SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Recensioni brevi.

Recensioni brevi.

        Il professor Nicola Flammia da Ariano di Puglia ha fatto stampare quattro piccoli volumi su "La vita e le opere di Pietro Paolo Parzanese,, . Tali volumi sono ricchi di notizie riguardanti la vita molto movimentata del compianto poeta popolare conterraneo; si diffondono anche ampiamente sugli onori a lui resi, sulla fama che meritamente si acquistò, sulle relazioni che ebbe con persone illustri; recano lunghi brani delle sue poesie, sebbene qualche volta troppo frammentari; e delle poesie o poemetti indicano le date, le occasioni (generalmente poco conosciute ) che li fecero scrivere, e se ne fa pur uno studio critico, che si desidererebbe più. profondo.
        " Parzanese oratore sacro come il Flammia si,è accorto, meriterebbe una trattazione più ampia, che questi, speriamo, non tarderà a fare. È assai lodevole il proposito del Flammia di trarre quasi dall'oblio il suo illustre concittadino; mentre altri, poco o nulla facevano per tal riguardo.

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*Dal quotidiano Il Giorno, Napoli, 9 aprile 1913.

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        È stato pubblicato in questi giorni un bel volumetto su " L'arte del dire „ del cav. Giuseppe Bonaventura Scebba. Esso, sebbene sia meno ampio di altri trattati del genere, come quelli del Majorana, dell'Audisio, del Botti, del Quattrini, dello Zanotto, ecc., tuttavia compendia in piccola mole tutte le regole più sicure e più pratiche per formare un buon oratore, specialmente sacro, anzi talvolta aggiunge perfino delle importanti osservazioni e de' savi consigli, che mancano completamente anche nei trattati più estesi.
        Vi è a lamentare soltanto che vi siano alcuni errori di stampa; i quali del resto potrebbero subito e facilmente eliminarsi con l'aggiunta di una breve grata-corrige; ma ciò è cosa trascurabilissima di fronte ai pregi del buon libro, il quale si raccomanda pienamente per la brevità che, senza nuocere affatto alla chiarezza, fa anzi meglio risaltare e fissar nella mente le regole che sono sempre sicure, salde inoppugnabili, in guisa che nulla vi si può togliere e nulla vi si deve aggiungere.*

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* Da Il Giorno del 18 settembre 1913.

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        Il professor Vincenzo Cannaviello ha rievocato da ingiusto oblio uno degli uomini più insigni d'Irpinia.
        La nostra provincia, spiace il dirlo, è stata, sventuratamente, quasi sempre avvolta nel letargo e nell'ignavia, da tempi antichi fin'oggi. Quindi eccitare l' entusiasmo per uno de' patriotti più ardenti,, " Lorenzo De, Concili ,, alla cui figura anche i migliori trattati di storia non hanno dato il debito rilievo, è atto altamente lodevole e civile: perchè, mettendo innanzi un sì fulgido esempio, spinge ad emularlo, ad operare così come i grandi oprarono per l'ideale e per la libertà.
        Merita perciò plauso il prof. Cannaviello che, nelle sue recenti pagine sul " Liberalismo irpino ,, con bella forma, ha messo in luce l'episodio storico più noto in cui le genti nostre mostrarono vigor di vita, sentimenti nobili e forti, dopo che in esse aveva infuso come un nuovo ardore il De Concilj, il miglior duce nostro, il Garibaldi irpino*.

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* Dal giornale Il Giorno, Napoli, 24 dicembre 1913.

