GERARDO DE PAOLA - ZINO E... MISTERO - e) E' lo Spirito che guida la storia

e) E' lo Spirito che guida la storia
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        P. Lombardi, da uomo di preghiera qual era, pur nell'attività alle volte "asfissiante", lasciandosi guidare dallo spirito di discernimento, comprende che è giunto il momento di ridefinire l'identità della sua creatura, il Mondo Migliore. Nella speranza di vederselo finalmente riconosciuto "Opera Papale", si affretta ad inviare a Giovanni XXIII un significativo memoriale, di cui si riportano qui alcuni stralci.
        "... l'Opera intende promuovere un profondo rinnovamento delle anime, in ordine alla vita collettiva della Chiesa... volontà più decisa nel perdersi nel bene dei fratelli, secondo il genuino concetto della carità. La formula Mondo Migliore si impiega con costante relazione allo stato precedente, senza intendere per nulla di condannare con ciò quanto di più bello e di santo si operava già prima nella Chiesa...
        Il Concilio Ecumenico annunziato, per ispirazione dello Spirito Santo, è il più grande sforzo umanamente immaginabile, per una unità cattolica più efficiente ed un mondo migliore (D. l'Opera Promotrice del Movimento per un Mondo Migliore, relazione a Giovanni XXIII e in visione al P. Generale S. J., (17 febbraio 1959).
        La relazione fornisce anche una sintesi del lavoro svolto in Italia e all'estero da tutto il movimento. Come si può notare dalle poche espressioni surriportate, non troviamo più, come in precedenza, accenti apocalittici ma umile disponibilità ad offrire il proprio contributo al rinnovamento della Chiesa, nella ricerca ecumenica, in continuità col passato, a vivere nella radicaltà evangelica un presente, carico di fermenti e di speranza verso un futuro migliore per tutta l'umanità.
        Nel misterioso corso della storia, gli uomini "si dimenano" ma lo Spirito "guida" la funzione enzimatica della Chiesa "siate lievito del mondo". Questa presenza invisibile dello Spirito rende ancora più affascinante una Chiesa "semper reformanda" nel suo cammino fatto di alti e bassi, incontri e scontri, vittorie e sconfitte, luce e tenebre, che sulle strade del mondo, attraverso la croce, accompagna l'uomo, tutto l'uomo e ogni uomo, a lasciarsi penetrare dallo Spirito, per aprirsi al Regno di Dio.
        E' proprio lo Spirito a guidare questo profeta degli anni '50 a ripensare ad una nuova identità per la sua creatura. "Se avessi mantenuto un tono trionfale, la mia vita non era atta alla nascita dell'opera... il tono attuale di annullamento ne favorisce la nascita... niente più manifestazioni chiassose... (convinto ad essere) un uomo ritirato per un'azione nettamente spirituale" (Q. Tranquillo, Esercizi Spirituali al Centro, 5-12 luglio 1959).
        "O Gesù, Tu mi hai fatto un cuore sulla misura della tua Chiesa. Vivo per il suo bene generale. Ne sento in cuore gli squilibri, le irrazionalità, le piaghe molto più che se fossero le infermità mie; darei la vita ad ogni istante, te la offro in vittima in questo momento, perché tutti gli sforzi ascetici dei buoni abbiano solo quel metro: la Chiesa che è Tuo Corpo. Mamma, trasmetti questo spirito a tutta l'Opera del Mondo Migliore. Io ne sono incapace. E affretto l'ora in cui il Papa si prenda tutto. Sono pronto a lasciar tutto oggi stesso, perché tutto sia meglio di Gesù" (Q. 2 aprile e 13 aprile 1960).
        Preferisco a questo punto lasciare ancora la parola al caro Zizola che, con estrema sincerità, quasi irriguardosa, fa questa puntualizzazione.
        "Capita di osservare, tra le frequenze della storia della Chiesa, che la scintilla del rinnovamento divampi come d'improvviso, dopo un tempo di cenere e di oscurità. La Chiesa mette a ben dura prova, spesso, i testimoni solitari del suo futuro, e li fa gemere sotto il peso dell'incomprensione e, talora, della persecuzione e della condanna. Li fa passare per pericolosi, estremisti, radicali, e, persino, eretici; mancando - a volte - l'appello dello Spirito, che passa attraverso la loro debole voce, oppure riconoscendolo soltanto dopo la loro morte.
