore troverà alquanto modificato il pensiero informatore di questo articolo, nel discorso da me recentemente tenuto ad Avellino per la Festa del Libro.

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