GERARDO DE PAOLA - ZINO E... MISTERO - c) Il soffio della Pentecoste, ancora oggi, continua nell'uomo, in cammino verso il... Mistero

c) Il soffio della Pentecoste, ancora oggi, continua nell'uomo, in cammino verso il... Mistero
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        Alcuni attenti interpreti del nostro tempo, con grande perspicacia, hanno affermato che, oggi, l'umanità cammina verso una nuova coscienza, più intima e meno concettuale, più sentimentale e meno cerebrale, più mistica che razionale e, conseguentemente, più esistenziale e più aperta al divino, che si manifesta misteriosamente all'uomo, a qualsiasi religione egli appartenga.
        Il soffio della Pentecoste, che attraverso grandi e piccole religioni, con le quali la Chiesa Conciliare apre oggi un generoso e proficuo dialogo, dirige il corso dell'umanità, alle soglie del terzo millennio, verso l'era dello Spirito, che rigenera l'uomo ad una più vasta e profonda Incarnazione del "Verbo di Dio" cui, esplicitamente o soltanto implicitamente, i popoli della terra debbono riferirsi.
        La cultura contemporanea rivela una particolare sensibilità ad affrontare il problema di Dio, a partire dall'attesa e dal presagio, che affiorano quando si fa spazio a domande profonde, oggi tanto disattese, dato l'interesse preponderante per le cose concrete, per le urgenze immediate.
        L'esperienza umana di S. Agostino, con la sua appassionante avventura interiore, può essere paradigmatica ancora oggi, perché l'uomo riscopra la matrice più profonda della sua dignità, da cui trarre un significato da dare alla vita presente, in vista della costruzione del proprio futuro.
        Giustamente è stato affermato che il futuro, per l'individuo e per l'umanità appartiene ai "contemplativi", a coloro per i quali Dio è Dio.
        Agostino, esplorando con geniale consapevolezza le piste dell'interiorità, ha scoperto l'autentico "volto di Dio", in un rapporto personalizzato, vivo e profondo con una Guida illuminante, con un Amico che conforta, con un Assoluto, che dà sicurezza e fondatezza alle scelte di valore. Questi suoi sentimenti più intimi, in forma lirico-religiosa, riesce a trasmetterli anche a noi in uno dei brani più celebri delle "Confessioni".
        "Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida entrai nell'intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr Sal 29,11). Entrai e vidi con l'occhio dell'anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un'altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l'olio che galleggia sull'acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
        O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro ogni giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei stato in grado di vedere.
        Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente entro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi pareva di udire la tua voce dall'alto che diceva: - Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me -.
        Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato il - Mediatore fra Dio e gli uomini, l'Uomo Cristo Gesù- (1 Tm 2,5), - che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli (Rm 9,5).
        Egli mi chiamò e disse: -Io sono la via, la verità e la vita- (Gv 14,6); e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché - il Verbo si è fatto carne - (Gv 1,14).
        Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.
        Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace".

(Confessioni 7,10-18)


         La passione esistenziale, attraverso esperienze coinvolgenti e travolgenti, ha guidato Agostino a fare del problema di Dio, della sua ricerca e del suo raggiungimento, il problema fondamentale della sua vita, al fine di inserirla nel Mistero del Regno di Dio.
        Urge a questo punto approfondire il significato biblico di Mistero, nella speranza di sentirci sollecitati a fare lo stesso cammino di Agostino, per inserirci esistenzialmente nel Regno di Dio.
        Nell'ambito religioso del Vecchio Testamento, il termine designa il piano di Dio nella storia, prima segreto e poi fatto conoscere mediante sogni e visioni, che un veggente scelto da Dio interpreta e trasmette agli altri. Quindi l'antefatto vetero-testamentario è rappresentato dalla fede in un Dio trascendente e totalmente Altro, che tuttavia rivela nella storia le sue intenzioni di alleanza con l'uomo, per la sua salvezza.
        Il Nuovo Testamento precisa l'idea di Mistero come di una realtà oggettiva tenuta nascosta e destinata ad essere rivelata negli ultimi tempi.
        I tempi inaugurati con la predicazione di Gesù rappresentano questo momento decisivo, il Kairòs, in cui si manifestano le forze che sottostanno al cosmo: da un lato il maligno, il "mistero d'iniquità" (Molok), dall'altra il Signore vittorioso.
        La morte e la risurrezione di Gesù, come evento escatologico, rappresentano il centro del mistero. La sua formulazione più completa avviene in uno stadio ulteriore di riflessione: Mysterion è essenzialmente il crocifisso divenuto Signore, che domina il cosmo e la storia tramite il suo "corpo" che è la Chiesa.
        Per giungere a questa verità, ci previene l'evangelista Marco, è necessario sobbarcarsi ad un lungo viaggio dall'oscurità alla fede: siamo tutti bambini spiritualmente, per cui potremo scoprire lentamente questo mistero che egli chiama Messianico, attraverso il segreto messianico, che non è solo segreto sul messianismo, ma segreto sul mistero globale di Gesù.
        Gesù non si fa conoscere in maniera sfolgorante ma nel silenzio, attraverso un lento cammino che porterà alla croce, sotto la quale, in Marco, sarà un pagano a confessare per primo: "veramente quest'uomo era figlio di Dio" (Mc 15,39) . Soltanto gli spiriti maligni sanno fin da principio che è giunta la svolta dei tempi (Mc 1, 24), ma Gesù li mette a tacere.
        Questo rigoroso riferimento al "segreto" sulla via di Gesù è stato abbandonato da Matteo e Luca, i quali parlano di misteri che sono dati a conoscere ai discepoli (Mt 13,11; Le 8,10). Il plurale sta qui a significare che i piani di Dio, a riguardo di Gesù e della sua comunità, nascosti negli scritti dell'A.T., ma interpretabili per i suoi discepoli, giungono ora a compimento (cfr il frequente accenno all'adempimento delle profezie vetero testamentarie Mt 2,17.23; 3,3 e passim; Le 24,26 e passim).
        Secondo Luca, il cammino della passione di Gesù e della sua comunità è sotto il segno di una necessità divina, per cui, volendo rimaner fedeli a Dio e all'uomo, "bisogna fare la faccia dura" nel viaggio verso Gerusalemme, che porta sì alla croce, ma con lo sbocco finale alla gloria nella sfera celeste (cfr Le 23,43; At 7,55) .
        E' il mistero della croce di Cristo, insieme al piano salvifico di Dio sul mondo, che si rivela, e che Paolo oppone risolutamente ai suoi avversari in I Cor: soltanto Gesù e Gesù crocifisso (I Cor 2,2; cfr 1, 23). Questo è il Mistero di Dio per eccellenza.
        Nella lettera ai Colossesi Paolo "adempie" con il suo ufficio il mistero di Cristo (1,25 s; 4,3), cioé lo porta a realizzazione, lo avvicina al suo compimento, sopportando nel proprio corpo e completando nella propria carne quello che manca ai patimenti di Cristo (1, 24) .
        Questo mistero, nascosto "da secoli e da generazioni" (1,26), è stato ora "manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero" (1,26b s), perché poi a loro volta lo facessero conoscere al resto dell'umanità (1,28), per attirare infine tutti gli uomini come téleioi nel campo di forza del primogenito dai morti (1,18), inserirli nel suo corpo di risurrezione (1,28).

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