SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - “Mors tua…” di Matilde Serao.

“Mors tua…” di Matilde Serao.*

        Con " Mors tua... „ Matilde Serao attinge il cul¬mine della sua arte. Non è qui la solita più o meno fortunosa vicenda d' amore, sia pure narrata con inesauribile verve, con drammaticità, insomma con arte; non è più il precetto, sia pure di squisita educazione civile, dato ai tanti ignari della galanteria sociale e specialmente a quelli che non sì accorgono che il " saper vivere ,, più che da aristocra¬zia di educazione, dipende da aristocrazia di sen¬timento ; non il libro in cui si narra del bello e mistico paese di Gesù, nè quello in cui si ritrae il fascino perenne emanante da Madonna e Santi, nella fede e nella vita.
        " Mors tua... „ è invece un libro più sodo , più pensato : direi quasi elle qui Matilde Serao acquista una virilità a lei prima sconosciuta. E la lingua, Io stile si rendono pur essi , doverosamente , con¬sapevoli di questa assunzione ad una dignità nuova. Meglio che in altri suoi romanzi , è qui delineato altresì il carattere dei personaggi. Ha destato però meraviglia che l'Autrice delle balde e frementi pagine di " Evviva la guerra ! „ sia diventata pure l' Autrice di Mors tua..., perchè in questo si è no¬tata una profonda modificazione del sentimento. Ma da questa constatazione all'accusa — quasi — di an¬tipatriottismo, che è stata da qualcuno fatta a Matilde Serao, ci corre!
        Dallo slancio di alcuni de' principali personaggi per la guerra, da alcune espressioni -- sia pure ra¬rissime — di entusiasmo per la giustizia della no¬stra redenzione, risulta evidente che F illustre scrit¬trice vuole tutt' altro che diminuire il fervore de- gl' Italiani per quello che fu, è e sarà il diritto che Dio e natura assegnarono loro, tracciandone i na¬zionali confini ; ma vuole piuttosto ritrarre egual¬mente quella lunga eco di profondo dolore che —per danni e perdite inevitabili — la guerra lascia nella vita dei popoli, nel cuore de' congiunti.
        Un sacerdote combattente, dopo aver perduto la sua fede, esce per tanto — compiendo il suo dovere, date le nuove condizioni della sua coscienza — dalla Chiesa; mentre tanti altri preti, vili detriti, pur avendo perduta la loro religione — o non avendola mai avuta —senza compiere il proprio dovere, per mestiere, indegnamente vi rimangono.
        In omaggio ai precetti divini di " amare il prossimo come sè stessi„ e di " non ammazzare ,, lo¬gicamente, i cattolici si sentono in dovere di non approvare la guerra in genere. Ma qui per caso i personaggi sono italiani : uno scrittore furbo, per astuzia, avrebbe messo — e così avrebbe fatto me¬glio — quelle stesse parole, quelle stesse osserva¬zioni in bocca ad austriaci od a tedeschi. In tal modo, il patriottismo sarebbe stato salvo ; e la so¬stanza delle cose, qual' era nel pensiero dell'Autrice, sarebbe rimasta, in fondo , la medesima. Ma sa¬rebbe stato un pò fuori dell' ordinario, e sarebbe sembrato un inutile appiglio, che una scrittrice ita¬liana avesse messo in azione persone straniere. Insomma, Mors tua... vuol condannare la guerra in genere, e mai la guerra che gl' Italiani combattettero e che il loro valore, unito alla santità della loro causa fece perennemente vincere. Del resto, ci vogliono zan¬ne assai più robuste, che quelle di qualche zannuto scrittore, per demolire la Serao, e da chi non vuole essere in mala fede, il libro deve interpetrarsi così. Intanto, poco è mancato che quel medesimo non abbia avuto pure il... nobile ardimento di riman¬dare a scuola la Serao, perchè — nientemeno ! —ha osato sacro ciborio, invece di calice, notte iemale, e farsi la comunione, invece di comunicarsi, quasi che uno si comunichi da sè. Mah..., se non hai altri moccoli, puoi andare a letto all' oscuro !
        Può quasi considerarsi un libro dì purificazione, giacchè espiano la loro colpa Mario Falcone e Bar¬berina Moles , mentre Camillo Moles , dopo aver compiuto tutto il suo dovere di bravo soldato, ha salva la vita. Libro, dunque, scritto non contro la Patria, che Matilde Serao ha, adottivamente, sem¬pre adorata, ma scritto contro quello che la guerra, in genere, ha di antiumanitario, a difesa della pace sociale, che fu sino ad ieri, è sino ad oggi, sarà sino a domani una sublime utopia. Forse !....

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*Dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 26 dicembre 1926.

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