SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Varie.

Varie.

        Chiesa e parroco. — Dopo aver sostenuto, su questo e su altri giornali, un'onesta campagna, a proposito de' provvedimenti dati alle case danneggiate dal terremoto, prendo volentieri la penna per tratteggiare alcuni dei fatti più importanti della vita pubblica locale. Mi recai qualche mese fa a visitare la nostra Chiesa Madre. Essa fu notevolmente danneggiata dalla scossa sismica del 7 giugno ultimo scorso ; nè poteva non esserlo, data la considerevole altezza del campanile e del resto dell'edifizio, la veemenza della scossa che poche case risparmiò, e la vetustà del fabbricato. Certo è però che i danni furono maggiori, perchè la resistenza della Chiesa fu diminuita per essersi, dall' attuale parroco, aperti ampi archi longitudinali ai due lati della navata. — Mi furono fatti osservare importanti lavori eseguiti per abbellire la Chiesa, nonchè vari arredi sacri che il detto parroco ha da qualche tempo acquistati. Tali lavori ed acquisti furono però fatti col ricavato dalla vendita di molti oggetti votivi in oro ed in argento, e col lodevole concorso finanziario degli enti morali (Municipio e Congrega di Carità) e del pubblico, il quale apprestò anche gratuitamente, quando occorreva, gran parte della propria opera manuale. Ed a proposito del parroco, mi conviene, per imparzialità, raccogliere le lagnanze del pubblico, per essersi tentato di sopprimere qualche congregazione, per essersi accentrata la recitazione delle messe alla sola Chiesa Madre, e per la questua ostinata che si fa in Chiesa; ad ogni minima occasione. Intanto speriamo che, se l'arciprete vincerà parecchie migliaia di lire in una causa che ha col Fondo Culto, egli vorrà subito provvedere a fortificare e ad abbellire la Chiesa e le cappelle, dando così a Dio, quello che viene da Dio.

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Da Il Giorno, seconda edizione, Napoli, 18 Dicembre 1910.

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        L' emigrazione. — Si trovano nell' America del Nord circa mille nostri compaesani. Avviene per quei lontani lidi una vera tratta degli uomini e delle donne, nel più bel fiore degli anni e delle speranze. Entusiasmati da desiderii spesso chimerici, vi si dirigono, lasciando qui le campagne incolte o mal coltivate per l' insufficienza degli agricoltori.
        Rappresenta l’emigrazione un danno o un bene pel paese ? Il problema è abbastanza complesso ed intricato: tuttavia., è certo che dall'America qui giungono annualmente Tolte, migliaia di lire, e che l'emigrazione ha fatto lievemente diminuire la criminalità. Però, quelle migliaia di lire .. guadagnate , in America, col contrarre spesso colà gravi malattie con pericolo della moralità delle loro famiglie, avrebbero gli emigranti fors'anche potuto guadagnarle in patria, purchè avessero menato una vita ugualmente sobria, e si fossero dedicati ad esercitare il proprio mestiere o l'agricoltura con assennatezza e con passione : giacchè è pur bene osservare che se qui l'agricoltura rende poco, è appunto perchè i campi sono assai mal coltivati. 1 contratti agricoli fra proprietari e mezzadri o conduttori non sono usurari, bensì sono normali ; però è molto basso il salario che si dà ai contadini per le loro giornate di lavoro ; per gli altri operai il salario è quasi equo. Riguardo alla criminalità, noto che i reati diminuiti in Italia sono andati a ripercuotersi, aumentando in America.
        Riassumendo, mi sembra che l'emigrazione non costituisca un gran bene perchè, di fronte a scarsi e problematici vantaggi, vi sono gravi danni pei piccoli proprietari, pericoli per la salute degli emigranti, regressi nell'agricoltura, turbamenti nell’ordine e nella moralità delle famiglie.

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Da Il Giorno, Napoli, 22 Dicembre 1910.

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        Una processione tradizionale. — La più caratteristica cerimonia religiosa del nostro paesetto è la tradizionale processione del Venerdì Santo.
        Ecco in che consiste presso di noi. Una lunga, :sterminata fila di uomini (volgarmente detti fratelli), avvolta in sacchi e cappucci bianchi, reca i misteri, simboleggianti varie scene del supplizio del Redentore, per poter portare qualcuno de' quali si pagano talvolta somme un pò eccessive.
        Al tamburo ed alla tromba, nonchè allo stendardo, seguono fanciulli che recano rami di ulivo, festeggiando l'entrata di Gesù in Gerusalemme, entrata. che è dipinta su di un quadro portatile ; ecco poi i cilizi, la croce del Calvario e quelle dei due ladroni; chiodi e spine, scale e funi per impiccare e ligare il Cristo, ed altri attrezzi necessari per la crocifissione ; le monete d'oro (trenta danari) che determinarono il tradimento di Giuda; l'aceto ed il fiele ; lo stendardo della morte, cui segue l' immagine di Gesù cadente sotto il peso della croce e quella dell' Ecce Homo ; indi la Sua camicia inzuppata di sangue; l'aquila con le' insegne della potenza romana: S. P. Q. R.; l' effigie di Pilato , che porta scritto: " Io sono innocente del sangue di questo giusto ,,;quella di Cesare Augusto, preceduta da littori con fasci di verghe e con le scuri ; i fanali, per ricordare quelli con i quali, nella notte, si andò a cercare ed a catturare il Cristo che pregava nell'Orto; squadre di uomini con lance, simboleggianti i Giudei che lo catturarono e lo crocefissero; poi la statua di Gesù morto flagellato, accompagnata da quella della Sua dolente Madre, che è portata sulle spalle da belle vergini nero vestite. Tali misteri sono inframezzati da bambini vestiti da angeli (ma, o freddo, perchè pungi i piccini ?) e da' cantori accennati in principio, .narranti il martirio. Il clero, la musica ed una folla di uomini e donne chiudono il mesto rito. Così ogni anno. Tiene il pergamo un sacerdote, e ripete forse dieci volte la medesima sonata la banda musicale di qualche paese vicino.
        Quest'anno anche il cielo cupo si è atteggiato a tutto ; mentre la tramontana fischiava, ululava per le vie e fra i drappi degli stendardi, e la neve aveva Timpudente baldanza di cadere ancora a metà aprile!

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Dal giornale Il Giorno , Napoli , 21 aprile 1911 , dal Bollettino Bimestrale, Milano, giugno 1922 e dalla rivista Il Folklore Italiano, Roma-Napoli, luglio 1927.