        Senza voler scusare le deficienze dell'autorità, questa cautela gerarchica può anche favorire, nella sofferenza, la purificazione di quegli appelli, rendendoli più persuasivi e fecondi:
la scintilla può trasformarsi in fuoco invincibile.
        Nel caso di Lombardi si può notare che egli ottiene i migliori risultati della sua storia, la migliore efficacia quando, sotto Papa Giovanni, egli si sforza di prendere le distanze dal Lombardi dell'efficacia immediata, dei tempi brevi, e della fiducia nella potenza esteriore mettendosi in crisi...
        Certo non sfugge a Lombardi che il Mondo Migliore sta perdendo quota soprattutto là dove, come in Italia, si è sbilanciato dalla parte della Crociata. E tuttavia egli è consapevole che il minor lavoro, le meno massicce partecipazioni alle sue iniziative non sono che l'inevitabile prezzo d'una transizione, la quale non può essere meno costosa di quella che lo stesso Giovanni XXIII sta promovendo coi suoi tentativi di liberare la Chiesa dagli affanni e dagli intralci della politica"
(Pagg. 426 ss). Meraviglioso e sorprendente questo soffio dello Spirito in un "semplice" battezzato!
        L'udienza privata a Castel Gandolfo dell'8 agosto, definita dal Lombardi "indimenticabile", segnerà per sempre il resto della vita. "Il padre Lombardi prima era come quei profeti dell'Antico Testamento, terribili, - gli ha detto il papa -, poi è diventato profeta del Nuovo Testamento. Ma ora deve diventare ancora più soave... E' con lo spirito di soavità che si deve dire tutto. Dire certo le cose, ma badando al modo ...".
        Lombardi "ho avuto tante umiliazioni e sono cambiato molto. Anch'io ho imparato adesso, sa? Sono più calmo, più modesto..."
        Il Diario di quel giorno riporta: "Ho avuto una grandissima edificazione dal Papa. Mi è parso travolgente l'aiuto di Dio... Buonissimo mi è venuto incontro. Mi ha abbracciato e baciato sulle due gote... Ho spiegato un po' l'Opera, terminando che però ero venuto a mettermi totalmente e assolutamente nelle sue mani: ci dica se dobbiamo tornarcene ognuno al suo convento e saremo felici di farlo. Ci dica cosa fare.
        Allora ha parlato lungamente della sua vita, che è stata illuminata tutta dal cap. 23 libro III dell'Imitazione di Cristo. Incaricato di un discorso come prefetto in seminario, non sapeva cosa trattare; il Superiore gli disse di pregare e aprire a caso l'Imitazione di Cristo. Venne quel capitolo e si impresse per sempre in lui: «le quattro cose che danno sempre pace: preferire di fare la volontà altrui che la propria, preferire di avere meno che più...».
        Mi ha detto in confidenza: credo che, come ho cercato di osservare santamente la castità, così quei quattro punti, tutta la mia vita. Allora ha raccontato i vari passi della sua vita, sempre con quell'abbandono e senza mai farsi avanti: segretario del vescovo Radivi Tedeschi; Opere Missionarie a Roma; dieci anni in Bulgaria; sei anni a Costantinopoli; poi Parigi, Patriarca a Venezia, Papa...
        Io ero commosso. Veramente, anima candida: vuole essere docilissimo a Dio, semplice, quindi sempre in pace. Anche per il Concilio vede l'ispirazione semplice, soave, ivi la mano di Dio... "
(Pagg 428 ss).
        Non si pensi però che, dopo questi incontri iniziali, il rapporto tra i due sia stato sempre idilliaco, perché "a raffredare prima, e a paralizzare poi i favori della Commissione cardinalizia (cui l'Opera era stata affidata dal Papa) è soprattutto l'impressione che continui in Lombardi, sia pure nel quadro di un'accentuazione del respiro religioso del suo disegno, la presa delle preoccupazioni anticomuniste, data la situazione politica in Italia. La sua primavera giovannea finisce una mattina di metà gennaio 1961...
