GERARDO DE PAOLA - ZINO E... MISTERO - d) La Parrocchia, comunità missionaria

d) La Parrocchia, comunità missionaria
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        La riscoperta di questa dimensione universale della Chiesa locale, evidenziata dal Vaticano II, era stata sollecitata e preparata già da pioneristiche esperienze, verificatesi un po' dovunque, soprattutto in Francia, definita sin dagli anni '40 terra di missione dall'Arcivescovo di Parigi Card. Suhard. Sotto la sua spinta carismatica la Chiesa parigina, coinvolgendo tutto il Paese, cominciò ad offrire anche ad altre Chiese tutto un fervore di fermenti innovativi.
        Zino conserva nella sua memoria storica profondi stimoli di esperienze pastorali recepiti, già prima dell'Ordinazione sacerdotale, da riviste varie e libri, particolarmente dal testo di Michenneau Parrocchia Comunità Missionaria, entusiasmandolo a nuove prospettive di parrocchia.
        Aveva poi avuto modo di verificare personalmente alcune innovazioni, nel primo decennio di sacerdozio in ricordevoli esperienze, fatte in varie parrocchie anche fuori diocesi, come rievocato in "Zino e Molok" (Pagg 88 ss), fino a che non si è trovato inserito in prima persona in parrocchia, proprio negli anni conciliari (ibidem 92 ss).
        Il cammino parrocchiale è stato ritmato dal cammino conciliare, con alti e bassi, con momenti di entusiasmo e di scoraggiamento, di accoglienza e di rifiuto, di collaborazione e di isolamento, di coinvolgimento comunitario con un "resto" e di resistenza nella maggioranza radicata in perbenismo e indifferenza... (Cfr o.c. pagg 98 ss).
        Anche la riflessione teologica successiva, colta attraverso testi e riviste d'avanguardia, ricordevoli incontri (conclusi sempre con autentica agape!) con i confratelli più disponibili alla "ventata conciliare", hanno contribuito a puntualizzarne il messaggio, calandolo nella situazione della Chiesa locale. I sacerdoti più giovani ricorderanno certamente questi "indimenticabili" incontri di base, conclusi anche con un documento ufficiale, firmato dai "fedelissimi", che qualcuno potrebbe anche rispolverare, per scoprirne la bruciante attualità.
        Come ogni messaggio profetico, il documento trova opposizione e "boicottaggio" in diocesi e fuori. Suggerirei da queste pagine allo "impeccabile" segretario del documento di fotocopiare il testo, per farne oggetto di riflessione e di confronto per tutta la Chiesa locale col suo Pastore.
        Ogni Chiesa locale, sempre in comunione con le altre, deve pure caratterizzarsi, lo vuole il Concilio, con una sua "originalità", che sia di arricchimento per la Chiesa universale.
        Nella marea di indifferenza che travolge oggi l'umanità, il Concilio resta ancora un grande dono d'amore per tutti i popoli della terra perché, attraverso il "segno visibile" della Chiesa, possano aprirsi al Regno, scoprendo che l'amore di Dio passa per l'uomo.
        La cultura moderna, il progresso scientifico, hanno sì elevato le potenzialità umane, hanno reso l'uomo dominatore della natura, ma lo hanno allontanato da Dio, allontanandolo anche dall'uomo. E in questo mondo dominato dalla violenza, i cristiani, pur continuando a parlare di Bibbia, hanno dimenticato e trascurato di essere Bibbie viventi.
        Eppure già da molti anni il filosofo ateo tedesco Nietzsche aveva lanciato alla cristianità un grido: "Dio è morto" per colpa dei cristiani, affermando energicamente: "se la Buona Novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si creda all'autorità della Bibbia: le vostre opere dovrebbero rendere quasi superflua la Bibbia, perché voi stessi dovreste costituire la Bibbia viva".
        Il Concilio è stato la risposta a questa e ad altre sfide lanciate dai maestri del sospetto, per aiutare la Chiesa a riscoprire la sua vera immagine e rispondere alle attese del mondo contemporaneo, una Chiesa espressa dalle singole Chiese locali, in comunione fra loro sotto la guida del Papa.

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