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        Servizio automobilistico. — Francesco De Sanctis ,e specialmente Pasquale Stanislao Mancini — i due uomini che, con lo splendore del loro ingegno, maggiormente illustrarono la nostra Provincia — , dediti al culto, l'uno della critica, l'altro del giure, in cui riuscirono entrambi sommi in Italia e fuori, sembrarono dimenticarsi affatto, mentre erano al Governo, di quelle che erano le esigenze della nostra vita pratica. Epperciò, pur avendo essi reso gloriosissimo il nome delle nostre contrade nel mondo intellettuale, non seppero immedesimarsi di quelli che erano i nostri bisogni più vitali e più urgenti.
        Francesco Tedesco invece, l' attuale ministro del Tesoro, uomo certo molto più pratico e positivo ,de' due primi, volle e seppe intendere le nostre aspirazioni, i legittimi desiderii delle nostre, delle sue, contrade e, superando sollecitamente gli ostacoli burocratici, fece in modo che quello che era un bisogno da tanti anni sentito invano, fosse subito -ora appagato. Così solo, per opera sua, sulle nostre lande fertili, ma—per la cattiva viabilità , e per i difettosissimi mezzi di comunicazione — lontane da qualsiasi importante centro, ha potuto risplendere un vivo raggio di civiltà. Perciò, quando Tedesco qui venne ieri, per la inaugurazione del servizio automobilistico, il cuore della Baronia vibrò di gratitudine ed affetto, ed egli passò entusiasticamente acclamato. Vi saranno quattro corse giornaliere per il trasporto de' viaggiatori e de' piccoli bagagli: Vallata-Stazione Conza-Andretta, e viceversa ; Benevento-Vallata e viceversa.

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Da Il Giorno, Napoli, 29 Aprile 1911.

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        A proposito di automobili. — La venuta delle automobili, com'è agevole pensare, ha molto abbreviato i lunghi intervalli di tempo che ci separano dalle ferrovie. Infatti, la corriera postale impiegava più di nove opprimenti ore per giungere da qui ad Avellino,. nostro capoluogo, impiegava circa sette ore per giungere alla stazione di Taurasi , e circa cinque ore per giungere a quella di Conza-Andretta, che è la più vicina. Le automobili invece in quattr'ore giungono a Benevento, ed in meno di due ore alla stazione dì Conza-Andretta. Restano però ancora molto lontani Avellino ed Ariano di Puglia, rispettivamente nostro capoluogo di provincia e nostro circondario, mancando direttamente per colà rapidi e moderni pubblici mezzi di locomozione, e percorrendo le attuali corriere postali un giro noioso e tardigrado.
        E perciò noi, dopo le automobili, aspettiamo che, come è stato varie volte progettato, anche il fischio della vaporiera risuoni nelle nostre derelitte, ma pur belle e pittoresche regioni, affinchè si possa provvedere congruamente al trasporto de' nostri prodotti agricoli, ci si accosti a qualche città un po' importante e specialmente ai centri de' nostri affari amministrativi e giudiziaria, e perchè non più un raggio solo, ma un fascio di vivida luce risplenda su questi ameni colli.

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Da il Giorno, seconda edizione, Napoli, 9-10 maggio 1911. A Grottaminarda, ora vi è la coincidenza con l' automobile Avellino-Ariano di Puglia.

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        Le automobili. — Le carrozze, che fino a pochi giorni fa compivano il servizio postale, sono state, anche in questo, sostituite da due automobili, una che, come scrivemmo, va da Vallata a Benevento, l'altra da Vallata a stazione Conza-Andretta. L'appalto fu contratto per la durata di nove anni obbligatorii e nove facoltativi e Stato e Provincia pagano per tali automobili, annualmente, la somma di oltre lire settantamila. Ove poi a ciò si aggiunga che la tariffa stabilita per il trasporto de' passeggieri, centesimi 10 per km. in prima classe e centesimi 8 in seconda , è abbastanza cara , si comprende bene come gli appaltatori fanno, col detto contratto , affari d' oro. Anche che tre automobili, due in servizio ed una di riserva, abbiano potuto costare complessivamente lire cinquantamila, gli appaltatori, in un solo anno, oltre a rifarsi delle spese d'impianto percepiranno pure altri utili. Tutto sommato, l'eccessività della somma concessa dallo Stato e dalla Provincia perciò ci sbalordisce.
        Le frequenti e notevoli ondulazioni del movimento, dovute in parte alla sinuosità delle strade, congiunte all' orario cattivo , perchè quasi notturno, hanno fatto venire a parecchi viaggiatori un forte eccitamento allo stomaco, vomito e stordimento di testa. Le automobili, talora insufficienti a contenere i passeggieri, sono però costruite con solidità, sono veloci ed eleganti : ed il merito di averle fatte venire spetta, si può dire, unicamente a S. E. Tedesco. Che se altri vuol poi vestirsi delle penne del panne, rispondo ricordando la favola della mosca, la quale, poggiatasi sull'aratro tirato da' buoi, disse con presuntuosa arroganza : Ariamo insieme !

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Da Il Giorno, seconda edizione, Napoli, 19-20 giugno 1911. Ora l'orario è migliorato: da Vallata ad Avellino o a Benevento si pagano L. 23, e da Vallata a Stazione Conza - Andretta L. 13.

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        Rinascenza irpina. — Nei Comuni della Baronia è stata appresa con piacere la vittoria dell' on. Carlo Vittorio Cicarelli, ignobilmente e con troppa leggerezza offeso dal direttore di un quotidiano partenopeo, il quale pretendeva giudicare perfino dei meriti professionali del Cicarelli, senza averne competenza alcuna, ed avendo anzi una coltura assai inferiore a quella del predetto deputato. Il collegio di Atripalda ha così nobilmente dimostrata la sua fermezza di carattere e la sua onestà, non facendosi vincere dalle momentanee lusinghe di un qualsiasi... prezioso metallo ; ma badando e preferendo piuttosto meriti intellettuali e morali, serii, duraturi e ricchi di belle promesse. Specialmente ad elezioni finite, quando si è visto che molti deputati, già condannati dalla pubblica opinione per loschi intrighi e per sozze speculazioni, sono stati ciò non ostante riconfermati, riesce ovvio considerare che sarebbe stata generalmente appresa con dolore, con meraviglia e con raccapriccio una mancata vittoria dell' on. Cicarellí, che infine, oltre ai meriti dottrinaria indiscutibili, è stato sempre lodato perchè si è mantenuto costantemente onesto, fra tanto dilagare di bassezze e di trivialità in cui affogano, pur senza perire, molti uomini politici ! È perciò che noi vivamente, di tutto cuore, ci congratuliamo della vittoria dell'on. Cicarelli e dell'Araldo.
        Si è appresa anche con piacere l'elezione dell'avvocato Rubilli, benchè da quasi tutti si fosse ritenuto che il suo competitore sarebbe stato riconfermato. Altresì del candidato prof. Petrillo qui si parla con generale simpatia, per la gentilezza de' suoi modi e per la sua coltura. Nel nostro Collegio di Lacedonia, le elezioni sono state una cerimonia da parata. Gli elettori sono andati a votare , ma senza entusiasmo, bensì con un'indifferenza glaciale. Molti sono stati gli astenuti : alcuni per inerzia, altri per deliberato proposito. L' on. Capaldo, perchè senza competitore , ha lasciato nel massimo abbandono , ha trattato con noncuranza e quasi con disprezzo i cittadini di questo Collegio; i quali a loro volta hanno dato i loro voti come cenci di cui non si abbia che fare. Intanto, anche qui si plaude ad una bella rinascenza irpina.

