GERARDO DE PAOLA - ZINO E... MISTERO - c) Difficoltà del cammino verso lo... uomo

c) Difficoltà del cammino verso lo... uomo
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        Sull'esempio di Cristo sempre controcorrente possiamo capire che anche il nostro cammino è "in salita", duro, rischioso, incomprensibile nel riscrivere "qui ed ora" la Parola, nel linguaggio del tempo.
        Siamo tutti, come uomini, cristiani e ministri di Dio, inviati là dov'è l'uomo, con la sua dignità umana e con i suoi bisogni, dove l'uomo nutre un sogno e vive di una speranza.
        Com'è difficile rimanere fedeli a questo mandato!
        Zino continua a vivere sulla propria pelle l'asprezza del cammino verso l'uomo, come si può desumere dalla "esumazione" di questo dossier, in parte anche pubblicato, limitatamente all'ultimo lustro.
        1) L'ATOMICA... SIAMO NOI! - Pace e Giustizia = Segno dei tempi
        La comunità vallatele, su iniziativa del "vulcanico" Direttore Didattico G. Formato, in ostinata collaborazione con la Parrocchia, si accinge a celebrare nel mese di novembre una GIORNATA ANTI-CAMORRA, sotto il patrocinio della Regione Campania, in continuità della Giornata della Pace del 7 febbraio 1986.
        Tale continuità è pure assicurata, ancora una volta, dalla significativa e gradita presenza di S.E. Mons. Riboldi, Vescovo di Acerra, sempre generosamente disponibile ad iniziative del genere, per puntualizzare la missione profetica della Chiesa di fronte a problemi dello "UOMO", per aiutarci a discernere i "Segni dei Tempi", alla luce della Parola di Dio.
        Il nesso logico tra le due giornate, arricchite nel frattempo da tante altre iniziative socio-religiose, si può trovare nel tema della PACE, oggi talmente ovvio che può sembrare persino banale affrontarlo ancora. Ma se non è nuovo il tema, può essere nuovo il modo di porsi di fronte ad esso, alle soglie ormai del terzo millennio.
        Quale novità si presenta oggi alla nostra attenzione, che fa della Pace un segno dei tempi? La storia, oggi, può essere scritta come quella del passato, appresa da noi sui banchi di scuola, che era per lo più storia di guerre o di patti prima o poi infranti, storia di oppressi e oppressori, storia di sfruttamento e di colonialismo?... Oltre alle tante guerre esterne, all'oppressione materiale, allo sfruttamento colonialistico, non ci sono oggi guerre interne e di coscienza, oppressione morale, forme le più impensate di neo-colonialismo, che portano inesorabilmente alla distruzione non solo degli uomini ma di "tutto l'uomo"? Di conseguenza è la PACE NELLA LUCE DELLA GIUSTIZIA, il nuovo segno dei tempi.
        La violenza esplosa negli ultimi anni con tutta la sua disumana irruenza e nelle forme più disparate, lo sfruttamento vorace e incontenibile del pianeta e dei suoi abitanti, a vantaggio di pochi, lo inquinamento delle coscienze oltre che dell'ambiente, fanno temere una catastrofe atomica dalle dimensioni universali.
        Il pericolo per la Pace pertanto non è costituito solo da armi sempre più sofisticate e potenti, ma anche dalla sopraffazione dei ricchi, che diventano sempre più ricchi e dalla collera dei poveri, che diventano sempre più poveri. E' quanto mai attuale il grido d'allarme che un profeta dei nostri tempi, il Prof. La Pira, lanciava alcuni anni or sono al mondo intero: "... c'è da temere che alla collera dei poveri si unisca la collera di Dio, ed allora sarà la fine per uomini e cose". L'umanità e il suo pianeta terra non sono oggi minacciati soltanto dall'energia atomica, ma anche dalla ATOMICA DELL'UOMO SULL'UOMO.
        E' questa la bomba più pericolosamente deflagrante, anche perché innescata da mani non certo rassicuranti come mafia e camorra, o da follia di potere che afferra uomini e potenze nucleari, oppure semplicemente da persone che assistono alla "guerra" davanti al televisore, senza temere per la propria incolumità, e senza sentirsi interpellati in prima persona, "mimetizzati" come sono nel loro perbenismo.