        P. Lombardi, sensibile... agli allarmi... giudica gravissima la situazione mondiale a causa dell'avanzata comunista e le eruzioni continue di rivoluzioni e guerriglie in Asia, Africa, Centro-America. In un promemoria alla Commissione cardinalizia egli ha proposto una iniziativa di emergenza con l'Opera per un Mondo Migliore, al fine di bloccare la diffusione del castrismo nel subcontinente. Per arginare l'espansione del comunismo, egli crede che l'unica forza disponibile sul terreno sia la Chiesa romana, mediante un progetto pastorale da lui elaborato... dovrebbe includere l'aggregazione di alcuni uomini apostolici di provata efficacia, con la spada della Parola di Dio... lanciando la proposta lombardiana di un ricompattamento del fronte cattolico... per una Crociata...
        Linguaggi e iniziative del genere non possono combaciare con la visione giovannea, ancorata ad una strategia più positiva e dinamica, la quale vorreb
        be piuttosto contribuire al processo della distensione internazionale, fino ad ottenere per quella via risultati politici vantaggiosi anche per la Chiesa e per le generali libertà religiose, risultati irrangiungibili in un regime di scontro...
        «La singolare condizione della Chiesa cattolica e dello Stato italiano suppone una distinzione e un tal quale riserbo di rapporti, fatti di garbo e di rispetto...» E' il discorso in cui Giovanni XXIII.. introduce il tema del «Tevere più largo».
        Nel messaggio natalizio del 1960 il Papa ha salutato «l'atmosfera di distensione che ha fatto rifiorire la speranza...».
        Differente è la valutazione di Lombardi, per il quale la distensione altro non sarebbe che un cavallo di Troia del comunismo mondiale...
        Il cardinale Ottaviani gli promette di strappare al Papa il consenso necessario alla nuova Crociata, ciò che non suscita nell'ingenuo Lombardi il sospetto di essere ancora una volta giocato dalla destra curiale contro lo stesso Roncalli...
        Non passano molte settimane e il cardinale Gonfalonieri riceve da Tardivi una lettera durissima, accompagnata dall'intervista di Lombardi a «Oggi», piena di sottolineature... "
(Pagg 432 ss).
        1) «La Santa Sede non vuole che si usino certi toni e certi metodi; non si deve parlare di Crociata, non si deve gettare l'allarme, non si deve parlare di rivoluzione, di riforma. Non si devono prendere attegglamenti da Savanarola.
        2) Parlando di Comunismo non si dia la falsa impressione che sia il male...
        3) E poi bisogna sempre specificare che la Chiesa è contro il Comunismo ateo...
        4) Non bisogna proclamare che si farà un giro di tutta l'Italia. Si andrà, così, diocesi per diocesi: senza suscitare clamore, senza provocare allarmi fuori luogo.
        5) Soprattutto viene raccomandato il garbo: quel garbo che da tre anni viene praticato e predicato dall'Alto»
(Da lettera di P. Rotondi a P. Lombardi 18 agosto 1961).
        Già il 2 gennaio 1962 l'irrigidimento tra il Microfono di Dio e il Papa buono arriva alla rottura, quando questi legge sulla stampa le sensazionalistiche anticipazioni del libro-bomba "Concilio. Per una riforma nella carità", rottura così puntualizzata da Zizola "Un papa soave usa il pugno di ferro. Un papa novatore manda al rogo un libro di tesi novatrici, nell'anno del Concilio Ecumenico... Giovanni XXIII decide di prendere in mano l'affare e di condurlo personalmente, dimostrando un nerbo inimmaginabile agli occhi di chi scambia la sua bontà per debolezza... " (Pagg. 448 ss).
        Dopo il "dulciter", banalizzato da tanti, dei primi mesi dell'era giovannea, anche alcune personalità "intoccabili" della Curia Romana, morderanno il freno per il passaggio al "fortiter".