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Dal settimanale l'Araldo, Napoli, 10 novembre 1913.

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        La vittoria del prof. Petrillo. — Qui e nei dintorni si augurava fervidamente l'elezione di Alfredo Petrillo a deputato, e perciò con generale simpatia è stata appresa la sua vittoria. Tutti, perfino i suoi compagni di viaggio, che per caso l'avevano incontrato in ferrovia o in automobile, lo lodavano perchè egli aveva usato modi gentili pure verso 'di essi, che gli erano sconosciuti: altri lo preferivano per le sue tendenze democratiche nei fatti ancor più che nelle parole altri, infine, conoscendo la sua soda coltura — senza dimenticare affatto la notevole dottrina del prof. Sgobbo —, tuttavia pensavano e pensano che, in generale, un avvocato è più adatto di un medico a stare in Parlamento.
        Tutte queste considerazioni sono giuste , e concordano perfettamente col mio pensiero. Qualche prete, col quale m' è accaduto parlarne, s' intende bene, lo loda anche perchè clericale : qui però bisogna distinguere, pur temendo le osservazioni del prof. Petrillo, il quale, specialmente in materia, è competentissimo. Clericale, nel suo programma vorrà, dire un assentimento pieno ai desiderii mal repressi, nascosti o palesi, del papato e del clero ? Vorrà significare contrasto con le tendenze di al- cune menti e spiriti progressivi, i quali vorrebbero porre, per dir così, anche maggiori freni, economici e morali , alle incomposte aspirazioni pretesche ? Non lo auguriamo e non lo pensiamo , ritenendo che il prof. Petrillo, così com'è versatissimo nel diritto ecclesiastico, sarà altresì dotto nella corrispondente e relativa storia, tanto da non dimenticare di quanto mal fu madre la potenza clericaloide ogni qualvolta tenne, più o meno, le redini del governo de' popoli, od ebbe certa libertà. La proprietà ecclesiastica è ancora troppa, è tutt'altro che poca; le rendite e le prebende clericali sono eccessive, sono proporzionate a seguaci di Plutone, nona seguaci di Cristo : un vescovo ed anche un parroco, e così più su, hanno degli stipendi anormalmente superlativi , pur avendo talvolta una coltura da... gonzi. Questo potrebbe bastare, se non sentissi vivo il dovere di dichiarare che, se poi clericale vuol dire non ateo , cioè non trapassare col pugnale l'ostia consacrata, noi acconsentiamo con entusiasmo alle idee del prof. Petrillo. Per i popoli nostri, ìn generale per i popoli rozzi ed ignoranti, la religione fa le veci della morale che essi non conoscono , e non hanno spirito adatto per sentirla ; in questi sensi il sentimento religioso è da inculcare per la repressione del malaffare e del delitto ; e sarebbe un perniciosissimo , contagioso esempio il trapassare col pugnale l' ostia consacrata, atto che io aborro con tutte le mie forze, oltre che per vivo sentimento mio, anche per doveroso rispetto al comune sentimento de' popoli.
        E se, com'è probabile, così debbono interpetrarsi le idee del prof. Petrillo, egli merita accordo pieno, entusiasmo fervido. GI'irpíni specialmente, poi, non debbono affatto dimenticare quant'eglì efficacemente operò per la nostra costruenda ferrovia che, con denominazione che gli piacque, io per primo, per quanto so , chiamai dei Due Mari , la Tirreno-Adriatico : la stampa, il progetto tecnico, il comizio, lo ebbe vivace , strenuo , instancabile cooperatore. Perciò non sento il bisogno di raccomandare e di lodare ancora più questo intelligente e buon irpino: tutti lo hanno già caro, tutti sentiamo il dovere di volergli bene.

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Dal settimanale l'Araldo, Napoli, 21 novembre 1913. Lascio intatto l'articolo, perchè serva quasi da notizia autobiografica e perchè in qualche modo, anch'esso come già mie precedenti pubblicazioni, chiarisca e documenti quali modifiche abbia successivamente subito il mio pensiero, in rapporto al cattolicismo.