        Quest'ultima categoria, la cui maggiore pericolosità deriva proprio dal subdolo mimetismo, pur non essendo coinvolta fisicamente nella guerra, è moralmente implicata nel fenomeno "guerra": vedono la guerra, parlano di guerra, giocano e fanno giocare i loro figli alla guerra, appartengono a Stati che producono per la guerra o la finanziano per trarne vantaggi, e, ad eccezione di una minoranza "stravagante", anche quest'ultima categoria, come le altre, contribuisce alla cultura di ostilità, inesorabilmente dilagante nel mondo intero.
        E' qui lo spazio della profezia della Pace. E' in questa cultura di ostilità, agli antipodi del messaggio evangelico, che la Chiesa, profondamente ferita da questa scandalosa miseria mondiale e guidata unicamente dalla Parola di Dio, deve riscoprire la sua missione profetica, di sollecitare l'umanità a discernere il nuovo segno dei tempi: la Pace nella luce della Giustizia.
        L'umanità, prima che sia troppo tardi, deve passare dalla "ostilità" alla "ospitalità o convivialità", dall'antagonismo e dalla sopraffazione alla competizione, intesa nel suo significato originario del termine latino: cum-petere = cercare insieme, trovare insieme, cooperare. La Chiesa, con tenacia, deve aiutare l'uomo a scoprire la parità nella diversità tra persone, gruppi e popoli, nel rispetto della verità e nell'impegno di reciprocità, perché si realizzi sulla terra un arricchimento scambievole a vantaggio di tutti.
        Oggi più che mai la Chiesa, forte solo della Parola di Dio, deve far sentire coraggiosamente la sua voce, intrisa ancora del sangue di Cristo, che continua la Sua passione nella miseria materiale e morale degli uomini, per far giungere a tutti il suo accorato grido d'allarme: 'L'ATOMICA SIAMO NOI" ed è urgente incamminarsi per nuove vie della pace. Certo il "peso politico' della Chiesa, soprattutto oggi in cui i cristiani sono diventati minoranza, è molto limitata. Le decisioni supreme circa la pace, sono nelle mani di coloro, che detengono il potere politico, militare ed economico.
        Ma proprio oggi può essere più forte ed incisivo il "peso profetico" della Chiesa, se essa stessa, rendendosi sempre più libera dalla "...figura fugace di questo mondo" (LG 48) e "... marcata dagli umili, arricchita delle beatitudini dei poveri, che la fanno rinascere anch'essa povera e piccola..." (Luis Fernandes, Vescovo brasiliano, 1982) sappia farsi voce di quelli che non hanno voce.
        L'essere "con gli altri e per gli altri" è l'unico cammino, duro ma entusiasmante, per divenire più se stessi e per collaborare al nuovo progetto di uomo.
        Ogni uomo ha un suo valore specifico ed unico nel consesso dell'umanità e nell'insieme della storia e la sua realizzazione corrisponde ad un arricchimento di tutti per una nuova umanità, in cammino ed in crescita, come auspica T. de Chardin, verso il punto "OMEGA", nella prospettiva di una speranza che diventi sempre più realtà.
        Vallata, 17/09/1989

        2) "TUTTI SIAMO... RESPONSABILI DI TUTTI"
        Avevo già inviato alle stampe il precedente articolo "L'ATOMICA SIAMO NOE", in cui avevo cercato di puntualizzare l'appello che la Comunità vallatele si accinge a lanciare con una iniziativa socio-didattica all'insegna dell'interrogativo di fondo: "CHE C'ENTRO IO SE GLI ALTRI STANNO MALE? ", per un tentativo di interpretazione del nuovo segno dei tempi: "LA PACE NELLA LUCE DELLA GIUSTIZIA", quando per caso mi è capitato sott'occhi un accorato appello, che il Papa ha lanciato al mondo intero da Castel Gandolfo il 28 luglio u.s., rivolgendosi a 350 membri del Movimento "Aiuto ad ogni disperazione. Quarto Mondo".
        Riporto testualmente una frase saliente del discorso e la sua conclusione:
        "Ogni forma di povertà per cui voi soffrite e tante altre famiglie con voi è uno scandalo. E' uno scandalo insopportabile, quando si scopre che tali situazioni di povertà sono il risultato della libertà di individui e nazioni, pervertita in egoismo, in potere dominatore, in comportamenti di indifferenza, o anche di esclusione. Ci sono poveri, molti poveri che non ne possono più... Bisogna dunque lottare sempre con lucidità, con una determinazione non violenta, contro le povertà umilianti, schiaccianti e contro le strutture che le mantengono e le aumentano".