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        Ho avuto in dono in questi giorni tre libri del prof. Angelo Acocella, intitolati Diva immortale, Nel turbine, Grandezza e splendori del sacerdozio cattolico.
        Il primo di essi, composto di poco più di trenta ottave, è preceduto da una prefazione abbastanza lusinghiera del compianto poeta Luigi Conforti, ed è ispirato all' arte , di cui narra l'immortalità acquistatasi per opera di genii come Omero, Virgilio, Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Da Vinci, Raffaello ed altri che le hanno dato gloria e decoro.
        Benchè preceduta dalla prefazione del Conforti, non è tuttavia Diva immortale la miglior pubblicazione di A. Acocella; invece è molto più preferibile Nel turbine, che ha poesie in vario metro (quasi tutte però sonetti o quartine), ed è ispirata a soggetti comuni della vita - la più lunga poesia intanto è dedicata alle nozze dell'attuale nostro sovrano -, alla narrazione dei diversi stati d'animo, alle ansie, ai desiderii ed agli affetti familiari dell'autore. Ancorchè spesso non abbiano concetti elevati, alcune poesie, e specialmente vari sonetti, sono lodevoli per la scorrevolezza dei versi e per la genuinità del sentimento. I pensieri sono quasi sempre limpidi, semplici e senza astruserie, ond'è ,che riesce facile intenderli.
        Nell'ultimo volumetto innanzi indicato, trattando del sacerdozio cattolico , in un discorso , l' Acocella ne fa l'apologia, come dal titolo evidentemente s'immagina; e peri clericali ( ben si comprende) quell' apologia è giusta, a parte la forma letteraria che è corretta e talvolta elegante.
        Alle liriche poi non osiamo fare rimproveri o critiche per qualche verso che non suona bene, o per alcune frasi un pò contorte, più che alla latina; tutt'altro. Amichevoli rimproveri meriterebbe piuttosto l'autore per aver abbandonato da qualche tempo la poesia, in cui poteva riuscir sempre meglio. Chi sono, dove sono i poeti d'Irpinia? Ah, Parzanese?! Intanto bisogna pur dire che Angelo Acocella è oggi tra i migliori.

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* Da Il Giorno, Napoli, 10 Gennaio 1914.

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        Ho ricevuto in questi giorni " Le conversioni di Mons. M. Sturzo, della diocesi di Piazza Armerina. Absit iniuria verbo, credo che il libro non mi sia stato inviato ritenendomi per un non convertito.
        A parte gli scherzi, esso è scritto elegantemente, e l'autore vi dimostra una seria coltura filosofica. Riassumendo, lo Sturzo divide le conversioni in tre gruppi: il primo è costituito da coloro che, dall'indifferentismo religioso, amanti della verità, si son dati a studiare il problema dell'umano destino e della divinità e, per via d'induzioni logiche, hanno accettato questa, con tutte le sue conseguenze. Il secondo gruppo è costituito da coloro che hanno un fondo di corruzione ed un'avversione più o meno violenta per il cattolicismo ed il cristianesimo; e che, mediante gli stessi mezzi, cioè desiderio di verità e di virtù, bisogno di Dio, dubbii, entusiasmi e dolori, si convertono. Il terzo gruppo infine è costituito da coloro che si convertiscono d'un subito, improvvisamente, per grazia.
        Questa è, in verità, una spiegazione poco ... filosofica. Per conto mio, ritengo che, anche coloro che sembrano convertirsi all'improvviso, hanno subìto nell' interno della loro coscienza un lavorio del pensiero, che non appare a chi guarda le cose solo superficialmente; quindi rientrano anch'essi tra gli iscritti al primo od al secondo gruppo: ovvero debbono ritenersi invasi da un'improvvisa mania religiosa. Giacchè, se si ammette invece che alcune conversioni avvengono per virtù di grazia divina, viene spontanea la domanda : perchè Iddio ad alcuni concede la grazia di convertirsi , e ad altri invece no ? Egli sarebbe dunque un Dio partigiano? Or, se non è così, il terzo gruppo è un'evidente superfetazione del primo e del secondo.
        L'autore, poi, discute sempre di conversioni di personalità straniere : perchè non accenna a nessun italiano, neppure al Manzoni, che fu anch' egli un convertito ?
        Ho fatto queste osservazioni, però, con tutto il rispetto dovuto allo Sturzo, che nuovamente lodo per l'eleganza, la chiarezza, la semplicità dello stile, per la notevole cultura psicologica, e per aver pubblicato un libro che mi sembra colmi veramente una lacuna della stampa clericale.*

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* Dal quotidiano Il Giorno, Napoli, 12 Novembre 1914. Bisogna però avvertire che talvolta la grazia divina resta inefficace, per la deficiente o addirittura mancante cooperazione degl'individui che ne sono l'oggetto..