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        Società del Risorgimento in Vallata : Statuto. –
        Art. 1. — È costituita in Vallata una società del Risorgimento. Questa società potrà anche interessarsi del mutuo soccorso dei socii.
       Art. 2. — Essa è composta da un presidente, da un vice presidente, da un segretario, da un vice segretario, da cinque censori, da otto consiglieri d'amministrazione, da un tesoriere, da due curatori e dai soci, sulla cui condotta vigilano i censori, per riferirne al presidente. A titolo onorario , la Società nomina un presidente deputato e socii in numero non superiore a 25, non residenti nel nostro Comune.
        Art. 3. — Le adunanze, che ordinariamente si terranno nei giorni festivi, saranno dirette dal presidente, sempre con l'assistenza del segretario.
        In caso di urgenza, il presidente può assumere per segretario anche qualsiasi socio di sua fiducia.
        Art. 4. — Il numero dei soci ordinari è illimitato. Ogni socio, nell'iscriversi, deve pagare lire una per entrata, e centesimi venticinque per ogni mese susseguente. È ammessa una proroga di non oltre due mesi pel pagamento dì dette tasse; dopo, il socio moroso può essere radiato dalla lista. Chi per tre mesi consecutivi non partecipa alle adunanze può essere dichiarato decaduto.
        Art. 5. — Chi desidera essere iscritto presenterà domanda al presidente : i soci presenti, a maggio ranza di voti, decideranno sulla nomina. Di regola i minorenni saranno esclusi dalla Società.
        Art. 6. — Nel caso che domandino di appartenere al nostro circolo soci già iscritti in altre Società di Vallata, costoro potranno essere accettati solo se si uniformeranno in tutto al nostro programma; ed in caso di dissenso fra la nostra Società e l'altra, giureranno di adottare le deliberazioni prese dalla maggioranza dei nostri soci; e ciò sempre dopo che la stessa maggioranza si sarà dichiarata favorevole all'iscrizione.
        Art. 7. — Il socio ha l'obbligo di mantenere il segreto su quanto si dice, si propone, si discute e si delibera nella Società , altrimenti potrà essere espulso. Si può prendere la parola uno per volta, soltanto dopo che il presidente ne avrà concessa la facoltà, di regola per non oltre dieci minuti. Le pene disciplinari, da applicarsi dal presidente, sono la censura e l'espulsione.
        Art. 8. — La Società adotta per bandiera quella nazionale, che richiama alla memoria tante glorie di nostra gente forte e dotta, a cominciare da Roma antica.
        Ha per simbolo un gladiatore, che porta nella destra una spada e una bilancia ; cioè la vigoria (gladiatore) che combatte (spada) per la giustizia (bilancia) : nella sinistra porta una fiaccola accesa, illuminatrice delle coscienze e delle menti. Il gladiatore ha alle spalle le tenebre del passato; di fronte è irraggiato dal 'sole e dalla luce della civiltà avvenire; ai piedi porta le catene della schiavitù spezzate. I motti d'ordine sono : pensiero, azione e Popolo; giustizia, diritti e doveri.
        Art. 9. — La società ha per programma il riconoscimento delle libertà sotto la tutela dello Stato, che si ispiri alle tendenze dell'ora presente ; controlla imparzialmente e serenamente l'operato delle Pubbliche amministrazioni e di qualsiasi ; autorità o partito politico dello Stato ; promuove conferenze per l'educazione dei soci, combatte le inframettenze del potere religioso, ogni qualvolta si oppongono al progresso morale, politico ed economico della patria.
        Art. 10. — Nelle lotte amministrative si appoggeranno i soci iscritti ; in quelle politiche anche i candidati non dissenzienti col programma della Società.
        Art. 11. — Ogni socio, per essere iscritto, deve giurare, in nome di tutte le divinità e santità riconosciute dalla Chiesa cattolica, dì osservare fedelmente lo statuto della Società e di contribuire al benessere pubblico. A giurare comincia il presidente, che farà poi giurare gli altri.
        Art. 12. — Tutte le deliberazioni generalmente Si prenderanno per votazione segreta, a meno che il presidente proponga la votazione pubblica. In ogni caso che non violi il patrimonio sociale, le deliberazioni prese, anche in prima convocazione, dalla maggioranza dei soci presenti saranno valide e definitive ; trattandosi invece di impiegare e distrarre somme, la seconda convocazione è necessaria quando il numero dei presenti alla prima non raggiunga, giunga almeno la metà dei soci iscritti. Per somme superiori a lire cinquanta, delibera il presidente col Consiglio direttivo. In seconda convocazione, qualunque sia il numero. dei votanti, le decisioni sono sempre valide. Ogni deliberazione presa contrariamente alle norme del presente. statuto è nulla. Ai casi non previsti dagli articoli precedenti si provvederà con apposito regolamento.

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Dall'Araldo, Napoli, 5 maggio 1914.

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        Per la nostra Pretura. — Un altro de' provvedimenti che il nuovo Ministero minaccia di attuare è la soppressione della, pretura di Castelbaronia. Parecchie disposizioni dell'attuale Governo hanno incontrato anche qui generale simpatia, come, ad esempio, l'abolizione della guardia regia e la soppressione delle squadre punitive fasciste, il rastrellamento de' ferrovieri e di altri impiegati, col ri chiamo a quelli in servizio al compimento de' propri doveri, ]a maggiore libertà nel regolare i fitti delle case e la vendita dei giornali ; provvedimenti che, con frase felice, furono chiamati " sbardature di' guerra ,. Ma altre disposizioni non si spiegano e non si giustificano bene; così, per esempio, la soppressione e modifica delle tasse su gli oggetti dì lusso e sui profumi, nonchè la soppressione di alcuni pubblici ufficii. Per quanto si accentrino i servizi solo in città più importanti, le spese possono ciò non ostante; presso a poco, rimanere invariate, dato il lavoro che quivi si accumulerebbe ed il conseguente necessario. aumento di personale, in pro- porzione dell'aumentata quantità di lavoro.
        Per una pretura poi, le maggiori indennità da pagare a testimoni e periti, in base al maggior chilometraggio- -spese che, alle volte, in affari penali, paga lo Stato —, e le maggiori spese per viaggio, ed alloggio da sostenersi da privati cittadini compenserebbero abbastanza le spese occorrenti per lasciare ancora in vita una pretura o un tribunale di secondaria importanza. Ciò senza dire che non è lecito ad un governo distruggere d'un colpo quelle che sono state e sono tradizioni secolari di un non trascurabile numero di abitanti di vari Comuni, per una non bene intesa economia.
        Conchiudendo, nel caso in questione, crediamo che la pretura debba rimanere a Castelbaronia, o quando meno, debba essere abbinata, a periodi alternati di funzionamento, ora nell'una, ora nell'altra residenza, con quella viciniore di Andretta o di Grottaminarda, anzichè con quella di Ariano di Puglia; tanto più se si tiene il debito conto degli scarsissimi e cattivi mezzi di trasporto esistenti in questa regione. Hoc in votis.

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Dal quindicinale Don Basilio, Avellino, 2S Febbraio 1923.

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        Nubifragio. — Un violento temporale si scatenò tre giorni or sono sul nostro paese. La pioggia, da tempo desiderata ed ancora insufficiente, si mischiò a spaventosi fulmini, uno dei quali danneggiò di molto un lato della nostra Chiesa Madre ed il campanile a forma di piramide, abbattendone una parte sulle vie sottostanti, dove anche parecchie case riportarono danni alle tettoie, a causa del materiale caduto.
        L' imposta sul reddito agrario. - È tra le nostre popolazioni un certo malcontento per il modo piuttosto gravoso con cui viene applicata questa nuova imposta. Quasi tutti fecero, a tempo debito, le denunzie prescritte, rispondenti per lo più a verità, anche perchè, di regola, si uniformarono alla tabella o tassazione stabilita per la nostra Provincia, tenutosi però pure conto che i nostri terreni non sempre sono di buona classe e che sono situati in montagna. L'Agenzia, non contenta, ha fatto accertamenti talvolta esagerati. Sarà bene che la Commissione mandamentale per la ricchezza mobile, più edotta delle cose del luogo, in base a notizie esatte, stabilisca giustamente il reddito vero, e non un reddito arbitrariamente supposto. Così solo potrà dirsi osservata la legge, che certo non volle colpire redditi inesistenti, minando ancora più le basi dell’ industria agro-armentizia, unica e tenue nostra risorsa.