        Confrontando questo bruciante e autorevole appello del Papa con le vie povere espressioni riportate in quell'articolo, non potevo non trarre una conclusione:
        "E' proprio vero che è lo Spirito a parlare attraverso eventi e persone" - Siano essi eventi straordinari, di portata mondiale, o eventi secondari e quasi banali, persone costituite in autorità e ultime ruote del carro, è sempre LUI a parlare, in rispettosa e paziente attesa di una risposta da parte di tutti gli uomini di buona volontà.
        Tutti siamo interpellati da questi... "segni dei tempi", per passare finalmente da una cultura di ostilità e di sfruttamento, ad una cultura di convivialità e di condivisione. Dal colonialismo e neo-colonialismo che continua a privare il Terzo Mondo delle sue ricchezze materiali e culturali, dal capitalismo che guidato unicamente dalla logica del profitto, lo sommerge anche di rifiuti, riducendolo a pattumiera del mondo sviluppato, bisogna passare alla solidarietà che, al dire di Giovanni Paolo II nella sua ultima Enciclica "SOLLICITUDO REI SOCIALIS", "...non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché TUTTI SIAMO VERAMENTE RESPONSABILI DI TUTTI.
        Un treno... corre all'impazzata!
        Di fronte a problemi di portata universale, fortunatamente si diffonde sempre più l'idea che la solidarietà non è solamente un vincolo morale, ma è una opzione di fondo, che deve orientare costantemente le scelte singole e collettive, contro ogni forma di assistenzialismo, verso la promozione della dignità di ogni essere umano e di tutto l'essere umano.
        Solo in tale prospettiva la cultura della solidarietà potrà sostituire quella dominante che genera la brama del profitto, la sete del potere, la competizione aggressiva, la demonizzazione del diverso, la maschera del perbenismo e dell'indifferenza.
        Il dio denaro arriva oggi ad occupare talmente il pensiero dell'uomo fino a polarizzarne tutte le energie, ispirarne tutte le motivazioni profonde, eliminare ogni altro centro di interesse della vita, alterarne tutti i suoi aspetti, ridurre i suoi orizzonti a quel cerchio infernale del possesso materiale, che trascina l'uomo alla peggiore delle schiavitù: quella della ricchezza che, sclerotizzando orecchie e cuore, rende difficile ogni ascolto e intenerimento.
        Dobbiamo tutti far recepire questo messaggio allarmante, amplificarlo e gridarlo su questo treno del pianeta terra, che nella notte fonda corre all'impazzata verso il precipizio, pur coscienti che la stragrande maggioranza dei viaggiatori sono egoisti, indifferenti, assonnati, addormentati oppure increduli che il freno e l'allarme possano ancora funzionare.
        Di fronte al pericolo di una totale catastrofe umano-cosmica, è ridicolo appellarsi a criteri di efficienza, di modernizzazione, di progresso scientifico e tecnico, di posto in classifica tra i Paesi industrializzati. Di fronte alla gravità del degrado materiale e morale, non pare sufficiente neanche l'appello al tradizionale umanesimo. Di fronte a questo treno in marcia vorticosa verso l'autodistruzione si pone, in tutta la sua urgenza, un interrogativo allo stesso Cristianesimo nella storia, nell'oggi: un oggi che proietta verso il futuro, non un futuro evanescente e deresponsabilizzante, bensì un futuro che si costruisce nel presente, ed un presente che si carica di eternità.
        Ha un peso di eternità che tu oggi veda o non veda tuo fratello nel bisogno. di cui farti "prossimo". Ha un peso, che tu oggi ascolti o no una voce profetica.
        Ha un peso, che tu cristiano colga l'urgenza dell'appello di Dio nell'appello dei poveri di oggi che, come Lazzaro, stanno alla porta della tua casa, del tuo cuore, nell'appello degli ultimi, dei diversi, di quelli che non contano, in cui Cristo continua ad agire.
        La famiglia del popolo di Dio non può non interrogarsi continuamente sulla sua capacità di imitare Cristo, martire = testimone per eccellenza, nel processo intentatogli ancora oggi dal mondo, nel mondo in cui sono pure inseriti milioni di... "cristiani".