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        Quando, due anni or sono, il prof. Vito Acocella pubblicò un suo primo opuscolo intorno alla storia de' comuni d'Irpinia, su " Calitri antica ,, pur dopo un' ampia trattazione della formazione di questa parola, non ne spiegava il significato. Oltre che da un comparativo dialettale regolarmente formato, calòteros = più bello, per spiegarlo io invece azzardai e gli esposi subito tre ipotesi interpetrative del nome, facendolo derivare dal greco calò(s) tris = tre volte bello, (non in senso superlativo, ma per una triplice specie di bellezza); calò(n) théros, che ha bella messe, bella raccolta , e quindi bella campagna ; calò(s) teros, bel custode, buona guardia (alle terre Ofantine). Per Alatrium spiegai località montana : tri (tirreno — etrusco) = località, alae = di ala (cioè di uccello, quindi boscosa o in montagna). Dubitai della fondazione preindoeuropea di Calitri ed anche che questa fosse stata sicuramente Alatrium.
        A chi ha letto il cennato fascicolo ed anche il nuovo libro del prof. Acocella, intitolato " Calitri medievale fino alla dominazione Aragonese ,, non sfugge la notevolmente maggiore importanza della nuova trattazione. In questa, l'Acocella più non affronta irresolute e forse irresolubili indagini e questione storiche — etimologiche, ma entra nel dominio certo della storia, che tratta con prudenza ed abilità di maestro.
        Lo svolgimento della narrazione è sobriamente condotto, con rigore e metodo scientifico, con bella forma, e si fonda su sicure basi, spesso confermate anche da documenti, dall'esistenza di ruderi e di tracce. Ora Acocella ha ben trovato la sua via,- e dà un pregevole contributo alla storia dei Comuni, irpini, dei quali solo pochissimi altri hanno avuto, finora una trattazione degna.
        Fra i contemporanei, antesignano e maestro in questo genere dì studi fu, per la provincia di. Avellino , il dotto professore Francesco Standone.
        Un'accurata "Bibliografia ragionata„ irpini pubblicò il diligente cultore di studi regionali prof. Antonio D'Amato, anch'esso ottimo insegnante delle regie scuole secondarie.
        Gli scrittori successivi di memorie storiche sui nostri Comuni hanno, così, già dei buoni punti di riferimento. Intanto, abbiamo fiducia che Acocella, sempre migliorando, tanto più che ora entra in periodi storici più vicini a noi, ci darà un volume anche più pregevole, quando tratterà di Calitri dalla dominazione aragonese ai nostri giorni. Di tutto questo, con l'amico, sinceramente ci compiacciamo*.

        Infatti, nel terzo volume, pubblicato nel 1926, l'autore conferma quanto avevamo preveduto e, con l'abituale sua limpidezza di forma, tratta di Calitri al tempo della dominazione aragonese, spagnuola, austriaca, venendo poi a parlare de' Borboni, delle guerre d'indipendenza, del brigantaggio, della, guerra mondiale, ed infine degli uomini illustri che hanno onorato sino ad oggi quel suo paese natio.
        La lettura è più interessante e gli avvenimenti sono assai meglio approfonditi che nei volumi precedenti, trattandosi di tempi prossimi a noi.
        È, insomma, una pubblicazione condotta con competenza e con molta cura, e noi auguriamo che tutti i Comuni, specialmente irpini, possano avere presto, presso a poco narrata così, !a propria storia.

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* Dal quotidiano Il Giorno, Napoli, 2 giugno 1923, e dal periodico Il Moccolo, Benevento, 9 ottobre 1923.