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Da Il Giorno, ultima edizione, Napoli, 10 Luglio 1923.

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        Per una pubblicazione. — Bene si fece a stampare l'opuscolo in memoria del compianto editore Edoardo Pergola, se, come risulta da esso (io non ebbi il piacere di conoscerlo di persona), egli lasciò veramente un nobile retaggio di degno e progressivo lavoro, e sopratutto di onestà così rara a trovarsi nei tempi presenti. La sua tipografia è stata da tempo, certo, la più nota e la più attiva della nostra derelitta Provincia (pur troppo l'aggettivo non è convenzionale), che avrebbe avuto bisogno di molti altri uomini, i quali da lui avessero appreso un lodevole monito, per l'incremento delle nostre industrie, per l'onestà e per l'amore al lavoro. Riccardo ed Armando Pergola potranno, pertanto, andare orgogliosi, seguendo, nell'operosa rettitudine, il nobile esempio paterno.

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Dal settimanale Corriere dell' Irpinia, Avellino, 15 Novembre 1923.

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        Clero. — Si è qui giustamente osservato che, mentre le nuove disposizioni del Governo aumentano le indennità dei vescovi, dei parroci ed in generale del clero già fornito di mense, congrue o di altre prebende, non si danno affatto cura delle condizioni certo meno agiate de' semplici sacerdoti, pur avendo lo Stato incorporato i beni delle Chiese ricettìzie. Ma... fu sempre così : sul mare va più acqua che sulla terra.
        Concerti musicali. — Sono ormai trascorsi tre anni da quando Trevico ha anch'esso il suo concerto musicale " Santa Cecilia ,. Questo ha avuto agio di compiere, nel frattempo, de' veri e notevoli progressi. Ha pertanto già pronti scelti pezzi di musica straniera ed italiana, fra i quali l'Aida, la Favorita, il Don Pasquale, Norma, Cavalleria rusticana, Mefistofele, I pescatori di perle, Danza delle libellule e, tra le numerose marcie, " Nemo propheta in patria „ del maestro cav. Angelini, ed una vibrante marcia del maestro Quatrano, cui facciamo le più sincere congratulazioni per la veramente bella composizione bene intitolata " Gloria al fante italiano,,, Il bravo maestro Michele Acampora Orlando è passato da Frigento a dirigere il concerto " Carlo Gounod „ di Lauro, ed il valoroso direttore della meritamente rinomata banda di Sturno dell' anno scorso, cav. uff. prof. Vincenzo Cafaro, è passato -a dirigere, in sua vece, il pur esso tanto giustamente pregiato Concerto di Frigento ; il quale acquisterà certamente nuovi e più fulgidi trionfi, guidato dal suo forte ingegno di concertatore e di compositore esperto. Facciamo a tutti questi concerti i migliori auguri, rallegrandoci con essi, perchè contribuiscono al progresso intellettuale ed artistico della nostra Provincia, cui danno un leggiadro soffio dì fingente vita.

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Dal quotidiano Il Giorno, ultima edizione, Napoli, 16 Aprile 1924.

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        Solenni inaugurazioni religiose e patriottiche. — Fra lo sparo augurale di mortaretti e di bombe, fra lo stormo di campane chiamanti a raccolta gli abitanti sparsi giù per le valli vicine o per i verdi declivi de' suoi monti, la limitrofa Trevico ha celebrato due solenni e commoventi cerimonie : l'una per li benedizione di due triplici corone (di cui una in oro e la seconda in argento massiccio) e di grandi lampade argentee in onore della gloriosa Madonna ,della Libera ; l'altra per l'inaugurazione di un monumento ai caduti in battaglia. Le spese per l'incoronazione della Madonna e per l'acquisto degli ,altri ricchi arredi sacri indicati, dell' ammontare complessivo di circa lire settantamila, furono sostenute dal distinto cav. Michele Cuoco. Alla religiosa, cerimonia intervennero l'arcivescovo di Conza, monsignor Tommasi ed i vescovi Maffei di Lacedonia, Farina di Troia e D' Errico di Alghero, che tennero forbiti discorsi d'occasione. E, come accennavamo in principio, di fronte al maggior tempio sacro alla sua fede religiosa antica, la vetusta Trevico, il più alto villaggio irpino, donde si scorgono lembi di terra di oltre sette province, ha ribadita e consacrata anche la sua fede patriottica, effigiandola, per opera dello, scultore cav. Nasti di Napoli, in un artistico ed elegante braccio marmoreo, sormontato da un'aquila di bronzo, che poggia una corona di alloro — portata negli artigli — sui nomi de' suoi settantasei eroici caduti. Il monumento, eretto quasi tutto a spese degli emigrati e per il resto degli altri cittadini, sorge in quella che è ora la miglior piazza del paese, intitolata al nome del benemerito suo figlio professor Nicola Ferrara,. e costruita ìn buona parte a sue spese. In quel medesimo posto appunto , con profonda commozione sua e degli astanti , aveva celebrato giorni prima la messa, per l' incoronazione della Madonna della Libera, il sacerdote Alfonso Fusco, ora residente presso la Basilica di Valle di Pompei, il quale fu già generale combattente della III armata. L'epigrafe espressiva del monumento porta inciso: "Trevìco ai suoi figli — che sul Grappa, sul Carso e sul Piave — combattendo da eroi — sacrificarono alla Patria — le loro giovani esistenze — e contribuirono a realizzare — l'unità e la grandezza d'Italia — 1924,,.
        Intervennero alla mesta ma edificante cerimonia patriottica mons. Maffei, vescovo di Lacedonia, un nucleo di distinte signore e signorine, i deputati avvocati Petrillo , De Cristoforo , professor De Marsico, dottor Brescia, ufficiali, una squadra di soldati, le più distinte rappresentanze e personalità del luogo e de' paesi vicini ed una folla innumerevole. Invíarono telegraficamente le loro adesioni, scusandosi dell'assenza, l'on. avv. Alfonso Rubini, il Prefetto — ed il Sottoprefetto della Provincia. Ispirandosi a nobili sentimenti religiosi e patriottici, tenne un forbito discorso il vescovo Maffei ; ed altri discorsi sovratutto degni di nota furono quello dell'oratore ufficiale colonnello Fusco, il quale trattò, in prosa, concitata, del valore e dell' impeto de' nostri militi, dalla terra, dal mare, dal cielo ; e quello del prof. Alfredo De Marsico che, con vibrata oratoria, fece un rapido cenno, assai efficace, del valore de' nostri combattenti , augurò all' Italia un'era di fecondo e pacifico lavoro, e poi, nel banchetto , inneggiò al fascismo e specialmente a Mussolini. Il sindaco farmacista Petrillì, nel prendere in consegna il monumento, ringraziò gl' intervenuti ed accennò al -valore dei gloriosi morti. Le solenni cerimonie hanno lasciato in tutti il più gradito commovente ricordo.
        Feste religiose. — Il concerto musicale di Sturno, è uno dei migliori dei Mezzogiorno d'Italia: ha fatto, per varie feste religiose, un giro nella nostra Baronia. Diretto, con encomiabile attività e, con sentimento artistico, dal giovine maestro Francesco Aufiero, è stato prima a Vallata, poi a Carife, a Castelbaronia, a San Nicola, ed in vari paesi e città di altre province, riconfermando sempre e dovunque il suo ottimo nome, acquistato da .più lustri, col suo estesissimo scelto repertorio di bella musica classica e moderna, italiana e straniera.