        "Date ai poveri... quel che si trova nei vostri piatti"
        Un laico impegnato, Pier Vito Antoniazzi, consigliere provinciale ACLI a Milano, ha recentemente scritto ai vescovi lombardi una lettera aperta in cui, tra l'altro, lamenta: il surplus affettivo di certe persone per gli animali ci deve far interrogare sulla difficoltà, la freddezza, l'anonimato dei rapporti nelle grandi città (e non solo nella grandi), poiché certo l'amore per gli animali è una metafora di senso e di amore. La vecchietta che dà da mangiare ai .,atti o ai piccioni è un'immagine dolce ed emblematica in metropoli, che dei vecchi si dimenticano... quella stessa vecchietta è forse una di quelle che riempiono la parrocchia... ".
        Tale puntualizzazione ci stimola a riflettere che oggi, oltre alla povertà materiale e morale, c'è una "povertà esistenziale" di persone che, pur professandosi cristiani e praticando le nostre liturgie, hanno perduto il significato autentico di una fede verificata nella vita e di una vita animata dalla fede, oltre alle persone che, abbagliate dalla sicurezza degli idoli terreni, hanno rifiutato Cristo e sono cadute nella sclerocardia, oppure semplicemente, come lo struzzo, hanno la testa nella sabbia del materialismo o dell'indifferenza.
        Oltre due miliardi di uomini attendono alle porte della Chiesa, e sperano di ricevere almeno qualche briciola del nostro tempo, della nostra vita, della nostra testimonianza, per sfamare la fame di Dio che essi, anche se alle volte solo inconsciamente, si portano dentro.
        La Chiesa non può non convertirsi di fronte a questo scenario dalle dimensioni planetarie, rimanendo ai margini dei problemi dell'uomo o contentandosi solo di denuncia verbale, ma deve farsi carico di tali problemi, nel solco della profezia di una Parola sempre da riscoprire, sia negli eventi storici che nel cammino della Tradizione.
        La recente edizione interconfessionale della Bibbia traduce il rimprovero di Gesù ai farisei riportato dall'evangelista Luca, particolarmente sensibile ai problemi sociali, così come vissuti dalle prime comunità cristiane: "SE VOLETE CHE TUTTO SIA PURO PER VOI, DATE IN ELEMOSINA AI POVERI QUEL CHE SI TROVA NEI VOSTRI PIATTI" (Le 11,41). Per secoli era stato tradotto, con espressione che poteva dare adito ad ambiguità: "il superfluo datelo in elemosina ai poveri". La moderna interpretazione esclude assolutamente che Gesù volesse dire di dare ai poveri il di più e indica il dovere di condividere con i poveri l'insieme dei beni materiali e culturali, che uno possiede.
        Dalla Tradizione ricordiamo soltanto una battuta severa di S. Ambrogio, che non permette alibi di sorta: "PASCI COLUI CHE MUORE DI FAME; SE NON L'HAI NUTRITO, L'HAI UCCISO".
        Una sintesi di tutti questi messaggi ci viene offerta da Giovanni Paolo II nell'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", da cui desumiamo questa puntualizzazione: "Coloro che contano di più, disponendo di una porzione più grande di beni e di servizi comuni si sentano responsabili dei più deboli e siano disposti a condividere quanto possiedono. I più deboli, da parte loro, nella stessa linea di solidarietà, non adottino un atteggiamento puramente passivo o distruttivo del tessuto sociale, ma, pur rivendicando i loro legittimi diritti, facciano quanto loro spetta per il bene di tutti. I gruppi intermedi a loro volta, non insistano egoisticamente nel loro particolare interesse, ma rispettino gli interessi degli altri".

        3) La semina continua: DALLA GUERRA FREDDA ALLA PACE CALDA!
        A Vallata, dopo l'indimenticabile incontro di una fiumana "traboccante" di giovani con Mons. Riboldi del 23111189, vissuto all'insegna della "PACE NELLA GIUSTIZIA", la semina dello SHALOM continua con svariate iniziative:
        - visione del video-documentario, che ha fatto rivivere in sintesi alla popo- lazione le varie tappe del viaggio nella camorra e in ogni forma di violenza, alla luce del messaggio di ASSISI, BASILEA E SEOUL;
        - messa a dimora dello ALBERO DELLA SOLIDARIETA'... e FALO' DELLE ARMI da parte dei bambini, per strapparli alla cultura della guerra;
        - interessanti ricerche degli alunni del Liceo Scientifico... con varietà di lavori e drammatizzazioni...
