SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Misticismo irpino.

Misticismo irpino.1

        Non io parlerò, oggi, della bruna Madonna sedente a picco del Vergine Monte, perchè quotidiani e periodici di Napoli e di Avellino, le dedicano ogni anno molte pagine di stampa, per descrivere quel folto e variopinto pellegrinaggio campano, intrecciato di fervente religione, di letizia e di amori. Nè tratterò dei riti di fede e delle processioni che si svolgono consuetudinariamente ad Avellino e nelle minori città che ne dipendono , perchè altri potrebbero descriverli con quella ricchezza di particolari interessanti, che io ignoro. Ed accennerò, invece, ai più importanti riti mistici, che si celebrano nella minuscola plaga d'Irpinia dove vivo.
        Sotto il cielo velato di spesse nubi, fra le quali, di tanto in tanto, appariva dominatore il sole; per le strade maestre che fendono i fianchi di queste montane contrade natie, mentre bevevo le aure profumate dai verdi prati in germoglio, una fiamma di fede, nell' ultimo Venerdì Santo , mi trascinava da Vallata a Castelbaronia , per vedere una volta tanto, nel capoluogo del mio mandamento, il mesto corteo osannante a Colui che sembra, da tanti anni, dormire, tenendo invece svegli l'entusiasmo e l' amore per Lui nei cuori , accompagnato ancora, come già per le vie dell'umano pellegrinaggio, da Colei che , dopo averlo soprannaturalmente generato, ne seguì, amaramente piangendo, i passi nelle dolorose vicende terrene.
        Da quella fiamma attratto, io camminavo di buona lena, per non giungere tardi. E come il vecchio cavallo di Fanfulla nitriva quando, memore, risentiva gli squilli dello„ battaglia , così io affrettavo il cammino, ricordandomi' dei giorni nei quali, da recluta, fui temprato a fante guerriero.
        Mossi dalla stessa mia fede, dalla stessa mia ammirazione per questo nostro folklore , così bello quando è bello, incontravo qua e là per la strada gruppetti numerosi di persone che, specialmente da Carife, venivano a Vallata dove, nel venerdì santo, si svolge una tradizionale processione, che è tra le più caratteristiche della Campania. Ma, quella di Vallata io la conosco per una sequela di molte primavere e,- sul Giorno, la descrissi una quindicina di anni or sono : nè voglio ora ripetermi. Mi attirava, dunque, la curiosità di conoscere quella analoga di Castelbaronia.
        Ero appena fuori dell' abitato , quando le prime note di cornetta , che sogliono ritmare il passo al corteo, mi avvertirono che la processione usciva allora dalla Chiesa Madre. E, camminando, mi rievocavo alla memoria ciò che avevo tante volte visto : fanciulli recanti in mano rami di olivo, scortanti l'entrata di Gesù in Gerusalemme; quadri con impressa l'effigie di Pilato, dell' Ecce Homo ed il lugubre simbolo della morte; fratelli avvolti in bianchi sacchi; littori recanti il simbolo vetusto del vetusto fascio romano; i trenta denari che corruppero Giuda, l'aceto ed il fiele, la sindone e le varie scritte dinotanti le diverse vicende del Gran Dramma; la squadra dei lancieri giudei ; i cantanti le strofette del martirio, il Cristo morto, seguito dalla Madre in lacrime : il tutto intramezzato, di tanto in tanto, da gran numero di bambini, vestiti da angelo. Questo io già sapevo, ma a Castelbaronia trovai qualche cosa di diverso. Le varie parti del Gran Dramma, che a Vallata sono rappresentate quasi tutte da persone viventi, ad eccezione di qualche statua e di pochi quadri, a Castelbaronia invece sono quasi tutte rappresentate da statue, come quella di Giuda che bacia Gesù, di un giudeo flagellatore, di Pietro, di Pilato sulla loggia con Gesù, ecc. Di simboli vivi non v' è che un angelo ed un soldato romano, entrambi a cavallo, in testa alla processione e, quello che più è notevole, una goffa figura di giudeo, recante in mano una lancia, alla quale è appeso un lanternino, raffigurante uno di quelli che, nella notte, andavano in cerca di Gesù, per catturarlo. Ma lo strano è nel fatto che questo giudeo è solito, secondo l' uso del luogo gli consiglia per l' occasione, a camminare piegato, curvo, con movenze ridicole, come se stesse per dar fuoco ad una miccia , per raccattar mozziconi , o per annaspare sul terreno. Deliberatamente lo fanno esagerare, — e dell' esagerazione si compiace egli stesso — forse per invogliare chi non l'ha visto ad andare a vedere quella stranezza : ma, evidentemente, è tale una storpiatura , che nuoce alla serietà del mesto rito. A Vallata , come a Castelbaronia , un predicatore, in piazza, parla del martirio di Cristo; però, in quest'ultimo paese, s'illustrano, uno dopo l'altro, i significati delle varie statue.
        Iniziandosi il carnevale, a S. Antuono, qui escono in giro per il paese, maschere, non di rado con il viso tinto di fuliggine, con una sbarra poggiata su la spalla e recante una campana, a suono piuttosto cupo e monotono. La sera, poi, si accendono perle vie parecchi falò , le maschere, quasi neri diavoli, vi ballano intorno , e si raccoglie, dopo, il fuoco, per portarlo, un po' per ciascuno, a casa, giacchè e esso è ritenuto benedetto.