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Da Il Giorno, ultima edizione, Napoli, 4 Ottobre 1924 e dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 23 ottobre 1924.

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        I fiori dell'aiuola.— Non stami, ma corolle, non diamanti, ma gemme e perle : traccio qualche linea breve sulle espressioni di bellezza della mia terra-Bellezze femminili, che si rivelano in tipi vari, talvolta con note di grazia singolare, in occhi profondi e neri come l' ebano, fosforescenti e glauchi come Tacque marine : in ondeggianti chiome lucide e nere, biondeggianti, come riflesso di sole tra foglie e rami, a maggio : in agili forme, flessuose come giunco schietto, o robuste, quasi scultoree, ricolme come il carpo nei pomi: in bocciuoli piccoli, eppur talora, quasi per ciò, più leggiadri e vivaci : in visi rotondetti od oblunghi, soffusi di un soave pallore, bruni come il terreno che dà il buon pane , od ovali e rosei come fiori di mandorlo. Ogni tipo diverso può esprimere una venustà diversa e, per la varietà, è difficile il confronto. Così, come la natura,

“L'arte nel suo mistero
le diverse bellezze insiem confonde’’.

        Multiformi e notevoli rivelazioni di bellezze, dunque, ancora oggi ; ma che erano un tempo, assai più spesso, anche esempi viventi di virtù e di doveri familiari nobilmente praticati.

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Dal settimanale Corriere dell' Irpinia , Avellino , 10 gennaio 1925.

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        I lupi. — Non si creda che io alluda a persone, accenno bensì a vere e proprie bestie feroci. Ha fatta il giro, un po' sensazionale, di giornali di Napoli e di Roma, la notizia che Vallata è invasa dai lupi. Veramente quella parola è esagerata. Sta in fatto che, pur essendo la nostra Provincia, per antonomasia, la' terra dei lupi, sino a tre o quattro anni or sono, di lupi qui non v'era traccia. Ma, da allora, forse per il taglio e per l'incendio di alcuni estesi boschi di Comuni più o meno vicini, forse perchè qualche coppia nomade ha qui alloggiato e prolificato, certo è però che, in questo volger di tempo, vari lupi si sono visti, di tratto in tratto, specialmente in questo Comune ed in quelli limitrofi di Carife e di Trevico. Ne sono stati coraggiosamente uccisi una quindicina; ma parecchi ovini sono stati divorati e gli abitanti sono, anche per se stessi, alquanto preoccupati, tanto più che qualche lupo si è aggirato talvolta pure in prossimità dell'abitato. È quindi, più che giusto, necessario che le Autorità tollerino che alcuni — specialmente se pastori o se debbono frequentare o passare per località perciò pericolose —, ancorchè si trovino sprovvisti di permesso di fucile, oltre i confini del proprio fondo ed in tempo di caccia proibita, possano portare armi. Altrimenti, i lupi, indisturbati, si estenderanno, costituendo un pericolo e un danno sempre maggiore. Quod non est in votis, neppure delle autorità statali, nè del diritto, che concede a tutti la legittima difesa delle proprie persone e degli averi. Buone leggi hanno, in proposito, provveduto : si chiede, quindi, solo una interpretazione molto estensiva dell'art. 19 della legge 24 giugno 1923 e dell'articolo 42 del regolamento 24 settembre 1923 sulla caccia. Dunque, in tali circostanze, ognuno dovrebbe portare armi, senza limitazioni di tempo, cioè di apertura o di chiusura di caccia, nè di luogo ; e si dovrebbero, anzi, premiare coloro che uccidono animali così nocivi.
        Conferenze. — Il professor Gaetano Nevano della Cattedra ambulante di agricoltura del nostro capoluogo di circondario, Ariano di Puglia, ha tenuto qui, a brevi intervalli di tempo, due istruttive conferenze : la prima sulla conservazione e preparazione delle botti da vino ; la seconda sul miglioramento delle razze bovine, sull' introduzione e sull'estensione della coltura di alcune foraggere, sull'opportunità di aver cura degli ambienti adibiti per il ricovero di animali. Si desidera intanto anche da noi un -breve corso di agraria. Lodiamo lo zelo che il prof. Nevano mette nel disimpegno del suo ufficio; rileviamo però, con giusto rammarico, che la buona volontà degli agricoltori e de' proprietari di fondi e di bestiame è qui paralizzata e fiaccata per l'imposizione delle gravi tasse tributarie, le quali han fatto a molti smettere le piccole o grandi industrie che avevano.
        Asilo infantile. — Per opera delle suore che lo dirigono col migliore zelo, e per le sovvenzioni della locale Congrega di Carità, al nostro Asilo infantile ha avuto luogo una premiazione con l'Albero di Natale, recante vari doni, sorteggiati fra i piccoli alunni diligenti che lo frequentano. Enti e cittadini qui mettono tutta la loro buona volontà, perchè il benefico istituto non perisca e perchè, anzi, migliori; ma speriamo che non lo privino Neppure delle loro sovvenzioni gli Enti superiori, ai quali dev'essere a cuore l'educazione de' bambini. Alla premiazione intervennero molti, del gentile e del forte sesso, che assistettero pure ad una recita data dai piccoli.