        - una toccante veglia di preghiera in parrocchia, sul tema CRISTO NOSTRA PACE, presenziata da Mons. A. Forte, Vescovo di Ariano Irpino, e vivacizzata da originali canti, pregni di messaggi umano-religiosi, di P. Zezinho SCJ e Sr Piera Cori, eseguiti magistralmente dalla locale Schola Cantorum "Miele di Roccia": un senso di profonda commozione ha percorso l'assemblea orante nel recepire una drammatica testimonianza di due giovani napoletani che operano per la Cambogia e stanno realizzando, anche con contributi che ancora si raccolgono a Vallata, un Centro per la formazione professionale nella capitale di quel martoriato Paese, Phnon Penh;
        - un simpatico spettacolino offerto ai "nonnini di Vallata"... con balletti di gruppo...
        - suggestiva FIACCOLATA DELLA SPERANZA...
        Il discorso educativo per una CULTURA DI PACE continua nelle scuole come in parrocchia... in vista di una PACE CALDA... in simbiosi col mondo intero e con una scelta preferenziale per la Cambogia.
        La pace calda di SPERANZA di vedere finalmente l'umanità incamminata decisamente verso la unificazione dei popoli, per una vita più umana e più giusta per tutti, come gli avvenimenti internazionali delle ultime settimane lasciano sperare: processo di democratizzazione dei Paesi dell'Est, caduta del muro di Berlino, incontro di Gorbacev col Papa e con Busch, avvento sofferto della democrazia in Cile.
        Certo, questi avvenimenti possono orientare l'umanità a passare dalla guerra fredda ad una pace fredda, una pace priva di carica profetica, di passione per l'uomo, una pace non determinata da valori autentici, ma da surrogati, una pace non attraversata dalla cultura di solidarietà, ma dalla cultura consumistica in auge, che potrebbe occidentalizzare il mondo intero, nel segno dell'ateismo radicale e del materialismo, con dovizia di mezzi e povertà di fini.
        Il pericolo è additato non da una Cassandra di turno, ma dal Direttore del Servizio pianificazione del Dipartimento di Stato Americano, Francis Fukujama che alla fine del bipolarismo internazionale, preconizza il rischio di una unificazione mondiale, non sull'onda di "utopie umanitarie", ma sulla spinta di due formidabili fattori: la tecnica e il mercato comune. E questi fattori sono per lo più dominati dalla logica del profitto che porta inesorabilmente ad una forma di "materialismo crasso", lasciando insoddisfatte e forse anche soffocate le aspirazioni più profonde dell'uomo.
        L' essenza del marxismo, continua il Fukujama, liberato da scorie profetiche e antimoderne, da ogni suggestione di utopie solidaristiche, troverebbe la sua integrale realizzazione proprio nel nuovo liberismo mondialista, per una vita -ficca di effimero e povera di valori.

        Il crollo di tanti valori umano-religiosi sta trascinando irrimediabilmente l'uomo ad un individualismo radicai libertario, in cui il benessere individuale diventa misura di tutto, favorendo la convinzione che ciascuno deve poter "fare la sua vita" e disporre di sé come meglio crede.
        L'individualisrno contemporaneo, avendo alla base una opzione di fondo ispirata a voglie egoistiche e all'indifferenza, rende sempre più difficile lo sforzo di coordinare interessi singoli e comunitari.
        Di qui l'urgenza di mettersi al passo con quanto nasce di nuovo nella Chiesa e nella storia degli uomini, in Europa e nel mondo, misurando il passo con chi fa più fatica, per non perdere nessuno per la strada. Bisogna recuperare la dimensione etica della vita e riscoprire i valori comunitari di pace nella giustizia, di solidarietà per lo sviluppo dell'uomo in tutte le sue dimensioni, di riconciliazione con l'ambiente perché,nella promozione della dignità della vita per tutti, ci sia il contributo convinto e generoso di ciascuno.
        E' quanto ci ha affidato nel maggio scorso la grande Assise europea di Basilea, nel solco dell'incontro ecumenico di preghiera dal respiro universale ad Assisi, e nella prospettiva dell'incontro mondiale di Seoul nel marzo prossimo.
        E' quanto ci suggerisce l'appello accorato del Papa nel messaggio annuale per la Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio 1990, che avrà come tema:
        PACE CON DIO, PACE CON TUTTO IL CREATO.
        A Vallata è scoppiata la... pace!