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        Una gentile scrittice è Anna Errera, la quale ci ha dato finora, tra gli altri suoi libri, tre suggestivi volumi: " Tempi ed orologi ,, " Un santo,, derivazione victorughiana, ed, un'assai simpatica storia popolare dell'amato nostro eroe " Garibaldi,, .
        Garibaldina appunto per buon fervore di volontà e mazziniana nell'adempimento de' suoi doveri, essa, anche del Gruppo d'azione per le scuole del popolo, a Milano, è magna pars, anima e vita.*

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* Da Il Giorno, Napoli, 7 ottobre 1923.

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        Una bella nota nella milizia, e più specialmente nell'arma de' Reali Carabinieri, reca il maresciallo maggiore Anselmo Gregori del nostro mandamento di Castelbaronia.
        Pur tra le non lievi cure de' doveri di ufficio, che disimpegna con attività e correttezza esemplare, egli trova tempo di scrivere dei buoni versi, che viene pubblicando su periodici militari e letterari. Tra gli altri, una gentile poesia " Per le nozze di Iolanda,, meritò i ringraziamenti della Reale Principessa. **

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** Da Il Giorno, Napoli, 20 Luglio 1923.

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        Ed i sentimenti dì patriottismo che già ne ispirarono la vita militare, ispirano ora la vita borghese di Anselmo Gregori, che di quella rievoca il ricordo nelle fresche pagine del libro " Attraverso l'Italia bella,, nel quale, con narrazione agile ed avvincente, sono descritti vari luoghi dì alcune regioni d'Italia.
        I versi sono armoniosi e scorrevoli, e talvolta anche umoristici. Gl'intimi pregi di semplicità, bontà e gentilezza del Gregori sono riflessi pure nella forma piana, nella gradita e leggiadra pacatezza dello stile, che danno bella veste, anche esteriore, cioè di forma, alla prosa ed alle rime.

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        Poesia latina contemporanea.— Fa molto piacere che la gara internazionale di poesia latina di Amsterdam segni sempre una bella affermazione per le nostre lettere classiche.
        Nell'ultimo concorso annuale, i cui risultati si sono testè conosciuti, pur essendo toccato il primo premio, con medaglia in oro, al Weller di Baviera, il secondo premio immediatamente successivo, anche quest' anno, è toccato al prof. comm. Francesco Sofia Alessio, varie volte vincitore anch' egli, negli anni precedenti, del primo premio in oro.
        Fra gli altri concorrenti al certame poetico, e nella poesia latina moderna in generale, ben si distinguono pure il professore Angelo Nardis ed il professor Alfredo Bartoli, docente di letteratura italiana e latina nell'Università inglese di Malta. Il Bartoli ha ottenuto ad Amsterdam varie menzioni onorevoli; l'Alessio è stato finora tre volte premiato con medaglia d'oro; ultimamente nel 1920 e nel 1921. Nel 1922 fu premiato invece, come abbiamo accennato, il Weller, per un poemetto che, nella prima parte, fa indirettamente l'apologia della morte. Non cessano i tedeschi di esserne funebri apostoli,' prima col cannone, con le mazze ferrate e con i gas velenosi, ora persino con la poesia. Smettano!... La loro sapienza può e deve esplicarsi , con fini e con mezzi migliori. Brutti davvero sono i tedeschí, per quanto alcune bionde tedesche siano... adorabili.
        Ma, ad ogni modo, con gli ottimi amici, che alto mantengono il nome delle lettere- italo-romane, anche all'estero, cordialmente ci compiacciamo * .

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* Dal periodico Don Basilio, Avellino, 23 febbraio 1923 e da Il Giorno, Napoli, 20 luglio 1923.