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Dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 21 Febbraio 1925 e da Il Giorno, ultima edizione, Napoli, 20 marzo 1925.

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        Vallata come è, e come potrebbe essere. — Vari problemi di pubblica utilità, che profondamente interessano la vita di questo Comune, sarebbero stati finora risoluti se capi e popolo nostro, nel passato c nel presente, fossero stati meno ondeggianti nei loro propositi, meno vanamente dissidenti, meno asserviti ad inveterate clientele.
        Dopo che le nostre Amministrazioni e gli Enti locali sono stati invitati dal Provveditorato alle opere pubbliche per la Campania, residente a Caserta, — il quale ha assunto il bel motto " incipit novus ordo „ — a formulare proposte e voti urgenti e necessari, atti alla rinascita del Mezzogiorno d'Italia, a nome di questo Comune è stata inviata al Provveditorato innanzi detto, intorno alle opere igieniche necessarie per questo villaggio, una relazione che, mentre tratteggia sommariamente lo stato attuale di vari nostri principali inconvenienti urbani, accenna pure giustamente, a volo d'uccello, al modo come essi potrebbero essere eliminati. Veniamo ai dettagli.
        L'illuminazione pubblica, con fanali a petrolio, è scarsa; si fa e non si fa ; ma, ad ogni modo, se mai, solo quando il calendario non segna che la luce del primo quarto o del plenilunio dovrebbe stare in cielo. Intanto, speriamo che s'impianti presto la luce elettrica.
        Il cimitero è in una condizione deplorevole : in molte parti, cappelle e muri di cinta sono crollati o collabenti, ed erbe di ogni sorta ingombrano il terreno. Solo da un paio di mesi, i cadaveri sono trasportati coperti al camposanto. Occorrerebbe la costruzione di un ossario, di un ospedale, o almeno di un locale di isolamento per le malattie infettive: altre volte, quando è bisognato, per quest'ultimo scopo si sono adibite le chiesette aperte al pubblico. — Non è mai esistito un mattatoio : ì macellai macellano ciascuno nella propria casa.
        Per l'acqua potabile, naturalmente ottima, ma dispersa ed inquinata per la cattiva conduttura, fu redatto nel 1923 un progetto dal comm. Ettore Benedetti, ingegnere capo dell'acquedotto del Serino: ma la condizione delle pubbliche finanze locali non ha permesso ancora di metterlo in esecuzione. Mancando una buona conduttura d'acqua, manca pure un lavatoio comune adatto: la fognatura è mal fatta ed ostruita, ed i materiali di rifiuto si ammassano qua e là pel paese : questo è fornite o concausa d'infezione, ad esempio di tifo o di paratifo. La fognatura, quindi, dovrebbe essere — almeno — riattata e resa atta a ricevere gli sbocchi delle fognature private, lavandola sufficientemente con acqua ricavata da torrentelli circonvicini, che potrebbero anche far impiantare dei fontanini in diversi punti del paese. Non vi sono cessi pubblici : scarseggiano i privati, e difetta pure assai il servizio di spazzamento. Con le sovvenzioni ricevute dallo Stato e da altri enti pubblici, e col ricavato dalla vendita di molti oggetti preziosi sacri, è stata restaurata la Chiesa Madre; ma il suo campanile attende ancora di essere restituito ad una decente forma, ed il pubblico orologio non vi batte più le ore.
        Manca pure un edifizio scolastico: le scuole non sono raggruppate, ma alcune di esse sono sparse ìn vari punti, talora nella casa o in prossimità delle case dei singoli maestri. Non si ha, quindi, il sincronismo di un orario perfettamente identico per tutti. Se i progetti e le pratiche riguardanti il lastricato e l'edifizio scolastico non si fossero fatti, vari anni or sono, biasimevolmente naufragare, avremmo oggi buone strade interne ed un buon edifizio scolastico, con poca spesa. Ma quelle carte, ormai da tempo, dormono il sonno degl'ingiusti. Perciò, le vie, a seconda che è estate od inverno, abbondano di polvere o di fango, non escluso il sacro Viale della Rimembranza, le cui piantine sono in gran parte avvizzite; e le scuole sono disseminate in cinque fabbricati separati, talvolta freddi, umidi, antigienici.
        Si dovrebbero, infine, almeno rimboschire specialmente alcune località franose. — Tale è Vallata, ma potrebbe essere molto migliore.
        Il danaro necessario per porre riparo a tanti inconvenienti potrebbe ricavarsi da eque falcidie ed economie, dalle rendite riordinate dei beni comunali, — anche di quelli da ottenersi dalla revindica promessa sempre, attuata mai, -- nonchè da sussidii e prestiti opportunamente concessi dalla Provincia e dallo Stato.
        Solo così quest'incantevole paesetto abbandonato fra i monti, lontano da celeri linee di comunicazione, ma sorriso da natura, per quanto trascurato da tutti quelli che dovrebbero averne più a cuore le sorti, potrebbe diventare quasi una cittadina ed un luogo invidiabile di villeggiatura.

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Dal Corriere dell' Irpinia, Avellino, 20 marzo 1926 e da Il Giorno, edizione della notte, Napoli, 28 Marzo 1926. Ora il campanile è stato accomodato, con danaro ricavato da pubblica colletta.