        P. Lombardi, nella sua disponibilità ad un misterioso disegno di Dio, confiderà al suo Diario: "Ho l'anima di nuovo in agonia. Ho combattuto una battaglia buona per la Chiesa e scomparirei colpito in battaglia, magari castigato per sempre nella compagnia. Ho avuto un solo breve momento stanotte di gioia repentina e fortissima, che forse era soprannaturale, sentendo che il libro era stato una vittoria di Gesù in ambienti dove nessuno osa toccare e che sono così decisivi per l'umanità. Mamma, Mamma, Mamma, sono pazzo" (D. 7 gennaio 1962).
        Ammirevole questa confidenza del gesuita che, nella sua agonia di partecipazione al rinnovamento della Chiesa, cerca di leggervi un mistero! E' sempre attuale per tutti il messaggio del profeta Isaia: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie" (Is. 55,8).
        Il Segretario di Stato Card. Dell'Acqua gli precisa immediatamente: "Al Papa è seccato molto che "La Stampa" di Torino abbia insinuato che lui avesse rivisto il testo del libro. Poteva parere così un colpo del Papa per mettere il Concilio davanti al ,fatto compiuto" (D 9 gennaio 1962).
        Il Papa non si ritiene soddisfatto nemmeno di una puntuale precisazione di Lombardi in un articolo, che tra l'altro afferma: "... insinuare che l'autorità venga allo scritto dal fatto che il Santo Padre lo abbia lui riveduto prima della stampa, è una di quelle frasi da giornalista, che si buttano giù per far colpo, ma è superfluo notare quanto siano prive di fondamento. Il Papa dirige il Concilio e non parla adesso con libri di privati... L'unico giudice di ciò che il Concilio insegnerà alla nostra generazione sarà il Concilio stesso, sotto la guida del Sommo Pontefice (D Nessuna bomba, 10 gennaio 1962).
        Benché l'articolo faccia proprie, e confermi, alcune delle principali obiezioni mosse al libro, la reazione di Giovanni XXIII non è, nemmeno questa volta, favorevole. Una nota autografa appare in margine alla carta d'accompagno del Sostituto: «No, non mi piace. Più umiltà ci vuole a riconoscimento delle proprie imprudenze gravi e pregiudizievoli contro la verità, contro la carità e contro la S. Chiesa». 10-1-962 Jo XXIII...
        Non gli sfugge di essere «ufficialmente al bando». L'unico a difendere apertamente Lombardi a Roma è P. Bernard Haring, che ne assume le parti al Laterano. La sera della condanna, il teologo tedesco ne parla al cardinale Montini, facendogli presente «l'inopportunità di un simile attacco, anche per il grave danno che ne può derivare alla Chiesa stessa». «Ed egli consentì con me» ricorderà Haring. «Sembrava di essere tornati al tempo della caccia alle streghe». La desolazione per lo scacco in colui che è stato fra gli uomini più in vista della Roma pacelliana, ora accantonato da quella Curia, che un tempo lo ha temuto, lo spinge verso sponde contemplative.
        «Mi sento nella libertà interiore come all'ingresso in noviziato, -annota ancora nel Diario-, potevano mettermi a scopare le scale, o a servire tavola, ed ero più felice che a fare il re. Ora sono supremamente distaccato. Voglio dire a tutti che dobbiamo solo fare la volontà di Dio...»
(D, 14 gennaio '62).
        Tuttavia le sue note personali riportano anche fitti attestati dei vescovi... che lo confortano... Benché dispiaciuto di aver turbato il Papa, egli appare persuaso di aver agito per il bene della Chiesa, di aver sollevato problemi reali veri, che molti pensano, senza denunciare pubblicamente" (Pagg. 463 ss).
        Il 3 giugno 1963, alla morte del Papa, laconicamente commenterà: "se un piccolo cuore umano ha avuto tanto fascino, che sarà del volto di Dio?... Giovanni XXIII con semplicità quasi ingenua ha affrontato cose enormi e rotto cose plurisecolari. Per iniziare il Concilio era l'Uomo. Da tempo pensavo che non sarebbe stato l'Uomo per condurcelo" (Pagg. 470 s).

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