GERARDO DE PAOLA - ZINO E... MISTERO - d) ... verso la PASQUA ETERNA

d) ... verso la PASQUA ETERNA
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        Il cristiano si distingue dagli altri per essere determinato nel presente dal futuro, dalla "cittadinanza" celeste: speranza, fondata sul mistero di Cristo risorto, di camminare verso il futuro della creazione, il futuro di Dio.
        Da precisare però che egli non è un asceta che fugge dal mondo, ma uno che lotta nel mondo, per farlo giungere a questo futuro di Dio, rifiutando qui ed ora "tutto ciò che qui rinnega una vita che si ama" (Moltmann).
        Nel cap. 15 della I Cor., S. Paolo, dopo il gioioso annunzio (uno dei più antichi registrati nel N.T.) della Risurrezione di Cristo (vv 1-11) e dopo aver stabilito un intimo rapporto tra la risurrezione di Cristo e la nostra (vv 12-19), con Cristo primizia di coloro che sono morti (vv 20-23), cerca di provare che con la risurrezione di Cristo e nostra arriva a compimento la storia della salvezza: "Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi..." (Vv 24-26).
        L'Apostolo, inequivocabilmente, riafferma la realtà della risurrezione della carne e il carattere futuro-escatologico di tale risurrezione: Cristo ha redento tutto l'uomo, anima e corpo, per cui la redenzione sarà totale, anche quando il corpo, richiamato in vita, s'incontrerà con Cristo, per essere sempre con lui (Cfr Rom 8,11 ss; I Cor. 6,14; II Cor. 4,14; Col. 1,22; Ef 5,27; I Ts 4,14).
        Cristo, che muore a soli 33 anni, stimola ciascuno di noi a proseguire la sua opera, ad interpretarla, a visualizzarla in noi, ancora oggi, per farla vivere nella storia: Vi lascio il mio messaggio; completatelo, diffondetelo, difendetelo, arricchitelo, attualizzatelo in voi nel tempo.
        Il CCC ce lo ha così sintetizzato: "Dio è il Padrone sovrano del suo disegno. Però, per realizzarlo, si serve anche della cooperazione delle sue creature... alle sue creature non dona soltanto l'esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse,... al compimento del suo disegno... di partecipare liberamente alla sua Provvidenza... Allora diventano in pienezza collaboratrici di Dio e del suo Regno, di cui Cristo è Re.
        Ma tale regalità non è di questo mondo, non si instaura con i mezzi del potere umano, di qualunque tipo esso sia, ma soltanto con l'annunzio e l'ascolto della sua Parola. Gesù respinge energicamente ogni "seduzione" di potenza: "Non di pane soltanto vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).
        La Chiesa, conseguentemente, che è il Tempio vivo di Cristo, domanda di essere riempita soltanto di santità, cioè della capacità di incarnare in sé la Parola e l'esempio del suo Maestro.
        Il regnare di Dio in Cristo si è realizzato attraverso il dono della sua vita, e troverà il suo compimento nel dono della vita escatologica agli uomini: "Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui... In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia Parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv 3,36; 5,24).
        Nel tempo purtroppo, alle volte la Chiesa, fatta di uomini, ha "temporalizzato" questa regalità di Cristo, fino al punto da mondanizzarla; opppure l'ha "spiritualizzata" fino al punto da disincarnarla dalla realtà.
        Sia nell'uno che nell'altro caso, la predicazione del Gesù di Nazareth verrebbe a svuotarsi di tutta la sua carica sociale, particolarmente puntualizzata dall'evangelista Luca, e la parabola di Matteo del giudizio finale, si svilirebbe in "banale allegoria".
        Al contrario, la Sua resta sempre una parola attuale per la nostra storia, che dovrebbe in ogni tempo e in ogni angolo della terra rovesciare i potenti dal loro trono e innalzare gli umili: accusa per i Molok odierni e speranza per i "poveri" di ogni categoria.
        Il Re-Messia non può confondersi né con un leader rivoluzionario, che miri a prendere il potere, né con una guida spirituale, che si disinteressi alle condizioni sociali dello "uomo".
        La missione del "popolo di Dio" nella storia, in conseguenza, è di testimoniare Cristo Re e Profeta, il quale non ha lasciato altro modello, all'infuori di quello della sua stessa vita.
        Alle singole comunità cristiane sparse nel mondo non resta che reinventare continuamente questo unico modello, tenendo conto delle realtà sociali in cui vivono: l'esistenza di questi autentici testimoni di Cristo deve sostituire ogni modello di ostentazione di potere, facendosi parola di chi non ha parola per "essere nel mondo, senza essere del mondo".
        Nello spirito delle Beatitudini, Gesù continua a regnare nell'"oggi", ogni volta che l'uomo si converte ad esse e capovolge la scala dei valori convenzionali. Gesù non è un propugnatore di sistemi rivoluzionari che, sostituendo nel potere una categoria all'altra, generano violenza "a catena", sfociando in un diabolico inganno; non vuole nemmeno dei sudditi "in ginocchio", con l'illusione del premio; egli è un Re-crocifisso di uomini che si rendano incessantemente liberi per Dio e per gli altri, mediante il rovesciamento dei cosiddetti valori umani, senza mai dire "basta", fino a che non si immergano definitivamente nel Regno di Dio, in Cristo, per lo Spirito Santo.
        In questa luce, anche le incomprensioni, le diffidenze, le critiche, i contrasti diventano provvidenziali, una purificazione nell'atrio del tempio, che prepara ad entrare, puri da ogni macchia, nel Santuario del Dio vivente, liberi da ogni attaccamento, e per noi anime consacrate, dagli attaccamenti più pericolosi, più sottilmente diabolici, quelli che noi chiamiamo "nostri meriti" e "le nostre attività apostoliche": con materna finezza, il Signore, prima del dolore, ci offre il suo amore, e quando ci ama, ci offre sempre la sua croce.