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        Gran festa e fiera in onore di San Vito Martire a Vallata. — Secondo la sua lodevole consuetudine, e col fervoroso incremento che quest' anno dà la Federazione Cattolica locale, Vallata si accinge ancora una volta a celebrare solennemente la festa del suo antico Patrono S. Vito, su una collinetta appena fuori dell'abitato, tutta tappezzata di verde, sorrisa pure dal verde delle campagne circostanti, e dall'ampio panorama dell'Adriatico e di vari paesi, che si vedono occhieggiare qua e là d'intorno, sui resecati culmini de' monti d'Appennino digradanti in cerchio. Allieterà il pubblico il Concerto Musicale di Rapolla (Potenza), composto di 58 esecutori, diretto dal prof. Aurelio Canelli, allievo de' maestri Caravaglios e G. B. Pinna che, sull'orchestra con illuminazione a gas acetilene della ditta Angelo Capodilupo di San Sossio Baronia, eseguirà musica scelta. Il giorno 14 corrente, vigilia della festa, alle ore 16, dopo !a rituale benedizione de' panellini, che si mangiano per divozione, perchè il Santo protegga dalla rabbia, e che le giovinette portano nei canestri per le vie del paese, avrà luogo l'inaugurazione della fiera, con l' intervento dei componenti l'Amministrazione comunale, de' sodalizi locali e del resto della cittadinanza. Sarà dato un premia di lire cinquanta all'acquirente di animali che con chiuderà in fiera il contratto di maggior valore, superiore a lire cinquecento. Nel giorno 15, poi, ricorrenza della festa del glorioso Martire, alle prime ore del mattino, saranno fatti esplodere parecchi mortai e, verso le nove, sarà celebrata una prima messa cantata nella cappella di S. Vito, e si procederà alla consueta benedizione degli animali. Alle ore 10 sarà celebrata un'ancora più solenne messa cantata nella Chiesa Madre, dove il noto oratore P. Paolino di Casacalenda dei Cappuccini di Montefusco dirà il panegirico a gloria del Santo. Seguirà una bella processione, affollata di cittadini e forestieri, ed il Santo sarà portato trionfalmente in giro, accompagnato da tutte le nostre Associazioni, che interverranno in forma ufficiale. Durante il percorso, saranno sparati varii fuochi di batteria, mortaretti e colpi in aria. Si celebreranno i rituali vesperi e, alle ore 16, vi saranno due corse a premio, una podistica, l'altra nei sacchi. Alle ore 17 sarà sorteggiato un palio con diversi utili oggetti. Sarà poi svolto uno scelto e vasto programma musicale dal sullodato Concerto, ed infine fuochi pirotecnici di valore ed a premio tra i varii concorrenti chiuderanno questa festa in onore del glorioso e leggiadro Martire giovinetto che, fra gli strazii della tortura, a sfida dell'eresia, innalza — come sublime poema lanciato nell'eternità del tempo, attraverso l' immensità dello spazio — il suo canto di osanna a Dio, che non si perde, ma aleggia, vibra, si espande per l' infinito.

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Da un manifesto del giugno 1925.

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        Commemorazione di S. Vito Martire. — Nuovo anno, nuovi propositi. Questa Federazione Uomini Cattolici è venuta nel fermo divisamento di celebrare l'annuale ricorrenza del suo Patrono senza superflua pompa esteriore, ma prevalentemente con carattere di stretta religiosità, anche per uniformarsi alle disposizioni emanate in proposito dalla Sacra Congregazione de' Riti, dalla Curia e dalla Prefettura. Per svolgere, più che mai, un tal programma, essa ha invitato a questo fine il dott. padre Simpliciano Giordano O. F. M. a tenere, ne' giorni 12, 14 e 16 giugno, un triduo di preparazione eucaristica, oltre ai panegirici in onore de' Santi Antonio e Vito, che avranno luogo il 13 ed il 15 di detto mese. In tale giorno, vi sarà inoltre la solita fiera. Nè mancherà la rituale benedizione dei piccoli pani, la processione , e quanto altro potrà concorrere a ribadire la fede. Allieterà il pubblico il Concerto musicale di Anzano degli Irpini, diretto dal maestro Carrozzi. — Ma questa Federazione sente di non poter celebrare la ricorrenza con le abituali inutili pompe e con altre dannose spese , pure per obbedire ad un suo più imperioso e più urgente dovere. Infatti, l'antica cappella del Patrono suo e degli avi suoi ha avuto bisogno di importanti restauri, perché quasi collabente. Sono stati perciò iniziati gli improrogabili lavori di rifazione di parte della tettoia e de' muri esterni, anticipandosi non lievi somme. Per soddisfare, quindi, tali debiti e per procedere ad ulteriori accomodi altrettanto necessari al resto della tettoia e dell'edificio in generale, ed innanzi tutto perché sia conservata alla fede de' nostri posteri — almeno come gli antenati ce la tramandarono — questa chiesetta plurisecolare, la nuova Commissione, interprete del sentimento popolare, evitando il vano divertimento di un giorno, preferisce fare opera utile e duratura, ed invita tutti i cittadini, qui o altrove residenti, a concorrere coi loro generosi contributi all'attuazione di questi benefici propositi che, per essere diretti alla conservazione ed all'incremento della religione , non possono non far meritare le benedizioni e le ricompense divine.

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Da un manifesto del giugno 1927.

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        Festa in onore della Madonna del Carmine e Centenario di San Rocco. -- Maria, madre di Gesù, e Rocco, l' apostolo della più fervente ed operosa carità, sono due nomi, due simboli, due luci, che raccolgono l'entusiasmo più vivo del cuore umano riconoscente. E Vallata, dove sempre la fede degli avi fu rigogliosa, si accinge anche quest'anno a celebrare col solito fervore, con intensità di devozione pari allo splendore di culto che il nome eccelso dei Festeggiati richiede, l' " umile ed alta più che creatura,, superiore in meriti a quanto la parola può esprimere, ed il gran taumaturgo che ai corpi oppressi dal morbo dona la speranza, il conforto, la guarigione, e che è uno dei più forti atleti dell' imitazione di Cristo, da lui seguito nell'altruismo e nella carità , spogliandosi delle ricchezze terrene, come Gesù si era già volontariamente spogliato, nell'umanarsi, anche di quelle celesti. — Due ideali, due luci, Maria e Rocco. Ma, del santo di Montpellier ricorre quest' anno pure il centenario della gloriosa morte. E Vallata , d' Italia cuore pulsante, con l' Italia tutta lo commemora , grata de' grandi benefizi ricevuti. Così i Santi , campioni supremi della fede , trovano consenso vibrante nel cuore delle generazioni succedentisi , al disopra , ma insieme coi genii che dettero ala al pensiero. Fu ieri,, infatti , il centenario di Dante e dell' altro sublime seguace di Cristo , Francesco d' Assisi. Oggi , col centenario di chi s' immortalò per " I sepolcri ,, vengono ancor più glorificati quelli di Rocco , di Volta e della pubblicazione di " I promessi sposi,, . Fede e Scienza si associano così fraternamente insieme, nel culto degli Italiani. E l'offerta generosa, perchè i Santi siano onorati con pompa corrispondente alla loro eccelsa dignità, non è data per un'inutile spreco , ma è l’ inno della riconoscenza che vola — sull'immenso radiofono pluricorde del sentimento — a Dio , da parte degli uomini , specialmente italici; viventi sia, in patria, sia nella terra che altri fedeli, Colombo, Marconi e De Pinedo rapidamente allacciano all'antico continente : è l'inno della riconoscenza a Dio, da cui promana ogni tesoro, nella vita presente, come nell'eternità.

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Da un manifesto del luglio 1927.

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