        Milioni di italiani, a cinquant'anni precisi da quel fatidico 10 GIUGNO 1940, hanno potuto richiamare alla mente immagini di terrore e di morte, di lacrime e di sangue, rievocate dal grido accorato, colto quella sera dalle labbra di tutti: "E' scoppiata la guerra!", dopo il folle annunzio, dato da Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia.
        Anche le generazioni successive possono almeno immaginare la portata fatale di quella espressione, attraverso le tante rievocazioni storiche di quel triste evento, che gettava nella fornace ardente della guerra un intero popolo, insieme ad altre nazioni.
        Ancora risuona nelle mie orecchie quel sordido mugolio in bocca a tutti: "E' scoppiata la guerra!", che mi giunse come un pugno allo stomaco, pur avendo allora soltanto 12 anni, sia per un incontenibile scoppio di pianto della mamma che, stringendomi fortemente al petto, col pensiero ai figli lontani, mi fece sentire il bruciore delle sue lacrime, sia perché sulla mia pelle di adolescente avevo già il lividore della sofferta lontananza, per motivi bellici, dei fratelli maggiori, che tanto mi coccolavano nei brevi periodi di licenza, ma che con le loro lunghe e dettagliate lettere, alla cui lettura in famiglia io ero delegato, accendevano nella mia fantasia adolescenziale tristi immagini di guerra.
        Inoltre, guerriglie e conflitti successivi, continuano a mietere in ogni angolo della terra decine di milioni di vittime, con conseguenti danni umani e materiali incalcolabili. Attualmente poi corriamo pericoli continui di massacri collettivi, causati da micidiali armi chimiche o nucleari, o da ricorrenti sospetti di para-noia e di manie distruttive.
        Eppure, proprio su questo sfondo tenebroso, da qualche anno comincia a delinearsi un'alba di luce, foriera di pace per tutti i popoli della terra.
        Un articolo del Documento costitutivo dell'UNESCO suona così: "Poiché le guerre traggono origine nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che si deve costruire la difesa della pace!
        E' a questo SPIRITO di morale naturale, sublimata dall'ideale evangelico, che i popoli della terra debbono ispirarsi, al di là di ogni divisione politica o religiosa, per RITROVARE L'UNITA' DELLA FAMIGLIA UMANA, creando accordi mondiali sull'interdizione di ogni tipo di armi.
        E' di questo spirito che deve animarsi la CULTURA DELLA PACE, cui debbono mirare tutte le strutture educative, particolarmente la scuola, per passare da una strategia di guerra ad una strategia della pace, in un continuo impegno di educazione alla povertà (l'uomo deve vincere sia la miseria che il consumismo), al dialogo, alla non violenza, all'amore per l'uomo in quanto uomo.
        In questa luce debbono muoversi famiglia e scuola, comunità civile ed ecclesiale, per un discorso unitario di crescita umana e cristiana: col muro di Berlino, bisogna abbattere ogni "muro psicologico" di divisione, di steccato, di concorrenza...
        ... un avventuroso cammino di comunione, iniziato con fervidi preparativi alla celebrazione della "Giornata della Pace", messa a fuoco brillanemente dal simpaticissimo D. Riboldi che, portando in Irpinia un po' del suo "calore vesuviano", ha dato il via ad una vivida accumulazione di "energia pacifica" nell'ardente vulcano vallatele.
        Tale energia ha dato vita a molteplici iniziative, miranti a creare un'autentica CULTURA DI PACE: una pace calda di speranza umana e cristiana, di carica profetica, di passione per l'uomo, per camminare sempre al passo con quanto di nuovo nasce nella storia e nel mondo. (L'articolo è stato pubblicato sul mensile "Amici dei lebbrosi" n° 9 dell'ottobre '90).

        Il felice lustro, anche se tante volte fortunoso, ma tanto denso di attività socio-religiose, ha avuto la sua degna conclusione nella spettacolare manifestazione "ITALIA '90 - VALLATA" che ha trovato coinvolti entusiasticamente, nella stessa esperienza di vita, alunni e docenti, scolaresche della Baronia, famiglie e comunità, operatori scolastici e sociali, autorità civili, militari e religiose.
        Questa volta, non si è trattato tanto di una ennesima iniziativa per la pace, ma è letteralmente SCOPPIATA LA PACE-SHALOM: nella grandiosa palestra del Liceo Scientifico, gremita all'inverosimile da gente di ogni età e ceto sociale, tutte le classi del Circolo Didattico hanno fatto vivere ai presenti uno spettacolo commovente di mondialità della pace.