        La croce è il grande dono di Dio a quelli che ama: l'insuccesso di Gesù è la sua vittoria, come lo sarà per i seguaci. Gesù è Re di discepoli, che mettono liberamente in gioco la loro vita per questa passione, da cui scaturisce la vera gioia, sulla terra e per l'eternità.
        Un profondo e fascinoso interprete dei nostri tempi alla luce della S. Scrittura, il Card. Martini, in "La radicalità della fede" puntualizza: "Il profeta, il testimone di Dio, non deve aver paura di nessuno, deve sapere andare contro tutto e contro tutti, per amore della verità, deve aver la faccia di bronzo... Dobbiamo accogliere Gesù e, per accoglierlo, dobbiamo esserne innamorati, cioè entrare nella dinamica sponsale biblica e neotestamentaria" (Pagg 22 e 71).
        Ma ogni esegeta che si rispetti, sull'esempio di Gesù, deve aiutare a calare il messaggio biblico nella quotidianità, ed il Card. Martini è un vero maestro in questo, approfittando di ogni occasione per stimolare l'uomo contemporaneo ad immettersi sulla stessa lunghezza d'onda di Dio, per interpretarne l'amore e la sua volontà salvifica.
        Essendo un ammiratore di Mons. Martini, dagli anni in cui dettava le sue meditazioni bibliche nei Convegni nazionali di A.C., penso di fare una cosa gradita al mio amico lettore, offrendogli un concentrato di riflessioni dettate dal Cardinale in un corso di esercizi a giovani seminaristi, e raccolte in un aureo libretto "Il sogno di Giacobbe", che resta sempre attuale.
        Nelle grandi scelte della vita è sempre necessario richiamare alla mente le coordinate della vita stessa: dove mi trovo? Perché sono a questo punto?
        Nel N.T., questo esercizio di comprensione si chiama "discernimento". Si tratta di discernere la volontà di Dio.
        Il brano scritturistico in Gn 28,10-16, presenta Giacobbe in due momenti: prima dove egli crede di essere ( vv 10-11) e poi dov'è in realtà (vv 12-16). In esso possiamo distinguere:
        a) il simbolo: la scala, segno della vicinanza di Dio;
        b) la dichiarazione di Dio: "Io sono il Signore..." che conosce la tua famiglia e i tuoi problemi;
        c) la promessa: "darò a te e alla tua discendenza" questa terra; la tua discendenza sarà come la polvere della terra... e saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra"; ti assicuro una protezione specifica nel viaggio: "Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò... Allora, Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo".
        Di qui la scoperta stupefacente di chi si vede al centro delle coordinate di Dio e reinterpreta tutta la sua vita (l'essere solo, in viaggio, ramingo e povero), che acquista chiarezza e incoraggiamento.
        Alla luce di questo episodio ricaviamo un messaggio che, continua il Cardinale, possiamo applicare per noi, riflettendo sulle coordinate visibili e invisibili di ciascuno di noi, per giungere al discernimento della Parola di Dio.
        1) Coordinate visibili della mia vita:
        a) vita di relazione (famiglia, amicizie, società...);
        b) quello che la Bibbia chiama terra (il corpo, il lavoro, lo studio, il denaro al di là di ogni difficoltà o squilibrio drammatico, come asocialità, droga ecc). Discorso che va allargato a politica, società, cultura, sport...;
        c) viaggio verso il futuro...
        2) Coordinate invisibili:
        a) la Provvidenza (quale senso di Dio ho nella mia vita?);
        b) la Parola (quale senso della Parola ho?);
        c) la Promessa: la Parola di Dio è promessa, promessa anche per me, che si traduce nella formula Io sono con te, Io sarò con te.
        Dio non è soltanto il Dio di mio padre, della mia gente, della mia cultura, della mia comunità, ma è il Dio per me e con me.
        Attualizzare in noi la Parola di Dio come promessa è fondamentalissimo per ogni scelta di vita, fosse pure la più difficile "lo sono con te".
        Il Cardinale, logicamente, conclude il corso degli esercizi spirituali, con dei suggerimenti che partono dalla concretezza, illuminata dalla luce della Parola, distinguendo in noi:
        Un animus: lo spirito razionale, volitivo, costruttivo, e
        un'anima: la dedizione, l'affetto, la scoperta interiore dell'altro: l'Altro e gli altri.
        La concretezza del discorso si articola pure nella descrizione di alcune Tipologie contemporanee:
        a) giovane lontano-lontano dalla Chiesa e che ha fatto delle scelte sbagliate;
        b) giovane lontano-vicino, che non frequenta ma resta pulito;
        c) giovane vicino, con esperienze autentiche di fede e di grazia;
        d) giovane cristiano maturo;
        e) giovane che guarda oltre.
        Negli esercizi, suggerisce il Cardinale, non può mancare una buona confessione:
        a) confessio laudis: di che cosa ringraziare il Signore, che è amore;
        b) confessio vitae: cosa soprattutto mi dispiace in me;
        c) confessio fidei: proclamazione della misericordia di Dio.
        Egli conclude indicando i Segni visibili delle coordinate invisibili:
        a) la pietra, servita da cuscino;
        b) unzione della pietra;
        c) voto per attualizzare il memoriale.
        Cosa significa per noi?
        - Memoriale attualizzato EUCARISTIA;
        - Memoria continuata BIBBIA;
        - Memoria vivente, sotto l'azione dello Spirito, con Eucaristia e Bibbia, la TESTIMONIANZA

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