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        La verde Irpinia è il titolo di una delle migliori pubblicazioni del professor Antonío D'Amato che, nel bel libro testè ripubblicato, compendia le notizie storiche, geografiche e letterarie riguardanti la nostra Provincia.
        L'utilità e l' importanza pratica del volume, particolarmente adatto alla inedia coltura, sono dimostrate dal fatto che esso è già alla sua terza edizione, notevolmente migliorata, per abbondanza ed aggiornamento di notizie, sulle precedenti. Il libro concorre a dare un efficace contributo ed incitamento allo studio della storia regionale e particolare, che trovò uno de' principali assertori ed apostoli in Giosuè Carducci.
        Altri libri del genere intorno alla nostra provincia, in più vasta od in minore mole, contengono dati antichi e talvolta, anche per questo, imprecisi.
        Chiudiamo, quindi, questo rapido cenno col fervido augurio che una prossima nuova edizione, in qualche punto emendata e raddoppiata di contenuto, renda il libro adatto, oltre che alla coltura media, anche a persone intellettualmente più evolute, almeno come una propedeutica a quella conoscenza della propria regione che, presso noi, non ha avuto finora sufficiente sviluppo *.

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* Dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 18 settembre 1924 e da Il Giorno, Napoli, 4 novembre 1924.


        Come Dio intima al profeta Isaia di annunziare incessantemente al popolo ebreo di redimersi dal peccato, così sembra che la nostra Provincia abbia ordinato al diligente professore Antonio D'Amato dì rendersi infaticabile divulgatore della sua topografia, dei suoi costumi, della sua antica e recente storia.
        Clama, ne cesses ! E questa volta è il turno di " La vita e le vicende del Comune di Bagnoli Irpino „ , che offre al colto amico l' occasione di riassumere la storia plurisecolare di questo villaggio , prendendone lo spunto da un grosso volume pubblicato sul medesimo argomento dal compianto cav. Alfonso Sanduzzi.
        Il prof. D' Amato , mentre compendia i fatti principali di quella storia, non tralascia di mettere in rilievo — com'è dovere della critica giusta e veramente obiettiva — anche quelli che del libro sono i pregi e i difetti.
        E chi dissenti , forse non a torto, pochi anni or sono, da alcuni de' giudizi espressi dal D'Amato nel suo "Saggio di bibliografia ragionata della provincia dì Avellino,, nota oggi con piacere che il detto professore è, da tempo, assorto da una critica talvolta poco giusta e generica, a giudizi seri, dettagliati e precisi. Semper, semperque meliora!*

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* Da Il Giorno, Napoli, 8 Novembre 1925.


        Con l'abituale sua diligenza, poi, Antonio D'Amato raccoglie in due opuscoli vari suoi articoli, già pubblicati su periodici, in epoche diverse. Vi si parla di un poeta irpino del duecento, Giacomino Pugliese, da alcuni insigni critici identificato con Iacobo della illustre famiglia Morra. Di Giacomino si riportano vari versi, per venire alla conclusione che la sua poesia ha derivazioni da quella trovadorica e provenzale, con spunti popolari e realistici.— Di natura diversa fu il poema epico di-dascalico in trenta canti " Il Tempio della sapienza o sia l' uomo disingannato „ del canonico teologo Marciano De Leo (1751-1820), da Frigento, che ha buona disposizione a verseggiare , ma si fa prender la mano dall' erudizione che , come suol fare quasi a tutti, tarpa le ali alla fantasia ed all'estro.
        Più importante è la collanina de' tre articoli che il D'Amato raccoglie, specialmente in relazione alle nostre contrade, intorno alla memoria di Francesco d' Assisi; la quale, quest' anno, rinverdita di novelle fronde, commovendo desta, elevando incita a nostalgici riavvicinamenti spirituali gli animi fin troppo nauseati di una vita che non sempre si ispira al bene, al dovere, alla virtù, al valore vero. Della pregevole vita del Serafico scritta da Giovanni loergensen , dell' " Antologia „ compilata con geniale intelletto d'amore da Tommaso Nediani, delle-leggende irpine diffusesi intorno al Santo d' Assisi ed a quelli che qui seguirono in lui la più perfetta imitazione di Gesù, l'infaticabile evocatore di, storia irpina parla con semplicità, con bontà d'intendimenti, e talvolta con arte.