        Gli alunni di ogni classe al completo, in costumi policromi, sotto l'impeccabile regia dell'ins. L. Melchionna e sotto la guida dei rispettivi insegnanti, in uno festoso sventolio di bandiere multicolori, hanno offerto ai presenti, con canti e balli magistralmente eseguiti, in rappresentanza di molte nazioni della terra, una emozionante esperienza di pace dalla dimensione planetaria, costellata da scroscianti e travolgenti applausi.
        Il cuore di una folla strabocchevole batteva all'unisono in questa esplosione di Shalom, coinvolgendo attori e spettatori, con un unico palpito di amore, in un abbraccio ideale della grande famiglia umana.
        L'esperienza, anche su un piano pedagogico, è stata profondamente educativa, perché ha coinvolto tutti, educandi ed educatori, in una gara entusiasmante di partecipazione collettiva anche dei ragazzi meno dotati, inseriti con molta naturalezza in quel contesto, pienamente disinibiti, nel trasmettere un messaggio di fratellanza universale.
        Gli organizzatori, nella loro tenace fecondità di immaginazione e di intraprendenza, hanno avuto una prova lampante della validità di una incessante semina di valori, per attualizzare il messaggio rivolto agli uomini dal Papa: "Tutti siamo responsabili di tutti", accolto entusiasticamente dai ragazzi di Vallata, che lo hanno lanciato nel mondo col disegno della mongolfiera da loro preparata in migliaia di esemplari, sulla locandina della giornata anticamorra.
        La spettacolare e suggestiva manifestazione di fine anno, traendo ispirazione
        dal taglio dei mondiali in corso, ha letteralmente travolto nello "spirito" di Assisi, Basilea, Seoul, in cui si è inserita la voce della comunità di Vallata (com'è ricordato da un grafico della veglia riportato a pag. 303): Scuola e Parrocchia, genitori e figli, giovani e meno giovani, operai e professionisti, sani e portatori di handicap, cittadini e amministratori, rappresentanti delle varie organizzazioni sociali di volontariato, hanno vissuto un'indimenticabile esperienza di autentica comunione esistenziale.
        Qui a Vallata, nel solco fecondo che ha preso le mosse da Assisi, veramente si semina

PACE - SHALOM

Vallata, 28 giugno '90,
Festa di S. Ireneo,
invitto assertore di pace.


        Ovviamente tutti questi valori, umani e cristiani, dalle varie strutture educative non possono essere proposti all'uomo di oggi, in modo a-storico, ma, in continuità del cammino di ogni comunità, vanno verificati e attualizzati man mano nel corso della storia, adeguandoli alle sempre nuove esigenze.
        Chi ha responsabilità educative, nel cammino delle singole comunità, deve partire dalla realtà storica, se non vuole vanificare il proprio ruolo in vuoto astrattismo.
        In "Zino e Molok", sono molti i riferimenti alle quattro ruote del carro educativo nel cammino dell'uomo: famiglia, scuola, società, Chiesa.
        Solo per evitare lungaggini, non si riporta qui un vasto dossier di articoli e puntualizzazioni del coordinamento di azione educativa delle singole strutture (Cfr "L'Irpinia oggi, fra passato e futuro. Cambiare il margine in frontiera". "Scuola, Educazione, Beni Culturali. Cultura e Religiosità popolari").
        I valori culturali, illuminati e verificati nella loro autenticità da una religione esistenziale, attendono un innesto concreto nella vita quotidiana, attraverso tutte le strutture educative.
        Da quanto detto risulta evidente che la missione della Chiesa non si riduce a solo annuncio del Vangelo, ma prima e soprattutto a lasciarsi evangelizzare dal Vangelo per poi trasmetterlo, anche se a volte in modo tormentato. ribelle, polemico, critico, ma sempre in umile atteggiamento di ricerca e in prospettiva di veridicità.
        I cristiani debbono prima vivere una "alterità", una differenza dalla vita degli altri, dal modo di vivere degli altri, e non distinguersi solo perché passano un'ora alla settimana in chiesa, in comunità col prete e con altri.
        E' la vita che li deve distinguere, una vita illuminata e trasformata dal Vangelo. Allora soltanto evangelizzeranno.

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