        Il 13 aprile di ogni anno a Vallata, e nei paesi vicini in altro giorno, si usa digiunare a pane ed acqua, per divozione della Madonna così detta delle trònole, cioè de' tuoni; e ciò per antica consuetudine. A fine di aprile, molti pellegrini cominciano ad andare, secondo la consuetudine, da questi Comuni alla Madonna dell' Incoronata, presso Foggia ; ed alcuni si spingono fin sull'alta vetta di S. Michele, a - Monte Sant'Angelo, salendo a piedi la montagna, perchè si dice che chi non la sale da vivo, sarà costretto a salirla da morto.
        L'ultimo sabato di maggio, poi, una processione va, a piedi, da Vallata ad Andretta, accompagnata dal sindaco, dal parroco; e da una moltitudine di persone, che vi si recano a frotte, a piedi od a cavallo, per visitare la Madonna della Mattinella. Una leggenda afferma che questa Madonna, che ora si trova ad Andretta, sia stata, secoli or sono, traslata da Vallata ad Andretta e che, perciò, la Madonna si è rivolta verso Vallata.
        All'Incoronata, come alla Mattinella, talvolta si va in traini festosamente addobbati; le praterie attigue ai Santuari pullulano di baracche, di bazar ambulanti; vi' è vendita di generi alimentari e di oggetti diversi. Spesso là si intrecciano danze, tra le quali la varietà dei suoni e degli strumenti musicali gareggia con la varietà dei molteplici vestimenti : e si arriva qui, fra lo sparo dei mortaretti, dopo aver cantato, lungo. il viaggio, litanie ed altre preghiere.
        A metà giugno, si celebra qui la festa di S. Vito, poco lontano dal paese : vi è di notevole la benedizione degli animali, cui si fanno fare tre giri intorno alla sua cappelletti ; la benedizione di piccoli pani, che persone e bestie mangiano, a protezione dalla rabbia; la corsa con le gambe avvolte in sacchi; l' ascesa ad un albero fortemente spalmato di sego e di sapone, la cuccagna del quale spesso tocca a chi, più accorto, sale da ultimo, dopo che altri l'hanno pulito, provandosi e riprovandosi a salirvi.
        Vallata ha una reliquia della Santa Croce, una di S. Vito ed una ex capite di San Bartolomeo Apostolo, entrambi, un dopo l'altro, suoi protettori. Caratteristiche anche e molto accorsate le feste di Monte Castello, presso Morra Irpino, e di Santa Felicita, presso Rocca S. Felice, dove è pure la Valle di Ansante, ricca di acque bollenti e sulfuree e di gas talvolta micidiali , descritta da Virgilio. Tra i vari Santi, il più venerato dal popolo, in moltissimi Comuni della nostra provincia, è San Rocco, solennizzato con ricche feste. L'8 settembre ricorre poi la commemorazione della Natività della Madonna, a Treviso detta della Libera, tre anni or sono, solennemente fregiata di triplice corona, che attira su quell'alto villaggio molti pellegrini , da vicini e da lontani paesi, ma specialmente da qui e da Bisaccia. Nell' ottobre , molti devoti vanno al Santuario del taumaturgo Gerardo Majella , presso Materdomini (Caposele). Poi , dopo la Immacolata Concezione, — tacendo di riti meno generali , di divertimenti soliti a trovarsi in ogni festa e di solennità meno caratteristiche o meno importanti , — si festeggia, fra lo scoppiettio de' ceppi sui focolari , la nascita del Re dei Re , anche in questa verde Irpinia, dove riposa il corpo della martire cristiana Filomena , in Mugnano del Cardinale ; dove , ad Atripalda , sono conservati , corpi di martiri, essendo il sacro ipogeo o soccorpo della sua Chiesa un centro della primitiva cristianità del Sannio irpino : (giacchè vi sono sepolti S. Ipolisto, sacerdote antiocheno che propagò la fede in mezzo agl' irpini e fu decapitato presso il, Sabato; Quinziano coi figliuoli Crescenze ed Ireneo, Lucrezia , Massimilla ed altri martiri , cosicchè i luogo dove furono seppelliti venne chiamato specus Martyrum); dove il prezioso corpo del martire San Feliciano si conserva a Montefalcione ed il sacro ossario di, San Pellegrino Martire ad Altavilla Irpina ; dove, ad Ariano di Puglia , S. Ottone fece rintracciare al cacciatore il falco e, a Motella, dalle cime de' monti più si eleva il " Salvatore,, ; dove S. Guglielmo da Vercelli fondò il ritiro di Montevergine e la badia del Goleto , tra S. Angelo dei Lombardi e Nusco ; Bernardino da Siena animò le campane e diffuse il dolce nome e la dottrina di Gesù ; e frate Illuminato trovò, a Mirabella Eclano, d'inverno, improvvisamente, piena di fiori, la stanzetta ; dove infine, Francesco d'Assisi, anima fraternizzante con le cose e con le creature universe, limitò alla neve come un sacro recinto intorno alla sua persona; fece, da arido ceppo di cerro, zampillare limpida fonte ; il fragrante pane raccolto nella corte di Francia, in un baleno, inviò ai monaci montellesi affamati, nel sacco i cui piccoli pezzi resero invulnerabili le persone ; e ripensò il cantico :
        " Laudato sii, mi Signore,,.

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1 Dal quotidiano Il Giorno, Napoli, 2.3 maggio 1926 e dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 26 giugno 1926 ; Aevum, rassegna dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, pag. 755, Milano, dicembre 1927; Don Basilio, Avellino, 29 giugno 1928.

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