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        Il professor Francesco Lo Parco, docente di letteratura italiana nella R. Università di Napoli, ha pubblicato due volumi (Federico e Ardia editori, Napoli 1925) " Canti educativi „ e " Prose educative „ del compianto suo concittadino Pietro Paolo Parzanese, della vicina Ariano dì Puglia, ai quali scritti , in gran parte inediti o dispersi, il dotto professore aggiunge prefazioni biografiche e critiche e note diverse.
        I volumi sono veramente interessanti , perchè rivelano il Parzanese, oltre che " poeta del villaggio ,, , come lo definì l'altro ancora più grande nostro conterraneo, Francesco De Sanctis, anche come colto traduttore in versi dalle poesie di Hugo, Burger, Byron, Shakspeare, Uhland, Goete, Klopstock, ecc., sotto il, qual lato era ben poco conosciuto. Ma... , pur troppo , la solita tirannia dello spazio non ci consente qui un meno sommario cenno.

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        Ricevo in omaggioun altro libro, " Il martirio della scuola „ di Umberto Zanotti-Bianco (Vallecchi editore, Firenze), che, per la bontà dell'intenzione fa meritar lode all' egregio autore. Esso si occupa delle aule elementari necessarie, disadatte o mancanti, specialmente in Calabria : ma, se questa regione piange, Irpinia non ride, giacchè il problema degli edifizi scolastici, ormai da tempo, è tale che interessa urgentemente gran parte del Mezzogiorno.

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* Da Il Giorno, Napoli, 11 Agosto 1925.

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        Alberto Donzelli, in una sua raccolta di versi intitolata, " Fiori e foglie ,, edita a cura del periodico L' Ideale , mostra una delicata anima e buon temperamento di poeta, squisitamente sensibile agli affetti ed alle vicende della vita. *

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* Da Il Giorno, Napoli, 24 Ottobre 1925.

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        L' adolescenza è, talora, veggente : prevede quei fatti che assoderà , poi , l'esperienza dell' età matura. Questo pensavo tra me , leggendo le due novelle di C. L. Geisor (Luca Sergio), " Primi albori ".
        Infatti, la prima, " La gloria" riflette il caso di un' anima alla gloria anelante che gloria e fidanzata vede, invece, strapparsi da un... intraprendente arrivista.
        Quante volte è così nella vita ! I più fortunati sopo, non di rado, non i più meritevoli, ma i più sfrontati. Osservare .questo significa riconoscere anche alla novella l'evidente contenuto morale che ha.
        La seconda novella , " I risvegli de la vita ,, , ribadisce un'altra verità : le anime hanno de' risvegli, dai sogni che hanno cullati: io direi, forse più propriamente, che hanno dei ritorni. Si ritorna, cioè, spesso agli antichi amori; solo, però, a quegli amori che hanno, sia pure per breve, legato il cuore con un profumo di stima o di affetto sincero.
        Dunque, due novelle più che veriste, vere, conformemente all'indole della novellistica più recente. L'autore è giovanissimo, ed il cammino dell'Arte è, pur troppo, ben lungo : tanto che non ha fine... Dovrà, quindi, egli ancora migliorarsi, perfezionarsi, conquistando maggiore padronanza della forma, dando ai suoi racconti una maggiore complessità di contenuto. Ma sarebbe cecità o colpa non riconoscere che i suoi dialoghi hanno vivacità e naturalezza, alle volte elegante ed avvincente; che la sua esordiente arte ha una tendenza certa all'osservazione precisa, e che, in queste novelle, l'anima del giovine autore, gentile e pensosa, affiora, con semplicità e delicatezza, alle alterne vicende della vita. *

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* Dal periodico L' Ideale, Napoli , 1° Marzo 1926 e da Il Giorno, Napoli, 16 Maggio 1926.

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        Nel libro " L' arte di scrivere „ di Giuseppe Bortone, trovo ordine e chiarezza di esposizione : utili norme per discenti e per provetti ; e , tra le varie norme ben note , anche perchè tutte le stilistiche ne parlano , alcune forse nuove, non perchè non ancora da altri pensate, ma perchè finora non ancora dette. Questo mi pare specialmente per quanto l'autore ha osservato riguardo alle cartoline illustrate ed all' analisi letteraria. E non è a tralasciare che, in tutto il volumetto, si rivela un tono bonario , che mostra il Bortone non indegno conterraneo del nostro buono, quanto geniale Francesco De Sanctis.

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        Enrico Pappacene concentra, con bella e chiara forma, nei suoi " Cantici ,, le infinite voci che la natura manda al suo alto Fattore . voci della casa, degli alberi , degli animali , delle montagne , degli astri, ed, infine, degl'Immortali : le quali , a sfondo poetico e filosofico , velato di dolce e serena malinconia, tutte si fondono e concludono (nell'ultimo cantico , che potrebbe intitolarsi dei Geni), in un inno a Dio, che è la vera. Vita, alla Perfezione raggiunta nel Paradiso, dopo che l'infaticabile succedersi dell'ansia e del travaglio degli uomini e delle cose, per vivere e per ascendere, è finito.

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* Da Il Giorno, Napoli, 16 Maggio 1926, e dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 22 maggio 1926.

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        Il cav. Annibale Cerulli, nella circostanza dell'inaugurazione di una lapide per i caduti in guerra, ha pubblicato , presso la Premiata Tipografia Pergola di Avellino , alcuni suoi scritti intitolati : " Religione e Patria „ , nei quali vibrano i fervidi sentimenti civici dell'autore.
        Nonostante l' età , che auguriamo sempre più lunga e vegeta all' arciprete di Bellízzí, cav. Annibale Cerulli, egli trova poi modo di non dar tregua alla sua Musa, e canta oggi, in sonetti, la beneamata e tanto compianta nostra Regina Margherita di Savoia che, nei primi anni, nella Reggia, a Napoli, a Monza, nel Pantheon, nei secoli, fu e sarà — sovra tutto ella stessa — sempre una sublime poesia. *

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* Da Il Giorno del 24 Ottobre 1925 e del 6 Giugno 1926, e dal Corriere dell'Irpinia del 12 Giugno 1926.

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        Più che " Bozzetti storici ,, io definirei romanzo autobiografico il libro " Il mio paese „ di Vito Frano. Infatti , dopo una descrizione ed una breve storia del natio villaggio di Castelbaronia, completano, fugacemente rappresentati , l' orditura principale del racconto personaggi noti ed ignoti, quali Pasquale Stanislao, Laura e Grazia Mancini, Carmelo Errico, P. Generoso Castelluccio, Lucia Morelli ; mentre la narrazione descrittiva è illuminata sempre più da aneddoti riguardanti pure Gesù, la Madonna e Francesco d'Assisi.
        Molto grazioso è anche l'episodio intitolato " Duchessina,, .
        Ma Lucia Morelli, la gentile eroina del romanzo, infine, muore; e fu forse questo il motivo principale che spinse l'Autore a vestire l'abito talare, quando si vide strappare il sogno di una serena ed onesta felicità.
        Racconto educativo, morale, limpido, detto con una semplicità che non è artificiosa e voluta, ma naturale; e questa naturalezza fa spesso. esprimere, affascinando, idee e sentimenti ben più profondi dì quelli che molti dì noi omettiamo, fuggendola per temperamento o per proposito.

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        "Un serto all'amore „ è un'azione drammatica in un atto di Giuseppe Luongo, la quale ha vivacità e naturalezza d' intreccio. Questa, dopo il suggestivo poemetto su " Santo Francesco ,, è una delle ultime pubblicazioni del pregiato scrittore meridionale, testé classificato primo fra gli ottimi per un romanzo, nel Concorso nazionale indetto dalla Casa editrice Sonzogno di Milano.
        Dal Luongo molto ci aspettiamo, date le sue notevoli attitudini, specialmente in quella nostra arte drammatica, che ha per suo illustre e glorioso epigono Roberto Bracco.

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        Quello che era da tempo un vivo desiderio degli studenti e degli studiosi è stato finalmente appagato con la nuova edizione, testé pubblicata, dell' "Enciclopedia Giuridica,, di Pasquale Del Giudice, la quale, accanto all'altra, pur essa assai ben nota, del Filomusi-Guelfi, costituisce quanto di meglio si è stampato nel genere in Italia. Bisogna, anzi, dire che tale desiderio è stato persino sorpassato, giacchè quel benemerito della diffusione della coltura, che certamente è il comm. Ulrico Hoepli, affidò l' incarico di aggiornare l' enciclopedia, pur con le più recenti disposizioni di legge, all' insigne professore dell' Università di Pavia, Pietro Vaccari, il quale, zelante e diligente com' è nell'esecuzione di qualsiasi incarico egli abbia assunto, nulla ha tralasciato per rendere quel bel libro che, senza l' aggiunzione dell' opera sua, sarebbe stato un po' vecchietto, veramente moderno ed utile.
        Studenti e studiosi, come dicevamo in principio, hanno così ora, di nuovo, una buona propedeutica, alla quale ricorrere, sia per schiudere la loro mente ad una conoscenza sommariamente panoramica del diritto, sia per trovare condensata in non molte pagine l'essenza de' loro lunghi e profondi studi e meditazioni.

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        “Cento anime in un tempio ,, stampato quest'anno a Palermo, a cura di Mario Oliveri, raccoglie in un bel volume versi e prose di cento autori viventi. Qualsiasi antologia, in generale, può avere il, difetto di non dare degli autori riportati una valutazione ed una conoscenza esatta; giacchè, se di sommi autori si riporta poco e solo le parti meno belle e, viceversa, di mediocri o infimi autori si riporta molto ed il meglio di quanto hanno scritto, a chi non ha una conoscenza completa di essi, i grandi possono sembrar piccoli, ed i piccoli grandi. Ma la verità è che gli scrittori rimangono quello ,che indiscutibilmente sono, visti nel loro complesso e nella loro opera intera, a prescindere dai brani e dai frammenti riprodotti. Dei quali, appunto per questo, non intendiamo elencare quelli che possono apparire i migliori , e tanto meno se l'elencazione dovesse interpetrarsi come una generica classifica di meriti. Quindi, quest'antologia rappresenta per noi solo un'adunanza, composta di maggiori, mediocri ed ultimi, fraternamente convenuti, e raccolti per adorare, nel suo tempio, la gran dea, l'Arte.

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        In “Una notte a Pompei,, Pasquale Restaino rievoca — in un poema in sei canti in versi sciolti, e con evidente imitazione della visione dantesca — ombre e persone orrendamente sepolte dalla lava immane che distrusse, per lunghi secoli, lo splendore, dell'antica città.
        Nonostante alcune mende di stile e di metrica, il poemetto si fa leggere volentieri, perchè gentili episodi di forti e nobili affetti e bontà di sentimenti rendono interessanti , vive, palpitanti quelle figure avvolte da eterna morte , ma che la pietà umana ha ognora presenti , per alcune delle quali già cominciava a risplendere il confortò e la luce della Buona Novella.

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        “Christus Jesus „ di Giuseppe Faraoni, stampato dall' Istituto Editoriale di Milano , è un libro che veramente merita molte lodi. Ma non lieve fatica ha dovuto costare all'autore il merito che ha voluto procurarsi di compendiarvi — in poche centinaia di pagine, aggiornandole si può dire fino ad oggi—quanto forma la parte più essenziale ed importante di trattati di storia ecclesiastica, di teologia e di filosofia, di dottrina cristiana e di morale cattolica.
        Perciò noi vorremmo che questo bello, buono e dotto libro fosse veramente per le mani di tutti : specialmente di coloro che amano e studiano la religione, per ricordo e sintesi di quanto già sanno; ma ancora più di quelli che, con tanta maggiore leggerezza di religione discutono, quanto meno la conoscono, e senza intenderne il profondo pensiero e l'essenza.

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